Banca Marche e le sue controllate, Carilo e Medioleasing, avrebbero rescisso tutti i contratti con Seba, la società di servizi bancari attualmente di proprietà di una cooperativa di Senigallia. L’interruzione dei rapporti con la società che ha attualmente ventisei dipendenti segue una simile azione che l’istituto di credito marchigiano aveva intrapreso il 24 marzo, quando tra gli altri aveva rescisso con Seba il contratto (leggi l’articolo). Da quanto riportano i lavoratori della Seba, Banca Marche avrebbe giustificato l’azione per l’interruzione del servizio di corrispondenza dovuto allo sciopero messo in atto dagli stessi dipendenti nei giorni scorsi. I lavoratori, dal canto loro, rivendicano che il servizio era vincolato da norme diverse da quelle dei servizi bancari e che dunque non avrebbero né avuto l’obbligo del preavviso né il servizio rientrava nella casistica dei servizi minimi garantiti.
Già nei giorni scorsi Banca Marche aveva spostato ad una società emiliana, la caricese, la lavorazione degli assegni. Secondo l’istituto per avere dei contratti di backup temporanei non sapendo per quanto tempo i lavoratori Seba sarebbero rimasti in sciopero. I dipendenti della società marchigiana, al contrario, ritengono che l’istituto avesse già deciso di interrompere i contratti con Seba, giudicando in qualche modo strumentale l’ultima iniziativa dell’istituto di credito. Domani, in ogni caso, i lavoratori Seba incontreranno l’Assessore al lavoro della Regione Marche, Marco Luchetti, oltre ad un sit in davanti al teatro alle Muse di Ancona dove si svolgerà un dibattito sul futuro di Banca Marche, presenti oltre alle rappresentanze sindacali anche il governatore Spacca.
La questione Seba sta dunque terminando nel peggiore dei modi per i lavoratori, considerando come i vertici dell’istituto di credito sembrerebbero aver perso fiducia nei confronti della società. La prima rescissione dei contratti nasce infatti da un decreto ingiuntivo di pagamento – pari a oltre mezzo milione di euro – che la Fitist, società specializzata in sicurezza e trasporto valori, ha presentato nei confronti della Seba per cui svolgeva l’effettivo servizio. Un inadempimento da parte della Seba che avrebbe portato la stessa Fitist a disdire il contratto con la società con sede a Jesi e che, a sua volta, avrebbe sostenuto di essere in difficoltà per mancati pagamenti dovuti a Banca Marche. Per Banca Marche però non sarebbero andate così e nella comunicazione inviata alla Seba, l’istituto avrebbe rivendicato non solo di aver sempre pagato il servizio ma anche di aver vincolato alcune somme erogate a Seba proprio ai pagamenti che quest’ultima doveva alla Fitist.
I rappresentanti sindacali di Seba avevano incontrato il primo di aprile, insieme ad alcuni lavoratori,il dg di Banca Marche, Luciano Goffi. Secondo quanto riportato dai lavoratori, Goffi si sarebbe detto sorpreso della repentina decisione di scendere in sciopero da parte del personale della SeBa, decisione che invece i lavoratori avrebbero considerato inevitabile dopo aver avuto avendo avuto notizia dal Direttore Generale della stessa Seba che l’azienda, a seguito del recesso del contratto di Trasporto e Contazione Valori da parte del gruppo Banche, non sarebbe più stata in grado di far fronte agli stipendi e di fatto poteva considerarsi chiusa. Durante l’incontro Goffi avrebbe manifestato d perplessità sulla gestione della SeBa da parte del gruppo Kgs, mentre i lavoratori avrebbero fatto notare che fino al 2011 chi si era occupato direttamente della vendita, con delega di tutte le banche socie, fu l’allora vice direttore di Banca Marche e Amministratore Delegato della SeBa, Dell’Acquila. Secondo i lavoratori Goffi sarebbe stato irremovibile, a causa della situazione economica della banca, nei confronti della possibilità che l’istituto possa prendersi carico 26 lavoratori della Se.Ba. avendo al suo interno un gran numero di esuberi. “Ciò che veramente ci ha sorpreso – hanno scritto ieri i lavoratori – è la decisione presa dagli amministratori dell’istituto di Credito di spostare tutte le lavorazioni in un altro centro servizi, la Caricese di Bologna e questo dopo un solo giorno di sciopero e senza nessun accordo sindacale interno. La prontezza con cui il Service dell’Emilia Romagna ha provveduto a sostituire il servizio SeBa ci fa pensare che probabilmente il progetto fosse pronto da tempo”.
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