Bdm, approvato il piano industriale
Nuove rettifiche per 250-300 milioni

Dai primi dati della semestrale risultati peggiori del previsto. Ma secondo Banca delle Marche questo non dovrebbe pregiudicare il ritorno all'utile nel 2015. Confermati contenimento del personale, semplificazione organizzativa e la cessione di asset non strategici

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La sede di Banca Marche di Fontedamo a Jesi

La sede di Banca Marche di Fontedamo a Jesi

di Marco Ricci

Le nuove rettifiche sui crediti vanno al di là degli scenari che si immaginavano, rilfettendosi così in “un probabile scostamento negativo del risultato” semestrale rispetto alle previsioni di Banca delle Marche. Queso significa una chiusura in passivo della semestrale con numeri più elevati di quanto immaginato. Il comunicato diramato oggi dall’istituto parla infatti di “rettifiche nette sul portafoglio crediti stimabili, a livello di gruppo e con riferimento al primo semestre del 2013, in un valore compreso fra 250 e 300 milioni di euro (+25 / 30% rispetto alle previsioni iniziali), con riflessi sia sul livello di redditività netta sia sui livelli di patrimonializzazione. l’impatto di tali rettifiche”, afferma Bdm, “era già stato fattorizzato nell’ambito del piano di patrimonializzazione a suo tempo deliberato dal Consiglio.”

Secondo la Banca, che sarà dunque costretta a nuovi accantonamenti, tale scostamento è dovuto “sia a causa della perdurante rischiosità dei prenditori, sia delle prudenti valutazioni dei crediti deteriorati”, con l’aggiunta della difficile congiuntura economica che “continua a riflettersi sul deterioramento della qualità del credito.” Dopo anni dunque di probabile sottostima dei rischi, Banca delle Marche sembrerebbe porsi nello scenario peggiore per evitare sorprese future anche se alcuni fattori, quali appunto la crisi economica complessiva, non sono facili da dominare. I primi numeri della semestrale presentano in ogni caso anche dati positivi. Come la crescita, già anticipata nei giorni passati dal d.g. Luciano Goffi, della raccolta da clientela che “unitamente al calo degli impieghi ” ha permesso un recupero del funding gap di quasi 1,7 miliardi.” Questo vuol dire un minore accesso alla richiesta di prestiti sul mercato interbancario controbilanciato dalla raccolta da clientela. Tali dinamiche, prosegue il comunicato, “hanno contribuito positivamente alla riduzione del rapporto di intermediazione, che si è sceso di quasi otto punti percentuali, nonostante il rimborso di 930 milioni di euro  sull’euro mercato.” Per quanto riguarda il portafogli titoli Bdm afferma che è “rimasto invariato a 3,6 miliardi di euro.”

Luciano Goffi, direttore generale di Banca delle Marche

Luciano Goffi, direttore generale di Banca delle Marche

Queste le prime informazioni comunicate da Banca delle Marche a seguito del Cda che si è svolto oggi nella sede di Fontadamo. All’ordine del giorno, oltre alle stime sulla chiusura semestrale che verrà discusta il 29 di agosto, anche l’approvazione della revisione del nuovo piano industriale 2013-2016. che sarebbe dovuto essere deliberato già dallo scorso Cda del 25 luglio. Confermate le macro aree di intervento: revisione e semplificazione dell’assetto organizzativo aziendale, interventi strutturali sui costi di funzionamento, revisione del modello di gestione del credito, rinforzi su modello e gestione del rischio e dismissioni di asset non strategici. E seppure il comunicato non entri nei dettagli, il Consiglio di Amministrazione ha deciso “interventi strutturali per una più efficiente gestione di importanti componenti di business, con implementazione prevista da qui a fine anno”. Le linee di intervento riguarderanno “la creazione di un’unità dedicata alla gestione delle posizioni immobiliari subperforming, l’attivazione di un nucleo operativo dedicato alla gestione delle posizioni a sofferenza di maggiore importo, la ridefinizione del modello di servizio e offerta commerciale del gruppo, anche attraverso lo sviluppo di canali diretti, l’attivazione di un fondo di solidarietà da sottoporre al confronto con le organizzazioni sindacali.”

Quest’ultimo punto lascia quindi intravedere l’ipotesi di prepensionamenti di cui si era già parlato a proposito della prima versione del piano dell’aprile scorso il cui numero non dovrebbe essere salito. Il comunicato parla, come già noto, di “cessione di asset non strategici.” Nelle ultime settimane  si è infatti dato per certa la cessione della Cassa di Risparmio di Loreto, banca del Gruppo Bdm per la quale è in atto una “due diligence” da parte della Popolare di Vicenza e su cui si è posato anche l’interessamento di Fondazione Carima. A questa cessione si sono aggiunte la vendita di cinquanta sporelli e l’esternalizzione del Ced.  Il numero dei lavoratori interessati – tra i presumibili 400 coinvolti dalle cessioni di asset e gli ulteriori 300 a cui si  prospettava appunto il prepensionamento attingendo al fondo di solidarietà – si era complessivamente attestato su 700. Una frazione non trascurabile rispetto ai circa 3200 dipendendi complessivi di Banca delle Marche. Il comunicato odierno non offre in ogni caso alcuna indicazione aggiuntiva, probabilmente in vista dell’incontro con i sindacati previsto per domani.

Una recente Assemblea dei soci.

Una recente Assemblea dei soci.

Il piano approvato oggi dal Cda di  Banca delle Marche prospetta anche altri interventi” per il contenimento dei costi operativi e dell’efficienza, anche attraverso la semplificazione e “l’efficientamento del gruppo.” Per quanto riguardano i costi operativi,  Bdm auspica quindi con il piano industriale di ridurre gli oneri di funzionamento “per circa 120 milioni di euro ” con una riduzione del 30%. Effetti positivi che dovrebbero riperquotersi positivamente sul cost/income, uno dei principali indicatori dell’efficienza della banca.  Tale rapporto  “è previsto attestarsi nel 2016 su valori prossimi al 50%.” Verrà inoltre accelerata la semplificazione dell’organigramma attraverso “una razionalizzazione dei riporti e della profondità gerarchica”.

Rimane fermo l’aumento di capitale di 300 milioni di euro da realizzarsi entro il 31 dicembre, con “proposta di delega al Consiglio di emettere azioni e/o obbligazioni convertibili subordinate” per ulteriori 100 milioni. Il comunicato di Banca delle Marche conferma inoltre che il prestito obbligazionario upper-tier II del 20 giugno scorso – che avrebbe dovuto aumentare il Total Capital Ratio di Bdm sopra l’otto percento – è rimasto sottoscritto per soli 25 milioni. Come sappiamo tale sottoscrizione è ripartita tra la Fondazione di Pesaro (10 milioni) e quella di Jesi (15 milioni). Nè Fondazione Carima né Intesa San Paolo – altri importanti azionisti – hanno sottoscritto il prestito. Al momento non è noto quale sia il valore di tale importante parametro.

Nonostante quindi le rettifiche superiori neppure di poco al previsto, “gli obiettivi di equilibrio industriale nel 2014 e i risultati stabilmente positivi nel 2015” non  verrebbero intaccati. Viene anche confermato il raggiungimento “quanto prima di un livello Core Tier 1” superiore al 7%, con un target all’orizzone superiore all’8%. Questo parametro  indica l’adeguadezza del capitale della banca rispetto alle erogazioni e la sua crescita sottintende una maggiore sicurezza dell’istituto. Uno scenario quindi presentato oggi  sicuramente difficile. Con dati alternanti ma che nel complesso, secondo Banca delle Marche, non dovrebbe pregiudicare il ritorno all’attivo nel 2015, ferma restando la complessità dello scenario economico attuale della regione e del paese. Si conferma comunque sempre più l’urgenza dell’aumento di capitale, oltre ad immaginare un inasprimento della politica di ristrutturazione del gruppo.

 



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