Banca Marche, le azioni sotto 0.3
Le incertezze che pesano sul futuro

Preoccupazione per il deprezzamento dei titolo, le voci sul valore complessivo dell'istituto e le pessime notizie sui crediti deteriorati. Giro di boa sarà l'aumento di capitale

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La sede di Banca Marche di Fontedamo a Jesi

di Marco Ricci

Distratti dagli ombrelloni e dal mare, i piccoli azionisti al ritorno dalle vacanze hanno trovato una sorpresa poco gradita. Il titolo di Banca delle Marche è scivolato all’ultima asta di lunedì a 0.297 euro per azione. Un crollo costante durato per tutto agosto, con tre sedute che hanno deprezzato l’azione del 25% rispetto all’ultima quotazione di luglio quando le contrattazioni si chiusero sul valore di 0.4. Vanno notate due circostanze. Che tutte e tre le aste ribassiste sono state contrassegnate da scambi estremamente contenuti – tra ai 33.000 e i 57.000 euro di controvalore per asta – e dal massimo ribasso permesso sul titolo. Cioè il 10% del valore precedente. Questo significa che più o meno 120.000 euro di scambi hanno deprezzato – almeno formalmente – il complesso di azioni di Banca delle Marche per più di 137 milioni di euro.

Già preoccupati dalle voci riguardanti un possibile valore complessivo della banca intorno ai 200 milioni al momento dell’aumento di capitale – voci da cui Banca delle Marche prese immediatamente distanza con un comunicato  di smentita – alcuni azionisti temono che questa caduta possa essere in qualche modo pilotata. Di certo possiamo dire che nessuno sembra impegnarsi troppo per fermarla, viste anche le esigue cifre in gioco. Né la Banca né le Fondazioni. Ma va anche aggiunto che il valore delle azioni al momento dell’aumento di capitale verrà stabilito da un advisor. Non dalle contrattazioni d’asta che spesso riflettono poco il valore reale di un istituto di credito non quotato. Sopravvalutandolo in alcuni casi, sottostimandolo in altri. Il valore ha però anche degli effetti psicologici non trascurabili in questo momento, considerando quanto i piccoli azionisti – già sufficientemente scottati dal deprezzamento del loro investimento – temono qualche manovra speculativa sottostante. Quella che manca è dunque l’unica risposta che può diradare la nebbia e che presumibilmente verrà data a settembre. Ossia, quanto vale davvero Banca delle Marche?

L’atmosfera intorno all’istituto di credito è ovunque ancora legata all’incertezza. Le pessime notizie sui crediti deteriorati e sui 250-300 milioni di rettifiche annunciate per i primi sei mesi dell’anno in qualche modo non spingono all’ottimismo, anche se segnali confortanti cominciano ad apparire. Ma quale è la situazione reale della banca? C’è da puntare verso l’ottimismo, come indicano alcuni osservatori, o verso il pessimismo come indicano altri? Si dovrà attendere la presentazione da parte dell’istituto della semestrale il 29 luglio per avere presumibilmente qualche idea più chiara. Sperando di aver toccato il fondo del barile anche se lo scenario economico marchigiano non è certo incoraggiante per il futuro dei crediti incagliati.

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Un’assemblea dei piccoli azionisti a Jesi.

Perché poi a settembre dovrebbe aprirsi l’offerta per l’aumento di capitale. 300 milioni di euro in azioni che non si capisce ancora bene chi possa coprire. La cordata locale coordinata dall’avvocato Tanoni non si sa ancora quanto sia concreta o meno. Quanto effettivamente abbia raccolto almeno in intenzioni e quanto raccoglierà. Anche questa è una situazione di incertezza palpabile che si aggiunge ad una seconda incertezza. Stante il fatto che gli imprenditori locali non copriranno l’intera somma volendo essi stessi ricoprire un ruolo sussidiario a quello che fu delle Fondazioni, chi metterà il resto? I piccoli azionisti? Qualche gruppo bamcarop? L’avvocato Tanoni si era dato una settimana per raccogliere almeno cento milioni. Forse per chiarezza è ora di domandarsi a che punto effettivamente si sia, verificando gli impegni presi e sgombrando la scena da ulteriori dubbi che in questo momento non fanno bene alle prospettive della banca.

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Giuseppe Grassano

Incertezza c’è anche su chi sostituirà Giuseppe Grassano, il consigliere della Banca in quota Fondazione Carima dimessosi rumorosamente poche settimane fa. Del nome che verrà cooptato in Cda non si ha al momento notizia, come non si sa nulladegli esposti che Banca delle Marche ha inviato alla Procura della Repubblica di Ancona. Anche l’effettivo concretizzarsi della revisione del piano industriale in termini di cessioni e dipendenti interessati rimane ancora vago. Gli interventi, lo ricordiamo, dovrebbero interessare una cinquantina di sportelli Bdm, la Cassa di Loreto, l’esternalizzazione del Ced per un numero di dipendenti che in un modo o nell’altro dovrebbero uscire dal gruppo – immaginando due o trecento prepensionamenti – dovrebbe arrivare a 700.

I mesi che verranno, a partire dalla prossima presentazione della semestrale, saranno per forza di cosa chiarificatori. Entro fine anno dovrà andare in porto l’aumento di capitale, il vero giro di boa per Banca delle Marche che spazzerà molte delle nebbie che velano l’orizzonte.

 

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