Era impossibile – dopo gli avvisi di garanzia inviati a ventisette tra imprenditori, dirigenti, amministratori, funzionari e tecnici di Banca Marche – che alla presentazione del Rapporto 2013 sull’industria marchigiana, organizzata da Confindustria Marche e dall’istituto di credito, non si parlasse in qualche modo dei recenti avvenimenti che hanno scosso la comunità regionale. Il primo a farlo, sollecitato dai cronisti, è stato proprio l’attuale direttore generale Luciano Goffi il quale, nella primavera 2013, aveva presentato i primi esposti alla Procura di Ancona. Il dg ha speso poche parole con la stampa prima di porgere i saluti, da padrone di casa nella sala convegni di Fontadamo di Jesi, agli intervenuti al convegno. Non ha citato le indagini ma ha voluto riportare la situazione al punto in cui era prima che si scatenasse la bufera giudiziaria, ribadendo la posizione già espressa a metà febbraio dai commissari Feliziani e Terrinoni.
“Siamo pronti alle novità in qualsiasi momento per dialogare con chi voglia bussare alla nostra porta”, ha spiegato Goffi per ribadire il concetto che Banca Marche è pronta a mostrare i suoi conti, aggiungendo poi come gli errori passati non abbiano influito nella vicinanza che Banca Marche ha sempre voluto avere nei confronti delle piccole e medie imprese, a sottolineare come l’operatività dell’istituto non sia stata rivolta solo ai grandi gruppi. Il direttore generale è poi tornato sull’argomento Banca Marche durante il suo intervento di apertura, spiegando come l’istituto lavori con impegno per essere fattore di sviluppo per il territotio e per superare il “difficile momento di transizione attuale”, aggiungendo inoltre come – una volta ricapitalizzata – “alla banca non mancherà nulla per venire in aiuto delle piccole e medie imprese”. Quindi, forse non del tutto involontariamente ma per esplicitare in maniera sottile come molte cose stiano cambiando in Banca Marche, Goffi ha rivendicato il lavoro degli ultimi mesi. “Ora la struttura organizzativa, gli uomini, gli strumenti, ci permettono di essere una fonte di sviluppo per il territorio”.
Come dire, le cose ora sono piuttosto diverse da quanto descritto negli avvisi della Procura. E se all’inizio del suo intervento Luciano Goffi aveva parlato di segnali positivi, seppur flebili, nel complesso dell’economia, ha poi concluso con un nuovo accenno all’ottimismo e a Banca Marche. “Sono ottimista in generale – ha detto – e alla banca mancano solo quelle cose piccolissime su cui il management non può intervenire”. Forse le cose piccolissime, a ben intendere, sono i capitali necessari per tornare ad una piena operatività.
Prima dell’inizio dei lavori un po’ tutti intervenuti vociferavano su quanto è letto in questi giorni in merito alle indagini della procura. L’impressione generale, rubata nelle espressioni e nelle mezze parole colte tra i diversi politici e imprenditori presenti, era un qualcosa a metà tra l’incredulità e il turbamento. Al momento del suo arrivo Gian Mario Spacca è sembrato sgomento da quanto ipotizzato dai magistrati e alla domanda se lui si immaginasse una bufera di tale portata, il governatore ha espresso incredulità. “No, non si immaginava qualcosa del genere – ha detto – si sapeva ai prestiti rivolti all’edilizia, si pensava al momento difficile dell’economia, ma una cosa è l’economia in difficoltà, un’ altra cosa operazioni che hanno come obiettivo il lucro. La legalità – ha proseguito – è il presupposto della competitività. L’uso inappropriato di risorse che non rispondono a criteri di strategia e di merito è un grave impoverimento delle prospettive di crescita di una comunità. Ora dobbiamo guardare al futuro consapevoli che lo sviluppo delle Marche non potrà avvenire senza il supporto fondamentale di un istituto di credito regionale efficiente e competitivo”.
Sulle indagini della procura non si è sottratto il presidente di Confindustria Marche, Nando Ottavi. “Negli ultimi mesi si immaginava che ci fossero state cose non chiare “, ha detto prima di ribadire l’importante battaglia per l’autonomia di Banca Marche, e sottolineare la discontinuità nella governance dell’istituto rispetto al passato: “L’opera portata avanti dai commissari in questi mesi ha prodotto dei segnali importanti, non ultimo il plafond da 20 milioni di euro per il turismo”.
Al di là delle frasi un po’ di circostanza e della riservatezza, è stato palpabile lo sbigottimento e in qualche caso la rabbia degli imprenditori in riferimento a quelle circostanze che, secondo la procura, avrebbero portato al dissesto di Banca Marche. Quei ventisette indagati, tra i quali i passati vertici di Banca Marche che la magistratura ipotizza attori a vario titolo di “una pluralità indeterminata di reati”, vertici che avrebbero messo in atto un disegno criminoso, che per molti indagati, sarebbe sfociato nell’appropriazione indebita, nel falso in bilancio, nelle false comunicazioni e ostacolo all’attività di vigilanza, oltre alla corruzione tra privati. Il tutto occultando centinaia di milioni di euro di perdite dai bilanci 2010 e 2011 e fornendo, nel Prospetto
Informativo relativo all’ultimo aumento di capitale, false informazioni alla Consob. Per i reati più gravi, a vario titolo, sono indagati gli ex presidenti di BM Lauro Costa e Michele Ambrosini, l’ex vice presidente Tonino Perini, l’ex direttore generale Massimo Bianconi, gli ex direttori generali di BM Leonardo Cavicchia, Pier Franco Giorgi, Stefano Vallesi e Claudio Dell’Aquila, l’ex direttore generale di Medioleasing Giuseppe Barchiesi, l’allora vice direttore generale Fabio Baldarelli, l’ex capo dei servizi commerciali Daniele Cuicchi, l’ex vice direttore Giorgio Giovannini. Sempre per la procura, i ”promotori e organizzatori del disegno criminoso” sarebbero stati Bianconi, Barchiesi e Vallesi. Con gli altri indagati nel ruolo di ”partecipanti”.
L’indagine, lo ricordiamo, ha portato anche ad avvisi di garanzia spiccati nei confronti di importanti imprenditori marchigiani e non, a cominciare da Pietro Lanari, Vittorio Casale e Vincenzo Minardi, per arrivare ad Enrico e Giuseppe Calamante, Vincenzo Minardi, Giovanni Taus, Gianluca Ruggeri, Faustino e Giovanni Filippetti, Luigi Rossi. Le indagini, che proseguono come in tutti questi mesi nel massimo riserbo da parte degli inquirenti, sono ovviamente ancora in corso, a partire dagli accertamenti in riferimento alle operazioni intercorse tra il gruppo Banca Marche e il”gruppo De Gennaro, il gruppo Ciccolella, il gruppo Cellulis, il Gruppo Foresi e plurimi altri”. I nomi di questi quattro gruppi rientravano negli esposti presentati dal dg Luciano Goffi alla Procura della Repubblica di Ancona nella primavera dello scorso anno.
(Domani il servizio sulla presentazione del Rapporto 2013 sull’economia marchigiana)
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Occorre assolutamente cominciare a distinguere i due momenti di banca marche: quello torbido,oscuro,truffaldino della vecchia gestione e quello della ‘rinascita’ dell’istituto che a fatica i commissari e Goffi stanno cercando di compiere.La magistratura si occuperà’ del passato ma il presente non meno importante deve essere gestito da persone oneste e competenti,come nessuna delle fondazioni fino ad oggi è’ riuscita ad esprimere( ad eccezione di Cesarini e Grassano nomine tardive ma degnissime volute dalla fondazione carima).A questo punto occorre concretezza e realismo,un buon piano industriale,l’individuazione di dirigenti seri e competenti,un necessario se pur doloroso taglio dei costi e razionalizzazione della presenza delle filiali,ed un addio definitivo e senza rimpianti alla egemonia ed influenza delle fondazioni,.In poche parole,ognuno deve tornare a fare il proprio mestiere,con ovvi vantaggi per i vari settori trascurati fino ad oggi per improvvisarsi banchieri/finanzieri
SGOMENTO, SORPRESA, RABBIA…..oltre il danno anche la beffa! Ma perche’ ci portate in giro? Spacca, Ottavi, i politici, gli imprenditori sono sempre andati a braccetto con i Bianconi, i Costa, gli Ambrosini…i Bianchi , i Volpini ecc. Come molti dirigenti sindacali, anche costoro erano attaccati al carro del vincitore (cioe’ al potere finanziario degli uomini della banca) che garantiva carriere, aumenti di stipendio, finanziamenti per le aziende iscritte alla Confindustria, alla Confartigianato, finanziamenti alle aziende del biogas, assunzioni per gli amici, ecc. ecc. Ora si indignano, ma la verita’ e’ che TUTTO SAPEVANO !
Ci mancherebbe altro, the show must go on (e promette pure bene).
È evidente, dalla lettura di questo articolo, lo spessore umano dei protagonisti, Spacca, sembra il Presidente della Regione Stlaniela (io non c’ero, se c’ero dormivo e se non dormivo, sognavo ad occhi aperti e poi…. mi è semblato di vedele un gatto!). Cazpiterina, ma sei stato assessore alle attività produttive per anni, sei il numero uno della Regione da anni, ma che fai tutto il giorno? Su siti internet “dedicati” con i Tablet nuovi di Pettinari???? Nando Ottavi, invece, uno che ha fatto la gavetta, che ha lottato per avere quello che si merita…… tutta un’altra cosa. Ma chi ci comanda è Spacca!!!!
Sepolcri imbiancati! Chi mandava quei clienti in banca con le giuste credenziali per ottenere credito?
sig.Giovanni Castellani lei ha colto nel segno,sono tutti coinvolti,tutti sapevono,nessuno ha mai criticato.Ora è finita,Spacca à aut,Bianconi Costa Ambrosini Volpini tutti aut,anzi no Volpini è ancora v-presidente della Camera di Commercio,cioe’ di un ente che rappresenta tutto il mondo della produzione,massacrato dai problemi della Banca.Che dire mi viene da ridere poi, pero’, mi viene in mente che siamo in Italia dove tutto è possibile e dove uno che siede da 18 Anni in Camera di Commercio,quasi tutti da Presidente, si è candidato per altri 5 anni come Presidente della medesima.Meditate gente,meditate….