di Marco Ricci
Il Tribunale di Ancona, ha dato avvio al concordato preventivo liquidatorio presentato dalla Fortezza srl, la società del gruppo Lanari proprietaria dei tre importanti cantieri relativi al Borgo delle Torri di Senigallia, all’area Adamo ed Eva di Numana, all’area 5 Camini di Potenza Picena. Il giudice incaricato, Simone Romito, ha così nominato commissari i commercialisti Simona Amodio e Giancarlo Ricci, oltre agli avvocati Manola Micci e Giuseppe Tansella. Un’analoga iniziativa sarebbe stata presentata dall’altra società del gruppo Lanari, la Città Ideale srl, proprietaria dell’altro importante cantiere relativo all’area ex Santa Cristiana di Numana, sebbene al momento non risulti ancora aperta dal Tribunale alcuna procedura.
Il gruppo Lanari aveva ricevuto attraverso le due società circa 150 milioni di euro di finanziamenti da Banche Marche per la realizzazione del progetto “Le Marche che cambiano”, un progetto che prevedeva nel complesso la realizzazione di 100.000 metri quadri costituiti da villaggi turistici, alberghi 4-5 stelle e residenze turistiche, il tutto, secondo l’impresa, “per elevare la qualità del prodotto turistico, carente nella regione Marche”. Per i legali di Lanari sarebbe stata la mancanza di liquidità dovuta all’interruzione delle linee di credito da parte di Banca Marche e Tercas a creare il fermo dei cantieri (leggi l’articolo) e dunque, in qualche modo, a portare alla decisione attuale. Tale interpretazione dei fatti, contestata ovviamente da Banca Marche, non è stata però al momento condivisa neppure dal Tribunale di Ancona a cui il gruppo si era rivolto per ottenere la riapertura dei finanziamenti i quali, in origine, sarebbero dovuti ammontare ad oltre 200 milioni di euro. Il giudice Francesca Ercoli, con un provvedimento cautelare emesso nel mese di marzo (leggi l’articolo), ha infatti respinto in via preliminare la richiesta del gruppo anconetano che ha annunciato in ogni caso la presentazione di un reclamo, ritenendo “illegittima” la decisione della magistratura anconetana. L’imprenditore Pietro Lanari ha nel frattempo ricevuto da parte della Procura di Ancona un avviso di garanzia in merito alle possibili cause che hanno portato al dissesto del gruppo Banca Marche.
Ad di là del merito della questione – su cui appunto pendono le decisioni del tribunale di Ancona – l’apertura della procedura liquidatoria rischia di essere l’ennesimo brutto colpo per l’intero comparto edile della regione, considerando come altre imprese hanno lavorato a fianco del gruppo Lanari nei tre importanti cantieri di cui è proprietaria la Fortezza srl. Una decisione che sembrerebbe in qualche modo obbligata per l’imprenditore marchigiano ma che rischia di produrre serie ripercussioni in un settore già particolarmente colpito dalla crisi. Una vicenda, quella del gruppo Lanari, che si intreccia ovviamente con le note vicende di Banca Marche, l’istituto di credito in passato maggiormente esposto con le società legate all’imprenditore anconetano.
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Una semplice domanda spontanea appena letto l’articolo: se si chiedono 200.000.000,00 di euro per edificare 100.000 metri quadri di edifici, e se almeno un terzo delle necessità finanziarie è di competenza dell’impresa costruttrice, si evince che i soli costi di realizzazione di un singolo metro quadro edificato, sono pari ad euro 2.670,00 circa. Avete mai sentito parlare di un costo all’origine di tale livello? A quali prezzi sarebbero stati venduti gli immobili alla fine dei lavori? Qui, o l’imprenditore non ha saputo fare l’imprenditore o la banca non ha saputo fare la banca? Oppure entrambi speravano che l’acquirente non avrebbe saputo fare l’acquirente……..
@Furio E Basta- il suo conteggio sarebbe ineccepibile se veramente l’impresa ci mettesse il ‘terzo’ di liquidità. Invece se anche questa ‘spettabile ditta’ avesse tentato di emulare le gesta del gruppo calamante con medioleasing (vedasi l’articolo CM) allora…i suoi conti non tornerebbero più!
Se cosi fosse e per una regola transitiva che mi sto inventando or ora, i problemi che stanno vivendo i vari Lanari & Co e la Banda delle Marche, sono rogne che si sarebbero riversate su noi possibili clienti (privati ed imprese) e che, in teoria, ci siamo risparmiati? Se così fosse, ripeto, che la storia faccia il suo corso, senza intralci. Buon lavoro.
Egregio Kabul, ho infatti premesso che la Banca avrebbe dovuto finanziare la propria quota. “a patto che l’azienda avesse improntato almeno un terzo dell’impegno globale”. Se questo non è avvenuto o non sarebbe poi avvenuto, scatta l’opzione paventata che la Banca non ha saputo e/o voluto fare il proprio mestiere. Giusto?
2 parole “tutti dentro”!!!!!
in questi casi vengono in mente le esposizioni verso grossi clienti malmessi che hanno anche le grandi banche del nord. Non si capisce come fanno quelle a non bloccare tutto. Sarà che sono operazioni di sistema (alitalia, riva, zaleski, ecc….)dove neanche la vigilanza vuol mettere becco o sarà che i gestori sono persone capaci anche di gestire situazioni molto complesse dove la banca ha sicuramente fatto caz…. in sede di valutazione iniziale ma che vanno gestite in ottica di salvare il salvabile. Voglio dire che una volta fatti uscire i soldi forse sarebbe stato il caso di limitare i danni al posto di far saltare il banco bloccando tutto. Al momento forse all’impresa conviene fallire che non pagare i debiti.
Fede Cesarini,le banche alle quali fai riferimento sono banche degne di questo nome,con le loro pecche,per carita’,con le loro valutazioni sbagliate,ma che sono gestite da banchieri di lungo corso e persone mediamente competenti.La nostra banca del territorio,come ci piace ancora definirla,al contrario era gestita da anestesisti,agricoltori,qualche massone sgangherato tutti nominati e voluti da panettieri,politici trombati e galeotti,ambiziosi,avidi,incompetenti la cui politica di erogazione del credito e’ stata schizofrenica ed illogica prima,schizofrenica e folle oggi,con i risultati a tutti ben noti.Auguriamoci che il futuro di bmarche sia meno del territorio( tanto nn lo e’ mai stata all’atto pratico,chiedetelo a tanti piccoli imprenditori,artigiani,agricoltori veri ) ma che sia acquisita e gestita finalmente da persone competenti.Ultimo auspicio: e che i presidenti delle fondazioni tornino a tagliare nastri di feste varie,tipo sagra della porchetta o della fava,tanto soldi per occuparsi del sociale nn ne hanno piu’,se dovessero svalutare le azioni in loro possesso al valore di oggi perderebbero 700( leggasi settecento) milioni di euro( fonte sole 24 ore
Speriamo che i soci delle società abbiano di che vivere!