“Sconcerto. Sconcerto che – dopo la nostra smentita del 24 luglio alle notizie apparse sulla stampa marchigiana di un possibile interesse di Coop Adriatica per l’aumento di capitale in Banca delle Marche – oggi sia ancora necessario smentire. Coop Adriatica non ha alcun interesse per Banca delle Marche.” Queste le parole di uno degli uffici stampa della grande cooperativa alla nostra verifica di quanto circolante oggi circa la possibile sottoscrizione all’aumento di capitale di Banca delle Marche per un valore di 50 milioni di euro. Notizie che già stamattina avevano lasciato perplessi alcuni importanti referenti regionali del mondo LegaCoop che, da noi interpellati, si sono detti all’oscuro dell’eventuale operazione e quindi non in grado né di confermare né di smentire notizie di cui non erano a conoscenza e di cui non riuscivano loro stessi a trovare conferma. Così, mentre prosegue il tentativo di far crescere la “cordata locale”, non tutte le indiscrezioni che trapelano sui possibili sottoscrittori sembrano avere riscontro. Coop Adriatica, a questo proposito, ha anche diramato nella giornata di oggi un secco comunicato ufficiale di smentita. “In merito a quanto riportato da alcuni quotidiani marchigiani”, si legge, ” la Cooperativa non è interessata a partecipare a operazioni di ricapitalizzazione dell’istituto di credito Banca delle Marche.”
Nel frattempo ieri è stato inviato un comunicato a firma Fabi e Uilca non proprio tenero nei confronti dei “quotidiani locali” e della “cronaca nazionale.” Le due rappresentanze dei lavoratori sottolineano “un’osservazione ossessiva verso i crediti deteriorati riferiti ai grandi rischi” che ignorerebbe completamente “la qualità della restante attività bancaria, denigra le professionalità interne ed annienta lo sforzo quotidiano di tutti i nostri colleghi.” Fabi e Uilca dichiarano inoltre di non voler più “sentir narrare solo di indagini in corso, di responsabilità passate, di giustizialismo improvvisato, di prospettiva pregiudicata”, intenzionati a voler sentir parlare dei punti di forza dell’istituto di credito e di prospettive future. Inoltre, continua il comunicato, le due rappresentanze vorrebbero “ancora credere che quanto fin qui letto sia imputabile alla casualità degli eventi, all’emotività timorosa, allo smarrimento istituzionale, alla mancanza di coordinamento ai livelli più alti della responsabilità aziendale, ma l’assiduità e l’insistenza della cronaca, quasi fosse una campagna mediatica orchestrata, insinuano inquietanti dubbi alternativi.” Infine Fabi e Uilca invitano i vertici aziendali a comunicare l’immagine autentica e vera della banca.
A questo punto ci permettiamo una precisazione, senza ovviamente entrare nel merito delle dichiarazioni di chi giustamente si deve preoccupare dei dipendenti del gruppo. E’ evidente che le cronache relative al passato possano tendere ad oscurare i passi avanti fatti dall’istituto e di cui CronacheMaceratesi ha sempre dato il dovuto conto, non ultimi i dati positivi illustrati dal direttore Goffi sulla raccolta retail. D’altra parte, proprio per fornire un’informazione completa, non possiamo evidentemente sottrarci al dovere di illustrare anche quegli aspetti del passato di cui veniamo a conoscenza e che rischiano ancora oggi di produrre i loro effetti negativi sull’andamento di Banca delle Marche. Questo in particolare nel momento in cui da più parti viene richiesto anche ai piccoli azionisti e ai risparmiatori un rinnovato impegno nell’istituto di credito. Crediamo che solo con un’informazione il più possibile completa, corretta e senza censure, ciascuno sia poi in grado di farsi una propria e autonoma opinione.
Intanto è apparso ieri un duro articolo sul ilSole24Ore (leggi qui) – stigmatizzato tra le righe anche da Fabi e Uilca – su Banca delle Marche. A firma Fabio Pavesi, l’articolo afferma che “la pulizia dei crediti deteriorati non è affatto completa”, il che creerebbe una lacerazione tra gli azionisti di controllo ma anche tra le decina di migliaia di piccoli soci. Banca Marche viene dunque descritta come un “pozzo senza fondo” in cui potrebbe precipitare anche il prossimo aumento di capitale. Secondo l’analisi dei bilanci effettuata da Pavesi, il 20% dei crediti effettuati dalla banca è considerato malato e vale ben il 270% del capitale della banca.” Una situazione che, secondo l’autore dell’articolo, renderebbe molto concreto il rischio “di veder sfumare anche questi quattrini,” intendendo come quattrini i 400 milioni di euro di aumento di capitale. Oggi inoltre ilSole24Ore ironizza sui sindaci e sui revisori contabili di Banca delle Marche. E in particolare sulla Pricewaterhouse Coopers che “ha sempre dato l’ok ai bilanci. Dal 2010 al 2012″, prosegue il trafiletto, “controllare i bilanci è valso alla blasonata società di revisione quasi 1,4 milioni di euro. Non male per non vedere nulla.”
Dall’altro lato dello schieramento sindacale, Fisac-Cgil, Fiba-Cisl e Dircredito hanno rivendicato ieri le motivazioni che hanno spinto le tre rappresentanze ad indire una giornata di sciopero per il 30 agosto, dopo aver subito il duro attacco di pochi giorni fa da parte di Fabi e Uilca, queste ultime non convinte della necessità attuale di procedere allo sciopero. “Uno sciopero per dire un no forte, deciso e convinto al piano industriale dei vertici di Banca Marche”, recita il comunicato, “Un progetto che penalizza e non rilancia l’istituto, vende pezzi pregiati della struttura, depotenzia nel complesso la Banca e ne mette a serio rischio l’autonomia”. Fisac-Cgil, Fiba-Cisl e Dircredito hanno inoltre preparato un calendario di Assemblee con i lavoratori del gruppo Bdm, proprio in vista dello sciopero di fine agosto. Per i lavoratori di Macerata e Fermo la relativa assemblea si terrà lunedì 26 Agosto a Macerata, dalle 8,15 alle 10,30, presso la Sala ex Area Territoriale.ù
I tre sindacati, nel loro comunicato, hanno ribadito in 700-800 il numero dei lavoratori che saranno presumibilmente interessati dalla ristrutturazione del gruppo Banca delle Marche, come avevamo già indicato in passato (per altri dettagli sul piano industriale leggi qui). 300 lavoratori dovrebbero infatti ricadere nei prepensionamenti immaginati dalla direzione e per i quali verrà attivato il fondo di solidarietà, mentre ulteriori 400 dipendenti – i lavoratori della Cassa di Risparmio di Loreto e quelli dei circa 50 sportelli rientranti nelle previste cessioni di asset – potrebbero essere in via di uscita dal gruppo, assorbiti dai futuri acquirenti. Oltre alla Popolare di Vicenza – di cui oggi è andato a buon fine l’aumento di capitale e la sottoscrizione di un prestito obbligazionario convertibile per complessivi 506 milioni di euro, con richiesta superiore all’offerta – a proposito degli asset di Bdm ci sono sempre sul campo gli interessamenti della Fondazione Carima e della Cassa di Risparmio di Fermo.
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“Non vogliono più sentir narrare di responsabilità passate, di giustizialismo improvvisato…”
Ma questi sindacati che mestiere fanno, quello di difendere i lavoratori o i padroni (fra poco ex)? Lo sanno chi ci rimetterà in tutta questa storia torbida? Si, forse anche loro, assieme ai lavoratori, anche quelli che non rappresentano. Dipendenti, i ‘gialli’ sono in mezzo a voi!
In quanto alla ‘cordata’: è di imprenditori o di millantatori?