Un miliardo di euro di perdite per Banca Marche, Medioleasing al limite della liquidazione se non fosse intervenuta la Banca d’Italia, delle tante ipotesi che hanno portato al dissesto del gruppo una non è più sostenibile. Cioè che la Vigilanza ben prima del 2012 avesse segnalato poco o niente agli amministratori. Questa affermazione, su cui si è molto battuto anche per minimizzare a suo tempo le condizioni del gruppo, non è infatti assolutamente vera. E coincide inoltre con quanto i commissari Feliziani e Terrinoni – dall’autunno 2013 alla guida dell’istituto – hanno recentemente sottolineato nelle lettere di diffida inviate agli ex vertici dell’istituto di credito (leggi l’articolo), laddove si segnala come molti rilievi furono mossi a Banca Marche dalla Vigilanza fin dal 2006. Ma senza arrivare così lontano nel tempo, è sufficiente partire da due ispezioni. Quella sul credito condotta in Banca Marche tra la fine del 2010 e i primi giorni del 2011 e quella effettuata qualche mese prima in Medioleasing, nonché dai relativi verbali ispettivi che lasciano davvero pensare a un disastro annunciato.
Entrambe le ispezioni – oltre a quella sull’antiriciclaggio condotta nella stesso periodo – si chiusero con giudizio parzialmente sfavorevole e portarono, sempre nel 2011, all’emissione di sanzioni da parte del direttorio di Via Nazionale per il dg Bianconi, per il collegio sindacale e per il consiglio di amministrazione di Banca Marche.
Ma come mai, si chiedono in molti, quelle ispezioni non rivelarono già allora le ingenti perdite accumulate dal gruppo nel biennio successivo? La risposta non necessita di tirare in ballo misteriose forze occulte o negligenze particolari. Al di là infatti del successivo irrigidimento di Via Nazionale sulle valutazioni dei crediti e delle garanzie applicato a tutto il sistema bancario e degli effetti peggiori della crisi economica ancora da venire, quelle ispezioni, durate circa tre mesi, non erano mirate a valutare lo stato del credito e delle garanzie – per fare questo la nuova dirigenza di Banca Marche ha impiegato un anno e mezzo – ma semplicemente a valutare il sistema del credito. Sistema che ad occhio e croce, leggendo i verbali consegnati in Banca Marche oltre tre anni fa, faceva acqua da tutte le parti.
ISPEZIONE SUL SISTEMA DEL CREDITO IN BANCA MARCHE – “In una sfavorevole fase di mercato – iniziano i rilievi ispettivi sulla capogruppo – è stato privilegiato l’obiettivo di difendere le performance economiche ricorrendo anche a iniziative che hanno accentuato i rischi creditizi e finanziari. […] E’ aumentata la concentrazione del credito nel settore immobiliare e verso grandi imprenditori di modesta qualità, nonostante il dichiarato obiettivo di orientarsi verso erogazioni retail e a minor rischio”. E dopo le ben note lacune del reporting interno dai toni rassicuranti e le competenze e la composizione dei comitati direzionali poco funzionali a un’efficace visione d’insieme dei rischi, il verbale segnala come i rischi di liquidità fossero stati “a lungo fronteggiati sul piano meramente tattico”.
Poi gli ispettori riversano sul sistema del credito di Banca Marche un fuoco di fila di “non coerente”, “inefficace”, “poco efficiente”, “manchevolezze d’ampia portata”, per arrivare a parlare di un collegio sindacale “non in grado di rilevare le problematicità emerse nel corso del presente accertamento, per la scarsa attenzione ai processi core dell’azienda […] e la sua carente azione propositiva per migliorare i sistemi di controllo interni”.
E dopo un passaggio sull’eccessiva esposizione verso i grandi gruppi, arrivano i “frequenti sostegni a iniziative rapidamente degradatesi” e la concessione di nuova finanza per rimodulare le posizioni debitorie e per porre sotto traccia latenti difficoltà di alcuni imprenditori, andando nel complesso ad attenuare la percezione del rischio. E se questo non bastasse, il verbale ricorda come alcune criticità non fossero state rimosse neppure dopo che la task force interna sul credito individuò “ampie anomalie sfuggite agli ordinari controlli”.
Giusto en-passant, comunque, gli ispettori della Banca d’Italia un occhio sullo stato del credito di Banca Marche lo mettono. E partendo dalla situazione a luglio del 2010 aumentano di 198 milioni di euro le sofferenze, di 181 milioni di euro gli incagli, diminuendo allo stesso tempo per 82 milioni di euro i crediti scaduti che probabilmente erano passati a peggior sorte. Insomma, un 20% di sofferenze in più e un 25% di incagli in più rispetto a quanto segnalato dalla banca e che, secondo la Vigilanza, aumentarono le previsioni di perdita di una sessantina di milioni.
ISPEZIONE SU MEDIOLEASING – In Medioleasing non andò affatto meglio. Tutt’altro se, una volta esaminato solo un campione delle posizioni, gli ispettori lasciarono la controllata di Banca Marche dopo aver aumentato di quasi il 300% le sofferenze, scrivendo di un significativo deterioramento del portafoglio e della sottovalutazione dei rischi assunti. “L’analisi condotta in sede ispettiva – scrivono gli ispettori a fine estate del 2010 – ha evidenziato un significativo accrescimento del rischio rispetto alle segnalazioni aziendali”, con le posizioni ad alto rischio che per l’organo di vigilanza erano pari al 30% su un totale di circa 1,7 miliardi di euro di portafoglio.
Così, a metà 2010, su Medioleasing piovve una grandinata di “rapido degrado delle posizioni supportate“, “operazioni a favore di società con scarsa dotazione patrimoniale“, “sovvenzioni accordate nonostante la criticità dei clienti“, sostegno ad aziende in difficoltà per ripianare pregresse situazioni debitorie verso il sistema creditizio e via dicendo. Ma i rilievi non si fermano qui. Perché oltre a sottolineare la non completamente adeguata operatività dei controlli interni, l’inefficienza del monitoraggio, le lacunose segnalazioni alla centrale rischi, l’inadeguatezza delle verifiche per sapere chi si coprisse dietro le società fiduciarie, la mancanza di approfondite analisi nei finanziamenti a Sal, l’eccessivo potere della direzione commerciale, arriva l’affondo verso il collegio sindacale. Un collegio sindacale che non sarebbe intervenuto per “stigmatizzare l’inadeguatezza della struttura organizzativa e le non sempre corrette prassi operative nel processo creditizio”.
Dunque nel 2010 la Vigilanza, nella stretta competenza di quelle ispezioni, non solo vide ma forse vide anche piuttosto bene le condizioni del processo creditizio in Banca Marche, tanto che anche gli ispettori che si occuparono di antiriciclaggio si accorsero della necessità di approfondire la valutazione del credito. E, per comprendere l’efficienza dei processi in Medioleasing, si potrebbero citare i risultati dell’ispezione interna, promossa dalla nuova dirigenza guidata da Luciano Goffi, e condotta su dieci operazioni della controllata di Banca Marche. Le anomalie rilevate furono così gravi e diffuse da non poter essere utilizzata una normale scala di rischio, con il gruppo che, solo per queste dieci operazioni, mise in conto una previsione di perdita di quasi 50 milioni di euro. Di una di queste operazioni, quella riguardante i famosi capannoni fantasma e che è forse sintomatica di come funzionassero a volte le cose in Medioleasing, abbiamo parlato diffusamente in un altro articolo (leggi qui).
IL PERCHE’ DELLE LETTERE DI VISCO – I risultati di queste due ispezioni del 2010 diventano centrali anche per comprendere perché Banca Marche decise nel 2011 di individuare un condirettore da affiancare a Bianconi – condirettore che non arriverà mai – e l’origine delle due comunicazioni del governatore della Banca d’Italia che pervennero in Banca Marche il 9 gennaio e il 12 giugno del 2012. Comunicazioni che dunque per Banca Marche non furono affatto fulmini a ciel sereno, ma la naturale conseguenza di rilievi già mossi e di criticità con tutta probabilità non rimosse. Nonostante l’istituto guidato da Massimo Bianconi avesse infatti ribattuto punto su punto alle osservazioni ispettive – in taluni casi accettandone i rilievi, in altri rifacendosi alla politica di sostegno al territorio e alla sua economia, in altri sottolineando le azioni intraprese o non condividendo le contestazioni – per Bankitalia l’intero sistema di controllo e del credito era “caratterizzato da debolezze e disfunzioni in tutte le sue fasi”, come scrisse poi Visco nel 2012.
Viene però da domandarsi, davanti a tali e tanti rilievi, il motivo della successiva lentezza e delle resistenze emerse nel Cda dell’istituto per il ricambio della dirigenza. Non sarebbe proprio la dirigenza ad avere la responsabilità di far funzionare i processi e i controlli? Non è un direttore generale, a cui molti poteri furono concessi, a dover far funzionare la macchina? Un imprenditore, come avrebbe reagito davanti a tre ispezioni nessuna delle quali si era conclusa con esito positivo se si fosse trattato della propria azienda? Avrebbe lasciato tutti ai loro posti e avrebbe continuato a tessere lodi ai massimi vertici aziendali come è accaduto in Banca Marche fino al 2012? Molto probabilmente no. E forse di questo andrebbe compresa la ragione o qualcuno dovrebbe spiegarla ai tanti piccoli azionisti che nel 2012 diedero nuovamente fiducia all’istituto sottoscrivendo l’ultimo aumento di capitale.
L’ex d.g. Massimo Bianconi, l’ex presidente Michele Ambrosini, l’attuale d.g. Luciano Goffi e l’ex presidente di Banca Marche, Lauro Costa
Ovviamente è possibile che alcuni consiglieri non abbiano compreso la gravità dei rilievi o che le contromisure messe in atto – che in alcuni casi vi furono, come ad esempio per l’antiriciclaggio – non si dimostrarono efficaci come sperato. Il fatto certo è che è falso affermare che la Vigilanza prima del 2012 non avvertì gli amministratori di Banca Marche. Si potrebbe al limite obiettare come l’azione di Bankitalia potesse essere da subito più incisiva, ma un punto va ricordato. Che la banca non era diretta e amministrata da Banca d’Italia – la quale peraltro si muove nelle strette competenze del Testo Unico Bancario – ma dal dg Bianconi, dai presidenti, dai sindaci e dai consiglieri di amministrazione i quali avranno letto i rilievi di cui abbiamo parlato tanto quanto il direttorio di Via Nazionale che poi comminò le sanzioni.
Dunque oggi, guardando a quelle ispezioni di più di tre anni fa, è difficile affermare che non si potesse almeno sospettare cosa si sarebbe abbattuto in seguito sul gruppo Banca Marche. Un gruppo che nei mesi successivi alle ispezioni non solo cedette i propri immobili ma invitò le fondazioni e i piccoli azionisti a sottoscrivere il nuovo aumento di capitale. Aumento di capitale e immobili bruciati in poco più di un anno, insieme ad altre centinaia di milioni di euro di patrimonio, complice una fallimentare e inadeguata politica economica regionale fatta spesso più di slogan che di altro, incentrata sull’edilizia e spazzata via dalla crisi.
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E questi personaggi non vanno in galera?
Quindi le fondazioni sapevano quello che stava succedendo,ragazzi facciamo una class action
Sono caduti tutti dal pero; per primo il banchiere di San Marone.
La class action va fatta anche contro le fondazioni che sapevano tutto e che si sono mangiate un patrimonio dei cittadini marchigiani
Dopo questo articolo di Ricci, se non viene smentito, come si fa ancora a pensare che Banca Marche e’ in queste condizione disperate perche’ qualche forza occulta avrebbe brigato per svenderla!!!!! LA VERITA’ E’ CHE IL GRUPPO DIRIGENTE NELLA MIGLIORE DELLE IPOTESI ERA INCAPACE ED INCOMPETENTE, NELLA PEGGIORE AVIDA E DISONESTA !!! ….. OPPURE ENTRAMBE INSIEME!!!
Tutto questo perche qualche buffone si e’opposto alla vendita caldamente consigliata dagli advisor
solo un ignorante come te puo’ scrivere una stupidaggine cosi’ macroscopica.Ti risulta siano arrivate lettere di contestazione ai presidenti di fondazione?Mi sembra che sono arrivate,come ha scritto cronache, agli amministratori della banca con rilievi piuttosto pesanti.Rassegnati la class action ci sara’ ma per gli amministratori, i sindaci e il grande burattinaio.Non ti agitare per i tuoi amici c’è rimasto poco. Il banchiere di san Marone forse cade dal pero perche’ ride come un matto.
Questi stessi amministratori che si sono rivoltati contro grassano e cesarini….. Credendo di far sopire la verità….. una verità che volevano ben nascosta nelle sale di palazzo Fontadamo …. Ma i sopracitati signori ne hanno scoperchiate di pentole!!!! e di verbali……..
Qualcuno si ricorda chi ha portato Grassano e Cesarini in Banca Marche?.Io lo so : lo Spirito Santo!
A forza di mettere lo sporco sotto il tappeto, il tappeto è diventato così alto che ci vogliono le piccozze per scalarlo…
Ma se le cose stanno cosi’,e purtroppo stanno cosi’ mi chiedo a che cosa serviva che le fondazioni nominassero e mettessero in consiglio e nel cda,se non addirittura alla presidenza uomini legati ad esse a doppio filo e che avrebbero dovuto in teoria tutelare e difendere gli interessi delle stesse?E qual’era il ruolo di verifica,controllo e garanzia delle societa’ di revisione?( leggere quanto costavano all’anno…)Ed a cosa e’ servito pagare ed interpellare quattro(04) societa’ di consulenza tra le piu’ conosciute(costo dei pareri disattesi tre(03) milioni di euro) se a fronte della supplica di vendere e fondersi con altro istituto primario le fondazioni hanno deciso di fare esattamente il contrario di quanto loro suggerito?Se servisse la prova provata delle scelte demenziali fatte dalle fondazioni prima durante e dopo il disastro,resta indelebile nella nostra memoria:ERAVAMO TRANQUILLI,CI DICEVANO CHE ANDAVA TUTTO BENE.Ma per preoccupare questi geni emanazioni delle altrettanto geniali fondazioni che cosa sarebbe dovuto succedere in bmarche?Eravamo in piena alluvione del Vajont e questi signori non avevano neanche capito che bisognava aprire l’ombrello.Ed ovviamente,chi ce li aveva messi,per definizione non poteva essere piu’ intelligente e scaltro di loro,per cui avanti si vada…ed il fatto che siano ancora tutti li’ a fare i presidenti oramai del niente( perche’ niente e’ piu’ rimasto alle fondazioni) mi lascia pensare che ancora non abbiano capito di essere morti che camminano( e sparlano) e che guaio abbiano almeno contribuito a creare a loro stessi ed agli altri.Ma del resto c’era da difendere l’autonomia e la territorialita’,quindi…
scusate ma cosa ci sarebbe di nuovo?? mi sembra che siano tutte notizie già note da tempo e già scritte in numerosi articoli. L’unica differenza è che forse qualcuno ha consegnato i documenti ispettivi al giornalista. Anche i muri sanno che c’erano stati i rilievi ispettivi ed è scritto ovunque, anche nel prospetto informativo relativo all’aumento di capitale, dov’è la novità di questo articolo?? continuo a chiedermi: se tutto fosse stato cosi grave e urgente perchè non si è proceduto prima a commissariare la banca?? noi piccoli azionisti non conoscevamo i dettagli perchè non siamo in cda ma chi nominava i componenti del CDA immagino già conoscesse tutte queste informazioni, come si fa adesso a dire che non si sarebbe sottoscritto l’aumento di capitale se si fosse stati a conoscenza della gravità della situazione? se ci fossero stati nostri rappresentanti in cda forse qualcosa sarebbe venuta fuori prima….
L’ufficio stampa del banchiere pasticciere lavora h24.
Se, come credo, non si riuscirà ad attribuire ai presidenti delle Fondazioni, alcun legame con la mala gestione della BdM, allora potrebbero pagare per il dissesto finanziario delle Fondazioni medesime e per aver fatto delle scelte inopportune in termini di nomine e strategie. Quindi, subito, lasciare la poltrona per manifesta incapacità.
@Fede Cesarini e Giuliano Nardino
Sulla questione si è scherzato – amaramente – a partire dal Landini Special del Marchese Costa, anche perché quando ci si trova di fronte a catastrofi come quella della BDM o si prende la mazza, oppure si scherza (tanto in Italia la Magistatura o non arriva mai, oppure quando arriva è tardi ed i “buoi sono scappati con il bottino”). Comunque sia, cerco di fare un discorso serio e sintetico: le vostre argomentazioni non fanno una grinza, solo che si basano su un presupposto: la normalità. Ovvero quello di una azienda che dispone di un capitale è ha come unico obiettivo quello di conservare ed accrescere questo capitale. Qui di normale non c’è niente: Fondazioni che gestiscono un capitale di tutti, ma che non si sa a chi rispondono (o meglio lo si sa). Organi delle Fondazioni nominati attraverso meccanismi bizantini e consociativi da noccioli duri di potere che detengono percentuali irrisorie di capitale. Ed i nomi che escono fuori da questi meccanismi cosa dovrebbero fare? Spesso costituiti da persone prive di competenza che rispondono solo ai poteri che li hanno nominati….e così via. E da tutto questo guazzabuglio si pretende che gli amministratori delle Fondazioni avrebbero dovuto vigilare, se necessario cambiare gli amministratori e fare tutto quello che farebbe un normale azionista di un società? Ma se stanno abbarbicati alla poltrona ancora oggi nonostante tutto quello che è successo. Figuriamoci se si pretende che avessero le competenze e/o il coraggio di assumere le necessarie decisioni a tempo debito. Il problema sono le Fondazioni ed i meccanismi che le governano. Nonostante tutto sperano ancora che “passi nottata” per continuare i giochi come prima!
comunque come riflessione si può dire che il beneficio della pubblicità con la Di Francisca (e il relativo costo) che si vede in questi giorni è stato del tutto annullato dall’articolo e dall’ennesimo titolone, non è polemica, è un dato. L’ironia sul tocco vincente sarebbe fin troppo facile….
Fede Cesarini i componenti del cda li nominavano le fondazioni,non venivano da marte,quindi stai dicendo che le fondazioni sapevano e pur sapendo hanno perseverato?Riguardo l’a.c. vorresti dire che anche in presenza di notizie negative andava comunque sottoscritto?Concordo invece sulla considerazione che gli azionisti privati avrebbero dovuto avere dei rappresentanti( magari competenti e non scelti per accordi,equilibri,giochi insulsi di potere),forse oggi non ci troveremmo tutti in questa situazione.In fondo,onore al merito sono bastati due galantuomini,nonche’ seri professionisti come il dott. Cesarini e Grassano,scelti se pur tardivamente dalla fondazione carima per far emergere problemi e porcherieSe ognuno avesse fatto il proprio mestiere…medicina,agricoltura ed altri settori ne avrebbero tratto grandi vantaggi( bmarche compresa)
Mi pare ovvio che la Vigilanza abbia indirizzato i propri rilievi alla banca e non alle fondazioni (come ci tiene invece tanto a far notare il nostro persichetti) considerato che le compete vigilare sulle banche, non sulle fondazioni. Le quali anzi avrebbero dovuto essere esse stesse per prime a vigilare autonomamente sulla banca – sennò cosa significa esserne i maggiori azionisti?! – precedendo casomai con dei propri rilievi quelli della Vigilanza, rendendo magari superfluo il non certo pronto intervento della Banca d’Italia, invece di prodursi a posteriori in olimpici tuffi dal pero che son meglio di quelli dei mitici Klaus Dibiasi e Franco Cagnotto (cosa peraltro normale nel paese da operetta in cui viviamo)
Alex,parole sante che condivido pienamente.Riguardo al Landini ed amenita’ varie so perfettamente( anche sulla mia pelle) che nn c’e’ proprio niente da ridere,ma e’ l’ultima cosa che c’e’ rimasta da fare in attesa di novita’ vere e concrete,ad oggi sembra di essere su scherzi a parte…invece e’ tutto vero,fantastico…
Cesarini, se c’è una nota positiva in tutto questo è la maturità che sta dimostrando l’attuale Governance della Banca delle Marche a fare pubblicità attraverso un mezzo di comunicazione giornalistica che non ha nessun timore reverenziale nei suoi confronti e che fa il suo preciso dovere. Qui se non si cambiano le teste, a partire da noi……….
……quello che mi ha spinto a non fare l’ultimo aumento di capitale e’ stato la creazione del fondo conero, poi la conferma che ho fatto bene e’ stata la non adesione all’aumento di intesa san paolo, quindi se ci sono arrivato io non ci poteva arrivare quel genio di gazzani con altre informazioni che io non avevo?? era meglio farla commissariare prima la banca ?? fatelo fare a me il presidende che vi insegno qualcosa animali!!!
Giuliano Nardino dico solo che mi pare veramente strano che le Fondazioni, azionisti di controllo della banca, che nominavano uomini di loro fiducia (come venivano nominati non interessa, chi li nominava era responsabile delle nomine) in cda e nel Collegio sindacale, non sapessero dei rilievi ispettivi. Se fosse vero che non sapevano nulla della banca allora quando parlavano in pubblico della banca su cosa si basavano?? solo sui dividendi che arrivavano?? magari è cosi ma è strano. Inoltre mi sembra strano che l’aumento di capitale sia stato sottoscritto dalle fondazioni perchè c’erano le certificazioni, secondo me l’hanno sottoscritto perchè era necessario sottoscriverlo, come hanno fatto tutte le altre fondazioni azioniste di banche in italia, era normale e non avrebbero accettato di diminuire l’influenza sulla banca. Puo essere che le fondazioni fossero in assoluta buona fede perchè tra l’altro per fare l’aumento di capitale ci vogliono le autorizzazioni Banca d’italia e Consob, ma se come dice Ricci, era tutto scritto dal 2010, perchè non hanno impedito l’aumento a 0,85????
Cesarini,misteri della fede..anche a me sembra tutto strano,ma le cose stanno tragicamente cosi’.Evidentemente incompetenza e stupidita’ dei personaggi supera qualsiasi ragionevole aspettativa(a spese della collettivita’,ovvio,se fossero stati soldi loro…)
nelle marche visco vuole di piu’!!!
Basti pensare che, a fronte di un accantonamento percentuale in Banca Marche dello 0,97% (dallo 0,73% di partenza), Unicredit accantona lo 0,50%, il Credito Valtellinese lo 0,39%, la Banca Popolare di Milano lo 0,44%, la Banca Popolare di Vicenza lo 0,39%, la Banca Popolare di Ancona lo 0,50% e Ubi Banca lo 0,56%.
cari commisari sara’ ora di riportare la contrattazione settimanale??? questa storia del mensile penalizza un po’ le azioni, visto che non fallisce banca marche e che le obbligazioni sono salite moltissimo, penso che la strada si stia facendo!!!
regionemarche hai letto dagospia?? in parte dice cose vere, per altre non è cosi. I dati di unicredit non sono veri, ha molto di piu. Ma siamo sicuri che è Visco che vuole di più da BM? è questo il tema, ha fatto tutto la banca d’Italia anche in semestrale o i nuovi manager hanno voluto essere più realisti del re? di sicuro la pop di ancona ha la metà della percentuale di BM a parità di territorio servito.
si fede questo e’ l’articolo completo!!
BANCHE-ROTTE – CHI C’E’ DAVVERO DIETRO LA MAXI-PERDITA DI BANCA MARCHE CHE HA PORTATO AL COMMISSARIAMENTO DA PARTE DI BANKITALIA? LA POLICY DI PALAZZO KOCH NON STARA’ STROZZANDO I PICCOLI IMPRENDITORI?Il “buco” di bilancio di Banca Marche sembra essere stato determinato anche dall’innalzamento a livelli stratosferici degli accantonamenti sui crediti generici (quelli “in bonis”). A fronte di un accantonamento percentuale in Banca Marche dello 0,97%, Unicredit accantona lo 0,50%, la Banca Popolare di Milano lo 0,44%…Andrea Giacobino per il blog ‘andreagiacobino.wordpress.com’Sono oltre 6 mesi che Banca Marche è stata commissariata dalla Banca d’Italia. Ma nessuno, forse nemmeno il governatore Ignazio Visco, sa che fine farà l’istituto di credito su cui poggia gran parte dell’economia della regione.Di certo c’è, nel puntuale apparire e sparire di fantomatiche “cordate” di imprenditori locali come “cavalieri bianchi” e con la banca ancora in mezzo al guado, che ad oltre mezzo anno dal provvedimento traumatico di Via Nazionale, qualcuno comincia a comporre le tessere di un mosaico. Il cui disegno non coincide esattamente con la storia finora raccontata dai grandi giornali che addebita tutto il male alla passata gestione. Ed è probabile che di questo e altro ancora si dibatterà oggi in Consiglio Regionale.Banca Marche indexBANCA MARCHE INDEXSecondo alcune ricostruzioni, infatti, il vero “colpo di grazia” contro Banca Marche è stato assestato immediatamente dopo il Ferragosto dello scorso anno. Per quanto risulta, infatti, malgrado 200 milioni di euro circa di accantonamenti, la bozza della semestrale 2013 era stata presentata al consiglio d’amministrazione del 1° agosto con una perdita di circa 50 milioni di euro. Questo risultato, seppur negativo, permetteva ancora alla banca di “galleggiare”, visto che il patrimonio di vigilanza (definito Total Capital Ratio) continuava ad attestarsi intorno all’8%. Se questo era il preconsuntivo di periodo, come si è poi giunti alla perdita di 232 milioni al 30/06/2013?L’ulteriore consistente “buco” di bilancio (circa 170 milioni in più di quanto preventivato il 1° di agosto) sembra essere stato determinato – tra l’altro – dalla riapertura e dal consistente appesantimento di posizioni già esaminate, nonché dall’innalzamento a livelli stratosferici (quasi il doppio di banche concorrenti anche in campo nazionale) degli accantonamenti sui crediti generici (quelli “in bonis”).Basti pensare che, a fronte di un accantonamento percentuale in Banca Marche dello 0,97% (dallo 0,73% di partenza), Unicredit accantona lo 0,50%, il Credito Valtellinese lo 0,39%, la Banca Popolare di Milano lo 0,44%, la Banca Popolare di Vicenza lo 0,39%, la Banca Popolare di Ancona lo 0,50% e Ubi Banca lo 0,56%.L’ulteriore inasprimento di quest’ultima misura ha pesato sul conto economico di periodo, da sola, per ben 50 milioni di euro. La semestrale in rosso per 232 milioni ha avuto l’inesorabile effetto di far precipitare il patrimonio di vigilanza al 6,64% spalancando, di fatto, le porte all’arrivo dei commissari di Banca d’Italia.LOGO BANCA MARCHELOGO BANCA MARCHELuciano Goffi si insedia come nuovo direttore generale della banca nel settembre 2012 e vara una nuova, severissima policy sul credito problematico. Come testimonia la KPMG in uno studio datato 15 febbraio 2013, commissionato dal consiglio d’amministrazione per valutare la portata della anzidetta policy introdotta, oltre ad essere paragonata a competitors su scala nazionale (Unicredit, Banca Intesa, Banco Popolare, Monte Paschi e Ubi Banca), Banca Marche nel terzo trimestre 2012 intraprese una pesante svalutazione di tutte le garanzie ipotecarie a corredo delle posizioni della clientela e degli impieghi anomali di natura chirografaria – in misura ben più consistente rispetto alla succitata concorrenza.Ignazio ViscoIGNAZIO VISCOL’ovvia conseguenza fu di dover aumentare a dismisura gli accantonamenti a copertura del rischio di credito – che riguardò indifferentemente le posizioni ad incaglio (ovvero in momentanea difficoltà, con copertura aumentata in tre mesi dal 7,88 al 26% circa) e quelle a sofferenza (quelle per le quali si è dato avvio alle azioni legali, i cui accantonamenti furono portati dal 36,99 a circa il 41%).Premettendo che fu la stessa KPMG a definire “prudenziale” (un eufemismo, visto che fu la Banca a pagare quello studio) l’insieme delle nuove regole imposte dal nuovo management per la valutazione del credito a rischio, quest’opera di “pulizia” causò certamente la devastante perdita dell’esercizio 2012 pari a ben 518 milioni di euro, che salgono a 526 milioni a livello di gruppo bancario. Ciò in quanto gli accantonamenti, che al 30 settembre 2012 ammontavano a 130 milioni circa, schizzarono a 811 milioni alla fine dello stesso anno.Manager a parte, un peso in tutta questa sconcertante vicenda ha anche la policy che la Banca d’Italia sta mettendo in campo in vista del passaggio di consegne alla vigilanza europea della Bce. Sulla stampa specializzata e negli ambienti finanziari si fa infatti un gran parlare dell’opera perentoria (quasi un superlavoro) che Palazzo Kock sta portando avanti in questi ultimi mesi a livello nazionale.BANCA ITALIABANCA ITALIAIl gran numero di aziende e gruppi bancari sotto focus ed i quattordici o quindici commissariamenti in corso nella Penisola la dicono lunga sull’intenzione di Banca d’Italia di “fare pulizia” in previsione del passaggio alla vigilanza “made in Draghi” e di forzare la mano su manovre aggregative che – con lo scopo di prevenire mali estremi (reali o, come nel caso di Banca Marche, forse presunti) conseguenti all’aumento del credito problematico – faranno scomparire tutte quelle realtà bancarie di piccole e medie dimensioni che, da sempre, hanno rappresentato il vero interfaccia finanziario di importanti territori produttivi.E qualche imprenditore rimane schiacciato. Come il costruttore Pietro Lanari che ha chiesto per via giudiziaria a Banca Marche (e Banca Tercas) il ripristino delle linee di credito concesse e poi revocate. Lanari lamenta di essere stato prima finanziato in pool dagli istituti di credito nel 2007 e poi improvvisamente “scaricato”: circostanze che hanno bloccato grossi investimenti e operazioni immobiliari in corso. Gli istituti di credito si erano impegnati a erogare 264 milioni di euro e ne avrebbero invece impegnati solo 158.
“Le ispezioni non erano mirate a valutare lo stato del credito e delle garanzie”…Ma scherziamo? E cosa andavano a fare gli ispettori di bankitalia, le scampagnate fuori porta? Ma a chi la danno a bere? Anche bankitalia invece, a quanto pare, era nel ‘sistema’ e si guardava bene dal disturbare il manovratore, il quale, magari, godeva di ampie protezioni anche lì. Una mega-greppia, dalla quale ogni soggetto coinvolto traeva vantaggi, altro che… Una storia terribile, il denaro pubblico e privato (degli azionisti) letteralmente saccheggiato dalle locuste, degno delle peggiori storie americane, o meglio, italiane di questi ultimi 20 anni. Ora non resta che confidare nella magistratura, che faccia il proprio dovere sino in fondo. Ma i santuari si lasceranno depredare così come hanno fatto con banca marche?
In tutta questa disgraziata faccenda certamente,e lo abbiamo già ripetuto fino alla noia,la banca è stata,senza dubbio, devastata dalle folli gesta della precedente gestione(anche la l’evidenza che un vdg di bancamarche fosse anche a.d. della seba,”ora in crisi”, la dice lunga sul modo di procedere di questi signori) con grosse responsabilità,comunque, di tutti i soggetti interessati e principalmente delle fondazioni,nessuna esclusa,che ne detenevano il controllo guidandone la gestione tramite i loro nominati. Ora,peraltro, assistiamo al giochino di sapore pirandelliano(il gioco delle parti)nel tentativo di discarico delle evidenti responsabilità in capo a costoro. Sull’argomento abbiamo dibattuto molto e mi pare che quanto esplicitato nell’articolo non aggiunga un fico secco in più a tutta la questione. Quello che stride,invece,e sinceramente stupisce, è ancora l’estremo tentativo, di questa informazione,di scagionare ,in ogni modo, bankitalia dalle gravi responsabilità che ha e ha avuto su tutta questa scellerata vicenda, quasi in una sorta di tacita connivenza nel cercare di pilotare tutta la questione nel senso voluto. Come si fa ad affermare che l’istituto di vigilanza sia immune da responsabilità passate(ma anche da quelle attuali) su tutto il contesto quando per anni ha seguito da vicino lo sviluppo della situazione con frequenti visite ispettive che ,nonostante quello che continua a sostenere questo giornale, non hanno mai approdato a nulla ,salvo le rigidissime imposizioni dell’ultimo periodo? Il giudizio di “PARZIALMENTE- INSUFFICIENTE” dell’ispezione terminata nel gennaio 2011 significa,letteralmente, solamente che si era rilevata,in alcuni settori dell’istituto di credito,una inadeguatezza nelle funzioni,ma non certo “un disastro annunciato” come recita l’articolo,altrimenti bankitalia sarebbe doppiamente colpevole; aver subdorato il disastro e colpevolmente non aver agito. Le lettere di Visco e della vigilanza(quest’ultima inviata nel giugno 2012,dicono,comunque, scaturita da un’ispezione in Tercas dove vennero riscontrati cambi assegno dell’ex direttore Bianconi)che vengono cosi’ enfatizzate e i successivi documenti ispettivi che all’abbisogna vengono tirati fuori da scrigni segreti(come nei migliori intrighi di palazzo) e consegnati a questa informazione, parrebbero ancor più aumentare le responsabilità del sancta-santorum(bankitalia) e non certo scagionarlo. Questo per quanto concerne le vicende passate. E di contro,delle attuali vicende della banca(nuova gestione) e di quelle che hanno portato anche al suo commissariamento,con conseguente notevole perdita d’immagine e delle sue importantissime funzioni a sostegno dell’economia regionale(in un momento particolarissimo che avrebbe avuto necessità di sostegno e non di abbandono e chiusura) ,della conseguente perdita di valore delle sue azioni ai danni di tantissimi poveri soci ignari e indifesi;NE VOGLIAMO PARLARE? Oppure tutto questo non ha alcun interesse per un’informazione che cerca di cavalcare il “SENSO COMUNE(peraltro neppure riuscendoci-neanche questi articoli ad arte sono riusciti a far risalire l’interesse di lettura)”MA NON CERTO IL BUON SENSO”. Gli stratosferici accantonamenti imposti(che non sono stati,peraltro,imposti a nessun concorrente)che hanno letteralmente massacrato,senza neppure fornire i tempi necessari per potervi ragionevolmente provvedere,fanno sicuramente da contr’altare alle affermazioni e considerazioni divulgate. Con questa banca e con l’economia di questa regione non si è stati colpevolmente indulgenti(per non parlare poi dell’imposizione di una politica del credito e di tassi, suicida, che ha martoriato vecchi e nuovi clienti, con conseguente perdita,dicono,di moltissima buona clientela). Ci si è fatti forti con i deboli(bancamarche) e deboli con i forti(banche più grandi),come dimostrano anche le attuali difficoltà(oltre a quelle già arcinote di MPS,Carige,Pop. Milano etc)di grandi banche tipo Unicredit (perdita 2013 14 mld “non 14 mln eu.”!!!!!!) e di Intesa (perdita esercizio 4,5 mld eu.). E i verbali ispettivi su codeste cosa hanno evidenziato? Tutto bene? Come i commissari hanno appurato che anche il bilancio 2007 era non veritiero e quello di questi signori invece? Non riusciamo a percepire che,tra l’altro,ci troviamo di fronte un’istituzione centrale ormai concettualmente vetusta e arcaica come ,peraltro, definita anche dallo stesso Presidente di Confindustria?Comunque,credo, che sia ora di riportare tutto il discorso nell’ambito della correttezza e della verità,a tutti i livelli. E cercare di divulgare cose che possano avere anche un minimo di credibilità e non il sospetto che possano essere solo “baggianate”. Auguriamoci,infine, che comunque,nell’interesse generale,del nostro territorio queste deludenti vicende e il loro squallido contorno possano avere finalmente una soluzione positiva,anche con l’accertamento di verità inconfutabili sull’intera questione.
E delle blasonate e costose societa’ di revisione ne vogliamo parlare?Vada che dirigenti assolutamente inadeguati e presi da marte non si siano accorti di niente,vada che le fondazioni ,tranquillizzate dai marziani da loro accuratamente selezionati,abbiano dormito sonni tranquilli( e rimesso cifre stratosferiche della collettivita’,non soldi loro,tranquilli),vada che la ‘sonnolenta’banca d’italia si sia risvegliata solo ultimamente consentendo ruberie,scambi di poltrone,aumenti di capitale tarocchi e pilotati,ma LE SOCIETA’ DI REVISIONE dove erano,che cosa hanno certificato,che cosa hanno controllato?Nel caso Italease la Deloitte ha gia’ proposto una transazione( se pur parziale) agli azionisti danneggiati.
Giuliano Nardino ma ce la fai?? leggi quello che ha scritto Gianni Sargenti, parole sante, è inutile che andiamo a cercare i colpevoli fuori dalle mura, tutto quello che è successo non risponde a temi tecnici, qui siamo fuori da quello che è successo da altre parti, qui c’è stato un comportamento punitivo contro una banca e un territorio. E poi ma secondo te si possono portare in tribunale i revisori e non chi le decisioni le prendeva? c’erano i revisori in cda? le strategie le decidevano i revisori? Ma la vera domanda è perchè si sono accaniti contro la banca?? sarà che la banca e i suoi rappresentanti hanno preso in giro le autorità di vigilanza e non le hanno ascoltate? sarà che quando la banca d’Italia ti dice vendi o cambia cavallo sei obbligato ad ascoltarla e non puoi fare orecchie da mercante?sarà che se gli azionisti cominciano a litigare qualcuno a Roma si agita??siamo sinceri: quanti di noi decidevano i propri investimenti o l’approvazione del bilancio in assemblea sulla base della relazione dei revisori?? quanti hanno letto la relazione sull’aumento di capitale?? capisco che c’è bisogno di difendere a spada tratta i propri datori di lavoro ma stiamo attenti a non alimentare false illusioni, guarda qui, il revisore di Deloitte è stato assolto: http://www.milanofinanza.it/news/dettaglio_news.asp?id=201206141720001406&chkAgenzie=PMFNW
Fede Cesarini,cerco di farcela,concordo sulle tue considerazioni,comprese le ragioni per le quali banca d’italia si e’ ‘accanita’ su bmarche,pero’ cosi’ assolviamo l’operato delle fondazioni e quello delle soc. di revisione .Non so come un azionista privato decida o meno di partecipare ad un a.c. ma di certo se notizie e bilanci fossero stati piu’ veritieri nn credo che sarebbero esistiti tanti kamikaze pronti ad andare allo sbaraglio.Tu sostieni addirittura che per le fondazioni l’a.c. sia stato quasi un atto dovuto ma con rappresentanti almeno all’altezza del compito l’a.c. a 0,85 sarebbe almeno fallito se pur stranamente autorizzato.Riguardo alle false illusioni ,io penso che vadano portati TUTTI IN TRIBUNALE,comprese le soc. di revisione.Guarda che la fondazione di mc basa tutte le sue speranze su di una causa contro la soc di revisione,nessuno dice che sara’ una passeggiata,ma e’ un tentativo che va perlomeno valutato,io lo portero’ avanti a titolo personale,a mie spese e se ti riferivi a me??ti garantisco senza difendere,come sostieni tu,a spada tratta gli interessi dei miei datori di lavoro( quali ti risultano essere,non ne ho,ho solo la volonta’ di tentare magari con qualche illusione di recuperare un po’ di soldi persi,nient’altro credimi non fare anche tu il Persichetti)Se avessi anche tu le azioni di bmarche ed avessi perso tanti o pochi soldi probabilmente non ragioneresti cosi’.Senza rancore e con la stima di sempre
E le scedole fu ppoco strapazzo?
Pare a ddí ggnente a tté, dde punt’in bianco
annà in Zede o in Fijale in ner banco
pe sbarattalle, e nun trovacce un cazzo?!
Mi’ padre a mmé mme n’ha llassate un branco,
ma stanno llí a ddormí tutte in un mazzo,
che tte ggiuro da povero regazzo
ner caso mio m’arifarebbe un fianco.
Oggi avé cendomila, dugendomila scudi,
eppoi domani diventatte marva,
tratanto che a ccampà ffatichi e ssudi!
Ma pperò ssi nun pagheno sta sarva
de scedole che ccià aridotti iggnudi,
bbuggiarà sta Governanz si sse sarva.