Banca Marche, da fine ottobre
l’amministrazione straordinaria
Continua il commissariamento

L'ANTICIPAZIONE - Alla scadenza della gestione provvisoria Banca d'Italia rimarrà in BM. Al Ministero dell'Economia la richiesta di scioglimento degli organi amministrativi e di controllo. Molto probabile la conferma dei commissari Feliziani e Terrinoni. Nessuna nuova criticità alla base della scelta

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La sede romana di Banca d'Italia (Fonte: wikipedia.org)

La sede romana di Banca d’Italia (Fonte: wikipedia.org)

di Marco Ricci

Stante la conclusione della gestione provvisoria prevista per la fine di ottobre, al Ministero dell’Economia e delle Finanze sarebbe pervenuta la richiesta di Banca d’Italia per la messa in amministrazione straordinaria di Banca Marche con il conseguente scioglimento degli organi amministrativi. È pertanto da attendersi il commissariamento dell’istituto di credito per la fine del mese, appunto quando scadranno i due mesi non rinnovabili di gestione provvisoria che dal 30 agosto ha posto alla guida dell’istituto di credito Giuseppe Feliziani e Federico Terrinoni. Appare piuttosto probabile che i due commissari possano essere riconfermati da via Nazionale per proseguire il lavoro intrapreso in questi mesi. Un’attività che, secondo quanto scritto nel comunicato diramato al momento del loro insediamento alla fine di agosto, ha “il compito di condurre l’attività aziendale secondo criteri di sana e prudente gestione; dovrà inoltre individuare le necessarie iniziative di rafforzamento patrimoniale, al fine di completare l’azione di risanamento già avviata dalla banca.”

Non ci sarebbero dunque particolari nuove criticità a portare alla vera e propria amministrazione straordinaria di Banca Marche, quanto piuttosto quelle motivazioni tecniche che impediscono di proseguire con la gestione attuale, al fine di perseguire gli obiettivi che si erano dati i commissari Feliziani e Terrinoni al momento del loro insediamento. Non era difatti immaginabile che in soli due mesi si potesse giungere all’aumento di capitale e alla risoluzione delle criticità della banca. Rimane pertanto l’impressione che Banca d’Italia abbia seguito un approccio soft prima di arrivare alla decisione attuale.

Rainer Masera e il direttore generale di Banca Marche Luciano Goffi

Rainer Masera e il direttore generale di Banca Marche Luciano Goffi

Bankitalia resterà così con tutti e due i piedi ben saldi all’interno dell’istituto di credito. Una scelta che in passato ambienti vicini a via Nazionale avevano indicato come di sicurezza e garanzia non solo per l’operatività di Banca Marche ma anche per i clienti e i dipendenti, allontanando allo stesso tempo l’idea di qualsiasi ipotesi catastrofica. E’ immaginabile, tra le altre motivazioni della decisione, che Banca d’Italia non abbia valutato positivamente il comportamento degli azionisti, in particolare delle Fondazioni che, con i loro uomini nei Cda, hanno guidato l’istituto di credito fino ad agosto. Un azionariato diviso sulle scelte e forse non  in grado di governare la banca in un momento così delicato, con alcuni coefficienti patrimoniali al di sotto della soglia di vigilanza e davanti all’imminenza di un cospicuo aumento di capitale di almeno 400 milioni di euro necessario alla ripresa della piena attività dell’istituto. Nonostante le polemiche, su basi vere o false che siano, non si può certo affermare che siano state Bankitalia e la Vigilanza, accusate da alcuni di eccessivo rigore nella valutazione dei crediti, a portare Banca Marche nello stato in cui versa. Quanto piuttosto le  gestioni e gli organi amministrativi che hanno preceduto l’arrivo ai vertici dell’istituto di Luciano Goffi e di Rainer Masera. E quella governance locale che la gestione provvisoria ha già di fatto estromesso da oltre un mese da ogni decisione.

Il commissariamento, che può essere dichiarato tra le altre motivazioni per gravi perdite patrimoniali e gravi irregolarità amministrative, avviene secondo gli articoli dal 70 al 75 del Testo Unico Bancario. Ciò comporta appunto la richiesta di Banca d’Italia al Ministero dell’Economia e delle Finanze che dispone lo scioglimento degli organi amministrativi e di controllo fino ad ora unicamente sospesi dalla gestione provvisoria. Una volta emanato il decreto dal Mef, entro 15 giorni via Nazionale deve individuare i commissari e un comitato di sorveglianza composto da tre a cinque membri.  Il periodo di commissariamento, normalmente di un anno, è prorogabile per ulteriori otto mesi. I commissari incaricati eserciteranno le funzioni e i poteri di amministrazione della banca, con il ruolo di pubblici ufficiali. Previa autorizzazione di Banca d’Italia possono anche esercitare un’azione sociale di responsabilità verso i membri dei disciolti organi amministrativi. Prima della cessazione delle loro funzioni si adopereranno infine perché siano ricostituiti gli organi di amministrazione ordinaria dell’istituto di credito.

Giuseppe Feliziani, uno dei due commissari di Bm (fonte youreporter.it)

Giuseppe Feliziani, uno dei due commissari di Bm (fonte youreporter.it)

Una soluzione, quella messa in campo da via Nazionale, che da una parte solleverà inevitabilmente qualche malumore tra gli azionisti e tra coloro che rivendicano al territorio le scelte da effettuare, come ad esempio hanno più volte sottolineato anche alcune rappresentanze sindacali. Ma che dall’altra parte potrebbe rassicurare non solo i piccoli azionisti ma anche parte dei dipendenti.  Feliziani e Terrinoni – che come detto molto probabilmente resteranno alla guida di Bm anche al termine della gestione provvisoria – risultano essere  infatti piuttosto apprezzati dai dipendenti. A Feliziani, in particolare, vengono attribuite un’ottima conoscenza del mercato creditizio marchigiano e un forte sostegno alle prime file dell’istituto che operano a contatto con i clienti.

Sempre in tema di Banca d’Italia, in queste settimane hanno continuato a susseguirsi le critiche in merito alla quantità di accantonamenti che ha effettuato nell’ultimo anno Banca Marche, da molti come detto ritenuti eccessivi e basati su criteri troppo rigorosi. Avevamo già scritto di come la Vigilanza riterrebbe adeguate le valutazioni imposte dal presidente Masera e dal dg Goffi sullo stato dei crediti e sulle garanzie. A questo riguardo si è appreso che le ultime rettifiche comunicate dall’istituto tra giugno e luglio, e passate da 250 a 450 milioni di euro in un solo mese, non sarebbero dovute all’introduzione di criteri più stringenti dei precedenti. Quanto ad una nuova più attenta valutazione di situazioni già emerse, sia in merito alla criticità del credito che del valore effettivo dei beni dati a garanzia. E’ inutile sottolineare a questo proposito la complessiva difficoltà dell’economia marchigiana e del settore immobiliare in particolare.

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