di Marco Ricci
Si prospetta una nuova azione legale da parte di Fondazione Carima nei confronti della Pwc, la società di revisione che ha certificato gli ultimi otto bilanci di Banca Marche e a cui i commissari Feliziani e Terrinoni, solo pochi giorni fa, hanno revocato l’incarico per affidarlo alla Deloitte&Touche (leggi l’articolo). L’istituzione maceratese infatti – dopo aver già citato insieme ad una ventina di piccoli azionisti la PriceWaterhouseCoppers davanti al tribunale di Milano – ha inviato nei giorni scorsi alla società di revisione una lettera di diffida interruttiva della prescrizione, cautelandosi per eventuali danni subiti qualora si stabilisse che i bilanci di Banca Marche, antecedenti al 2011, non corrispondessero al reale stato dell’istituto di credito. Questo quando trapela a margine delle riunioni degli organi che si sono svolte la scorsa settimana in fase di approvazione del bilancio 2013.
Una mossa prevedibile, quella di Fondazione Carima, dopo la simile comunicazione interruttiva della prescrizione inviata agli ex vertici e agli ex amministratori di Banca Marche (leggi l’articolo), sulla scia di Feliziani e Terrinoni. I commissari alla guida di Banca Marche – oltre a chiedere a chi guidò la banca tra il 2006 e il 2009 un risarcimento per danni non inferiori al miliardo di euro – avrebbero supposto bilanci falsificati fin dal 2006 per dissimulare atti di mala gestio (leggi l’articolo). Un’ipotesi questa al vaglio anche della procura di Ancona la quale, ad alcuni dei 27 indagati, ha contestato il reato di falso in bilancio e di false comunicazioni sociali, supponendo oltretutto nei suoi provvedimenti cautelari l’occultamento di centinaia di milioni di euro di perdite (leggi l’articolo). Tali ipotesi avrebbero dunque indotto Macerata a interrompere i cinque anni di prescrizione per gli ex amministratori prima e per la società di revisione adesso, lasciandosi quindi lo spazio per ulteriori richieste risarcitorie.
La nuova iniziativa allarga l’orizzonte temporale in cui si sta muovendo la Fondazione nell’individuazione delle responsabilità, orizzonte in cui adesso rientrano due ulteriori acquisti di azioni effettuati rispettivamente nel 2007 e nel 2009. Nel primo caso la sottoscrizione per circa 30 milioni di euro dell’aumento di capitale aperto in quell’anno da Banca Marche, nel secondo caso l’acquisto per 15.5 milioni di euro di azioni Aviva, al prezzo di 1.15 euro per ciascuna, per complessivi 20 milioni di euro. Aviva era il partner assicurativo di Banca Marche uscito nel 2009 dalla compagine sociale e la cui quota venne assorbita dalle fondazioni marchigiane. La possibilità che i bilanci certificati dalla Pwc e i prospetti informativi consegnati in Consob fossero ben prima del 2011 non corrispondenti al reale stato dell’istituto di credito potrebbe dunque – secondo la Fondazione – averle procurato un danno patrimoniale stimato per le due operazioni in questione pari a circa 30 milioni di euro.
Fondazione Carima insieme ad una ventina di azionisti ha, come detto, già citato in giudizio presso il tribunale di Milano la PriceWaterhouseCoppers (leggi l’articolo), chiedendo alla magistratura di condannare la società di consulenza a un risarcimento di 38 milioni di euro, ritenendo “fuorvianti” e non corrispondenti al vero i dati certificati dalla Pwc nel prospetto informativo del 2012, dati su cui l’istituzione maceratese decise di sottoscrivere, durante l’ultimo aumento di capitale, nuove azioni Banca Marche per un controvalore pari a 42 milioni di euro.
Anche la Fondazione di Fano, durante l’assemblea che ha rieletto Fabio Tombari alla presidenza, ha comunicato di aver messo in atto un’analoga iniziativa cautelativa ed interruttiva della prescrizione contro la Pwc peri possibili danni subiti dall’acquisto di azioni Banca Marche, questo dopo la recentissima svalutazione per 25 milioni della partecipazione nell’istituto di credito. Proprio durante la presidenza Tombari – la cui azione ha suscitato la forte critica del candidato sindaco Mirco Carloni e dell’associazione Bene Comune Fano – la Fondazione ha acquistato in tre diverse operazioni azioni Banca Marche per 45 milioni di euro. Nel 2009, subentrando al gruppo Aviva, la spesa dell’istituzione fu di quasi 28 milioni di euro a cui seguì nel 2011 l’esborso di altri 11 milioni per le azioni acquistate dalla Merloni Invest SpA e dalla Lunetta Immobiliare. 6,2 milioni di euro, infine, furono spesi per partecipare all’aumento di capitale nel periodo febbraio-giugno 2012. La Fondazione Cassa di Risparmio di Fano ha anche dichiarato di attendere l’esito dell’inchiesta sul dissesto Banca Marche che sta portando avanti la Procura di Ancona per, eventualmente, costituirsi parte civile. La stessa Fondazione, lo ricordiamo, si astenne dal voto durante l’assemblea dei soci dell’aprile 2012 di fronte alla sollecitazione della Fondazione Carima perché Banca Marche valutasse di muovere un’azione di responsabilità verso gli ex dirigenti ed amministratori.
PICCOLI AZIONISTI JESI – Anche l’associazione dei piccoli azionisti di Jesi, guidata dal presidente Bruno Stronati, sta valutando le modalità di mettere in campo azioni risarcitorie. La prossima assemblea che si svolgerà mercoledì 14 vedrà infatti la presenza dell’avvocato Corrado Canafoglia, coordinatore regionale dell’Unione Nazionale Consumatori. L’intenzione degli azionisti jesini, che per adesso non avviato concretamente alcuna azione, è quella di valutare non solo le possibili strade da seguire ma anche scegliere verso chi puntare l’indice. Gli associati, infatti, hanno sottoscritto le azioni Banca Marche in momenti diversi e per cifre ovviamente diverse.
ASSOCIAZIONE DIPENDIAMO BANCA MARCHE – Anche il presidente dell’associazione di dipendenti e di azionisti Banca Marche, Sandro Forlani, ha parlato durante l’assemblea di oggi delle possibili azioni risarcitorie che vanno dalla class action ad iniziative personali. “Davanti a fatti così eclatanti – ci ha dichiarato Forlani – sembra esserci qualcosa di altro oltre la crisi che ha portato al dissesto dell’istituto. E’ chiaro che ci sarà bisogno di molto tempo per accertare le eventuali responsabilità – ha proseguito il presidente di Dipendiamo Banca Marche – e nel frattempo non possiamo non rivolgere il nostro interesse al futuro dell’istituto di credito. La nostra associazione non è composta solo da azionisti ma anche da dipendenti e vogliamo batterci perché l’istituto di credito resti una banca del territorio”.
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Alla luce di tutti questi fatti, la Magistratura non potrebbe cominciare ad attuare misure cautelari importanti nei confronti degli indagati palesemente rei di cotante malefatte? Per esempio: Bianconi e famigliari, sequestro di beni immobili, mobili, denaro e titoli, PWC (ma non avevano capito che era una società di plasstica?), sequestro di denari, titolo e crediti, Sindaci …… etc etc etc. Dico male o sbaglio?
Specchietti per le allodole a favore di chi il potere ancora lo conserva!
ci vediamo a jesi il 14 maggio alle 17’00…..al solito posto!!!! non mancate!!! persichetti se vieni dimmelo!!
Chi se lo ricorda a Bianconi quando cantava con Fiorello ????? 😀 Ma siamo proprio sicuri che non ci
sia rimasto nessuno ( ma proprio nessuno ) DELLA BANDA BASSOTTI all’interno dell’attuale management
della banca ??????? E se controllassimo meglio ?????