BdM, Ricciatti (Sel) chiede al Ministero di avviare un’inchiesta

La neo eletta deputata fa leva sul ruolo delle Fondazioni e sulle carenze del management

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Lara Ricciatti

 

Come annunciato nei giorni scorsi (leggi l’articolo), Lara Ricciatti, neo deputata di Sinistra Ecologia e Libertà ha depositato un’interrogazione a risposta scritta al Ministro dell’Economia e delle Finanze sulla questione Banca delle Marche e in particolare sul ruolo delle Fondazioni. 

La Ricciatti sottolinea il bilancio in passivo di 527,7 milioni “frutto di una dissennata gestione passata e sfociata in una richiesta di azione di responsabilità e di risarcimento da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata (Carima), nei confronti dei componenti del Cda e del collegio sindacale di “Banca Marche” in carica al 31 dicembre 2011” e gli elementi di criticità evidenziati da Bankitalia, poi insiste: «A parere dell’interrogante sono ravvisabili ulteriori elementi di incompatibilità della governance di “Banca delle Marche” con lo spirito della normativa istitutiva delle fondazioni bancarie, tra cui quello di ridurre il peso delle stesse nell’attività di gestione dell’azienda-banca.

Banca Marche

Assemblea degli azionisti

Risulta infatti all’interrogante un eccessivo grado di concentrazione dell’azionariato nelle mani delle tre fondazioni che detengono la maggioranza del capitale, e cioè la Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata che partecipa con il 22,51 % del capitale, la Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro con il 22,51 % e la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi con il 10,78 %, ed una sovraesposizione nella compagine amministrativa di “Banca Marche”: degli undici consiglieri di amministrazione, infatti, dieci sono espressione delle stesse, così come i tre sindaci revisori sui tre previsti dallo statuto societario, il tutto con grave pregiudizio per una equilibrata attività di controllo da parte dell’azionariato di minoranza, costituito per lo più da correntisti della stessa banca, tra i quali piccoli risparmiatori, piccoli imprenditori, soci-lavoratori. Anche da un’indagine dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato del gennaio 2009 emerge, con preoccupazione, che le fondazioni svolgono, in seno alla governance di molti istituti di credito, il ruolo di azionisti determinanti. Vi partecipano talvolta con funzioni di controllo, almeno di fatto, altre volte con quote del capitale tali da assicurare loro la maggioranza relativa o comunque, sebbene di minoranza, una posizione di assoluto rilievo. A ciò si aggiunga che la loro presenza appare sempre più strategica, sia in termini di partecipazione alle nomine, sia nell’adesione a patti, basti vedere l’andamento delle assemblee».

Anche la sentenza della Corte costituzionale n. 301 del 2003 è intervenuta sul tema della governance delle fondazioni bancarie, nel frattempo riconosciute come veri attori del territorio al servizio delle comunità, e , nel dare un’interpretazione costituzionalmente corretta della disciplina legislativa dettata dall’articolo 4, comma 1, lettera c), del decreto legislativo n. 153 del 1999, relativo alla fissazione un numero di componenti idoneo ad assicurare l’efficace esercizio dei relativi compiti e prevedendo modalita’ di designazione e di nomina dirette a consentire un’equilibrata, e comunque non maggioritaria rappresentanza, ha precisato che la governance delle fondazioni debba essere espressione di un delicato equilibrio degli interessi presenti sul territorio di elezione delle singole fondazioni e debba rispondere anche a criteri di trasparenza e di rappresentatività dei soggetti espressione delle realtà locali;

La sede di Banca Marche di Fontedamo a Jesi

La sede di Banca Marche di Fontedamo a Jesi

La Ricciatti conclude chiedendo al Ministro «se non ritenga, nell’ambito delle sue competenze quale autorità di vigilanza preposta  di  dover adottare ogni iniziativa utile ad eliminare le situazioni di conflitto di interessi nella governance bancaria in premessa, anche al fine di assicurare massima la trasparenza dell’operato e la compatibilità dei ruoli e se non intenda avviare un’inchiesta o intraprendere ispezioni, al fine di individuare comportamenti lesivi della sana e prudente gestione da parte del management di “Banca Marche”, verificare la redditività del suo patrimonio e l’effettiva tutela degli interessi contemplati nello statuto, e fare completa chiarezza sui fatti riportati negli ultimi mesi sulla stampa nazionale e locale che hanno generato notevoli allarmismi tra l’opinione pubblica».

 

 



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