di Marco Ricci
“Esito non positivo, preoccupazione, apertura di una procedura di conciliazione in vista dello sciopero”. Queste le parole con cui i rappresentanti sindacali di Banca delle Marche descrivono l’incontro avuto oggi con il direttore generale Luciano Goffi. Pur rendendosi conto della difficoltà della situazione e che “tutti debbano fare la loro parte”, i sindacati affermano di non aver trovato la disponibilità a rimettere in discussione i punti del nuovo piano industriale che – sebbene ancora non esaminato in Cda – darebbero ormai per certa la dismissione di 50 filiali, oltre alla cessione della controllata Cassa di Loreto e molto probabilmente all’esternalizzazione del Ced di Piediripa. Per quanto riguarda la Carilo è certo ormai – e ci è stato confermato anche da Vicenza – non solo l’interessamento della popolare veneta ma anche l’effettiva esistenza di una trattativa in corso con Banca delle Marche. E’ addirittura in atto una due-diligence che potrebbe portare entro settembre all’offerta di acquisto. Per questo istituto è anche in piedi un ragionamento da parte della Fondazione Carima. Benchè sia soltanto un’ipotesi di interessamento, l’idea discussa anche nell’ultimo cda dell’Istituto maceratese sarebbe quella di mantenere gli investimenti sul territorio ma in qualche modo di diversificarli per garantire maggiormente il patrimonio, così come richiesto almeno in due occasioni alla Fondazione maceratese dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. La cifra in ballo per la Cassa di Loreto potrebbe aggirarsi sui 10-15 milioni di euro.
Anche il futuro del Ced di Piediripa preoccupa i lavoratori. Banca delle Marche sarebbe sempre più propensa ad esternalizzare il servizio, creando una sorta di consorzio. Nel consorzio potrebbe con ogni probabilità partecipare anche Bdm, ma il Ced non farebbe in ogni caso più parte del gruppo. Le dismissioni prospettate rientrano nell’ottica di incamerare circa 100 milioni di euro che – in aggiunta alla raccolta sul mercato di ulteriori 300 milioni – porterebbero a coprire integralmente quei 400 milioni che oggi sembrano necessari all’aumento di capitale. Su tutto, ovviamente, pesa anche l’incertezza sui numeri della semestrale che verrà presentata presumibilmente entro il mese di agosto.
Intanto l’incontro avvenuto ieri pomeriggio tra Spacca, Masera e gli imprenditori ha dato maggior chiarezza sull’entità degli sforzi che l’imprenditoria locale sta mettendo in campo nella speranza che la regione non perda il suo principale istituto di credito. Allo stesso tempo però sono anche state presentate le emergenze da fronteggiare, prima tra tutte la sottoscrizione del prestito obbligazionario subordinato per altri settanta-ottanta milioni di euro entro la fine di luglio. Come abbiamo riportato ieri, il Total Capital Ratio di Bdm è tornato ad essere molto vicino all’otto per cento, sempre che non sia addirittura sceso sotto questa soglia limite. Un’emergenza che sicuramente rientrerà quando verrà sottoscritto l’aumento di capitale. Nel frattempo però la banca corre il rischio di dover restituire alla Bei circa 4 miliardi di euro, denaro che – ottenuto a tassi molto bassi – porta redditività consentendo sostanzialmente alla banca di operare. Sarebbe quindi un brutto colpo per il conto economico di Banca delle Marche se la Bei chiedesse la restituzione della cifra. A questo punto infatti l’istituto dovrebbe finanziarsi tramite il mercato interbancario a costi sicuramente maggiori, riducendo così il proprio margine operativo. Un quadro dunque complesso che è emerso nella riunione di ieri, pur se gli imprenditori confermano la loro intenzione di proseguire. Non è inoltre chiaro chi al momento potrebbe sottoscrivere in maniera così urgente il prestito obbligazionario.
Al di là dei numeri che trapelano, l’entità della somma che gli imprenditori marchigiani intenderebbero sottoscrivere non è affatto chiara. E’ possibile infatti che la quota messa a disposizione possa essere la minore possibile, sufficiente però a contribuire nel complesso alla copertura dell’aumento di capitale. Quindi più una sorta dunque di chiamata a raccolta dei risparmiatori marchigiani che un tentativo di scalata, una presa d’atto che – considerando il ruolo minimo che potranno giocare le Fondazioni nella partita – solo il territorio nel suo complesso potrebbe permettere il mantenimento regionale della governance di Bdm. “Le vere Fondazioni siamo noi”, avrebbe infatti detto ieri Paolo Tanoni, l’avvocato recanatese esperto di operazioni bancarie che a questo punto sembra sempre più essere il punto di riferimento attorno al quale gira l’operazione invocata non solo da Spacca ma dell’intero consiglio regionale.
*** Di seguito il comunicato unitario fatto pervenire oggi dai sindacati (Dircredito – Fabi – Fiba/Cisl – Fisac/Cgil- Uilca).
Questa mattina, le OO.SS. hanno incontrato il Direttore Generale. Obiettivo dell’incontro era valutare, in modo definitivo e dirimente, la effettiva e reale volontà di condividere le scelte, modificando sostanzialmente il Piano Industriale prima della sua approvazione definitiva.
Aprire finalmente un confronto vero e non solo di informazione a fronte soprattutto dell’annunciato e recente inasprimento dello stesso piano.
Purtroppo, da parte aziendale, non abbiamo registrato la necessaria apertura per proseguire un percorso di confronto costruttivo e condiviso per rilanciare la nostra Banca. Riteniamo, quindi, necessario innalzare ulteriormente il livello di pressione negoziale, abbiamo pertanto inviato all’ABI la lettera per il tentativo di conciliazione, passo questo, formale e indispensabile, per attivare tutte le forme di lotta.
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…il dott. grassano era tra quelli che voleva vendere subito la banca….appunto si e’ dimesso….mi chiedo se vale la pena fare uno spezzatino della banca, che cosa ne rimane dopo di valore? i sindacati vadano dalla famiglia bianconi e facciano quello che dovevano fare prima…..ora e’inutile!!!!
SE LA NOTIZIA APPENA RIPORTATA FOSSE VERA SAREBBE DRAMMATICA!!! Possibile che il TOTAL CAPITAL RATIO sia andato sotto l’8% ? Per gli addetti ai lavori questo è un indice che(sinteticamente) rapporta il patrimonio agli impeghi ed è un indice di garanzia per i risparmiatori ed i correntisti.Sotto questa soglia banca d’Italia deve intervenire per : o diminuire gli impieghi o aumentare ilpatrimonio. Ecco perchè il pressante invito agli imprenditore ad immettere attraverso un urgente prestito obbligazionario ( o subordinato?) del denaro fresco . Ma se siamo a questo livello allora siamo alla frutta !!! Credo che sia compito e dovere del signor Ricci, che ha scritto l’articolo, approfondire o smentire la questione!!!!!!!!!!!!!!
Gentile signor Castellani,
posso confermale che il Total Capita Ratio di Bdm stia oscillando – decimo più, decimo meno – intorno all’otto per cento. Da qui l’emissione da parte dell’istituto del prestito obbligazionario subordinato upper-tier II del giugno scorso, sottoscritto attualmente per 20 milioni dalle Fondazioni di Pesaro e Jesi. Per dovere di informazione mi preme sottolineare – per non creare allarmismi fuori luogo – che nessun correntista rischia alcunchè, come mi è sembrato trapelasse dal suo intervento. E’ capitato altre volte che anche importanti gruppi bancari scendessero sotto l’otto per cento e in ogni caso l’aumento di capitale è necessario proprio per allontanarsi da questo livello limite che indica una sottocapitalizzazione a fronte degli impieghi. La situazione è ovviamente seria, come tutti sappiamo, ma concretamente non credo sia uno zero virgola ad alleggerirla o a peggiorarla, tranne appunto per l’eventuale richiesta della Bei di restituzione dei prestiti. Alla luce in ogni caso sia della prossima ricapitalizzazione che della presentazione imminente del piano industriale, congiuntamente all’impegno di Rainer Masera, è ipotizzabile che né Banca d’Italia né la Bei utilizzino a questo punto la mannaia.Cordialmente, Marco.
Singolare sostenere che grassano volesse vendere la banca… Non fosse altro che i fatti lo narrano come tentativo perpetrato fino all’ultimo da bianconi…. Non andato in porto proprio per l’opposizione di mc… È allora: perché mai un consigliere espressione proprio dii mc avrebbe avuto questa intenzione?? Singolare… se non altro perché risponde alle voci messe in circolazione dai sindacati imbeccati da Pesaro… È si perché se c’e una cosa chiara in tutta questa faccenda e’ che nessuno parla all’unisono… Banca, fondazioni, nemmeno sindacati ( recente spaccatura CISL ) … e a occhio e croce nemmeno i bianchi cavalieri di Bankitalia!!!!!!!
Come mai Banca Marche con la situazione che ha fa da sponsor principale al Futura Festival di Civitanova Marche ?
Sembrerebbe, da quello che si legge in giro, che le azioni della BdM siamo un pochino a ribasso (qualcuno dice che oramai sono solo carta straccia)
Sono almeno doppio velo, per l’uso che molti consigliano di fare??
Se vogliono fare quanto detto e’ perché vogliono mantenere la banca quindi vendere le filiali e “smobilitare il CED”. Non vedo altre proposte concrete. Purtroppo sono finiti i tempi di “vacche grasse” all’interno Dell’ ex_ carima ora Banca Delle Marche. I Dirigenti di 10 anni fa dovevano capire che i tempi stavano cambiando. Ora, come al solito, a rimetterei saranno i dipendenti e le fascine più deboli.