di Marco Ricci
Distratti dagli ombrelloni e dal mare, i piccoli azionisti al ritorno dalle vacanze hanno trovato una sorpresa poco gradita. Il titolo di Banca delle Marche è scivolato all’ultima asta di lunedì a 0.297 euro per azione. Un crollo costante durato per tutto agosto, con tre sedute che hanno deprezzato l’azione del 25% rispetto all’ultima quotazione di luglio quando le contrattazioni si chiusero sul valore di 0.4. Vanno notate due circostanze. Che tutte e tre le aste ribassiste sono state contrassegnate da scambi estremamente contenuti – tra ai 33.000 e i 57.000 euro di controvalore per asta – e dal massimo ribasso permesso sul titolo. Cioè il 10% del valore precedente. Questo significa che più o meno 120.000 euro di scambi hanno deprezzato – almeno formalmente – il complesso di azioni di Banca delle Marche per più di 137 milioni di euro.
Già preoccupati dalle voci riguardanti un possibile valore complessivo della banca intorno ai 200 milioni al momento dell’aumento di capitale – voci da cui Banca delle Marche prese immediatamente distanza con un comunicato di smentita – alcuni azionisti temono che questa caduta possa essere in qualche modo pilotata. Di certo possiamo dire che nessuno sembra impegnarsi troppo per fermarla, viste anche le esigue cifre in gioco. Né la Banca né le Fondazioni. Ma va anche aggiunto che il valore delle azioni al momento dell’aumento di capitale verrà stabilito da un advisor. Non dalle contrattazioni d’asta che spesso riflettono poco il valore reale di un istituto di credito non quotato. Sopravvalutandolo in alcuni casi, sottostimandolo in altri. Il valore ha però anche degli effetti psicologici non trascurabili in questo momento, considerando quanto i piccoli azionisti – già sufficientemente scottati dal deprezzamento del loro investimento – temono qualche manovra speculativa sottostante. Quella che manca è dunque l’unica risposta che può diradare la nebbia e che presumibilmente verrà data a settembre. Ossia, quanto vale davvero Banca delle Marche?
L’atmosfera intorno all’istituto di credito è ovunque ancora legata all’incertezza. Le pessime notizie sui crediti deteriorati e sui 250-300 milioni di rettifiche annunciate per i primi sei mesi dell’anno in qualche modo non spingono all’ottimismo, anche se segnali confortanti cominciano ad apparire. Ma quale è la situazione reale della banca? C’è da puntare verso l’ottimismo, come indicano alcuni osservatori, o verso il pessimismo come indicano altri? Si dovrà attendere la presentazione da parte dell’istituto della semestrale il 29 luglio per avere presumibilmente qualche idea più chiara. Sperando di aver toccato il fondo del barile anche se lo scenario economico marchigiano non è certo incoraggiante per il futuro dei crediti incagliati.
Perché poi a settembre dovrebbe aprirsi l’offerta per l’aumento di capitale. 300 milioni di euro in azioni che non si capisce ancora bene chi possa coprire. La cordata locale coordinata dall’avvocato Tanoni non si sa ancora quanto sia concreta o meno. Quanto effettivamente abbia raccolto almeno in intenzioni e quanto raccoglierà. Anche questa è una situazione di incertezza palpabile che si aggiunge ad una seconda incertezza. Stante il fatto che gli imprenditori locali non copriranno l’intera somma volendo essi stessi ricoprire un ruolo sussidiario a quello che fu delle Fondazioni, chi metterà il resto? I piccoli azionisti? Qualche gruppo bamcarop? L’avvocato Tanoni si era dato una settimana per raccogliere almeno cento milioni. Forse per chiarezza è ora di domandarsi a che punto effettivamente si sia, verificando gli impegni presi e sgombrando la scena da ulteriori dubbi che in questo momento non fanno bene alle prospettive della banca.
Incertezza c’è anche su chi sostituirà Giuseppe Grassano, il consigliere della Banca in quota Fondazione Carima dimessosi rumorosamente poche settimane fa. Del nome che verrà cooptato in Cda non si ha al momento notizia, come non si sa nulladegli esposti che Banca delle Marche ha inviato alla Procura della Repubblica di Ancona. Anche l’effettivo concretizzarsi della revisione del piano industriale in termini di cessioni e dipendenti interessati rimane ancora vago. Gli interventi, lo ricordiamo, dovrebbero interessare una cinquantina di sportelli Bdm, la Cassa di Loreto, l’esternalizzazione del Ced per un numero di dipendenti che in un modo o nell’altro dovrebbero uscire dal gruppo – immaginando due o trecento prepensionamenti – dovrebbe arrivare a 700.
I mesi che verranno, a partire dalla prossima presentazione della semestrale, saranno per forza di cosa chiarificatori. Entro fine anno dovrà andare in porto l’aumento di capitale, il vero giro di boa per Banca delle Marche che spazzerà molte delle nebbie che velano l’orizzonte.
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…niente non sono capaci nemmeno xi bloccare la discesa delle azioni……visto che bastava talmente pochi euro questa banca e stato deciso che deve fare una brutta fine……cmq grazie gazzani!!!!!
Il fatto che non si parli a vanvera sui giornali e’ buon segno, vuol dire che qualcuno sta lavorando concretamente. Sicuramente banca marche serve scrivere articoli ma prenderla come una telenovela sta facendo molto male alla banca.
Sig Regione Marche i suoi attacchi alla fondazione di Mc ci fanno pensare che le sue ragioni siano solo ed esclusivamente personali e offuscate da rancori che nulla hanno a che vedere con BDM. Se lei fosse obiettivo, dovendo incolpare le fondazioni punterebbe il dito su tutte e tre e chiamerebbe in causa anche jesi e pesaro. Quale è la maggiore colpa di Mc? Quella di aver detto BASTA??
O lei vota per l’Italia degli impuniti?? SIcuramente Mc ha le sue responsabilità ma è davvero da ingenui credere che le azioni siano scese semplicemente a causa delle regole di mercato…
è lapalissiano che qualcuno sta facendo i propri interessi e la inviterei ad andare a guardare chi ha venduto i titoli poco prima di iniziare la feroce campagna mediatica che ha fatto deprezzare le azioni Bdm…
Hai ragione Regione Marche!!! Gazzani è colpevole!!! si, ma di aver usato il fioretto anzichè la mannaia!!! Ma ci rendiamo conto che nonostante siano due anni che si cerca di porre un freno, questi hanno continuato a fare i propri porci comodi!!!! Bianconi licenziato e assunto contestualmente??? E crediamo davvero che sia stato l’unico??
e quando pensiamo che qualche ramo secco sia stato tagliato ecco che quello ricresce piu’ forte, annaffiato dalle solite mani e pronto a risucchiar la buona linfa che ancora circola nella pianta…. supponiamo ad esempio che Qualcuno venga rimosso perchè evidente colpevole dei fatti e misfatti…. e supponiamo che cosi’ si creda di aver sistemato almeno un lato della faccenda…. supponiamo ancora che chi cerca di insabbiare tutto abbia timore che questo qualcuno parli…. magari potrebbe fare un bel patto: “senti mettiamoci d’accordo: io ti butto in mare ma allo stesso tempo e senza che nessuno si accorga ti getto una cima con la quale potrai salire più in alto di prima”…. sono solo supposizioni “ovviamente” ma ho l’ impressione che Qualcuno incasserà ben di piu’ della buonuscita del sig. B.
Gazzani ma che hai combinato?? avresti dovuto usare il bazooka!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Azionariato popolare per la BdM: poche azioni nelle mani di migliaia di cittadini è meglio che vagonate di azioni nelle mani di pochi….
0,297€ per azione, che dire: il 30.7.2008, periodaccio per le banche, valevano 1,40@: quasi l’80% di svalutazione, c’e’ da far tremare i polsi !!!!
Ma si pensava che l’estate sarebbe stata tranquilla????
Quoto Cerasi per il suo buon senso ma non mi addentro nelle lotte di fazione, Gazzani si, Gazzani no, per intenderci e sono anche convinto di quanto scrive Collina: appattamenti ci saranno, ci sono stati, e magari in questo momento ne stanno facendo.
Quanto dice Fede Cesarini non mi consola: a parte DAGOSPIA, (http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/dareste-ancora-dei-soldi-a-banca-marche-perdite-per-500-mln-si-sono-mangiate-60958.htm) diversa stampa specializzata e diverse voci autorevoli hanno espresso i loro commenti, non ultimo un poco ortodosso controllo da parte della società di revisione, che di fatto revisionava ben poco, pur percependo lauti compensi, ma anche il fatto che Bankitalia ( si veda MILANO FINANZA del 13.8.2013) già sapeva…..
Altre voci hanno criticato poi il fatto che attraverso la filiale on-line si fossero offerti i rendimenti più alti in Italia sui depositi, ( non si sa con quali criteri di economicità) segnale questo che avrebbe quanto meno richiesto una lente di ingrandimento sulla necessita’ di fare “raccolta” a tutti i costi……
Comunque mi sembra che siamo qui a dirci sempre le stesse cose, ahime’, non conoscendo la verità vera dei fatti, non potendo sapere quante cose siano avvenute nelle “segrete stanze”, aspettando un ulteriore laconico comunicato a fine agosto, su soldi oramai persi ( non incagli, bensì sofferenze, per dirla con il linguaggio del bancario).
Per citare l’articolo, per spazzare via le nebbie che velano l’orizzonte, servira’ un forte vento di rinnovamento!!!
……a mio avviso il vento dovà portarsi via tanti, ma tanti personaggi, belli e brutti: tutti quelli che hanno avuto la governance hanno deluso, sbagliato, depauperato, rovinato, dilapidato…..
Ma..quei consigliere ché hanno saputo consigliare!!! che ci stanno a fare? FUORIII!!!!
Le fondazioni sono tutte responsabili per il disastro in cui versa banca marche,ma mc lo è’ di più perché’ si è’ ostinatamente opposta alla vendita della banca quando valeva 3 euro e non 3 cent,con Gazzani che ha lasciato la prova provata della sua sfaccenda,incompetenza e mi femo qui.Ritrovate su youtube digitando INTERVENTO GAZZANI ASSEMBLEA CARIMA sentite il mitico fornaio prestato alla finanza che cosa dice di cosa si vanta assumendosi la piena paternità’ e responsabilità’ di una scelta folle,sconsiderata che andava contro( sono parole sue) ben TRE dico TRE società’ di consulenza che caldeggiavano decisamente l’ipotesi della vendita ( società’ tra l’altro pagate da noi con parcelle per 3 milioni d’euro) .Fate i conti ai valori di oggi,dopo l’ultimo a.c.quanto e’ costata la scelta dell’illuminato panettiere di mc prestato alla finanza.Guardate attentamente gli sguardi languidi e complici che c’erano tra Gazzani e Bianconi.Ripercorrete la trafila del balletto di poltrone tra fondazioni e banca e viceversa e traete le vs conclusioni.Credo che ci sia materiale e disastro sufficente per sostenere che i presidenti delle fondazioni,con in testa Gazzani dovrebbero almeno dare le dimissioni insieme a tutto il cda ed ai sopravvisuti,fatto ciò’ dovrebbero dar conto alle persone bisognose,alle loro città’ di origine quanto sono costate le scelte dissennate fatte in questi anni,venendo totalmente meno alla funzione sociale per cui le fondazioni avrebbero ragione di esistere.Alla faccia della territorialità’,autonomia,difesa della occupazione,adesso tutti gridano e si agitano,ma dove sono stati fin’ora i vari politici di turno,i sindacati,ecc?Per far tornare ad un valore dignitoso l’azione occorre eliminare alla radice il vecchio management,prendere decisioni dolorose ma indispensabili,tutti lo sanno ma nessuno parla,banca marche ha 1 dipendente ogni 173 clienti,e’ un carrozzone pesante,costoso ed inefficiente che ammodernato ed ammodernato.Le fondazioni devono farsi da parte e lasciare spazio a chi sa fare banca,non ad agricoltori,anestesisti,panettieri e chi più’ ne ha più’ ne metta.Solo a queste condizioni clienti azionisti si riavvicineranno alla banca,il cui valore tornerà’ a crescere per buona pace di tutti,fondazioni comprese il cui attuale valore dell’azione le penalizza non poco.Basta con la demagogia,il populismo e l’ipocrisia,se continuiamo a difendere i Gazzani di turno,a fare i proclami che tanto piacciono ai politici,vedrete che fine farà’ banca marche quando è se ci mette le mani la banca d’Italia.Questa oggi e’ la priorità’,poi verrà’ il momento della resa dei conti per il passato,e di questo mi farò’ parte attiva personalmente tramite il mio legale se nessuno pur urlando e minacciando non si muoverà sul serio( sono tutti troppo corresponsabili,complici ed incapaci per essere credibili)
….allora vi basta l’intervento sopra che spiega che gazzani deve andare ad arare i campi di girasoli….oppure ve lo rispiego meglio???? anche quelli che lo difendono sono cullusi con la vekkia gestione che ha portato al disastro!!!!!
Il vile non ha il coraggio di parlare, ascolta però le parole degli altri per condannarli…..
Avete stancato con queste dispute su di chi è o non è la colpa!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! lascati fuori i vostri rancori ed interessi personali che esulano dalle problematiche di Bdm!!!!!!!!!!!!!! si intraprenda un’azione di responsabilità e si lasci alla magistratura e a chi ne ha il potere-dovere il compito di trovare i responsabili!!!!!!
quello che urge è la soluzione meno dolorosa per tutti e non le vostre sterili polemiche, retaggio delle scorie passate che, anche grazie a voi, continuano ad inquinare l’ambiente, l’immagine e il sacrificio di molti lavoratori.
e’ ora di parlare in maniera costruttiva e non disfattista e di salvare il salvabile.
e mi riferisco a che a siti di rilevanza nazionale dove qualcuno combatte le proprie guerre private a discapito dell’immagine della banca
nardino e regionemarche siete delle marionette in mano al puparo.viva l’italia dei pupi
Bello pero’ Gazzani,bello come Bianconi,forse sono fratelli,anzi no potrebbero essere amanti visto gli sguardi languidi e complici.Chissa’forse prima………
Antonella Rec probabilmente non ha capito il vero problema di banca marche.Quelle che lei chiama sterili polemiche sono le cause principali del dissesto e se le ‘sterili polemiche’ non vengono definitivamente rimosse e’ impossibile qualsiasi rilancio.In questa situazione scappano i clienti,gli azionisti,gli investitori non ben identificati.L’azione di responsabilità’ non risolve al momento i problemi,i danni vanno ben oltre,caso mai bisognerà’ prendere la con le società’ di revisione o chissà’ con le fondazioni stesse ed i loro presidenti.Ringrazio Persichetti per il puparo,quando arriverà’ la mannaia di banca d’Italia ne riparliamo,ma dalla sua flemma ed ironia probabilmente non ha investito un cent in banca marche per cui può’ riscontrare somiglianze tra Gazzani e Bianconi.Lui che non fa il puparo continui a sostenere il prezioso contributo dato dalle fondazioni ed a prendersela con i pupari ed andremo tutti..lontano.Riconsiglio a tutti il video su youtube GAZZANI ASSEMBLEA CARIMAguardate e meditate,parola di puparo
Le polemiche sono e continuano ad essere sterili quando gli attachi sono politici e strumentalizzati. La colpa se la vogliamo trovare è di molti, dalla politica alle fondazioni, dal cda agli alti vertici, alla società di revisione, al collegio sindacale, agli imprenditori fino a Bankitalia e non si finirebbe… non credo che si possa tollerare il comportamento di chi vuole dar la colpa solo ad alcuni per salvarne altri perchè qua non si salva nessuno. Non sono un’ingenua e so perfettamente quanto marciume ci sia dietro tutto…. ad esempio quali figli siano stati assunti dalle società affidate che hanno fatto tracollare l’istituto e cosa siano andati a fare altri i figli di padri che non si muovono a fare le indagini del caso. Ciononostante ritengo alquanto ipocrita e puerile additare un solo responsabile per portare avanti, ribadisco, guerre palesemente personali. Come altrettanto romanzeschi sono “gli sguardi di intesa” di cui parlate… ma li avete mai visti gli sguardi tra Bianconi e Sabbatini? o quelli tra Cavicchia Giorgi Vallesi e Valentini???? ma cosa state farneticando???
non capisco una cosa: ma tutti hanno dimenticato il ruolo avuto dal ns caro ex Presidente Costa ?
Quanta tristezza nel leggere alcuni commenti! Una realtà complessa come Banca Marche,nella quale operano,decine di persone-la stragrande maggioranza onestissime- oggi viene trattata come lo”zimbello” d’Italia. Mi rattrista e molto.E’ chiaro che vi sono responsabilità pesantissime da parte di molti;è chiaro ,altresì,che tutte le Fondazioni sono corresponsabili di questa situazione insieme al CDA jesino e ai revisori dei conti di quel che è accaduto.Vi sarà azione di reponsbilità nei confronti degli organi?Non ne dubito. Ma ciò risolve i problemi dell’Istituto?Attenderemo i tempi lunghi della giustizia italiana ?Banca Marche ha urgente necessità,per riacquistare credibilità,di porre un piano aziendale innovativo vincolato al territorio altrimenti sarà messa sul mercato e perderemo questa realtà finanziaria presente su tutto il territorio.Mi auguro che ,prima che intervenga la Banca d’Italia su questo argomento,attraverso un commissariamento,si possa arrivare a proporre quel nuovo piano aziendale,atteso da molti,e non più procrastinabile.
vero Forconi il presidente della banca si chiamava Costa e quello della Fondazione Gazzani.Perche’ si attacca il secondo e il primo sembra sia estraneo alle vicende della banca?Forse perche’ il secondo ha chiesto l’azione di responsabilita’ a lui,Bianconi,Valentini,Bianchiecc.ecc. Andatevi a rileggere su cronache mac. l’intervento in assemblea di banca mnarche del presidente della fondazione.Sicuramente quelli che vogliono capire,capiranno.Prego astenersi le marionette di turno.
Nessuno ha dimenticatoio il mitico Lauro Costa,quello che dando le dimissioni ha dichiarato di aver lasciato LA BANCA IN SICUREZZA!!Ma almeno ha avuto il pudore di togliere il disturbo e tornare ad occuparsi della terra,non la territorialità’ della banca,ma il lavoro di vanga con il trattore.Altro che dimenticato!Ecco perché’ per non fare torto a nessuno,tutti ma dico tutti gli artefici diretti ed indiretti del disastro intanto devono andare a casa,poi rispondere delle loro nefandezze.Qua non c’entrano niente i presunti giochi politici,le rese dei conti ed altre diavolerie,qui c’è’ stata una gigantesca truffa ai danni di migliaia di clienti/azionisti grazie alla complicita’,alla incapacita’ di tutti gli attori di questo film dell’orrore e chi ha sbagliato deve andarsene prima e poi pagare( capito Tardioli,il S anestesista che non riesce a fare addormentare neanche se stesso?) Grazie di tutto anche a lui,ma a casa grazie!
> Credo chè, se andiamo ad aprire i loro armadi, non solo troveremmo scheletri!ma:Anche cadaveri
> putrefatti…
anca Marche: tutti i danni di politici e affaristi
di: Pier TrapezioPubblicato il 22 agosto 2013| Ora 12:41
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È toccato agli imprenditori marchigiani sostenere una ricapitalizzazione. Il potere locale della oligarchia di partiti e affaristi.
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Banca della Marche: un recap di tutti i danni della oligarchia degli affaristi e dei partiti. Politica immobile, imprenditori in soccorso.
ROMA (WSI) – Le notizie di stampa sulla vicendaBanca delle Marche, piuttosto numerose in questa prima metà di agosto, dicono molto su come la partitocrazia trasforma, in una regione italiana, la democrazia in una oligarchia di comitati di affari che gestiscono come propria la cosa pubblica e, quel che è forse ancora più grave, condizionano potentemente l’economia locale, sottraendo risorse alla collettività e creando privilegi e rendite di posizione, disegnando un nuovo feudalesimo.La premessa è che le Marche sono una regione italiana laboriosissima, con il più alto tasso di iniziativa imprenditoriale d’Italia; si aggiunga una tradizionale tendenza a non confliggere con il potere costituito, retaggio forse di secoli didominio della Curia romana, per cui all’autorità vigente è meglio sottomettersi, purché in cambio si possa lavorare; un’area nella quale, fin dagli anni Sessanta, si è affermato il celebratissimo “modello adriatico”, imperniato su di un tessuto di piccole imprese a bassissima conflittualità sociale, con elevata capacità di innovazione ed attenzione alla qualità; una regione infine che, trent’anni fa, uno studio Fininvest considerava la regione italiana con maggiore accumulo di risparmio.Su questo tessuto si è instaurato un sistema partitico immobile, nel quale persino la ventata di Mani Pulite ha semplicemente accentuato un trasformismo capace di perpetuare una classe dirigente di professionisti della politica, saldamente alimentata da un clientelismo omnipervasivo, che però è sempre riuscito ad evitare scandali di grosse proporzioni, garantendo una pluridecennale, assoluta stabilità degli equilibri politici.Le gravissime difficoltà di Banca delle Marche, il maggiore istituto bancario della Regione, suonano quindi come un serio campanello d’allarme per questi equilibri, soprattutto perché, dietro i gravissimi dati di bilancio della banca, vengono a galla informazioni rivelatrici di come, all’ombra di un narcotizzante immobilismo politico, gruppi affaristici ben radicati nel malgoverno del Paese abbiano potuto operare tranquillamente a danno dell’economia reale, vale a dire del lavoro delle imprese e dei cittadini.Il sistema dei partiti comincia a rendersi perfettamente conto del pericolo che la crisi di Banca delle Marche rappresenta per la propria continuità di potere: lo dimostra, come ultimo esempio, la quasi esilarante intervista di un esponente dell’establishment marchigiano, nonché senatore della Repubblica, il quale commenta come segue gli ultimi eventi:”Banca Marche ha quasi una funzione sociale nella nostra regione, mi verrebbe da dire istituzionale. Questo significa che i comportamenti debbono essere adeguati. Quindi adesso bisogna comprendere bene ciò che è successo durante la gestione passata. Bisogna capire bene dove sono stati commessi gli errori e perseguire i responsabili. Parlare genericamente di “politica” non ha senso, non aiuta a individuare le responsabilità”.La linea adottata è dunque ben chiara: evitare ad ogni costo il naturale collegamento con il potere politico locale. Anche se subito dopo il senatore è costretto a toccare la questione, ovviamente e del tutto politica, delle Fondazioni bancarie che anche qui, dal 1994, rappresentano la stanza dei bottoni di Banca delle Marche, dato che controllano il 55% del pacchetto azionario globale e tutte le nomine dei vertici dell’istituto. Per cui sorge spontanea la domanda: ma non è allora invece proprio “politica” la principale responsabilità di quanto accaduto, o lasciato accadere? Vogliamo essere ancora più precisi: non è responsabilità specifica dei partiti che hanno espresso i vertici delle Fondazioni quello che è accaduto o che si è lasciato accadere?A questo punto, la tattica dell’establishment è chiamare in soccorso, come già avvenuto a livello nazionale, i cosiddetti “tecnici”, in questo caso un accademico di chiara fama che, a suo dire, è stato richiesto di intervenire per iscritto addirittura dal presidente della Regione. Un accademico che, per di più, è ora presente anche nel consiglio di amministrazione della Banca delle Marche: situazione del resto molto frequente nel sistema italiano, in cui evidentemente non ci si pone il problema dell’opportunità del fatto che chi, con ogni garanzia di indipendenza, dovrebbe fare ricerca e analisi scientifica sia invece allo stesso tempo fra gli amministratori di aziende su cui quella ricerca e quell’analisi dovrebbero concentrarsi, nel solo interesse di verità e scienza.L’accademico di turno se la cava benissimo, del resto, con un’analisi che anche in questo caso farebbe sorridere, se non venisse da un esimio docente universitario: la Banca delle Marche va male perché tutte le banche italiane vanno male. Sì, è vero che Banca delle Marche ha un risultato peggiorativo di ben 6,5 volte superiore al previsto, rispetto ad una media dell’1,5 a livello nazionale, ma ciò dipende senza dubbio da una sfortunata serie di fattori negativi.ù”Le esorbitanti perdite su crediti vanno interpretate – aggiunge il professore – come una profondaazione di risanamento che ha creato le premesse per la messa in sicurezza e il rilancio consistente e sostenibile di BM. Lo slogan che mi viene alla mente è “non gettare via il bambino con l’acqua sporca”. Questa azione di pulizia e di selezione tra ciò che non ha funzionato e ciò che funziona va vista in prospettiva con fiducia e sostegno da parte di tutti i portatori di interessi della banca. Vanno opportunamente vagliate le responsabilità di ciò che non ha funzionato, ma sapendole circoscrivere entro i precisi confini di ciò che è individuabile lasciando eventualmente questo compito alle sedi competenti”. Anche in questo caso, ci si limita quindi ad un filosofico “chi ha dato ha dato, chi ha avuto avuto”, senza che l’impulso alla conoscenza ed alla verità ponga altri problemi allo studioso: l’essenziale è circoscrivere il problema e confortare la pubblica opinione sull’eccellenza del sistema. Né più né meno del senatore poc’anzi citato.Da un docente di economia politica avremmo sperato qualche approfondimento in più, per esempio, su quali siano le ragioni di un -75% sulla raccolta dalla clientela large corporate, che ha comportato una riduzione di 679 milioni di euro di fatturato; sulle ragioni e sugli effetti di una strategia di credito che concentra il 48,3% dell’accordato sul 3,5% dei clienti; su quale sia la relazione fra le cosiddette “rettifiche di valore per il rischio creditizio”, con cui a bilancio si giustifica l’enorme perdita di esercizio, e le singolari vicende che stanno arrivando agli onori della cronaca. Vicende che hanno portato, a quanto pare, in un crescendo rossiniano, ad una serie di esposti da parte della nuova direzione di Banca delle Marche nei confronti di ben sedici società e gruppi, primari clienti dell’istituto, esposti scaturiti, così dice cautamente la stampa locale, in relazione a “presunte anomalie riscontrate nel sistema di istruttoria, erogazione, gestione e controllo del credito ed all’analisi delle eventuali responsabilità dei precedenti dirigenti apicali della banca”.In soldoni anche i non-professori possono capire che la perdita di 526 milioni (in realtà di oltre 650 milioni, contando anche l’azzeramento dell’utile della gestione 2011) così determinatasi è, in qualche modo e misura, in relazione con una condotta non propriamente trasparente ed illuminata da parte della banca. Condotta che, anche solo stando alle indiscrezioni su talune operazioni dell’ex direttore generale Massimo Bianconi riprese dalla stampa nazionale, è stata originata ai massimi livelli della banca. Per tacere di tutta una serie di presenze non propriamente qualificate negli organi direttivi, delle quali un pesante intervento di Bankitalia del settembre 2012, oltre a somministrare una severa multa, ha chiesto l’immediata sostituzione.Rispetto a tutto questo, ci sembra quindi davvero difficile pensare che “la politica” possa chiamarsene fuori, semplicemente facendo appello ai tecnici; così come che i tecnici possano semplicemente appellarsi alla crisi generalizzata del sistema bancario mondiale, in una catena di scaricabarile che non fa onore né ai politici di lungo corso né agli accademici di alto bordo.Troppo facile per la “politica” chiamarsi fuori anche dalle altre conseguenze, di carattere più ampio, per esempio in termini di effetti sul patrimonio delle tre fondazioni bancarie (Pesaro, Macerata, Fano), patrimonio che, come sappiamo, è di interesse collettivo – dato che è stato costruito con più di cento anni del lavoro dei cittadini marchigiani: un patrimonio la cui amministrazione è da tempo affidata proprio al sistema politico, vale a dire al sistema dei partiti. La perdita in questione, infatti, eguaglia quasi i 687 milioni di euro di valore delle quote azionarie delle tre fondazioni che detengono la maggioranza del capitale della banca: un dato abbastanza impressionante.Ma non basta. Scopo dell’articolo del ricordato docente universitario, infatti, è lanciare un accorato appello al coraggio degli imprenditori marchigiani a seguito della nuova, urgente richiesta di capitali con cui sostenere il patrimonio di Banca delle Marche: appello che pare ad oggi non avere raggiunto nemmeno lontanamente l’ammontare deliberato col “piano industriale” approvato ai primi di agosto, che esige l’apporto di ben 300 milioni di euro entro la fine del 2013. Alla luce di quanto accaduto, quali garanzie di trasparenza, indipendenza e autonomia questa classe dirigente intende offrire a quegli imprenditori che avessero il coraggio e la determinazione di intervenire? Chi ancora, tra le imprese e i risparmiatori del territorio marchigiano, può affidare il proprio denaro ad un sistema di gestione controllato da una “politica” che ha fatto così scadente e sospetta prova di sé?Senza dimenticare il fatto che, nello stesso “piano industriale”, il previsto risparmio di 120 milioni di euro di costi di funzionamento dell’istituto comporterà in pratica anche robusti tagli ai ben 3.000 dipendenti, forse cresciuti troppo rispetto a quello che la banca poteva effettivamente permettersi. Riuscirà il sistema di potere locale a far digerire alle organizzazioni sindacali, per altro abbastanza facilmente addomesticabili, i tagli al personale che dovranno sicuramente essere praticati in velocità?Sono quindi ben chiare le ragioni per cui la vicenda di Banca delle Marche è diventata negli ultimi mesi una questione strategica per la difesa del potere locale dei partiti marchigiani, per i quali rappresenta uno strumento fondamentale di quella che Michel Foucault chiamava la “microfisica del potere”, vale a dire il modo con cui concretamente il potere agisce sulla gente nella vita quotidiana della comunità.Proprio analizzando questa “microfisica”, si vede bene come non sia affatto qualunquistica la generale insoddisfazione che va crescendo anche nelle Marche nei confronti del sistema di potere dei partiti: gli operatori economici che lavorano, rischiano e producono, hanno ormai chiarissima percezione del danno che quotidianamente produce la patologica commistione fra interessi economici e amministrazione politica che caratterizza il sistema partitocratico, bene evidenziata non solo dal caso Banca delle Marche, ma anche da quelli più noti del Monte dei Paschi e dello “scandalo Ligresti”, solo per citare i più recenti.Sarebbe un serio problema per la sclerotizzata classe dirigente marchigiana se la gente cominciasse a reclamare un modello di organizzazione sociale nel quale fosse impedito alle forze finanziarie di acquisire potere politico e ai partiti di influenzare in modo determinante le scelte economiche. Eppure se non si arriva a questo passo decisivo, la malattia profonda della società italiana continuerà ad erodere, oltre che quelle economiche, le sue risorse più importanti e, ci si lasci dire, determinanti: la voglia di costruire non per se stessi ma per il futuro del nostro Paese.
Persichetti cosa ne pensa di questo articolo?Di cosa si tratta,illazioni,pessimismo ingiustificato,resa dei conti?Lui che M non è’ ne’ una marionetta ne’ un pupatr. non ci vede niente di male che una banca gestita da fondazioni,politica ed incapaci che dovrebbe dare supporto alla imprenditoria locale( la mitica banca del territorio..) per salvarsi ha bisogno dell’aiuto degli stessi imprenditori che da lei avrebbero dovuto trovare sostegno?Nessun commento sulle centinaia di milioni di euro che le fondazioni hanno sperperato ai danni dei cittadini?E’ lecito o no chiedere almeno per il futuro Cher il Nepal stermini tutte le persone e le istituzioni che hanno provocato questo disastro?Guardate su you tube VIDEO GAZZANI ASSEMBLEA CARIMA,poi vediamo chi è’ la marionetta ,chi il puparo,chi è’ in buona fede e chi difende posizioni e situazioni indifendibili…
….cmq ora tutti a mettersi da parte delle vittime……anche i sindacati sono dei pirla……gia nel 2007 il piano prevedeva dei tagli per rimanete autonomi……..dove sono stati i tagli dei costi??? pero niente da fare tutti li a sfruttare la banca……. mo che la pacchia e finita a rimeterci sono solo gli azionisti……. e chi ancora predica non ci ha rimesso un solo euro!!!!
sapete che vi dico !!!!! non c’e da fidarsi piu’ di nessuno , iniziamo a metterli come si suol dire “sotto il mattone .
@ Regione Marche
Io, da anni, continuo invece a chiedermi perchè, quando avvennnero le fusioni/inglobamenti un gigante regionale poi decida di condividere il potere con degli gnomi.
Non sono mai stato bravo in mantematica ma se io valgo 70 (e tu 30) non comprendo perchè poi si debba decidere 50/50, ed addirittura molti dei posti di vertice (direttori, uffici, filiali, ecc.) non restano a casa tra i maceratsi ma vengono acquisiti da altri…