Il sistema ‘Banda’ Marche
“Pluralità indeterminata di reati”

INDAGINE BM - Per gli inquirenti la sistematicità, la gravità e la reiterazione delle violazioni lascerebbe pensare all'esistenza di un gruppo organizzato. Promotori dell'associazione a delinquere sarebbero Bianconi, Barchiesi e il maceratese Stefano Vallesi che interviene con una nota: "Sono tranquillo". Tra gli obiettivi di alcuni indagati la ricerca di bonus e l'arricchimento personale. Un sodalizio che avrebbe procurato un danno patrimoniale di rilevante gravità

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BANCA MARCHE INDAGINI

L’ex dg Massimo Bianconi e gli ex presidenti Lauro Costa, Michele Ambrosini e Tonino Perini sono tra i 27 indagati dalla Procura di Ancona

 

 

finanza banca marchedi Marco Ricci

Un quadro devastante quello che emerge dalle ipotesi di reato contestate ai massimi vertici di Banca Marche e a oltre dieci imprenditori da parte della Procura di Ancona. Un quadro che – oltre a ipotizzare per dodici persone di far parte di una associazione per delinquere che avrebbe commesso appropriazioni indebite, corruzioni tra privati, falsi in bilancio, ostacolo all’attività di vigilanza e una “pluralità indeterminata di reati” – sembrerebbe essere la punta di un iceberg, con gli stessi inquirenti che hanno finora analizzato solo una parte di un “elevato numero di operazioni con aspetti anomali” che debbono ancora essere approfondite per verificarne la rilevanza penale. Un “sistema“, come lo definiscono gli stessi inquirenti, che sarebbe stato messo in atto per i più diversi fini, un unico “disegno criminoso” attuato per procurare ingiusti profitti a gruppi finanziari, concedendo decine di milioni di euro anche attraverso presunte perizie non veritiere e carenza di controlli. Il tutto, per la Procura, “ingannando i soci e il pubblico circa la reale situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società“. Insomma, un vero e proprio sistema Banda Marche.

Sarebbero centinaia di milioni, per i magistrati dorici, le perdite occultate nei bilanci 2010 e 2011 (leggi l’articolo), come falsi sarebbero i dati riportati nel prospetto informativo relativo all’ultimo aumento di capitale e presentato in Consob nel 2012, un prospetto così redatto “con l’intenzione di ingannare i destinatari”Secondo gli inquirenti, sarebbe la sistematicità, l’importo elevato delle esposizioni, l’esteso arco temporale in cui si sono svolte le condotte rilevate, la gravità e la reiterazione delle violazioni di procedure e norme interne, “alcuni degli indici dell’esistenza di un gruppo organizzato“, un gruppo che le indagini ricondurrebbero quanto meno a chi ricopriva le posizioni apicali in Banca Marche e Medioleasing.

Il Tribunale di Ancona

Il Tribunale di Ancona

I magistrati di Ancona non escludono neppure che sia stato “l’arricchimento personale” e la ricerca dei bonus da parte di funzionari bancari o di terze persone il motivo dei finanziamenti facili concessi a diversi importanti imprenditori, come ipotizzato – sulla base di elementi indiziari – per Massimo Bianconi in relazione all’immobile di via Archimede a Roma in riferimento agli oltre 4.5 milioni di euro concessi da Banca Marche a società del costruttore Vittorio Casale (leggi l’articolo). Un’ipotesi, l’arricchimento personale, su cui la magistratura intende andare più a fondo, considerando come sarebbero ancora in fase di accertamento i possibili rapporti tra gli indagati e i gruppi affidati.

Senza tralasciare l’importante ovvietà che per ogni indagato deve sempre valere la presunzione di innocenza  –  questo ancor di più in una fase così embrionale di un’indagine che si immagina ancora lunga – è indubbio che lo spaccato che emerge dalle indagini è nel complesso forse peggiore di quanto molti immaginavano, con una presunta concessione dei mutui avvenuta nella “totale assenza di fondate prospettive di rientro del credito”, tanto da far ipotizzare agli inquirenti il reato di appropriazione indebita.

Giuseppe Feliziani, uno dei due commissari di Bm

Giuseppe Feliziani, uno dei due commissari di Bm

Per i magistrati, insomma, tra il 2007 e il 2012, gli affidamenti facili concessi dalla sola Banca Marche avrebbe causato all’istituto di credito “un danno patrimoniale di rilevante gravità per il debito maturato dai gruppi societari affidati”, finanziamenti concessi in “alcuni casi anche a fronte di utilità per gli associati, caratterizzati da svariate irregolarità procedurali, e concessi con la consapevolezza che i crediti non sarebbero stati, interamente o in parte, riscossi alle scadenze”. Secondo le indagini – che da quanto si apprende non sarebbero partite unicamente dagli esposti presentati nel 2013 da Luciano Goffi ma anche da successive segnalazioni alla magistratura dai commissari Feliziani e Terrinoni –  in molti casi il credito facile sarebbe stato concesso per procurare un “ingiusto profitto a favore dei gruppi finanziati, per importi complessivi di varie centinaia di milioni di euro”, il tutto “violando reiteratamente la normativa primaria e secondaria che regola gli affidamenti, sia con riferimento ai presupposti di merito creditizio, sia all’assenza di idonee garanzie”. 

Massimo Bianconi, ex direttore generale di Banca Marche

Massimo Bianconi, ex direttore generale di Banca Marche

E se sono noti i nomi dell’ex dg Massimo Bianconi, degli ex presidenti Lauro Costa, Michele Ambrosini, Tonino Perini e dei quattro vicedirettori Claudio Dell’Aquila, Pier Franco Giorgi, Leonardo Cavicchia e Stefano Vallesi a cui si aggiungono quelli di Giorgio Giovannini, Fabio Baldarelli, Giuseppe Barchiesi e Daniele Cuicchi (tutti e 12 indagati per associazione a delinquere, di cui Bianconi, Barchiesi e Vallesi sarebbero i promotori), meno conosciuti sono alcuni degli imprenditori posti sotto indagine dalla Procura di Ancona per le operazioni delle loro società con Banca Marche e Medioleasing.  Si va infatti dal conosciuto gruppo riferibile a Pietro Lanari – gruppo a cui sono ricondotte L’Immobiliare Elle, l’Immobiliare Zeus, La città ideale e La Fortezza –  a più di dieci società del gruppo di Vittorio Casale, tra cui Operae Spa, Capo Caccia Resort srl, Iside 1, Iside 3 e Iside 4. Tra gli imprenditori iscritti nel fascicolo dell’inchiesta ci sono anche i  maceratesi Enrico e Giuseppe Calamante – probabilmente per un leasing erogato da Medioleasing alla Valpotenza e di cui abbiamo parlato in passato (leggi l’articolo) – a Vincenzo Minardi, Giovanni Taus, Gianluca Ruggeri  e Luigi RossiUna girandola di società dell’Anconetano spesso intrecciate tra loro, come ad esempio la Polo Industriale (gruppo Minardi), oggi in liquidazione, società  che vede tra i soci la Rossi sas di Luigi RossiGianluca Ruggeri, inoltre, è stato liquidatore ed ex amministratore delle Edilmix che deteneva il 50% delle quote di Polo Costruzioni Spa, ditta anch’essa di Fano. Faustino e Giovanni Filippetti entrerebbero invece nelle indagini per la Fili srl in relazione al leasing Cava Gola della Rossa.

Lauro Costa, ex presidente di Banca Marche

Lauro Costa, ex presidente di Banca Marche

Per la Procura insomma sarebbe stato un sistema organizzato, non singoli fatti occasionali, a contribuire al dissesto dell’istituto di credito, occultando perdite, falsificando bilanci e quanto altro al momento ipotizzato. Sette i capi di accusa delineati dalla procura, a vario titolo, per i 27 indagati del sistema Banca Marche. Dove pagina dopo pagina quelli che si ripetono, per tutti i 7 capi d’incolpazione, sono i nomi dei quattro ex direttori, di Costa, Bianconi, Ambrosini e Perini.

GLI INDAGATI – Gli indagati sono al momento 27, con la magistratura che sta ancora approfondendo altre operazioni. I nomi nel fasciolo della Procura di Ancona sono: l’ex direttore generale di Banca Marche, Massimo Bianconi e i suoi quattro vice direttori, Claudio Dell’Aquila (poi presidente di Medioleasing), Pier Franco Giorgi, Leonardo Cavicchia e Stefano Vallesi, e i tre ex presidenti di Banca Marche, il pesarese Michele Ambrosini, il maceratese Lauro Costa e Tonino Perini. Tra i massimi dirigenti e funzionari sono sottoposti all’indagine dei magistrati  ci sono Giorgio Giovannini (direttore centrale BM, già ex vice direttore Medioleasing), Giuseppe Barchiesi (ex direttore generale di Medioleasing), Fabio Baldarelli (vice direttore generale di Medioleasing), Daniele Cuicchi (ex responsabile commerciale Medioleasing), il tecnico Stefano Gioacchini, Giuseppe Paci (area crediti BM), Massimo Battistelli (ex capo area concessione crediti) e due tecnini esterni incaricati delle perizie, l’ingegnere Giuseppe Lucarini e Chirstian Renzetti. Gli imprenditori indagati sono: Pietro Lanari,Vittorio Casale, Enrico e Giuseppe Calamante, Vincenzo Minardi, Giovanni Taus, Gianluca Ruggeri, Faustino e Giovanni Filippetti, Luigi Rossi.

 

L'ex vice direttore di Banca Marche, Stefano Vallesi

L’ex vice direttore di Banca Marche, Stefano Vallesi

L’INTERVENTO DI STEFANO VALLESI – L’ex presidente di Medioleasing ed ex vice direttore di Banca Marche, Stefano Vallesi – a vario titolo indagato dalla Procura – ha affidato il suo pensiero a un nota scritta pervenuta attraverso il suo legale, l’avvocato Nicola Perfetti di Macerata. “Il rag. Vallesi ha mantenuto, sinora, un riserbo assoluto in relazione alla nota vicenda che coinvolge Banca Marche, sempre confidando e riponendo la massima fiducia nel lavoro sin qui svolto dalla magistratura. Tuttavia ora, a seguito di notizie apparse su edizioni online di testate giornalistiche locali e nazionali, mi ha incaricato di precisare quanto segue a tutela della sua immagine, onde evitare che la vicenda esca dal fisiologico alveo giuridico per confondersi nel turbinio delle interpretazioni parziali e disinformate. Il 9 aprile u.s. il rag. Stefano Vallesi è stato interessato da un provvedimento di perquisizione presso la propria abitazione, effettuato dalle Fiamme Gialle di Ancona.L’occasione, preceduta dalla notifica dell’informazione di garanzia, è servita per avere informazioni circa la tesi accusatoria. Orbene, avuta contezza dei fatti che starebbero alla base dell’incolpazione, nonché delle deduzioni che portano ad ipotizzare nei suoi confronti e nei confronti di altri 26 soggetti una serie di accuse, il mio assistito è tranquillo e certo di poter dimostrare nel prosieguo delle indagini la propria estraneità ai fatti contestati. Il rag. Stefano Vallesi è assolutamente convinto di poter spiegare all’autorità inquirente che il proprio operato è stato sempre contraddistinto dal rispetto delle regole dell’organo di vigilanza, delle normative aziendali, degli indirizzi strategici decisi dai vari consigli di amministrazione e comunque sempre finalizzato alla sana e prudente gestione ed all’ottimizzazione della struttura aziendale. Ribadisce con fermezza che l’attività svolta in Banca Marche per oltre 35 anni è stata sempre caratterizzata da trasparenza, correttezza e responsabilità nei confronti dell’azienda, dei soci, dei colleghi e della clientela”.

 

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