Un week end di fuoco sul fronte martoriato del credito. Notizie rassicuranti si accavallano ad altre molto meno, mentre da lunedì sarà effettiva la fusione della Cassa di risparmio di Fabriano e Cupramontana in Veneto Banca che pone definitivamente la parola fine dopo 160 anni all’autonomia di una delle ultime sedici Casse di risparmio italiane che continuerà comunque con il marchio Carifac. “E potrebbe essere perduta per il territorio Banca delle Marche: sarà molto arduo per le forze della nostra regione sostenere l’aumento immediato di 300 milioni di euro cash così come richiesto per l’indispensabile aumento di capitale” dice questa mattina, all’assemblea della BCC di Recanati e Colmurano, il vicepresidente Sandro Bertini dopo aver partecipato ieri sera, come imprenditore, a Macerata ad un vertice della Fondazione Carima. Da parte sua, la banca cooperativa recanatese si salva dal commissariamento, pur scossa dalla maxi ammenda ministeriale per irregolarità in materia di antiriciclaggio (obbligo di denuncia di operazioni sospette) venuta a distanza di 5 anni esatti dal rapporto della GDF, per un milione e 571mila euro che in extremis ha fatto riscrivere il bilancio -così come ha voluto espressamente la società di revisione Deloitte & Touche. Il documento contabile, approvato a maggioranza con qualche astensione, presenta così una perdita d’esercizio pari a due milioni e 765mila euro. Un salvataggio che si perfezionerà, in ogni caso, con il prestito obbligazionario subordinato pari a 13 milioni di euro richiesto (un anno fa) al Fondo di garanzia dei Depositanti, con la ‘benedizione’ dell’Organo di Vigilanza. Un prestito necessario per fare fronte al necessario rafforzamento patrimoniale. E per rassicurare completamente Banca d’Italia.
Il Governatore Ignazio Visco in una lettera del 2 maggio scorso, letta in assemblea, consiglia infatti l’aggregazione con altri istituti “se le cose dovessero peggiorare”. Sottolinea il presidente, professor Alberto Niccoli: “Io mi mantengo ottimista e i conti del primo trimestre, attivi (+400mila euro) stanno a dimostrare che ci attendono periodi meno preoccupanti, per tre anni ancora”.
E in risposta ai dubbi emersi in assemblea (presente anche il direttore della Federazione Marchigiana della BCC, Di Colli), Niccoli, osimano, docente di Economia all’università di Ancona ed allievo di Mario Monti, risponde così: “Non ci possiamo nascondere, tuttavia, che Banca d’Italia ci sorveglia molto da vicino. Sia per iscritto sia attraverso comunicazioni verbali”. Ancora: “Alla domanda se siamo dunque davvero autonomi, io rispondo senza esitazioni: Ni. Siamo sotto tutela, sotto osservazione da parte dell’Organo di Vigilanza”. Un’evidente testimonianza di questa ‘tutela’ è la presenza della clausola di gradimento, che il socio Nazareno Agostini, ex sindaco di Montelupone, definisce “strumento di divisione tra i soci, dividendoli in due grandi categorie: di serie A e serie B. Alla faccia della compattezza, dello sforzo comune per superare le difficoltà, del legame che dovrebbe unire tutta la banca. Qui c’è un uomo solo al comando”. E ieri la ‘clausola’ ha ridotto anche il numero delle candidature dei soci alla successione dell‘ avv. Marina Guzzini, dimissionaria il 22 febbraio scorso dal Cda in una lettera con cui motiva questa decisione ‘per motivi personali’. Gli stessi che hanno indotto il dottor Leonello Conocchiari, non eletto nel Cda lo scorso anno, a declinare l’invito bis di Niccoli a ripresentare la propria candidatura. Sia la Guzzini sia Conocchiari sono ‘nomina’ (et numina) del grande pianeta economico, finanziario ed industriale dell’area recanatese. In effetti, questa mattina alle ore 9, appariva semivuoto l’ampio ‘Policentro 2000’ di Recanati, bocciofila extra large all’origine divenuto poi famoso per aver sopitato i big di Musicultura, in molti anni, alle origini ed anche poi prima dell’approdo a Macerata del festival di Piero Cesanelli.
Chi si aspettava un’assemblea piena di umori, considerati le ultimissime novità legate alla maxi ammenda del MEF, è rimasto in buona parte deluso anche se gli attacchi non sono mancati, sopratutto dall’avvocato Gerardo Pizzirusso, Marco Lorenzini, Stelvio Gironella, dello stesso Agostini, e le domande ‘appuntite’ di Stefano Carlorosi e Gerardo Staffolani. Tanti i vuoti rispetto all’assemblea 2012, quando furono circa gli 800 i soci con (quasi) altrettanto deleghe per un totale di 1.500. Invece questa mattina, rispetto ai 3.401 soci della BCC (a proposito, Niccoli, ha registrato con soddisfazione l’arrivo di 450 nuovi soci che hanno 270mila euro in cassa e 414 nuovi conti correnti nel 2012) erano presenti 191 con 55 deleghe. Un totale di 246, innalzatosi leggermente nel corso della mattinata. Così che intorno a mezzogiorno i votanti sono risultati 362, ed eletto Luciano Tacconi con 249 voti. La commercialista Emanuela Serenelli ha raccolto 100 preferenze. Sei sono state le schede nulle, sette le bianche. Tacconi, che subentra all’avv. Marina Guzzini, è pensionato. Ed indica abbastanza bene la volontà di tornare al piccolo e medio risparmiatore, “alle famiglie e alle imprese, così come nello spirito cooperativistico di questa banca”. In effetti al ‘Policentro 2000’ mancavano, in proprio e/o rappresentati i grandi industriali recanatesi e dell’intera area industriale.
E’ preoccupato, professor Niccoli? “Nessun problema” sorride il presidente al cronista. “E se aumentiamo i numeri, mentre calano i volumi nessuna sorpresa”. “Quest’ultimi sono determinati infatti da pochi, grandi capitali che in questo momento sono attratti dai tassi altissimi che concede BdM al denaro fresco” dice in assemblea il direttore generale, dottor Stefano Canella. E la possibilità di uno scenario di crisi con la ‘sanissima’ BCC di Filottrano pronta ad assorbire la ‘consorella’ recanatese, Niccoli lo smentisce decisamente insieme con con lo stesso Canella, un padovano già alla guida della BCC di Fano, che assunto il 31 gennaio come vice del rag. Romolo Sartoni, dopo appena 12 giorni si è trovato alla guida della banca recanatese con il compito, subito, di rielaborare il piano di risanamento cui la cooperativa del credito affida le sue chances di rilancio e della stessa sopravvivenza.
Il nome di Sartoni “con cui si è interrotto il rapporto”, è così risuonato in assemblea. “E’ vero che tramite il suo avvocato, l’ex dirigente ha citato la BCC per un milione di euro?”. Niccoli: “E’ vero, ma il nostro legale ha detto di stare tranquilli, tanto è vero che non abbiamo accantonato in bilancio una tale cifra”. E sull’eventuale azione di responsabilità nei confronti dei precedenti consiglieri, considerato che il punto non appare volutamente all’ordine del giorno, a domanda specifica il presidente risponde: “Probabilmente non faremo alcun ricorso. Ho fatto un’analisi riguardo a tutte le banche che hanno operato in tal senso: nessuna di questa esiste più. Perdipiù sarebbe difficile provare la responsabilità”. Nei confronti dei predecessori, il presidente è piuttosto cauto. Si limita a dire tuttavia che il ‘budino’ indigesto che mette ora a rischio l’istituto è “colpa di comportamenti manifestati nel quinquennio 2005-2010”. E che ora, se verrà erogato il prestito da 13 milioni, bisognerà procedere con tantissima prudenza. Perché, dopo il triennio di pre-ammortamento, nel quale si dovranno pagare “solo” gli interessi, nei successivi cinque si dovrà pagare annualmente il 20% della somma erogata, incrementando necessariamente il patrimonio. “Tutti gli utili, d’ora in avanti’ concorreranno a questo: a rafforzarlo. Se fosse stato così in passato non ci sarebbero stati problemi e (rivolto all’assemblea ndr) da parte vostra, non avreste avuto un presidente da Osimo…”.
Se non ci sarà azione di responsabilità verso i Cda passati, un ricorso, la BCC lo farà senz’altro contro la maxi ammenda, almeno e sopratutto per ridurne il gravissimo peso. E forse pure una querela per diffamazione, sporgerà. Il professore, suscitando qualche decisa contrarietà, lo annuncia in assemblea: nei confronti di un giornale online (non questo) in riferimento alla notizia, i cui termini vengono contestati, dell’ammenda che relativa a fatti avvenuti nella filiale di Appignano nel 2005/2006, contenuta poi in un rapporto della GdF redatto nel 2008, ha visto il MEF ‘pensarci’ un quinquennio e recapitare il conto salatissimo. Che ha stravolto il bilancio, già difficile a causa della crisi che ha investito Recanati e Montecassiano “dove abbiamo un terzo del mercato” sottolinea Niccoli. Pesante anche per la svalutazione sui crediti, operato coscienziosamente dal collegio sindacale presieduto da Stefano Caringi e composto da Pietro Bitocchi e Pasquale Morbidoni. “Le somme accantonate in riferimento alla svalutazione dei crediti e alla perdita d’esercizio sono state pari a 10 milioni di euro: il 40% in più rispetto a quello del personale dipendente” dice Niccoli. Che non risentirà della crisi: nel 2011, la BCC contava 118 dipendenti, a fine anno quattro in meno (59 donne e 55 uomini, età media: 44,6 anni). “Nel piano di sviluppo e rilancio -è scritto nella relazione letta da Niccoli- proponiamo di mantenere aperte tutte le filiali, fatti salvi i controlli che verranno svolti nel tempo”. L’azione di governo si basa su due punti: “Rafforzamento del patrimonio e qualità del credito”.
Sul bilancio intanto pende una possibile azione di invalidità, che l’avv. Pizzirusso ha ventilato nel suo intervento in quanto sarebbero mancati i termini di 15 giorni per l’analisi dei soci. In effetti il documento ha subito gravemente i “dieci giorni” che a maggio hanno sconvolto la banca recanatese i cui amministratori, nei termini di legge, avevano presentato il 29 marzo al collegio sindacale il bilancio approvato il 12 aprile. L’inserimento del milione e mezzo di euro di ammenda, comminata al direttore della filiale appignanese “in solido con la banca”, ha ritardato tutti i tempi, così che la società di revisione ha rilasciato un giudizio senza rilievi il 17 maggio.
Applausi per le contestazioni, ma anche per l’appello, commosso, di Alfio Verdicchio nella sua qualità di socio, dipendente e cliente. Verdicchio, da 11 anni a Recanati, proveniente dalla Cassa di risparmio di Macerata, ha mostrato tutto l’orgoglio e l’attaccamento del personale “che si vuole riscattare” e “dunque ce la mettiamo tutta”. “La BCC è un gioiellino che va salvato. Dobbiamo crederci perché questa è una banca del territorio. E’ un sogno che condividiamo con il nuovo ‘allenatore’, il dottor Canella. Il quale si fa un ‘mazzo’ così. Applausi anche per Ivano Tacconi e Giuseppe Asdrubali, da 50 anni in banca. Il quale ricorda: “Nel 1960 con il rafforzamento del capitale da fare, ci si trovò anche la Cassa di Risparmio di Macerata”. Come adesso.
Intanto da lunedì, come detto sopra, la Cassa di Risparmio di Fabriano e Cupramontana (con 7 sportelli in provincia di Macerata) si ‘fonde’ in Veneto banca, uno dei dieci gruppi bancari più importanti del Paese. Dice il direttore generale, Enrico Doni: “L’operazione rappresenta il completamento del processo di rilancio della Cassa che, grazie ad ingenti investimenti economici e riorganizzativi, ha permesso di superare le complesse fasi del passato ed essere oggi, pur nel difficile frangente economico generale, un solido e qualificato punto di riferimento per la clientela: famiglie ed imprese. Gli sportelli dell’area storica della Cassa continueranno a mantenere il marchio Carifac, nel rispetto di oltre 160 anni di servizio al territorio e vicinanza alla gente”.
(Foto-servizio di Lucrezia Benfatto)
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Spesso si addita il pubblico come esempio di mala gestione e conti in rosso, invece non è sempre così… Penso che a questo punto sia necessario ripensare tutto il sistema del credito e delle varie fondazioni/cda che regolano il funzionamento di questi istituti, fondamentali per il nostro territorio. Anche perché tra un po’ tra multe e debiti pure delle banche, i soldi non si presteranno più perché non ci sarà nessuno a cui prestarli
La BCC era il fiore all’occhiello di Recanati e dei recanatesi. Un Presidente di Osimo (ex sindaco PD), un direttore generale di Padova, un presidente del collegio sindacale di Roma, senza alcuna conoscenza del territorio, la stanno facendo a pezzi per svenderla a qualche banchetta locale già pronta a fare l’affare…che schifo.
@ sale pepe:
Lo scorso anno era stato contattato un funzionario di un’altra banca, conoscitore del territorio, con profonda competenza commerciale, studi pregressi adeguati……
Sarebbe stato inserito nell’organigramma aziendale depauperato per riportare una professionalità necessaria a rilanciare la banca….
Non e’ stato scelto perché non aveva la tessera di partito giusta !
E’ davvero una vergogna!
Faccio solo una domanda e se qualcuno può rispondermi per alimentare il dibattito. Se alla banca gli è stata inflitta questa multa così grande esistono dei responsabili all’interno della banca oppure , indirettamente, dovremmo pagare questa multa noi correntisti? Grazie
Ringrazio di cuore Cronache Maceratesi che fa presente e approfondisce questi temi. All’università (anni ’80) ho studiato Geografia Economica e Tecnica Industriale e Commerciale e temi come la localizzazione delle imprese e la DOM (Dimensione Ottima Minima) toccano ora realtà locali che pensavamo fiore all’occhiello. Il modello economico-finanziario, come quello amministrativo, dovrebbe essere quello dell’ambito nel quale si vive, cioè in questo mondo ognuno apporta le specificità del piccolo ambiente in cui si vive ( comune, provincia, Recanati-Colmurano….) ma la globalizzazione (FED,BCE,BM,FMI, Mafia, ‘ndrangheta, NCO, CEE, Bank of England..) ci sta imponendo sfide colossali perchè vogliono prendersi le banche locali, levare Province e COMUNI: fermiamoli prima che sia troppo tardi.
PS. C’è un amministratore della BCC che porta male, stava anche nel collegio sindacale dell’allora BCC di Colmurano all’epoca del “buco”.