Querela al gruppo Lanari,
Camiciola replica a Gazzani

L'avvocato interviene dopo la denuncia contro il ricorso presentato al Tribunale di Macerata

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Dopo la denuncia-querela per diffamazione sporta pochi giorni fa dalla Fondazione Carima al tribunale di Macerata (leggi l’articolo) in merito alla ricostruzione della vicenda Banca Marche presentata dal legale del gruppo Lanari al tribunale di Ancona nel ricorso per ottenere da parte dell’istituto la riapertura delle linee di credito (leggi l’articolo), dallo stesso legale – l’avvocato Massimo Camiciola –  abbiamo ricevuto la replica alle parole del presidente Franco Gazzani, precisazione che di seguito integralmente riportiamo.

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L'avvocato Massimo Camiciola

L’avvocato Massimo Camiciola

A seguito della pubblicazione della notizia relativa alla denuncia presentata da Franco Gazzani, presidente della Fondazione Carima, nei confronti di chi rappresenta il Gruppo Lanari per quanto dichiarato nel ricorso (ex art. 700 cpc) pendente dinanzi al Tribunale di Macerata, il sottoscritto  Massimo Camiciola deve precisare quanto segue.

Nel ricorso è stato affermato c’è stato e c’è una forte contrapposizione tra il signor Gazzani e il dottor Massimo Bianconi, ex direttore generale di Banca Marche. Ciò non lo diciamo noi, ma lo ha dichiarato Gazzani nell’intervista rilasciata a Cronache Maceratesi (leggi l’intervista, ndr). Riportiamo il testo di tale passaggio onde evitare qualsiasi dubbio: “Io ho mutato atteggiamento nei confronti di Massimo Bianconi nel 2007. Quando nelle vicende riguardanti la possibile vendita della banca, secondo me, il direttore generale fu di parte. Cioè mi convinsi che stava invadendo un campo che non era della direzione ma degli azionisti. Da quel momento in poi cambiai atteggiamento”.

Da questa situazione è nata poi l’idea di non cedere più Banca delle Marche. La Fondazione Carima è stata l’unica delle tre fondazioni che durante l’assemblea dell’Aprile 2013 ha richiesto l’azione di responsabilità nei confronti del dottor Bianconi. Tale richiesta è stata respinta dall’assemblea in quanto finché Banca delle Marche è stata amministrata dal dottor Bianconi presentava a settembre 2012 un utile di 40 milioni, dopo la risoluzione del rapporto sono state svalutate le garanzie e si è evidenziata una perdita di ottocento milioni.

Nel nostro ricorso è stata ricostruita la vicenda Banca delle Marche, la fase in cui la Fondazione Carima ha fatto nominare come componenti del Cda i signori Grassano e Cesarini, esperti in questioni bancarie. Tali esperti, dopo aver sollevato continue eccezioni e cavilli, hanno ipotizzato che stante la crisi del settore immobiliare, la banca sarebbe andata incontro a perdite e quindi hanno richiesto che venissero aumentate le riserve. Nel frattempo, è stata fatta intervenire la Banca d’Italia. A tale teoria è stata opposta la necessità  di supportare il settore, tanto che da quel settore erano arrivati nel tempo la maggior parte degli utili pari a 760 milioni di euro nel periodo 2004 – 2012 dell’era Bianconi. Nello scontro il dottor Bianconi è stato costretto alle dimissioni e chi è subentrato ha messo in atto quanto proposto dal duo Grassano – Cesarini. Quindi sono stati svalutati i valori degli immobili a garanzia  dando al mercato l’idea che quegli immobili potevano essere acquistati a saldo, è stata tolta dal mercato la somma di un miliardo e mezzo di euro, si è materializzata una perdita di ottocento milioni. La conseguenza di tutto ciò è che la Banca è stata commissariata e l’economia marchigiana è in forte crisi.

Quella scelta, togliendo dal mercato una somma pari ad un miliardo e mezzo, ha bloccato l’economia marchigiana con le conseguenze ormai sotto gli occhi di tutti. Soltanto negli ultimi due mesi hanno chiuso nella provincia di Macerata 500 aziende, come riportato da Cronache Maceratesi (leggi l’articolo, ndr).

Di fronte a ciò, la Fondazione Carima ed il suo presidente ritengono ancora di essere stati diffamati o quanto descritto è la semplice ricostruzione di quanto avvenuto e delle conseguenze che ne  sono scaturite? A quelle 500 aziende che negli ultimi due mesi hanno chiuso, non interessano le cause che  Gazzani continuamente propone, ma avrebbero preferito che la banca le avesse aiutate per affrontare la crisi. Comunque, noi siamo coscienti ed orgogliosi di quello che abbiamo realizzato prima del cambio di passo di Banca delle Marche, non saranno certo le cause del signor Gazzani che possono intimidirci. Le conseguenze del suo operato sono sotto gli occhi di tutti».

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