Quando si parla del dissesto dell’istituto di credito sfugge spesso come Banca Marche sia stata una banca di sistema per l’intera regione. Di più, Banca Marche è stata una banca di sistema controllata dal sistema e che viveva in un sistema, un sistema imprenditoriale, finanziario, sociale e politico. Un sistema che, direttamente o indirettamente, ha influito nelle scelte della banca, sia attraverso gli amministratori e i sindaci nominati dalle Fondazioni (e dunque dal sistema), sia attraverso quella “moral suation” di cui la politica, quando vuole, non è mai avara. Non si può a questo proposito non riflettere su come Banca Marche abbia – a torto o ragione – finanziato negli anni alcune delle più brillanti iniziative regionali, iniziative sfociate spesso in pozzi di san Patrizio di bilanci malandati e in qualche occasione in fascicoli giudiziari.
Ridurre quindi quel miliardo di perdite fino ad ora emerse a una decina di possibili mariuoli, significa non aver compreso – o non voler comprendere – l’aspetto più saliente, quella valenza di sistema di quanto accaduto, il primo aspetto con cui ragionevolmente la politica avrebbe dovuto confrontarsi. Sulle responsabilità e sulle ipotesi giudiziarie il comportamento della politica regionale è stato istituzionalmente impeccabile, con l’attenersi a una rigorosa divisione di ruoli che è però sfociata in un imbarazzante silenzio tombale. O meglio, se la politica in tutta questa storia si fosse limitata al silenzio avrebbe fatto senz’altro una figura migliore, a partire dal Consiglio Regionale che intenderebbe adesso ergersi a interlocutore della Banca d’Italia e a grand commis dell’opzione di salvataggio locale.
“Durante l’incontro è stato sottolineato come il nuovo management dell’istituto stia operando la scelta di ridurre progressivamente il credito in favore delle piccole e medie imprese marchigiane, privando nei fatti di ossigeno un tessuto produttivo la cui ripresa passa necessariamente su un rapporto stabile e di fiducia con il sistema del credito. Il Presidente Badiali ha stigmatizzato fortemente questo atteggiamento trovando il consenso unanime di tutte le Associazioni presenti”. Questo è quanto si legge nel comunicato rilasciato pochi giorni fa dalla Regione dopo un incontro con le rappresentanze sindacali avvenuto in terza commissione per discutere ovviamente di Banca Marche.
Il comunicato parla però come parlerebbe della vicenda un marziano appena sceso sul Monte Conero. Alla terza commissione e al presidente Badiali evidentemente non salta in mente che Banca Marche non è commissariata per futili motivi quanto perché alcuni parametri patrimoniali sono scesi sotto i livelli di vigilanza. Così i consiglieri regionali sembrano non voler intendere come la banca, data la situazione attuale, tutto questo credito non lo possa proprio erogare. A cosa servirebbe, secondo la Regione Marche, un aumento di capitale molto consistente se non per permettere all’istituto di riprendere ad operare? Sentirsi invece propinare la solfa che Banca Marche stia togliendo “ossigeno al sistema produttivo” per sadico atteggiamento di Feliziani e Terrinoni non solo è sconcertante ma tende a nascondere un’altra grave verità. Quella che il sistema produttivo marchigiano è in parte franato nonostante tutta la quantità di denaro che negli anni è stata dirottata dal sistema sul sistema, un sistema che ha ceduto anche per la propria inadeguatezza e per le politiche industriali della regione. Ma la Regione, come molti, sembra invertire la causa con l’effetto scaricando tutto sulla Banca d’Italia.
La terza commissione potrebbe ad esempio riflettere su dove sia finito il miliardo di euro di perdite se non in un sistema produttivo debole e su quella bolla immobiliare da cui anche la politica ha attinto a piene mani per un decennio, ricavandone lautissimi oneri di urbanizzazione, consumando il territorio con varianti su varianti e lasciando che centinaia di capannoni vuoti spuntassero in mezzo al nulla. E’ probabile però che questa riflessione possa costringere i Consiglieri Regionali a riconoscere come in cinque anni le Marche abbiano perso il doppio del Pil rispetto alla già deprimente media italiana, con il sistema che ha tentato di coprire le proprie debolezze con un uso assurdo della finanza spesso privo di merito, un flusso di denaro sfruttato un po’ da tutto il territorio più per tappare buchi che altro, un circolo vizioso dove – al di là degli aspetti penali e delle connivenze– è difficile comprendere chi abbia buttato giù cosa. Se è stata la banca con la sua politica del credito facile a far franare il territorio o il territorio con il suo disastro economico a togliere le fondamenta alla banca.
La terza commissione, ma anche i parlamentari marchigiani, domandano inoltre a gran voce che la Vigilanza faccia chiarezza sulla quantità di rettifiche effettuate dalla nuova dirigenza, dando l’impressione di una scarsa fiducia su come si è proceduto durante il commissariamento. Tralasciando il ricordo dei tempi in cui Banca Marche era amministrata dal sistema, non si può non riconoscere che ogni domanda è legittima. Ma alla domanda segue spontanea una riflessione. Ipotizzando anche che Via Nazionale sia andata giù troppo dura – questione peraltro di difficilissima verifica e non facilmente argomentabile – dov’erano i consiglieri regionali prima? Così esperti di credito come sembrerebbero essere, dov’erano gli esperti nel 2009, 2010, 2011 se è vero quanto scrive la magistratura che vennero occultate “centinaia di milioni di euro di perdite” dai bilanci di Banca Marche? Come mai gli stessi dubbi di oggi sulla politica del credito ai Consiglieri Regionali non saltarono in mente tre anni fa? E quando si chiedono valutazioni delle sofferenze in media con la linea nazionale, a nessuno viene il sospetto che in una regione che sta andando a picco quelle valutazioni potrebbero risentire anche della crisi economica e del valore reale di tutti quei capannoni cresciuti in mezzo al nulla, nonché dagli episodi di mala gestio passata?
In ogni caso la politica chiede a gran voce alla Banca d’Italia “l’operazione verità” e lo fa con un roboante pronunciamento – mai smentito – del presidente del consiglio Solazzi. Giusto domandare verità, ma forse le verità andrebbero ricercate tutte. Non risulta però che alcuna verità, nonostante le molte domande da porsi, la politica la abbia chiesta alle Fondazioni che vedranno da questa vicenda deteriorarsi per sempre un patrimonio in qualche modo dei marchigiani, nonostante esposti presentati al Ministero dell’Economia. Come nessuna verità viene chiesta dalla politica alla politica, anch’essa parte del sistema, mentre sistema e banca andavano a gambe all’aria tenendosi a braccetto, né alcuna verità viene chiesta alla Consob a cui altri marchigiani – quelli che hanno visto consumati i loro risparmi – si sono rivolti.
Sul fatto che quasi nessun politico regionale abbia mai alzato un dito sul fronte responsabilità – responsabilità che in una società non sono solo di carattere giudiziario quanto etico, politico e di sistema – i marchigiani non possono che stendere un velo pietoso. Perché immaginare che il miliardo di euro perdite siano frutto della Banca d’Italia, dell’economia e di dieci o venti eventuali mariuoli ha un solo significato, quello di scaricare le colpe di un’intera regione su qualcun altro. Il tutto, ovviamente, si innesta sul discorso marchigianità di cui la politica regionale non è mai stata parca. Un discorso nato con i maldestri tentativi messi in campo ai tempi di Rainer Masera quando, davanti al governatore Ignazio Visco, vennero assicurati alla Banca d’Italia massicci interventi del territorio, con una chiamata alle armi da parte del Governatore Spacca tardiva e di impossibile realizzazione in tempi stretti, in particolare mentre erano ancora in corso le valutazioni sullo stato del portafoglio crediti. Adesso la politica ci riprova. In un mese numeri esatti e piano industriale. Beati a sperarci.
I dipendenti dell’istituto, gli imprenditori onesti a corto di finanza e tutti i marchigiani meriterebbero forse qualcosa di meglio e qualche ragionamento più serio da parte della Regione Marche, partendo dalla considerazione che l’intera vicenda, nel bene o nel male, non è altro che lo specchio della nostra società marchigiana, una vicenda colma di omertà e di silenzi, un’omerta non diversa da quella si respira in tante altre vicende locali. E forse – mentre ci si pongono tante domande e si cerca di mantenere una banca del territorio – per essere più credibili sarebbe necessaria magari maggiore competenza e umiltà. Gli slogan non servono a niente e la politica, in tutta questa storia, ha fatto senz’altro la figura peggiore.
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BRAVISSIMO RICCI! ! ! Anali centrata e considerazioni perfette e condivisibili ! Unico rammarico: i nostri politici con Spacca in testa hanno molto attinto dalla disponibilita’ nei loro confronti da Banca Marche! ! !
io sono il gufetto
La politica,con tutte le sue innumerevoli articolazioni,ha sempre un ruolo per niente trascurabile in ogni sistema o sottosistema.Il guaio vero è che spesso difetta la necessaria competenza per un profilo accettabile di ogni protagonista politico. Giovanni Bonfili.
Benvenuto al gufetto,sentivamo la mancanza di un simpatico animaletto tra i commentatori di un disastro di dimensioni colossali.
Riguardo all’articolo del mitico Marco Ricci vorrei sintetizzare quanto da lui espresso e da me pienamente condiviso: fuori dalle p…politica e fondazioni.E’ da tempo che lo urlo in tutti i modi e mi rincuora vedere che qualcun’altro la pensa come me.Lo politica e’ quel ‘sistema’ che ha messo all’ufficio appalti di expo 2015 due ex tangentisti galeotti,di nuovo arrestati,in pratica e’ come mettere un pedofilo a dirigere un asilo.Sulle fondazioni abbiamo gia’ dato e detto abbastanza.RIP
Circolo vizioso. E pensare che eravamo una regione piena di persone oneste e laboriose, che ancora esistono ma non hanno voce in capitolo e non l’avranno mai. Vent’anni di cultura berlusconiana hanno ridotto questo paese un cumulo di macerie, ma non basta ancora!! Li rivoteranno!! Gli stanno facendo scrivere riforme costituzionali importantissime, fino a quando arriveremo al commissariamento dell’ F.M.I.
A quel punto forse cominceremo a capire e la Grecia ci sembrerà un’ eldorado. La buon’ anima di Montanelli aveva previsto tutto, fin dagli arbori.
ottimo articolo !!
I politici regionali in merito a tutta la questione Banca Marche, con i diversi interventi di singoli consiglieri, ordini del giorno votati all’unanimità dall’assemblea legislativa, hanno evidenziato proprio come la politica intervenga su tutto ma senza specifiche competenze….e poi si eliminano le province…almeno nelle province non c’è vitalizio !!!
….berlusconi??? questa e’ stata una disfatta delle regioni rosse……monte paschi docet, fosse la volta buona che scompare il comunismo dalla nostra regione, insieme alle fondazioni parassitarie!!!
Ma si, prendiamocela con il sistema…….RIDICOLI.
UN TEMPO SI DICEVA NON CREDO SE NON VEDO …. MA GLI ITALIOTI SONO DI UNA TEMPRA SPECIALE NON CREDONO COMUNQUE.
NON SONO BASTATE LE INTERCETTAZIONI DOPO IL TERREMOTO DELL’AQUILA DOVE GIA’ I MANUTENGOLI DEI PARTITI SI STROPICCIAVANO LE MANI IN ATTESA DI FARE LAUTI AFFARI CON LA RICOSTRUZIONE. LAUTI AFFARI REGOLARMENTE FATTI A SPESE DEI CONTRIBUENTI E SENZA POTER COMPIERE INDAGINI ED ACCERTAMENTI PERCHE’ I PARTITI AVEVANO INVENTATO LA PROTEZIONE CIVILE A CUI TUTTO ERA PERMESSO SENZA CONTROLLI ( ANCHE IL VESCOVO DELL’AQUILA, ORA TRASFERITO AD ASCOLI PICENO – PROMOVEATUR UT …. -,VENIVA INVANO INDAGATO ).
OGNI GIORNO UNO SCANDALO, UNA RUBERIA DEL PUBBLICO TESORO ( ORMAI RIDOTTO PURTROPPO A SOLO PUBBLICO DEBITO ) DA PARTE DEI PARTITI.
A QUESTA QUOTIDIANITA’ DI IMBROGLI, DI MEZZI FALLIMENTI A CATENA DI BANCHE DIRETTE DALLA FINANZA CATTO-COMUNISTA E RIPETO FINANZA BANCARIA CATTOLICO-APOSTOLICA-ROMANA IN COMBUTTA CON LA PESTE ROSSA VETERO COMUNISTA, IL BUON RENZI PARE CHE RISPONDERA’ CON UNA COMMISSIONE DI INCHIESTA CHE VIGILERA’ SUI LAVORI DELL’EXPORT.
MA UNA SEVERISSIMA LEGGE ANTI-CORRUZIONE, UNA SEVERISSIMA LEGGE CONTRO IL FALSO IN BILANCIO PER BANCHE E SOCIETA’ QUOTATE IN BORSA, UNA SEVERISSIMA LEGGE CONTRO GLI ESPORTATORI DI CAPITALI ALL’ESTERO I PARTITI PROPRIO NON LA VOGLIONO FARE ??? VI SARA’ UN MOTIVO PERCHE’ QUESTE TRE SEMPLICI LEGGI NON VENGONO MESSE IN CALENDARIO DAL GOVERNO CHE FA TUTTO CON LA RAPIDITA’ DELLA LUCE ???
DATE RETTA IL 25 MAGGIO, GIORNO DEL RINNOVAMENTO DELL’ITALIA BELLA, MANDIAMOLI TUTTI A CASA !!!
Basterebbe che ognuno tornasse a fare il proprio mestiere,politici,fondazioni,sindacati ecc.ecc.Oggi tutti parlano di tutto,di strategie,piani industriali,piena occupazione,accantonamenti,senza dimenticare AUTONOMIA E TERRITORIALITA’,guai a dimenticarsi dei due principi ispiratori( purtroppo solo a parole) delle decisioni dal 2007 in poi.Ecco il risultato,un disastro totale,chi doveva a suo tempo agire e parlare non lo ha fatto,chi dovrebbe oggi vergognarsi,tacere,scomparire parla,anzi straparla a vanvera con saccenza e supponenza.Si rilasciano interviste tra il comico ed il tragico,con annesso vittimismo,addirittura c’e’ qualche illuso difensore delle cause perse che attende giustizia e verita’ nei confronti di chi il disastro direttamente o indirettamente,poco importa,lo ha provocato.Chi se ne frega del 25 maggio,dei politici di turno,incapaci,corrotti,complici e…,i sindacati tornino a difendere i lavoratori( se ne sono ancora capaci),le fondazioni tornino a fare opere di bene e a tagliare nastri e per favore consentite alla futura bmarche di fare la banca gestita da banchieri.Grazie di cuore
Mi piace questo raffronto politico che investe il sistema economico, nel senso che a ben vedere si parla di amministratori che hanno fatto il proprio comodo, di manager che hanno lucrato senza ritegno e di organi di controllo che hanno chiuso entrambi gli occhi su tutto (eppure le leggi che regolamentano il sistema bancario ci sono e sono anche precise). Il tutto supervisionato dai politici che sono in prima fila quando c’è da ricevere, si dileguano appena si odono i primi tuoni e fanno la faccia degli gnorri quando si scoperchiano le pentole. Speriamo che almeno la Magistratura funzioni.
…… dimenticavo, questo gufetto mi comincia a stare simpatico. Dice poco, quel poco che dice non ha senso e si ripete fino alla noia. Potrebbe diventare un politico di successo.
Bravo Marco. Condivido il tuo articolo. Certo che la crisi della Banca Marche è la crisi del sistema che ne ha determinato la natura negli ultimi anni o decenni. E’ la crisi di un sistema economico, imprenditoriale politico e anche sociale che cerca la “protezione” ed evita il rischio , che premia la collusione e scansa la selezione meritocratica. La banca ha iniziato a finanziare le scatole vuote quando le imprese hanno perso la voglia di rischiare per cercare nuovi prodotti, quando è diventato più facile fare i soldi all’ombra della rendita piuttosto che alla luce della concorrenza. Tutto si lega , la crisi economica quella ambientale e la perdita di competitività del sistema che invece di puntare sull’innovazione e le competenze ha favorito la difesa dello status quo e gli scambi di favore. Ma la crisi è anche occasione di rinnovamento. La risposta però deve essere di sistema riguardare la politica certo ma non dimenticare nemmeno il cambiamento culturale e personale anche delle altre classi dirigenti coinvolte . Un saluto
https://www.youtube.com/watch?v=4DtLenSlgOU