di Marco Ricci
La riunione dell’Organo di Indirizzo della Fondazione Carima di oggi pomeriggio ha approvato il bilancio di esercizio 2012 che si è chiuso, seconda la bozza circolante, con un avanzo di esercizio di circa 10 milioni di euro. La Fondazione, a differenza delle fondazioni di Jesi e Pesaro, ha proceduto inoltre alla svalutazione delle proprie azioni di Banca delle Marche per un valore pari a circa 32 milioni di euro, un’operazione di svalutazione che all’interno della Fondazione viene definita “di correttezza contabile.” Il patrimonio netto si abbassa quindi a circa 236 milioni di euro, in calo di circa 28 milioni rispetto al 2011. Il bilancio in ogni caso appare sano considerando che lo stesso avanzo di esercizio, in risalita dal 2011, è in linea con gli anni precedenti. Va segnalata inoltre una crescita di circa l’otto per cento (+1,4 milioni) dei fondi per l’attività di Istituto che passano così da 16 milioni di euro a 17.5, nonché un incremento del fondo rischio ed oneri per una cifra vicina a 0,5 milioni di euro.
La convocazione di oggi doveva anche nominare il nuovo membro all’Interno del CdA della Fondazione in sostituzione dello scomparso Roberto Massi. E’ stata invece fumata nera perché il punto all’ordine del giorno è stato rinviato a martedì 7 maggio. La scelta del nuovo componente del Consiglio di Amministrazione avviene in una situazione definita “estremamente inusuale”. Uscendo dal linguaggio diplomatico, ha fatto scalpore l’auto-candidatura di uno dei suoi membri, Enrico Marcolini, a ricoprire all’interno della stessa Fondazione il posto nel CdA che fu di Roberto Massi attraverso una sua lettera inviata agli altri componenti dell’Organo di Indirizzo. Enrico Marcolini – portavoce marchigiano del Forum Terzo Settore, già presidente Regionale e provinciale dell’Associazione Volontariato Marche e per diversi anni responsabile del Centro di ascolto e di prima accoglienza della Caritas Diocesana di Macerata nonché socio della Comunità di Capodarco – nella sua missiva, oltre ad esprimere la propria candidatura, sottolineava per la Fondazione il ruolo di “preziosa infrastruttura immateriale di un sistema economico e sociale pluralistico che non attribuisce esclusivamente all’amministrazione pubblica la responsabilità di perseguire il bene comune”, ribadendo come per la Fondazione Carima sia “auspicabile perseguire la collaborazione e l’alleanza con il mondo del volontariato e del terzo settore, reputandolo un partner strategico per il perseguimento delle proprie finalità istituzionali”, aprendo “a soggetti che possano rappresentare le istituzioni, il Terzo Settore, la società civile e l’associazionismo in genere.”
Candidatura “inusuale” quella di Enrico Marcolini che, prima della riunione di oggi, sembrava aver raccolto sei o sette delle nove adesioni necessarie all’interno dell’Organo di indirizzo, un numero al momento non sufficiente per andare oltre. Anche se non sarà della partita, il gesto di Marcolini ha incrinato l’unanimismo con cui spesso sono state effettuate alcune scelte creando non poco scompiglio. Il suo, assieme ai firmatari della candidatura, è sembrato più che altro un tentativo di allargare gli orizzonti della Fondazione rispetto all’accusa di auto-referenzialità rivoltale di tanto in tanto. Anche se l’ex vicesindaco socialista di Macerata non può definirsi certo un uomo completamente “nuovo”, ha posto con la propria candidatura non tanto una questione personale quanto di prospettiva, di rinnovamento e di apertura ad “intelligenze nuove” di un ente che egli stesso reputa “vitale” non solo per la vita democratica ma per l’intera collettività. Marcolini dovrebbe dunque ritenersi il condensato di opzioni di rinnovamento anche di fronte alle possibile nomina nel CdA del civitanovese Francesco Sabatucci, stabilmente nel gotha di coloro che contano in Provincia e a tutt’oggi ancora l’opzione più probabile per l’ingresso nel CdA. Sempre secondo Marcolini, davanti a una Chiesa che si apre ad un uomo “venuto dalla fine del mondo”, la necessità di trasparenza nella gestione della Fondazione non è più conciliabile con scelte compiute dalle quattro associazioni di Categoria più forti: Confindustria, Confartigianato, Confcommercio e Unioni Coltivatori. Una posizione, quella di Marcolini, forte e che farà senz’altro discutere.
La riunione dell’organo di indirizzo è avvenuta in un momento particolarmente complesso nella vita di Banca Marche di cui la Fondazione, al pari della Fondazione di Pesaro, è ancora principale azionista, nonché a pochi giorni dalle dimissioni di Lauro Costa e dall’invito del Presidente regionale Spacca alle tre fondazioni perché rimangano unite.
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Marcolini rinnovamento??????????????????????
Suvvia, non scherziamo.
Marcolini???
Più noiso dell’usato…..
Azioni contro i responsabili non se ne fanno, il valore delle azioni viene ulteriormente ridotto:
va a finidre che questi pezzenti, vorranno essere pagati loro dagli AZIONISTI, SOLO PER AVERE
DISTRUTTO UNA BBANCA E TUTTI I CLIENTI. Come dovremmo definire questa gentaglia?