Dodici ore di discussione e momenti di tensione, ieri, a Jesi, durante il Cda di Banca Marche riunito per discutere del nuovo piano industriale 2013-2016, approvato poi in tarda serata. Ma il dibattito si è acceso nella prima parte della riunione, quando il Cda ha preso visione il documento presentato dallo studio legale Bonelli Erede Pappalardo di Milano, incaricato dalla banca di verificare l’esistenza di eventuali anomalie nell’erogazione del credito ascrivibili alla precedente gestione, e che sarebbero alla base del deficit da 518 milioni di euro del bilancio 2012.
Lo studio avrebbe messo in luce possibili carenze da parte del precedente management della banca, guidato dall’ex dg Massimo Bianconi, ma su invito di alcuni consiglieri il tema sarà nuovamente affrontato e approfondito in una prossima riunione del Cda, prevista per il 18 aprile.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata primo azionista con il 22,51% del capitale, stessa quota della Fondazione Cr Pesaro, mentre Cr Jesi è al 10,78%), starebbe premendo affinchè sia la banca stessa a farsi carico di un’azione di responsabilità e risarcitoria nei confronti dell’ex Cda, del collegio sindacale e dell’ex direttore generale in carica al 31 dicembre 2011.
Nella riunione di ieri la proposta non sarebbe stata accolta: 5 i consiglieri contrari a fronte dell’astensione dei due proponenti. Al voto non avrebbero preso parte i consiglieri che in passato hanno ricoperto l’incarico di amministratore in BM:
Lauro Costa, Giuliano Bianchi, Michele Ambrosini e Roberto Civalleri, quest’ultimo già consigliere della banca dal 2003 al 2008. L’azione di responsabilità promossa da Fondazione Carima rimane comunque all’ordine del giorno della prossima assemblea dei soci, il 30 aprile.
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Di seguito la nota stampa di Banca Marche:
Il Consiglio di Amministrazione di Banca Marche ha approvato il nuovo Piano Industriale di Gruppo per il periodo 2013-2016.
A fronte delle difficoltà dell’ultimo anno, caratterizzato da una forte pressione sulla redditività del Gruppo riconducibile all’impegno profuso per l’aumento del presidio sul rischio di credito, il Consiglio di Amministrazione, con l’ausilio della società di consulenza strategica Bain & Company, ha predisposto un Piano Industriale caratterizzato da obiettivi sfidanti e di forte “discontinuità” rispetto al passato.
Il Piano Industriale ha l’obiettivo di rilanciare il Gruppo Banca Marche nella propria mission di motore di riferimento del proprio territorio di tradizionale insediamento e di supporto al tessuto economico e sociale di vocazione, e allo stesso tempo di traguardare risultati economici importanti, in grado di riposizionare la Banca tra i best performer del mercato e di garantirne la sostenibilità e la solidità nel tempo.
I punti di forza su cui si fonda il Piano Industriale, sono rappresentati dal ruolo di rilievo che il Gruppo Banca Marche ha ed intende mantenere per il territorio di presenza: c.a. 3.200 collaboratori, più di 550.000 clienti, un supporto importante al tessuto economico con più di 7 miliardi di euro di nuovo credito negli ultimi 3 anni.
Tali punti di forza hanno permesso di raggiungere negli anni un posizionamento di Banca di riferimento nelle aree di “vocazione”, che si evidenzia nelle Marche in una quota di mercato degli sportelli superiore al 20% con un “premio di radicamento” in termini di quota di depositi (c.a. 23%) e di quota impieghi (c.a. 26%).
Elementi essenziali del Piano Industriale sono l’attivazione di importanti iniziative su quattro direttrici di intervento: rischio, liquidità, costi e ricavi.
Per quanto concerne il rischio sono previsti interventi volti al potenziamento e alla evoluzione dell’intera piattaforma di governo e di controllo dei rischi di credito, al riequilibrio degli impieghi su segmenti e geografie “core” della Banca e all’adozione di un modello proattivo di gestione del portafoglio problematico e default.
Sul fronte dell’equilibrio di liquidità, Banca Marche provvederà ad evolvere la struttura del funding differenziandone le fonti tramite il consolidamento di quelle istituzionali attraverso il ricorso ad operazioni di cartolarizzazione e il potenziamento della raccolta retail. Ciò consentirà di limitare il ricorso alla BCE e di posizionare il rapporto tra impieghi e raccolta nel 2016 su livelli inferiori al 100%.
Al fine di ottimizzare il contributo della struttura operativa, il Piano Industriale assegna particolare attenzione alla semplificazione organizzativa e al riequilibrio della struttura dei costi sia nella componente relativa al personale sia sul fronte delle altre spese amministrative. In particolare, è prevista l’attivazione di programmi di facilitazione al prepensionamento attraverso l’utilizzo del fondo di solidarietà e la revisione dei processi di gestione degli investimenti IT e delle policy di approvvigionamento. Saranno inoltre avviate attività specifiche di snellimento della “macchina operativa”.
L’evoluzione del modello commerciale consentirà lo sviluppo della raccolta complessiva e il miglioramento del cross selling, con positivi riflessi sulla diversificazione e sul trend dei ricavi.
La realizzazione del Piano sarà sostenuta da un rafforzamento patrimoniale nell’ordine di 250 milioni di euro da realizzarsi attraverso un progetto di aumento di capitale da proporre agli azionisti finalizzato a raggiungere quanto prima un livello di Tier 1 minimo del 7,5%. Nell’orizzonte di piano è atteso, poi, il consolidamento della patrimonializzazione con target superiori all’8%.
Le iniziative, nel loro complesso, saranno in grado di definire un nuovo profilo industriale per il Gruppo Banca Marche e di assicurare una sostenibile redditività del capitale, riportando il livello di RoE su valori di appetibilità e competitività.
Gli obiettivi di Piano Industriale saranno concretamente perseguiti attraverso un programma di profondo cambiamento che prevederà l’attivazione di specifici cantieri di lavoro e il coinvolgimento di tutte le strutture del Gruppo. Nell’ambito del programma saranno inoltre valutate iniziative di carattere straordinario, relative a dismissione di taluni asset e all’evoluzione delle metodologie di misurazione del rischio. I possibili benefici di tali iniziative potranno ulteriormente migliorare i target di patrimonializzazione posti dal Piano Industriale.
(Redazione CM)
(Ultimo aggiornamento ore 18.50)
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Non spingete….. voglio solo prenotare un po’ di azioni!
Matti….i soldi sono come i dolori di pancia: che ce li ha se li tiene!0
li soldi fateli tira’ fuori a bianconi e li compagni de merende !!!
se pensano ancora che c’e’ qualche cretino che aderisce all’aumento, questi ancora non anno capito in che condizioni versa la credibilita della banca……….
Qualcuno sta cercando di distruggere quel poco che e’ rimasto…. Ora basta continuare con questo massacro! Se hanno votato contro e perché sono incoscienti o perché non ci sono gli elementi legali per procedere??oppure anche i legali sono ci capaci? quanto all’aumento di capitale se non fossi azionista mi ci tufferei: le azioni che adesso valgono 0,48 verranno vendute a un prezzo più basso tipo 0,35/0,4 . Questo prezzo incorpora tutte le svalutazioni fatte che, si spera, hanno ripulito il portafoglio dalla m….. tra due/tre anni se l’edilizia rialza poco poco la testa ci sono i plusvalori…allora gli attuali azionistai avranno pagato per quelli che si comprano la banca con lo sconto e che vedranno gli utili nel futuro..il vero problema e’: chi sta guidando la banca??
@cesarini di sicuro sei un punto di riferimento per tutti……non pensi che per presentare un nuovo aumento come minimo si deve togliere tutto il marcio dalla banca? azzerare i vertici sia della banca che delle fondazioni……penso sia il minimo…..e con questo rinvio chi si vuole coprire??? i soliti noti?
Sono d’accordo con Cesarini per quanto riguarda l’appetibilità delle azioni, ai prezzi “scontati” ma, a mio avviso ritengo che il periodo in cui si potranno avere ritorni economici interessanti per gli investitori sarà di certo più lungo. Infatti le “provisions”, ovvero gli accantonamenti sul portafoglio “non performing” saranno ancora pesanti e sicuramente eroderanno la remuneratività per ancora diverso tempo.
Quoto poi regionemarche sul fatto che occorre un nuovo management, un nuovo cda, ma aggiungo che il piano di intervento pluriennale vede un sistema di controlli piu’ rigidi: con Bankitalia non si scherza e piano o non piano, o si torna ad essere cristallini, o non si va da nessuna parte…
Per quanto riguarda la parte legale, ritengo che la decisione al momento di soprassedere sull’azione di responsabilita’ nei confronti dell’ex D.G. Bianconi, nasca dal fatto ( o notizia di ….) relativo alla lettera di manleva rilasciata dal Presidente al citato Direttore, circostanza che ha consigliato una certa prudenza: parte una azione di responsabilità, ne nasce una causa e di conseguenza per effetto “domino” verrebbe giù tutto, a mio avviso, e allora ti saluto credibilità e rinascita sul territorio….
Se la lettera esistesse davvero, sarebbe una bella macchia per una professionalità che da oltre 20 anni e’ all’interno di BdM, anche perché chi sapeva non potrebbe più dire di non sapere, ( sennò a che serve la lettera??????) e salirebbero a galla, patti, amici, funzioni e funzionari, indagini e perizie, mutui e SAL, regole regolette, e controregolamenti che esistono, sono esistiti e non dovranno più esserci in una BANCA SERIA!!!
MMMMmmmmmmmm…..Azione di responsabilità??
Di solito il prete non chiede le decime ad un altro prete….