Moody’s taglia il rating,
BM a un passo dal livello di default

Il merito di credito su lungo termine della banca adesso scende da 'B3' a 'Caa1' e l'istituto è a un passo dal default. Il presidente di Carisj Bassotti:"cerchiamo le responsabilità dentro la banca, non nelle fondazioni". Il sindaco di Loreto Niccoletti: "Monti bond come per MPS"

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banca_marche.jpgMoody’s taglia ancora una volta il rating di Banca Marche, già da tempo classificato “junk” (spazzatura). Il merito di credito su lungo termine della banca adesso scende da ‘B3’ a ‘Caa1’. Nella scala dei giudizi di Moody’s questo rating significa bassa qualità e rischi di credito molto alti. Ma non basta perché l’agenzia ha già di nuovo posto questo rating sotto osservazione per ulteriori tagli. Altri quattro gradini e scatta il default.
“L’abbassamento della valutazione di base del credito ‘standalone’ è stata innescata dal basso livello di capitale dell’istituto, dall’improbabile successo del programmato rafforzamento del capitale, dal deterioramento dalla qualità degli asset e della profittabilità ricorrente, tutti elementi che indicano come Banca Marche avrà quasi certamente bisogno un supporto esterno”, si legge nella nota dell’agenzia.

BASSOTTI: “LE RESPONSABILITA’ SONO DENTRO LA BANCA” – ”Le Fondazioni bancarie non sono le responsabili dell’attuale situazione di Banca Marche”.
Lo ha detto  Alfio Bassotti, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, che detiene il 10,78% del capitale sociale di BM. ”Le fondazioni maggioritarie di Jesi, Pesaro e Macerata – ha aggiunto – sono solo gli azionisti che votano in assemblea e che nominano i membri del consiglio di amministrazione di Banca Marche. Le responsabilità vanno cercate dentro la banca, non fuori”.
Bassotti interviene a pochi giorni di distanza dall’annuncio della perdita d’esercizio di 232 milioni nella semestrale 2013 di BM (che fa seguito al ‘rosso’ per 527 milioni del bilancio consolidato 2012) e dell’insediamento dei due commissari nominati dalla vigilanza, Giuseppe Feliziani e Federico Terriononi. ”Mentre la casa brucia – osserva Bassotti – non serve fare dietrologia per capire cosa abbia provocato l’incendio. E’ inutile continuare a piangere sui recenti accadimenti o sul guadagno che le Fondazioni avrebbero potuto ottenere vendendo Banca Marche anni fa. Occorre invece intervenire oggi con soluzioni adeguate alla situazione”.
Una situazione illustrata nei giorni scorsi all’organo di indirizzo della Fondazione, per una ”presa d’atto delle decisioni di Bankitalia”. Per ”tutelare il nostro patrimonio investito in Banca Marche – ha ribadito il presidente della Fondazione Carisj – cercheremo di fare un’azione comune con le altre Fondazioni bancarie impegnate nell’istituto”.
Come dichiarato nei mesi scorsi dalla stessa Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, la quasi totalità del patrimonio dell’ente – pari nel 2012 a circa 126 mln di euro – e’ investito in azioni e obbligazioni Banca Marche. La partecipazione azionaria nella banca conferitaria, pari a 137.369.354 azioni, è stata valutata nel bilancio 2012 per circa 77 mln di euro, senza cioè applicare al titolo quella svalutazione prudenziale recentemente applicata da Fondazione Carima. Questo – si legge nel Bilancio della Fondazione Carisj – in base alla deroga concessa ”ai soggetti che non adottano i principi contabili internazionali di valutare i titoli non destinati a permanere durevolmente nel patrimonio non già in base al loro valore di mercato ma al loro valore di iscrizione”. ”Tale norma – applicabile anche al sistema delle Fondazioni bancarie e varata allo specifico scopo di evitare l’emersione di ingenti masse di minusvalenze dovute alla ben nota crisi che ha caratterizzato e caratterizza tutt’ora i mercati finanziari – è stata prorogata anche per l’esercizio 2012 con decreto del 18 dicembre 2012”. Un scelta che anche oggi è stata ribadita dal presidente della Fondazione Carisj, secondo cui ”il valore del titolo Banca Marche non è dato dalle speculazioni di mercato sulle azioni ma dal patrimonio netto diviso le azioni”.

NICCOLETTI: “SERVONO I MONTI BOND” – Rafforzare il patrimonio di Banca Marche con un aiuto straordinario da parte dello Stato e una soluzione simile a quella percorsa con i Monti Bond per Monte Paschi. E’ l’ipotesi lanciata dal sindaco di Loreto, Paolo Niccoletti, in una lettera inviata ai parlamentari marchigiani e ai consiglieri regionali. Niccoletti sollecita un intervento comune per “chiedere al Governo la stessa dignità riconosciuta ad altri”, a tutela dell’autonomia del gruppo bancario e delle controllate Carilo, Medioleasing e Focus sgr.
” Banca Marche e’ un problema politico per la nostra regione” – scrive Nicoletti. ”Si chiede per le Marche la stessa dignita’ della Toscana, con un impegno economico di gran lunga inferiore.
La nostra regione deve preservare una banca del territorio chiedendo alla politica e alle istituzioni nazionali interventi straordinari mirati, gia’ utilizzati per altre aziende di credito, al fine di permettere il ritorno di BM e del gruppo a standard patrimoniali soddisfacenti e stroncando sul nascere speculazioni e colonizzazione economico finanziaria della nostra regione”.

AGUZZI: “FONDAZIONE CARIFANO HA OPERATO CORRETTAMENTE” – E’ un segnale di preoccupazione quello lanciato dal sindaco di Fano Stefano Aguzzi sulla gestione provvisoria di Banca Marche, in una vicenda che ha visto coinvolta anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Fano, azionista di BM. Aguzzi chiede che su Banca Marche sia fatta chiarezza. ”Ci può essere stata un’errata valutazione sull’aspetto puramente economico degli investimenti effettuati da parte della Fondazione di Fano – sostiene -, ma alla base ci sono le oggettive responsabilità di Banca Marche e del suo operato oggi oggetto di indagine”.
Aguzzi sottolinea ”l’ottimo operato della Fondazione Carifano, che – dice – ha svolto un importante ruolo di sostegno culturale e storico nei confronti della nostra città, così come ha avuto la stessa sensibilità nell’intervenire a favore di molti Comuni del comprensorio”. ”Come comunità – conclude – siamo però chiamati a dare il nostro contributo per uscire da questo impasse e consentire così alla Fondazione di riprendere il proprio ruolo di stimolo e sostegno necessari per la crescita futura della collettività”.

 

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