C’erano tutti i presupposti perché Santiago Nasar non venisse assassinato. Ma per una serie incredibile di omissioni, errori, silenzi e inspiegabili fatalità, oltre all’incredula sottovalutazione delle intenzioni criminali dei fratelli Vicario, Santiago finì spanciato davanti al portone di casa sua nel giorno della visita del vescovo. Vescovo che, come tutti immaginavano, durante quella mattinata di festa non scese neppure dal battello. Si limitò a una benedizione e a uno sguardo alla terra ferma per poi sparire senza che neppure la Divina Provvidenza fosse in seguito capace di salvare la vita del povero ragazzo.
E come nel romanzo di Marquez, ci si avvicina al commissariamento di Banca Marche dopo la risalita sul battello non di un vescovo ma del banchiere comasco Rainer Masera, il cui piede nei primi mesi d’estate tentennò non poco prima di porre l’impronta sui lidi marchigiani. I motivi di quell’incertezza sono noti. La distanza, dopo alcuni incontri chiarificatori in Banca d’Italia, tra la situazione prospettata in regione e la realtà che stava vivendo Banca Marche. E Rainer Masera rimase fortemente incerto se accettare o meno il ruolo di presidente dell’istituto offertogli dalla Fondazione di Pesaro, finché il governatore Spacca e i maggiori esponenti dell’economia marchigiana, così come la folla di Marquez ammassata sulle rive in attesa del battello vescovile, non sventolarono vessilli e bandiere con la speranza che la sacra figura toccasse miracolosamente terra. Adducendo la garanzia che le forze imprenditoriali delle Marche sarebbero state in grado di sottoscrivere una parte cospicua dell’aumento di capitale, stimato allora in almeno 300 milioni di euro. Quella stessa folla osannante che non è stata però poi in grado di compiere l’impresa. Cioè salvare la vita di Santiago Nasar dalle lame dei due maldestri e improvvisati assassini.
La situazione dell’istituto marchigiano è particolarmente seria. Ma la morte – a differenza che nel romanzo di Marquez – non è affatto annunciata. Da Banca d’Italia sembra che continuino a trapelare parole rassicuranti sul futuro dell’istituto di credito, ma l’aumento di capitale che salirà probabilmente a 500 milioni di euro lascia percepire l’estrema delicatezza e pesantezza della situazione. Nonostante questo, cioè il trovarsi davanti a uno scenario ampiamente critico, la politica, parte delle fondazioni e la società marchigiana quasi nella propria interezza non hanno mai di fatto preso o voluto prendere reale coscienza della gravissima situazione di Banca Marche. Senza il coraggio di agire di conseguenza. Limitandosi il più delle volte a tacere o a sbandierare la fatalità, la crisi, il momento temporaneo di difficoltà economica e appunto a blandire il vessillo dell’ormai epico controllo locale. Che molte responsabilità, in ciò che è accaduto, ce le ha e come.
E’ inutile nascondersi dietro la reale crisi complessiva dell’economia e dell’edilizia, come se Banca Marche di quella crisi non fosse in parte responsabile per la quantità di denaro che iniettava nel sistema nonostante nel resto del paese si usasse ormai cautela. O nascondersi dietro l’imprevedibilità del destino o la cattiveria di Banca d’Italia e della Vigilanza. Come è ingenuo coprirsi dietro a fantomatici complotti che avrebbero portato ad accantonamenti eccessivi e punitivi solo per far inghiottire Banca Marche a due soldi da qualche altro istituto di credito. Non solo i due soldi valgono adesso 500 milioni di euro che proprio due soldi non sono. Ma apparirebbe oltretutto un’operazione folle affondare l’economia di un’intera regione per permettere a un qualsiasi gruppo bancario di risparmiare qualche decina di milioni di euro. Le comunicazioni di Banca d’Italia parlano chiaro sulla situazione dei controlli e della gestione del credito che vigeva in Banca Marche. Così come parla chiaro ciò che trapela dai verbali ispettivi della Vigilanza e dalle comunicazioni dei due ex-consiglieri Francesco Cesarini e Giuseppe Grassano consegnate al momento della loro dimissioni. Come parla chiaro un perito dell’istituto di credito sulle forzature nelle valutazioni delle garanzie. E come parlano chiaro molto direttori di filiale che non solo dovettero spingere in modo molto forte i clienti a sottoscrivere l’ultimo aumento di capitale, ma che a volte si videro scavalcati in merito alle pratiche di fido. In Banca Marche i controlli non hanno funzionato. I Cda non hanno vigilato con attenzione e i loro membri spesso non erano all’altezza della situazione, come rilevò la stessa Banca d’Italia. Senza contare i conflitti di interesse che cominciano a trapelare. All’ex direttore generale Massimo Bianconi è stato permesso di accentrare su di sé e su poche altre figure di vertice un eccessivo potere. Medioleasing è stata ridotta a un pozzo senza fondo di perdite. Senza parlare di operazioni – quali quelle con i gruppi Casale, Di Gennaro e con l’altro gruppo legato a Ciro di Pietro, arrestato nel 2012 dalla squadra anticrimine organizzato di Perugia – che nel migliore dei casi non hanno alcun senso per una banca locale. Il tutto appunto, non solo nel silenzio quasi più completo ma nella minimazzione di molti. Anzi, di quasi tutti. Nonostante sulla stampa nazionale filtrassero da tempo notizie su operazioni tra familiari dell’ex-dg Bianconi e clienti di Banca Marche.
L’istituto doveva far soldi per accontentare tutti. E doveva farli girare, almeno secondo le parole di Massimo Bianconi riportate da Giuseppe Grassano, per aumentare i dividendi. Assumendo rischi fuori da ogni logica per le dimensioni dell’istituto di credito e lontani da quei criteri di sana e prudente gestione che dovrebbero contraddistinguere la direzione di una banca. Far soldi evitando spesso, attraverso operazioni tecniche dubbie come rivela anche lo studio Erede-Bonelli-Pappalardo, il superamento della soglia dei grandi rischi. Con valutazioni errate degli immobili a garanzia, con superficiali analisi dello stato delle aziende e dei mercati. 17 miliardi di impieghi, molti dei quali concentrati in regione, che rappresentano una forza economica ed un potere gigantesco. E se solo il 5% di quel denaro non fosse stato utilizzato con fini e metodologie corrette, parliamo di qualcosa come 850 milioni di euro. E se invece del 5% arrivassimo al 10%, il denaro mal utilizzato schizzerebbe a 1.7 miliardi di euro. La Procura di Ancona e le Fiamme Gialle ci diranno se, oltre a una gestione poco prudente, a scelte sbagliate, ad approssimazione e incapacità più volte rilevate anche da documenti ufficiali, dietro questi comportamenti ci fosse anche dell’altro.
In questi mesi è stato al limite dello svenevole, davanti a questo gigantesco crack non solo di una banca ma di un complessivo sistema economico-finanziario, crack sottovalutato da tutto e da tutti, assistere al vaniloquio sul controllo locale da parte di tanti che di fatto hanno avuto nelle proprie mani parte di quel controllo locale che ha ridotto pensioni, liquidazioni e risparmi di moltissimi investitori in Banca Marche a poco più di carta straccia. Senza aver mai speso troppe parole – o più che parole si potrebbe dire fatti – per porre l’attuale dg Goffi e poi Rainer Masera nelle effettive e migliori condizioni di operare. Ci sono voluti più di sei mesi per il ricambio dei vicedirettori della banca, nonostante Via Nazionale imponesse discontinuità. E la fuoriuscita di Bianconi fu tutt’altro che un’operazione facile. Con parte del Cda schierato con l’ex-dg a difesa dei fantastici ricavi degli anni passati e dell’immagine della banca. Questo prima che cominciassero a rincorrersi le voci, spesso create ad arte, sull’eccessiva severità nella valutazione dei crediti, per minare la nuova politica imposta dalla direzione di Luciano Goffi prima e da Rainer Masera poi. Intanto la cordata locale promessa allo stesso presidente Masera non riusciva a concretizzarsi mai nonostante gli annunci. Con buona pace dello stesso Presidente e di Banca d’Italia. Che cominciavano a lamentarsi, a storcere il naso e a rendersi conto che oltre le promesse poco di concreto davvero esisteva. Da qui la lettera stizzita con cui Masera si è dimesso. E se sulla concretezza della cordata locale ha evidentemente pesato anche lo scenario finanziario della banca in perenne mutamento, l’eccessiva faciloneria e il trionfalismo iniziale di un po’ tutto il sistema economico-politico regionale ha avuto le sue colpe, nel momento in cui in regione esplodeva lo scandalo biogas.
Le dimissioni a raffica di questi ultimi giorni da parte dei membri del Cda in vista del prossimo commissariamento, al di là delle motivazioni dei singoli consiglieri che possono apparire legittime o meno, hanno per l’opinione pubblica tutto il sapore di un poco eroico abbandoniamo la nave. Qualcosa nel suo complesso di non troppo decoroso per chi riveste un ruolo di resposabilità in Banca Marche, scelte che creano senza dubbio ulteriore allarme e turbamento in una comunità e in un’opionione pubblica già provata dalla vicenda. Questo senza che vi sia una sola ragione concreta per lasciare il ponte di comando, stante l’attuale sospensione degli organi della banca e il loro prossimo scioglimento. Ma anche questa è stata la governance marchigiana espressa tramite le Fondazioni e i loro rappresentanti in Cda. Rappresentanti a loro volta espressione spesso del mondo imprenditoriale, associativo ed economico di tutta la regione e che riescono a orientare le scelte delle Fondazioni stesse. Un mondo assolutamente trasversale agli schieramenti politici in senso stretto ma più legato a singoli o a più blocchi di potere. E se nel maceratese questi rapporti appaiono meno strutturati con la politica e con l’economia nel suo complesso, nel centro-nord delle Marche sembra esistere invece un intreccio più forte che in certi casi giunge ad assomigliare a un vero e proprio sistema. Con Banca Marche al centro del gioco, del potere e della politica economica.
Davvero la cordata locale, insieme alle forze politiche ed economiche della regione, avrebbero potuto salvare Santiago Nasar dalla sua tragica fine? E se oggi Banca Marche – grazie soprattutto al cappello di Banca d’Italia – non finirà in una pozza di sangue, con il coltello nell’intestino sono finiti non solo tanti piccoli investitori ma anche le Fondazioni azioniste che hanno perso forse per sempre il loro patrimonio. E quella società marchigiana che traeva forte giovamento dalle erogazioni sui territori, oltre a tutte le imprese sane che si sono viste tagliati i rubinetti del credito per via delle eccessive esposizioni dell’istituto.
Quando una personalità di spicco e provatissima competenza come Rainer Masera, dopo il gettare la spugna di un’altra personalità del mondo bancario quale Francesco Cesarini, se ne va dalle Marche con notevole sdegno, viene naturale domandarsi quale sia davvero la governance locale che avrebbe potuto salvare Banca Marche. O se ciò a cui abbiamo assistito fin’ora non sia altro che la morte annunciata di un mito. Di una regione virtuosa che in parte non c’è più, spaccata tra interessi trasversali e centri di potere più o meno locali che hanno più o meno responsabilità nel disatro di Banca Marche. Vengono allora in mente, ragionando sulle provate virtù regionalistiche, le ingenue perplessità di Sancho Panza davanti alle lodi della bella Dulcinea tessute dal cavaliere innamorato Don Chisciotte. “Metteva tutt’al più qualche dubbio nel credere tante rare cose intorno alla bella Dulcinea del Toboso”, osservava acutamente lo scudiero, “mentre da che era al mondo non aveva mai udito nominare una tal principessa, benché fosse vissuto sempre vicinissimo al Toboso”.
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….dopo questo pippozzo che centra poco con il momentum attuale vorrei ricordare a tutti che banka italia era gia dentro la banka molto prima del 2012 , quello che stride e’ la rapidita degli accantonamenti tutti subito tutti insieme, che poi le fondazioni se so magnate tutto questo e un altro discorso…
Guarda come scappano come maiali da un fucile…
http://www.pepperland.it/the-beatles/discografia/singoli/hello-goodbye/i-am-the-walrus
ma non erano le fondazioni a chiedere utili sempre piu’ utili a Bianconi? ho visto un video in cui un presidente di fondazione dichiara di avere scontri con Bianconi perche’ voleva gli utili.
Dall’analisi fatta dal giornalista emergono sostanzialmente due questioni: la prima che la banca era stata amministrata malissimo per tanti anni e che ci si è accorti solo a settembre dello scorso anno (ma cosa aveva controllato la Banca d’Italia nel 2010 ???) e cio’ è grave!! la seconda che da settembre dello scorso anno si è fatto poco o nulla per tentare di salvare il salvabile ( basta rileggere le dichiarazioni tranquillizzanti e forvianti di Ambrosini,Costa , Goffi ecc.) e cio è gravissimo! I vecchi amministratori hanno le loro gravi responsabilità per aver operato male, i nuovi hanno la responsabilità di non aver fatto quello che assolutamente doveva essere fatto!!! E il non fare equivale al far male!!!!!!!
IIA nuovi amministratori hanno avuto ben poco peso considerando che la maggioranza dei consiglieri rimane di nomina Fondazioni.
Ricordate le parole di Costa “lascio la banca in sicurezza”.
come ebbi modo di scrivere anche in passato il salvataggio della banca deve passare dal temporaneo allontanamento delle Fondazioni dalla gestione, fin quando avranno potere di decidere e di veto i cambiamenti saranno ostacolati.
In questa logica ben venga il commissariamento, per favorire la discussione e il ricambio generazionale all’interno delle fondazioni per salvare l’oramai modesto salvabile.
La realtà supera la fantasia….. Ma al di la’ del romanzato, qui si recita il De profundis di una banca condotta a più livelli senza la diligenza dovuta, che non è quella del buon padre di famiglia, ma la diligentia diligentissima che occorre nella gestione di organizzazioni specializzate.
Ne emerge invece a tutto tondo e infine un quadro assolutamente deprimente: alti funzionari di direzione come Bianconi censurati dalla stessa Bankitalia per comportamenti diciamo poco consoni, e tuttavia lasciato per ulteriori mesi ad amministrare pro domo sua; CdA non all’ altezza a del compito loro affidato, ma posti su quello scranno solo per logiche di potere e di spartizione, per cui ne derivavano consessi arruffoni e sbrigativi in cui talora si discutevano in poche battute numerose pratiche per importi da capogiro ( cito Ambrosini, ovviamente); azionisti di controllo, leggi Fondazioni, che anche esse giocavano ad una sorta di Monopoli, cercando utili da distribuire ad affiliati e osannanti, perpetrando una autocertificazione che nulla aveva a che vedere con i dettami di bilancio.
Più volte e’ stato citato il video su youtube in cui un noto personaggio di rilievo raccontava con enfasi di aver tenuto testa ad un banchiere che ha creato una banca europea e addirittura SIFI, quale Profumo, come se fosse un vanto proteggere una ricchezza propria, quando forse da una analisi ex post sarebbe stata forse la fortuna della banca, non oggetto di pascolo di pochi, ma organismo valido e produttivo per molti.
Questo è il ragionamento: tutti a casa, nuovo corso per la banca, nuovi volti, nuovi professionisti, nuove capacità a tutti i livelli, salvaguardando ovviamente i lavoratori dell’ istituto.
Ma si sa, siamo in Italia, e sovvertire gli schemi, rompere le trame, bandire gli ipocriti e esaltare gli onesti sono cose non alla nostra portata.
Per quanto mi sembri un po’ troppo nobilitante, per la situazione data, il paragone che il Ricci ha proposto e provato a sviluppare può anche reggere, a patto che non si confonda il morto con la morte. Perché Banca Marche non è certo da identificarsi con Santiago Nasar. I Santiago Nasar sono piuttosto tutti coloro che hanno creduto in Banca Marche, e che persino continuano a crederci nonostante i ripetuti annunci. D’altra parte il grande Marquez ci narra che Santiago Nasar, in una suprema prova di ostinato perbenismo (direi io)… «Ebbe persino cura di scuotersi con la mano la terra che gli era rimasta sulle trippe».
Ottima l’analisi e le considerazioni di Ricci.
Su un punto divergo: la fotografia della situazione, sotto certi aspetti, assomiglia più a Romanzo Criminale che a Cronica de una muerte anunciada
Complimenti vivissimi a Marco Ricci che veramente è un gran fantasista!
Ha fatto un articolo colossale, rimuginando, dando sue spiegazioni e interpretazioni, l’economia marchigiana e Bancamarche, l’assonanza col romanzo di Marquez e la benedizione a Rainer Masera.
Tutto questo gli è venuto in mente perché quest’ultimo ha abbandonato la nave, poi seguito da altri consiglieri dell’Istituto.
Ma caro Ricci perché non dici la verità …. Perché questi signori hanno aspettato tanto? Perché non se ne sono andati prima con molto onore? Perché lasciano sapendo che a breve saranno obbligati a farlo? Perché pensano che questo gesto lasci loro tanto onore e non vigliaccheria? Perché non lo dicono che si dimettono non potendo assumere altre simili cariche per tre anni?
Perché … perché caro Marco Ricci queste obiezioni (banalissime ma sostanziali) non riesci proprio a vederle?
Caro Amico,
in merito all’interpretazione delle dimissioni di cui parla, ne avevamo già scritto due giorni fa (leggi qui). In verità l’articolo del decreto del 1998 dell’allora Ministero del Tesoro non lascia però eccessive scappatoie dalla norma che impone l’impossibilità di nomina simile nei successivi tre anni la messa in amministrazione controllata. Anche per chi si dimettesse un istante prima. E’ possibile, anche, come ci hanno confermato alcuni legali, una diversa interpretazione che lascia spazio a qualche “stratagemma”, ma solo come ipotesi piuttosto remota.
Marco.
Caro Marco Ricci,
è vero che l’articolo sulle dimissioni dei consiglieri l’aveva già fatto, anche molto completo! Dove però Lei stesso cita “le interpretazioni non sempre uniformi” sul divieto futuro imposto a tali signori (che per me non meritano neanche l’iniziale maiuscola) !
E pertanto, Lei che conosce meglio di me come vanno le cose, crede veramente che una volta dimessi sia per loro difficile raggirare l’ostacolo ed assumere un altro ruolo (magari come dirigente) non ricompreso nella casistica prevista dal decreto del 1998 ?
Suvvia …… comunque complimenti J
il romanzo di Màrquez (cronaca di una morte annunciata……ved. anche film di Francesco Rosi)parrebbe essere,da tempo, molto gettonato anche dalla stampa internazionale(principalmente sudamericana) e in circostanze anche profondamente diverse dalle nostre( dalle squallide prestazioni attuali del calcio Messicano e ,in precedenza, nella sconcertante vicenda boliviana concernente “la tortura e la morte di Bakovic”). Non so se nel nostro caso le vicende in capo a Santiago Nasar possano calzare a pennello(non mi pare),comunque,per un momento, vediamo di prendere per buona questa fantasiosa ricostruzione. Orbene ammesso che Santiago Nasar possa essere rappresentato come la nostra banca( ci va un pò stretto), quello che invece differisce enormemente e’ la presunta identificazione di Masera con il vescovo(che non ci azzecca proprio nulla-…. forse qualche pseudo somiglianza nell’aspetto?). Diverso sarebbe invece(anche questa ipotesi parrebbe comunque un pò forzata,ma forse potrebbe rispecchiare meglio la nostra realtà) poter identificare il vescovo, e tutto il suo entourage , con il sancta-sanctorum(bankitalia) che a differenza del romanzo(in cui il vescovo non scende mai dalla barca)invece sarebbe più volte disceso dall’imbarcazione(varie ispezioni anche recenti) senza accorgersi di nulla o non valutando bene,come tutta la cittadinanza,circa le minacce incombenti sul povero Nasar e intervenendo solo all’ultimo quando il destino del poveruomo sembrava ormai segnato(costringendo alla fuga i due assalitori…. i fratelli Vicario)e salvandolo da morte sicura(nel romanzo il poveretto viene invece crudelmente ucciso) ma tramortendolo con la violenza del suo bastone pastorale( accantonamenti eccessivi ed altro). Personalmente così la vedrei un pò meglio. Di contro,invece,anche sotto un profilo un pò più sentimentale(che qualche volta non guasta) tutta la vicenda mi parrebbe meglio rappresentata forse sotto il profilo del dramma teatrale, ad es. con il dramma da camera del drammaturgo svedese “August Strindberg”….” la casa bruciata ” dove la parte del “forestiero”,che ritorna,dopo anni, nel luogo della sua vecchia dimora,la casa della sua infanzia,trovandola bruciata senza evidenza precisa di alcun responsabile,potrebbe essere benissimo assegnata a tutti quei dipendenti,pensionati,clienti etc della banca che hanno lavorato con abnegazione per parecchi decenni all’interno o ne sono stati per tantissimi anni affezionati clienti e ora se la ritrovano distrutta…ma in questo caso con precise responsabilità(non ultime quelle del sancta-sanctorum !). Riprendiamo ora,dopo questo intramezzo diciamo buffo per non dire altro, il discorso sulle nostre discussioni di sempre. Peraltro,viste le diverse scaramucce interpretative,nei commenti, su tutta la questione, ho cercato di prendere ulteriori e più precise informazioni(per quanto possibile) anche su aspetti che riguardano evidenze negative (non solo della sciagurata gestione precedenze della banca- le cui responsabilità vanno accertate ed eventualmente perseguite senza indugio) nello svolgimento dell’attività bancaria,passata, sia come BDM sia ancora prima(ciò anche per scoprire da quale retroterra veniamo e senza fornire,ora, alibi di sorta a chicchessia). Orbene,almeno da quanto riferito,non pare poi che anche nei precedenti trascorsi siano state tutte rose e fiori. Parrebbe,anche, che circa una decina di anni addietro vi siano state altre vicende non proprio edificanti per BDM come quella di “Parmalat – Eldo etc”(ora abbiamo di peggio…… quelle evidenziate nell’articolo e non solo)……mentre anche in precedenza, diversi anni più addietro(con l’allora Cassa di Macerata) le vicende Lauro alla fine degli anni 80(con decine e decine di mld di vecchie lire andate in fumo- non si e’ saputo mai,dicono alcuni,quanto poi sia stata l’entità effettiva del vero danno – allora i media non bombardavano come ora) e quella di Federconsorzi all’inizio degli anni 90 -( si parla di un buco di ca 100 mld di vecchie lire – poi pare per fortuna ,nel tempo, in gran parte recuperate)sono comunque salite all’onore della cronaca,peraltro,con i vertici dell’istituto sempre ben saldi ai relativi posti di comando(bankitalia non parrebbe,allora,aver intrapreso particolari iniziative al riguardo…così dicono). Pare che a soffrire enormemente di tutto questo sconquasso sia stato,però, il “fondo pensione dipendenti” che come dicono in parecchi(allora in servizio in quella banca) pagò il “fio” di tutta quella maledetta situazione( tra l’altro la Cassa di Macerata era,dicono, di dimensioni anche modeste… ,70 fil. ca, per reggere un impatto così violento). Poi nel 1994 con la fusione in BDM molte cose,pare, cambiarono, altre sparirono nel dimenticatoio e infine prevalse più l’aspetto di moderazione su tutto. Delle altre casse non sono riuscito ad avere ragguagli,ma sarebbe interessante saperne di più perchè questo sistema, che ora è imploso, viene comunque da lontano e politica, massoneria ed altro in questo contesto l’hanno fatta sempre da padroni(Federconsorzi e non solo insegnano). Ora il tutto va urgentemente smantellato,qualora vi siano rimaste ancora evidenze,insieme a tutto il resto di cui stiamo spesso disquisendo.Ritornando,comunque, ai problemi attuali, si ritiene che si debba procedere,peraltro, in modo risoluto(oltre,ripeto,ad accertare e sanzionare eventuali responsabilità sul disastro)a ricercare una via d’uscita a questa sciagura,a mio avviso anche possibile,purché non si continui a tartassare ancor di più la banca (con pretese che nell’immediato non può certo soddisfare),ma dare maggiore disponibilità di tempo alla stessa per poter adeguare i propri parametri(prendendo comunque anche per buono quanto preteso dalla vigilanza…mah?)alle attuali esigenze di sicurezza e patrimonializzazione(tenuto conto che,ultimamente, su ca 1,3 mld di accantonamenti la banca né ha,comunque, spesati in c-esercizio oltre 500 mil., ,ammesso,comunque, che i ricavi rimangano tali,non certo scontato con queste evidenze),avallando una simile opportunità e ridando fiducia,in tal modo, a tutto il contesto, stimolando,forse meglio,anche il sospirato aumento di capitale? Questo continuo alzare l’asticella da parte di questi signori crea solo diffidenza e sconcerto negli investitori e nella pubblica opinione(sembrerebbe che nella gestione dell’istituto vi sia solo grande confusione e incapacità,oltre che nella gestione corrente anche nel valutare bene tutta la situazione, e nel fornire certezze su tutto il contesto di cui,peraltro,si ha estremo bisogno)che potrebbe far divenire un miraggio anche il predetto aumento di capitale. I capitani di ventura(gli imprenditori ),peraltro,già hanno manifestato, recentemente, le loro intenzioni,a Cernobio,di voler aderire all’aumento di capitale solo quando verranno fornite certezze su tutto il contesto(aggiungo …..e non confusione!). Non si capisce ,pertanto,cosa voglia e pretenda Masera, se queste negatività sono le uniche evidenze(a cui peraltro ha contribuito ,in modo rilevante, anche alla fine) che vengono messe sul tappeto. Poi il modo di rassegnare le dimissioni(personalmente ,al riguardo, la penso come tanti tanti altri….ma chi si vuol prendere in giro!)e’ veramente singolare anche nel gettare lì,all’ultimo momento e già in fuga,la nuova presunta necessità di alzare ancor più l’asticella del sospirato aumento di capitale(ma vi pare una cosa seria? e inoltre e’ deontologicamente corretto?…parrebbe più un gesto di stizza!). Forse avrà avuto estrema premura di scappare(tra l’altro erano appena due mesi che era lì..e uno anche di vacanza – estivo e feriale,agosto,poi il commissariamento). mah?…forse avrà capito tutto più in fretta anche di Cesarini e vista la mal parata?….oppure aveva premura per essere ordinato vescovo come dice l’articolo?…peraltro in queste condizioni la barca sta anche imbarcando acqua e quindi forse è meglio non salirvi! Veniamo ora a bankitalia che risulta essere così strenuamente difesa? Orbene qualcuno,si dice ben informato,asserisce che anche nel 2008 bankitalia(poi nel 2010 e infine 2012) abbia ispezionato la banca, e per parecchi mesi. Qualora ciò fosse effettivamente avvenuto, come si fa poi ad assumere che questi signori non abbiano alcuna responsabilità su questa disgraziata vicenda?….ma che sono venuti a trascorrervi le vacanze,peraltro alquanto lunghe? ma allora queste verifiche a cosa servono? Se queste ispezioni non ci fossero state,ammesso e non concesso(visto,comunque, le responsabilità assegnate alla vigilanza sul controllo del sistema),forse si potrebbe(molto a collo torto)anche accettare quello che ora si cerca di sostenere,ma così no!!!! Certo i primi responsabili sono coloro che hanno procurato questi disastri,ma il sancta-sanctorum viene subito a ruota! Se così sono effettivamente gli accadimenti, ci sarebbe stato tutto il tempo a disposizione per intraprendere ogni iniziativa più opportuna a tutela della banca,dei suoi azionisti,dei suoi dipendenti,dei suoi clienti e della collettività marchigiana. Forse anche gli utili 2010 – 2011 potevano non essere distribuiti(a prescindere dall’ingordigia della proprietà) ma accantonati a fondo rischi e poste in essere tante altre iniziative deterrenti che,di contro,non sono state intraprese e che forse avrebbero potuto salvarci da questo pandemonio(ora però quando i buoi sono già usciti sotto il proprio naso,si chiude la stalla e si tartassa la banca). Peraltro questi signori,in democrazia,non sono mica degli intoccabili e,tra l’altro, parrebbe non essere la prima volta che combinano pataracchi. Ma tutte le questioni MPS -Antonveneta – Banca di Roma – derivati speculativi(dicono con miliardi e miliardi di buchi e di contenziosi con la clientela)commercializzati da grandi banche(e non solo) ed altro ancora,come sono state gestite? non se ne sente più parlare,tutto nel dimenticatoio? Ci si comporta da deboli con i forti e da forti con i deboli?….ma poi non c’e’ stato anche un ex governatore che ha subito pure condanne penali(forse non definitive?) in relazione all’esercizio delle sue funzioni? Allora,facciamo urgentemente completa e totale pulizia di tutta questa sporcizia che ci circonda, non escluso politica, massoneria e quant’altro,ma non diamo alibi e coperture a chi invece non li merita( anche e soprattutto con quelle favolose retribuzioni percepite…..forse uniche in italia…e che gravano,anche, sulle nostre spalle),per non rischiare di essere anche additati quali strenui difensori “delle cause sballate”. Poi costoro(compreso Masera) sanno benissimo difendersi da soli e non hanno certo bisogno della nostra coperta, semmai si potranno rivolgere,come dicono alcuni, ai loro amici del Bilderberg che eventualmente sapranno ricercare ogni soluzione più idonea. Mentre noi,invece,potremmo anche essere considerati,se continuiamo su questa strada, come degli ingenui “Don Chisciotte che stanno combattendo solo contro i mulini a vento”!…..altro che “Dulcinea del Toboso!
@ Gianni Sargenti
Interessante il suo intervento… Anche se onestamente avrei preferito qualche capoverso di più e qualche interlinea tra un ragionamento ed un altro…
Altrimenti così, per seguire tutto il filo del discorso, sembra che si debba andare in apnea..
In alcuni passaggi, come metodologia di scrittura (non come argomento), il suo intervento mi ricordava un pò stato e anarchia dove, in alcuni punti, i periodi sono lunghssimi (anche 2 o 3 pagine) senza mai un capoverso 🙂
Probabile che caro amico abbia ragione. siamo o no nel paese delle meraviglie? la ricostruzione del giornalista è verosimile. l’unica speranza è negli aiuti pubblici al sistema bancario malato di un’economia malata di un Paese malato di disonestà dilagante ai massimi livelli di potere…quando la realtà supera la fantasia!
Non è la prima volta che gli articoli cercano di sminuire i disastri provocati dalla poderosa ed eccessiva politica di accantomento su rischio di credito. questa volta vengono presi a testimonianza i racconti di Grassano e Cesarini (ovviamente a favore perchè sono stati tra gli autori di tale policy) o addirittura Bankitalia o un noto perito. Mentre si ignora (ancora una volta) che:
-Bankitalia terminò l’ispezione a febbraio 2011 (proprio sui crediti) senza nulla eccepire rguardo le regole usate
-una nota società di consulenza giudicò “estremamente prudenziale” tale policy
-recenti analisi hanno evidenziato (nero su bianco) la forte differenza tra le regole di BM e quelle adottate dal Sistema e dalle Banche Locali.
Di sicuro gli amministratori precedenti il disastro hanno grosse responsabilità ma altrettante ne hanno gli attuali.