Banca Marche, Filippo Corsaro
è il nuovo direttore commerciale

L'ex responsabile marketing di Intesa sostituisce Giorgio Giovannini. Mercoledì si apre il tavolo tra direzione e sindacati per il fondo esuberi. Il Wall Street Journal parla dell'istituto jesino intervistando quegli imprenditori che si sono visti ridimensionare le linee di credito

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Il nuovo direttore commerciale di BM, Filippo Corsaro

Il nuovo direttore commerciale di BM, Filippo Corsaro

di Marco Ricci

La direzione di Banca Marche – dopo la sostituzione del responsabile del personale Marcello Antinori con Luciano Riggi (leggi qui) – prosegue con la riorganizzazione del management di punta. Oggi ha assunto il ruolo di direttore commerciale Filippo Corsaro, proveniente dal gruppo Intesa-SanPaolo dove era responsabile regionale marketing e strategia. Già capo del settore vendite in Banca dell’Adriatico, Corsaro andrà di fatto a ricoprire il ruolo che fu fino ad oggi del responsabile della rete territoriale Giorgio Giovannini il quale, durante gli anni dell’amministrazione Bianconi, ha ricoperto posizioni importanti. Giovannini fu infatti capo dell’area territoriale di Pesaro dal 2007 al 2010 e poi per un anno, prima di entrare in direzione generale, vice direttore di Medioleasing.

Il ricambio del top management di Banca Marche prosegue così con l’inserimento di professionalità esterne all’istituto come Riggi e Corsaro. E se le sostituzioni da una parte indicano il perseguire di quella discontinuità più volte richiesta da Banca d’Italia, dall’altra rilevano che il periodo di amministrazione straordinaria non sarà breve. I ruoli ricoperti da Riggi e Corsaro lasciano oltretutto immaginare futuri interventi non solo nell’ambito del personale ma anche in quello della rete commerciale. Se nell’ottica di un efficientamento complessivo del gruppo non si può escludere un futuro accorpamento di filiali, è certo che a breve il dg Goffi e i commissari presenteranno il nuovo organigramma. Così come è già fissato per mercoledì il primo incontro tra Banca Marche e le rappresentanze sindacali per la trattativa sul  fondo di solidarietà per il sostegno del reddito, ovvero il fondo esuberi.

Giuseppe Feliziani, uno dei due commissari di Bm (fonte youreporter.it)

Giuseppe Feliziani, uno dei due commissari di Bm (fonte youreporter.it)

Sarebbero tra i 300 e i 350 i lavoratori interessati alle procedure che potrebbero portare ad altrettanti prepensionamenti. Di certo i sindacati avranno due punti irrinunciabili da difendere. La garanzia che agli interessati siano applicate le norme attuali per evitare che in futuro si possano creare situazioni simili a quelle degli esodati, ovvero ex dipendenti senza più retribuzione né pensione. E il raggiungimento di un complessivo ringiovanimento della forza lavoro dell’istituto con la stabilizzazione, almeno parziale dei circa 180 precari del gruppo. Lavoratori giovani spesso con basso reddito che rischiano di essere le prime vittime della crisi dell’istituto di credito. In ogni caso viene considerato un segno positivo l’apertura prima del 31 dicembre della tavolo da parte dei commissari. Il che, sempre secondo voci sindacali, potrebbe indicare  la volontà da parte dell’azienda di garantire ai lavoratori il trattamento previsto dalle norme attuali.

wall_street_journal_logoDopo i vini, la gastronomia, le colline e Leopardi, il Wall Street Journal di oggi è arrivato a parlare in un lungo articolo proprio del caso Banca Marche. Senza andare ad approfondire le circostanze che hanno portato alla crisi dell’istituto, l’articolo è partito dagli effetti sull’economia e sulle imprese prodotte dalla stretta del credito, allargando il discorso alla complessiva difficoltà del sistema bancario nazionale e delle piccole banche locali in particolare. Partendo proprio dai racconti di due imprenditori marchigiani che si sono visti ridurre le linee di credito.

F

Pietro Fattorini (Fonte: Wall Street Journal)

“Pietro Fattorini, proprietario di una ditta di marmo nella regione italiana delle Marche”, scrive Giovanni Legorano, “ha recentemente presentato istanza di fallimento. Ma non è per mancanza di domanda. La società vecchia di 23 anni e da lui fondata ha molti clienti stranieri ma il problema del signor Fattorini è molto più vicino a casa sua. La banca di cui è cliente di lunga data, Banca Marche, ha perso più di 1 miliardo di dollari tra il 2012 e la prima metà di quest’anno. Come risultato la banca lo scorso anno ha tagliato le sue linee di credito soffocando i fondi di cui ha bisogno per sopravvivere. E ‘come iniziare a guidare in autostrada senza sapere se si trovano stazioni di benzina lungo la strada , ha detto Fattorini. Per anni, Banca Marche”, prosegue l’articolo, “ha esteso una linea di credito di  800.000 euro al signor Fattorini, garantito dalle sue fatture. Ma mentre i ricavi della sua società sono aumentati del 20 % dal 2008, la banca ha tagliato la linea di credito di  150.000 euro, chiedendo garanzie e per la prima volta aggiungendo una commissione”. Anche Claudio Mercorelli, che gestisce un fabbrica di mobili, secondo il Wsj avrebbe smesso di ricevere linee di credito da Banca Marche per la riduzione della liquidità circolante. “Non possiamo continuare a lavorare in questo modo. Quel che è peggio è che quando si parla di banche che non danno alcuna spiegazione . Dicono che questi sono gli ordini che hanno ricevuto” ha dichiarato al giornale statunitense l’imprenditore che ora sarebbe in cerca di altre banche per finanziare la sua azienda.

Un punto di vista diverso da quello con cui solitamente viene presentata la vicenda Banca Marche quello offerto dal Wall Street Journal ma molto interessante. Ovvero il dramma dal punto di vista degli imprenditori  e di una banca che erogava in regione un quarto dei prestiti totali, con il 95% delle imprese che, non emettendo obbligazioni,  può finanziarsi solo con mezzi propri o prestiti bancari. Il tutto in una situazione economica difficilissima in cui il rientro dalle posizioni creditizie e la difficoltà di accesso al credito – per investire o semplicemente per avere una boccata di ossigeno – creano un dramma nel dramma. Pur se non conosciamo i motivi per i quali Banca Marche ha chiesto ai due imprenditori citati dal Wsj il rientro dei crediti, la situazione sembra essere più diffusa di quanto si immagini. Creando così un’ulteriore situazione di difficoltà ad un’economia già sufficientemente provata dalla crisi economica. Per questo è necessario che Banca Marche, come tutti gli altri istituti in difficoltà, rientri presto al pieno della sua operatività.

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