Dossier su Banca Marche
Il memoriale di Ambrosini

LA RICOSTRUZIONE - Il promemoria (con verbali allegati) dell'ex presidente in risposta alle accuse di Grassano. Le nuove norme di Banca d'Italia. La buonuscita dell'ex vicedirettore Cavicchia. La pensione dell'ex dg Bianconi e l'intervento di un presidente di Fondazione

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L'ex presidente di Banca delle Marche, Michele ambrosini

L’ex presidente di Banca delle Marche, Michele ambrosini

 

di Marco Ricci

Promemoria contro promemoria. Quello dell’avvocato Michele Ambrosini, presidente dal maggio 2009 e poi vicepresidente di Banca delle Marche in quota Fondazione di Pesaro fino all’aprile 2013, quando si dimise assieme al suo successore alla presidenza, il maceratese Lauro Costa. Un promemoria scritto per confutare alcuni punti di un altro promemoria. Quello consegnato al momento delle dimissioni da Giuseppe Grassano, nominato da Fondazione Carima nel maggio 2012 come consigliere di amministrazione della banca e rimasto in carica solo fino a poche settimane fa. E Grassano, come desumiamo dalla stessa replica di Ambrosini, non deve essere stato tenero con l’ex presidente Ambrosini. Così come, insieme al suo collega Francesco Maria Cesarini, non lo fu in generale con il Cda, il management e i massimi responsabili dell’istituto di credito. Al centro della discussione, l’interruzione per una manciata di giorni nell’estate 2011 del rapporto di lavoro tra Bdm e l’ex direttore generale Massimo Bianconi. Interruzione che consentì al manager di incamerare una buonuscita di 1.5 milioni di euro nonostante nuove norme di Banca d’Italia, una volta entrate in vigore, ne avrebbero presumibilmente impedito l’erogazione almeno con la stessa modalità (LEGGI IL DOSSIER).

Una lunga lettera, quella di Ambrosini, scritta a metà estate 2013 e indirizzata al nuovo presidente di Banca Marche Rainer Masera, ai presidenti delle quattro Fondazioni azioniste, al presidente del Collegio sindacale e all’ispettore capo di Banca d’Italia all’istituto di credito. Ambrosini scrive di aver letto “ufficiosamente” il promemoria del 18/07/2013 consegnato dal consigliere Grassano al Cda di Banca Marche, dove a giudizio dell’ex-presidente verrebbe data “una personalissima descrizione delle circostanze” che portarono nel 2011 a sottoscrivere un nuovo contratto con l’allora dg. Dopo una “premessa storica” ricca di riferimenti ai verbali del Cda, Ambrosini scrive di confutare “quanto più volte ha affermato Grassano.” Ovvero che il nuovo contratto sia stato un atto del presidente, bensì “conseguente della decisione adottata dall’intero Cda.” Che la proposta, “seppur partita da una Fondazione”, venne poi fatta propria anche “dalle altre due”, che non fu un “contratto capestro” con condizioni “fuori da ogni logica economica in quanto gli importi ricalcavano quelli precedenti. E negando infine che vi fossero “vincoli penalizzanti”. Anzi, tiene a sottolineare Ambrosini, “non si prevedeva più alcun compenso di buonuscita come in precedenza.” La lettera indirizzata a Rainer Masera si chiude con l’esortazione a smettere di “penalizzare Banca delle Marche e di distruggere le persone che l’hanno costruita”, attraverso l’uso di “reiterate, sfinenti, in gran parte demagogiche e pubblicizzate recriminazioni su scelte gestionali che appartengono ai diversi momenti di crescita dell’istituto!” Ambrosini, inoltre, si riserva le “azioni del caso” per le “suggestive aggettivazioni che danno una colorazione offensiva ai fatti così come da lui (Grassano, ndr) descritti.”

La missiva è corredata da stralci di verbali e delibere del Consiglio di Amministrazione. Una documentazione dove, oltre a trovare delucidazioni su quella che definimmo “l’estate milionaria” del dg Bianconi, si rinvengono chiarimenti in merito ad altre vicende che ricostruiamo partendo dal materiale a disposizione.

L'ex vicedirettore di Banca delle Marche, Leonardo Cavicchia

L’ex vicedirettore di Banca delle Marche, Leonardo Cavicchia

LA BUONUSCITA DEL VICEDIRETTORE CAVICCHIA – Da una delibera del CdA, allegata alla lettera di Ambrosini, ricostruiamo l’interruzione per quattro settimane del rapporto di lavoro a metà del 2011 dell’allora vicedirettore Leonardo Cavicchia. Nel 2011, come detto, vengono emanate nuove normative di Banca d’Italia in merito al trattamento delle retribuzioni e delle buonuscite dei manager delle banche. “Rivedendo anche i contratti in essere”, recita la direttiva la cui applicazione è definita “cogente.” Data ultima di applicazione, il primo agosto 2011. Abbiamo già parlato di come davanti a questa scadenza si risolse prima e si strinse subito dopo un nuovo contratto il dg Bianconi. Ma la deliberazione del Cda di Banca delle Marche datata 25 maggio 2011 conferma che un simile trattamento interessò anche Leonardo Cavicchia, nominato vicedirettore di Bdm neppure due anni prima. “Al fine di garantire l’adeguata stabilità del vertice aziendale […]”, si legge nella delibera, “si presenta l’opportunità di ridefinire il rapporto di lavoro del vice direttore generale di funzionamento, dottor Leonardo Cavicchia, titolare di un contratto a tempo indeterminato.” E se per  Bianconi venne deliberata dal Cda l’interruzione del rapporto di lavoro, la liquidazione di 1.5 milioni di euro come integrazione di fine rapporto e la stipula di un nuovo contratto a decorrere da una ventina di giorni dopo, lo stesso Cda del 25 maggio conferì al “Presidente e al Vicepresidente” di Bdm di definire il “collocamento a riposo” del vicedirettore dal 30 giugno 2011. E deliberò allo stesso tempo la liquidazione nei suoi confronti di 400.000 euro “a titolo di somma integrativa del trattamento di fine rapporto”, affidando ai due vertici dell’istituto il compito di precisare il nuovo contratto. Contratto che decorrerà dal 25 luglio, ovvero neppure un mese dalla collocazione a riposo.Quattro settimane di pausa che però evitarono l’incorrere nella normativa entrante. Il nuovo rapporto di lavoro sarà a questo punto “in linea con quanto deliberato in materia di politiche di remunerazione dal Cda del 27 aprile.” Ovvero in linea con quanto richiedeva Banca d’Italia. Come per il Dg Bianconi l’operazione avvenne con “accordi” tra l’interessato e la banca e, nel caso di Cavicchia, avrebbe almeno consentito un risparmio finale di di 110.000 euro. Insomma non fu solo Bianconi a beneficiare dell’interruzione estiva ma anche il suo Vicedirettore. Resta da chiedersi se, alla luce dei fatti odierni, anche in funzione dei rischi assunti e nello spirito della nuova normativa di Bankitalia, entrambi questi trattamenti integrativi sarebbero stati erogati. E parliamo di complessivi 1.9 milioni di euro.

C’E’ UN PROBLEMA, LA BUONUSCITA – Tra le diverse motivazioni che portarono a queste decisioni, nella lettera dell’ex presidente Ambrosini e nei verbali allegati una sicuramente non si legge. Lo spirito con cui Banca d’Italia dettò le nuove norme sulle retribuzioni dei manager. La nuova normativa intendeva infatti disciplinare anche i trattamenti di fine rapporto per porliin linea con […] gli interessi a lungo termine della banca”, con i compensi “collegati alla performance realizzata e ai rischi assunti.” Insomma niente più buonuscita assicurata o fissa, “rivedendo anche i contratti in essere.” Ma più che rivisti in Banca delle Marche i contratti vengono rifatti. Riscritti dopo che gli interessati hanno incamerato direttamente le somme. Una preoccupazione, quella della sua buonuscita, sollecitata dallo stesso Bianconi, interessato, come vedremo, anche al raggiungimento della sua età pensionabile. E le sollecitazioni dell’ex dg non cadono nel vuoto. Come “ulteriore motivo” della decisione – spiega Ambrosini in una discussione avvenuta durante il Cda dell’11 aprile 2013 – venne addotta la preoccupazione di Massimo Bianconi di “poter perdere il diritto a incassare l’annualità pattuita in caso di cessazione successiva al primo agosto.”  E il VicePresidente prosegue, “in effetti il problema esisteva. […] Di qui la risoluzione anticipata al 31/07/2011, con conseguente corresponsione dell’annualità e la stipula di un nuovo contratto a tempo determinato.” Risoluzione che più tardi Ambrosini ricorderà come “consensuale.”

La sede di Banca Marche di Fontedamo a Jesi

La sede di Banca Marche di Fontedamo a Jesi

E’ possibile che all’interno del Cda esistesse la reale preoccupazione di come comportarsi. E ci si preoccupò di interessare uno studio legale. Ma che la soluzione adottata fosse l’unica è difficile crederlo. Una criticità dell’operazione venne in ogni caso rilevata dal Consigliere rappresentante di Aviva, Massimo Cremona. Che pur dicendosi favorevole all’anticipazione della buonuscita, sottolineò come “il nuovo contratto con il Dg dovrebbe prevedere che, qualora in futuro intervenisse una giusta causa di risoluzione […] la somma oggi erogata  dovrebbe essere restituita dall’interessato.” Come sappiamo l’allontanamento tra Bdm e Bianconi a metà 2012 non fu però per giusta causa ma consensuale. Con un ulteriore esborso di 2.2 milioni di euro da parte dell’istituto di credito. Non sappiamo comunque se le considerazioni di Massimo Cremona trovarono un qualche riscontro formale.

L’INTERVENTO DI UN PRESIDENTE DI FONDAZIONE – Al tempo dei fatti, nella primavera del 2011, mancano nove mesi alla scadenza regolare del rapporto di lavoro del Direttore Generale Massimo Bianconi con l’istituto. In Bdm è già arrivato un verbale ispettivo di Banca d’Italia. Per cui, scrive Ambrosini nella sua lettera, “il Cda riteneva di attivarsi subito per mutare le criticità evidenziate […] e tra l’altro valutava l’opportunità di ricercare un condirettore”.  Tale condirettore avrebbe dovuto in qualche modo accompagnare Bianconi. Ma “sia per le criticità emerse dall’ispezione sia per la richiesta del Dg di voler risolvere in anticipo il proprio rapporto di lavoro, il Cda decideva di risolvere tale contratto con un anticipo di circa nove mesi rispetto alla scadenza.”
Ma a questo punto, al Cda apparentemente orientato a scindere il contratto con il Dg sembra sorgere un improvviso dubbio. La mancanza di una risorsa interna in grado di “guidare la banca” per il tempo necessario a trovare il condirettore e a condurre “con esperienza e fermezza” l’istituto in vista del nuovo piano industriale. “Intervenivano sulla questione i soci che venivano messi a conoscenza della situazioni”, scrive Ambrosini. Così in un incontro con i Presidenti delle tre Fondazioni, uno dei Presidenti (“Grassano mi mette in bocca il nome di Sabbatini”, scrive Ambrosini) proponeva il nuovo contratto con il Dg fino al 2014. “Tale proposta trovava il pieno consenso dei Presidenti delle altre due fondazioni e l’adesione dello stesso Dg.” Dunque il Comitato di Presidenza, poi l’intero Cda “dovevano prendere atto che la proprietà dell’istituto era indirizzata a fare un nuovo contratto al Dottor Bianconi.” Nel prosieguo della lettera Ambrosini è ancora più chiaro. “La proposta di un nuovo contratto di lavoro fino al maggio 2014, seppure partita da un Presidente di Fondazione, fu fatta propria per le ragioni esposte dalle altre due Fondazioni e conseguentemente da tutti i Consiglieri di amministrazione, rappresentanti o meno delle Fondazioni.” Non troviamo  spunti, da quanto in nostro possesso, per affermare che la decisione del 2011 non trovò condivisione in Fondazione Carima, come attesterebbero le parole di Ambrosini. Ma sul punto del gradimento di Bianconi a Macerata, Grassano – in un altro momento e in un altro discorso – sembra aver qualcosa da ribattere. Così nello stralcio di un verbale spunta una lettera inviata dal Presidente di Fondazione Carima, Franco Gazzani, che già nel 2009, avrebbe tra le altre cose contestato “l’avvenuta proroga del contratto con il Dg Bianconi.” I membri del Cda in ogni caso sembrano compressi tra la loro decisione di “risolvere tale contratto” e la scelta degli azionisti. Tanto che successivamente Ambrosini ricorderà come “quell’operazione fu per lui fonte di forte disagio perché fu il Presidente di una Fondazione ad assumere l’iniziativa di comunicare all’interessato.” E gli arriva qui il rimbrotto di Grassano a ricordargli che quando “un dg non è in sintonia con il Cda, è quest’ultimo che deve rimuoverlo, perché è così ovunque”, aggiungendo che se l’allora Presidente Ambrosini non era d’accordo a procedere “avrebbe dovuto trarne le conseguenze del caso.”

L'ex dg di Banca delle Marche, Massimo Bianconi

L’ex dg di Banca delle Marche, Massimo Bianconi

GLI ELOGI DEL CDA ALL’EX DG – Azionisti o non azionisti, leggendo il verbale del 27 aprile 2011, quello in cui si discuterà il rinnovo del contratto, l’impressione che se ne ricava non sembra essere di eccessivo dispiacere per la conferma del dg. “Dopo l’illustrazione dei risultati conseguiti il Presidente (allora Michele Ambrosini, ndr) comunica che, a suo giudizio, l’attuale assetto della Direzione Generale è da ritenersi adeguato e funzionante […] i risultati conseguiti ne sono una precisa dimostrazione ed il merito di essi va iscritto alla Direzione Generale.” Anche secondo il Vicepresidente Perini, Bianconi “merita fiducia e considerazione”, pur non nascondendo l’esigenza di un condirettore esterno. E non sono di certo gli unici a pensarla così. “La dirigenza di Banca delle Marche ha svolto un ottimo lavoro” (Volpini), “conferma della validità delle scelte fatte nel 2009 […] Per il futuro, ferma restante la guida dell’attuale dg, vero propulsore dello sviluppo della Banca in questi anni, si ritiene positivo il rafforzamento del management” (Brusciotti e sulla sua scia Ercoli). Insomma, da quanto si legge tranne il consigliere Bussolotto che reputa soltanto “adeguato” l’attuale assetto della direzione e il Consigliere Darini che non nomina neppure Bianconi, il dg gode ancora di grande fiducia. E la deliberazione in cui vennero rinnovati i contratti parlerà del “decisivo apporto del dr. Bianconi” grazie al quale la banca “ha conseguito risultati economici senza precedenti.” In seguito, sono sempre le parole di Ambrosini in un verbale, il Cda considerò “pregevole” il lavoro svolto. Solo quando pervenne l’ulteriore dura comunicazione di Banca d’Italia, a metà del 2012,  i toni divennero “distaccati.”

LA PENSIONE DI BIANCONI –  Ma perché il contratto si spinse fino al 2014? Per l’indirizzo delle “proprietà dell’istituto”, per l’esigenza di una qual continuità ma anche per un problema di pensione. I quarant’anni di contributi del Direttore Generale. Questo lo spiega proprio Michele Ambrosini nella sua lettera, sottolineando che il prolungamento al 2014 “soddisfaceva anche quest’ultimo (Bianconi, ndr), in modo che egli potesse maturare 40 anni di contributi previdenziali, salvo la sua anticipata sostituzione.” Motivazione che l’ex Presidente ribadisce solo qualche mese fa al nuovo Cda. “Il signor Ambrosini ricorda in propososito”, recita il verbale di aprile 2013, “che il signor Bianconi nel chiedere che il nuovo contratto avesse scadenza a maggio del 2014, precisò che entro il termine predetto egli avrebbe maturato quarant’anni di contribuzione, con che egli avrebbe potuto lasciare l’azienda non appena fosse spirato il termine utile ai fini pensionistici.” Insomma, tra tutte le preoccupazioni,  Banca delle Marche pare essersi presa in carico anche questa, pare anche con un certo impegno. Recita infatti il verbale del 5 luglio 2012: “Per il vicepresidente Ambrosini l’uscita del dr. Bianconi deve prendere le mosse dal 2011, allorché la proroga gli venne accordata anche per consentirgli di traguardare i 40 anni di servizio come richiesta dallo stesso interessato.”

Proviamo adesso a riassumere i passaggi, alcuni dei quali lasciano almeno qualche parziale perplessità logica. Il Cda di Banca delle Marche, anche in base alle criticità messe in rilievo da Banca d’Italia e alla volontà di Massimo Bianconi di lasciare, interromperebbe il contratto a nove mesi dalla scadenza naturale. Poi però, stante la necessità di una certa continuità aziendale e visto che “gli azionisti” su questo punto si mettono di mezzo – in particolare un Presidente di Fondazione (chi?) – il Cda gli rinnova l’impegno. Prolungandolo di due anni e fino al 2014. Coprendo il dg di elogi e non muovendogli, almeno stante questi verbali, neppure una critica. Ci sarebbe allora da chiedersi perché il Cda avrebbero voluto sostituirlo, seppur alla luce “delle criticità emerse dall’ispezione.” E come mai, dopo che il Dg aveva addirittura espresso la volontà di lasciare, diviene così importante la questione pensionistica di Bianconi che solo attimo prima avrebbe interrotto il rapporto senza curarsi dei suoi 40 anni di contributi. In ogni caso, come tiene a sottolineare l’ex Presidente Ambrosini, la decisione non appare certamente assunta solo dal Presidente della Banca. Piuttosto dall’intero Consiglio di Amministrazione allora in carica e avallata dagli altri organi di governo. “Con i pareri richiesti ope legis, oltre a quello pro-veritate di uno studio legale esterno”, precisa nella sua lettera.

IL RUOLO DI BANCA D’ITALIA – Ma Banca d’Italia sapeva? E cosa chiedeva a Banca delle Marche? Nella lettera dell’ex Presidente Ambrosini e nei verbali viene in alcuni momenti nominato l’istituto di via Nazionale e la Vigilanza. Scrive a questo proposito Michele Ambrosini: “Dopo aver ricevuto le risultanze finali del verbale ispettivo di Bankit nel corso del 2011, il Cda […] valutava un condirettore da affiancare al Dr. Bianconi affinché nel tempo lo sostituisse.” Dunque, dopo aver elencato i passaggi che portarono al contratto del 2011, l’ex Presidente ottiene un incontro con Mieli per illustrare “la situazione generale dell’Istituto”, poiché Mario Draghi è assente. “Successivamente”, riprende Ambrosini, “sempre in uno spirito di collaborazione e chiarezza, sul tema del futuro della Banca e del contratto del Dg, incontravo la Dr.ssa Tarantola insieme al Dr. Signorini”, più forse altri esponenti di Bankitalia. Ambrosini ricorda allora di aver già trasmesso alla Vigilanza dei report su quanto veniva attuato dopo i rilievi dell’ispezione. In questi successivi incontri l’allora Presidente risponderà ad ulteriori domande “sul perché del nuovo contratto a scadenza di Bianconi. La vigilanza”, conclude il passaggio, “al termine del colloquio, nell’autunno 2011, preso atto di tutte le delibere consigliari, mi invita ad andare avanti, anche nella ricerca di un Condirettore.”

E’ difficile trovare in queste parole un avallo da parte di Bankitalia all’operazione. In quanto gli incontri, tranne forse quelli con Mieli e Tarantola, sembrerebbero avvenire ex-post. Ma da quanto leggiamo della ricostruzione di Ambrosini non venne successivamente mossa alcuna censura su quanto deliberato. Anche perché, dal punto di vista formale, l’operazione è forse difficilmente contestabile o con più probabilità non è materia in cui Banca d’Italia intende farsi coinvolgere. Quest’ipotesi pare rafforzarsi alla luce di un passaggio che risulta a verbale nell’aprile 2013. “Alla Banca d’Italia fu chiesto più volte”, dice Ambrosini, “se il rinnovo del contratto del sig. Bianconi fosse gradito, ma un parere in proposito non fu mai emesso.” E non sappiamo neppure se a Banca d’Italia fu esplicitamente chiesto di come rivedere i contratti. Su questo sarebbe interessante saperne di più.

L'ex consigliere di amministrazione, Giuseppe Grassano

L’ex consigliere di amministrazione, Giuseppe Grassano

LE CRITICHE DI GRASSANO – La  risposta di Michele Ambrosini al memoriale di Grassano lascia intendere le obiezioni forse anche vigorose che sono state mosse dal Consigliere in quota Fondazione Carima. “Il Consigliere Grassano mi chiama in causa ancora una volta”, scrive l’ex Presidente, “– ripeto ancora una volta – Egli dà una sua personalissima descrizione delle circostanze.” E  verso la conclusione della lettera, dopo aver  scritto di aver esposto i fatti a Grassano più volte non solo in Cda ma anche in privato, prosegue: “Questi si ostina artatamente a voler dichiarare che vi sono delle responsabilità sulla vicenda, imputando a me e al Presidente Sabbatini, anche con suggestive aggettivazioni che danno una colorazione offensiva ai fatti così come da lui descritti […].” Ma le critiche di Grassano non terminano. Se nel verbale del 2013, dopo larelazione di diverse vicende da parte dell’allora Vicepresidente Ambrosini, il Consigliere Grassano scriverà di “avere una percezione assai diversa dei fatti”, rivolgendo le sue critiche in particolare al “rinnovo del 2011.” Ma anche Ambrosini pungola il Consigliere espresso da Fondazione Carima. “Lo stesso Grassano si scorda che Egli, ancora nel Cda del 6 luglio 2012, esprimeva pareri lusinghieri sul predetto Direttore Generale ritenendo il di lui comportamento improntato a serietà e capacità professionale.”  Affermazione di cui si trova conferma ma che va forse integrata con una un’altra di Grassano messa a verbale, dove il Consigliere ribatte ad una simile obiezione. “Quanto all’asserita condivisione e all’apprezzamento che il Cda avrebbe tributato al signor Bianconi”, si legge, “il signor Grassano ricorda che fin dal 3 maggio del 2012 l’atteggiamento del Consiglio o almeno di alcuni Consiglieri registrò nei confronti del dg una decisa discontinuità.” Grassano, lo ricordiamo, era appena stato nominato. Non sappiamo però se anch’egli tenne questo atteggiameno di “decisa discontinuità.”

[I verbali e la lettera del VicePresidente di Bdm Michele Ambrosini riportano fatti e situazioni che riguardano diverse persone, tra cui ovviamente lo stesso avvocato Ambrosini. CronacheMaceratesi è ovviamente disposta a dare spazio a qualsiasi integrazione o puntualizzazione da parte degli interessati.]

***

[FINE PRIMA PARTE]

[La lettera del Vicepresidente Michele Ambrosini e gli stralci di verbali allegati, offrono una lettura di molti altri passaggi avvenuti nella banca. Tra cui alcuni aspetti relativi all’allontanamento definitivo di Massimo Bianconi nel 2012. Li illustreremo nella seconda parte]



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