L’ex dg Massimo Bianconi e gli ex presidenti Lauro Costa, Michele Ambrosini e Tonino Perini sono tra i 27 indagati dalla Procura di Ancona
Un quadro devastante quello che emerge dalle ipotesi di reato contestate ai massimi vertici di Banca Marche e a oltre dieci imprenditori da parte della Procura di Ancona. Un quadro che – oltre a ipotizzare per dodici persone di far parte di una associazione per delinquere che avrebbe commesso appropriazioni indebite, corruzioni tra privati, falsi in bilancio, ostacolo all’attività di vigilanza e una “pluralità indeterminata di reati” – sembrerebbe essere la punta di un iceberg, con gli stessi inquirenti che hanno finora analizzato solo una parte di un “elevato numero di operazioni con aspetti anomali” che debbono ancora essere approfondite per verificarne la rilevanza penale. Un “sistema“, come lo definiscono gli stessi inquirenti, che sarebbe stato messo in atto per i più diversi fini, un unico “disegno criminoso” attuato per procurare ingiusti profitti a gruppi finanziari, concedendo decine di milioni di euro anche attraverso presunte perizie non veritiere e carenza di controlli. Il tutto, per la Procura, “ingannando i soci e il pubblico circa la reale situazione economica, patrimoniale e finanziaria della società“. Insomma, un vero e proprio sistema Banda Marche.
Sarebbero centinaia di milioni, per i magistrati dorici, le perdite occultate nei bilanci 2010 e 2011 (leggi l’articolo), come falsi sarebbero i dati riportati nel prospetto informativo relativo all’ultimo aumento di capitale e presentato in Consob nel 2012, un prospetto così redatto “con l’intenzione di ingannare i destinatari”. Secondo gli inquirenti, sarebbe la sistematicità, l’importo elevato delle esposizioni, l’esteso arco temporale in cui si sono svolte le condotte rilevate, la gravità e la reiterazione delle violazioni di procedure e norme interne, “alcuni degli indici dell’esistenza di un gruppo organizzato“, un gruppo che le indagini ricondurrebbero quanto meno a chi ricopriva le posizioni apicali in Banca Marche e Medioleasing.
I magistrati di Ancona non escludono neppure che sia stato “l’arricchimento personale” e la ricerca dei bonus da parte di funzionari bancari o di terze persone il motivo dei finanziamenti facili concessi a diversi importanti imprenditori, come ipotizzato – sulla base di elementi indiziari – per Massimo Bianconi in relazione all’immobile di via Archimede a Roma in riferimento agli oltre 4.5 milioni di euro concessi da Banca Marche a società del costruttore Vittorio Casale (leggi l’articolo). Un’ipotesi, l’arricchimento personale, su cui la magistratura intende andare più a fondo, considerando come sarebbero ancora in fase di accertamento i possibili rapporti tra gli indagati e i gruppi affidati.
Senza tralasciare l’importante ovvietà che per ogni indagato deve sempre valere la presunzione di innocenza – questo ancor di più in una fase così embrionale di un’indagine che si immagina ancora lunga – è indubbio che lo spaccato che emerge dalle indagini è nel complesso forse peggiore di quanto molti immaginavano, con una presunta concessione dei mutui avvenuta nella “totale assenza di fondate prospettive di rientro del credito”, tanto da far ipotizzare agli inquirenti il reato di appropriazione indebita.
Per i magistrati, insomma, tra il 2007 e il 2012, gli affidamenti facili concessi dalla sola Banca Marche avrebbe causato all’istituto di credito “un danno patrimoniale di rilevante gravità per il debito maturato dai gruppi societari affidati”, finanziamenti concessi in “alcuni casi anche a fronte di utilità per gli associati, caratterizzati da svariate irregolarità procedurali, e concessi con la consapevolezza che i crediti non sarebbero stati, interamente o in parte, riscossi alle scadenze”. Secondo le indagini – che da quanto si apprende non sarebbero partite unicamente dagli esposti presentati nel 2013 da Luciano Goffi ma anche da successive segnalazioni alla magistratura dai commissari Feliziani e Terrinoni – in molti casi il credito facile sarebbe stato concesso per procurare un “ingiusto profitto a favore dei gruppi finanziati, per importi complessivi di varie centinaia di milioni di euro”, il tutto “violando reiteratamente la normativa primaria e secondaria che regola gli affidamenti, sia con riferimento ai presupposti di merito creditizio, sia all’assenza di idonee garanzie”.
E se sono noti i nomi dell’ex dg Massimo Bianconi, degli ex presidenti Lauro Costa, Michele Ambrosini, Tonino Perini e dei quattro vicedirettori Claudio Dell’Aquila, Pier Franco Giorgi, Leonardo Cavicchia e Stefano Vallesi a cui si aggiungono quelli di Giorgio Giovannini, Fabio Baldarelli, Giuseppe Barchiesi e Daniele Cuicchi (tutti e 12 indagati per associazione a delinquere, di cui Bianconi, Barchiesi e Vallesi sarebbero i promotori), meno conosciuti sono alcuni degli imprenditori posti sotto indagine dalla Procura di Ancona per le operazioni delle loro società con Banca Marche e Medioleasing. Si va infatti dal conosciuto gruppo riferibile a Pietro Lanari – gruppo a cui sono ricondotte L’Immobiliare Elle, l’Immobiliare Zeus, La città ideale e La Fortezza – a più di dieci società del gruppo di Vittorio Casale, tra cui Operae Spa, Capo Caccia Resort srl, Iside 1, Iside 3 e Iside 4. Tra gli imprenditori iscritti nel fascicolo dell’inchiesta ci sono anche i maceratesi Enrico e Giuseppe Calamante – probabilmente per un leasing erogato da Medioleasing alla Valpotenza e di cui abbiamo parlato in passato (leggi l’articolo) – a Vincenzo Minardi, Giovanni Taus, Gianluca Ruggeri e Luigi Rossi. Una girandola di società dell’Anconetano spesso intrecciate tra loro, come ad esempio la Polo Industriale (gruppo Minardi), oggi in liquidazione, società che vede tra i soci la Rossi sas di Luigi Rossi. Gianluca Ruggeri, inoltre, è stato liquidatore ed ex amministratore delle Edilmix che deteneva il 50% delle quote di Polo Costruzioni Spa, ditta anch’essa di Fano. Faustino e Giovanni Filippetti entrerebbero invece nelle indagini per la Fili srl in relazione al leasing Cava Gola della Rossa.
Per la Procura insomma sarebbe stato un sistema organizzato, non singoli fatti occasionali, a contribuire al dissesto dell’istituto di credito, occultando perdite, falsificando bilanci e quanto altro al momento ipotizzato. Sette i capi di accusa delineati dalla procura, a vario titolo, per i 27 indagati del sistema Banca Marche. Dove pagina dopo pagina quelli che si ripetono, per tutti i 7 capi d’incolpazione, sono i nomi dei quattro ex direttori, di Costa, Bianconi, Ambrosini e Perini.
GLI INDAGATI – Gli indagati sono al momento 27, con la magistratura che sta ancora approfondendo altre operazioni. I nomi nel fasciolo della Procura di Ancona sono: l’ex direttore generale di Banca Marche, Massimo Bianconi e i suoi quattro vice direttori, Claudio Dell’Aquila (poi presidente di Medioleasing), Pier Franco Giorgi, Leonardo Cavicchia e Stefano Vallesi, e i tre ex presidenti di Banca Marche, il pesarese Michele Ambrosini, il maceratese Lauro Costa e Tonino Perini. Tra i massimi dirigenti e funzionari sono sottoposti all’indagine dei magistrati ci sono Giorgio Giovannini (direttore centrale BM, già ex vice direttore Medioleasing), Giuseppe Barchiesi (ex direttore generale di Medioleasing), Fabio Baldarelli (vice direttore generale di Medioleasing), Daniele Cuicchi (ex responsabile commerciale Medioleasing), il tecnico Stefano Gioacchini, Giuseppe Paci (area crediti BM), Massimo Battistelli (ex capo area concessione crediti) e due tecnini esterni incaricati delle perizie, l’ingegnere Giuseppe Lucarini e Chirstian Renzetti. Gli imprenditori indagati sono: Pietro Lanari,Vittorio Casale, Enrico e Giuseppe Calamante, Vincenzo Minardi, Giovanni Taus, Gianluca Ruggeri, Faustino e Giovanni Filippetti, Luigi Rossi.
L’INTERVENTO DI STEFANO VALLESI – L’ex presidente di Medioleasing ed ex vice direttore di Banca Marche, Stefano Vallesi – a vario titolo indagato dalla Procura – ha affidato il suo pensiero a un nota scritta pervenuta attraverso il suo legale, l’avvocato Nicola Perfetti di Macerata. “Il rag. Vallesi ha mantenuto, sinora, un riserbo assoluto in relazione alla nota vicenda che coinvolge Banca Marche, sempre confidando e riponendo la massima fiducia nel lavoro sin qui svolto dalla magistratura. Tuttavia ora, a seguito di notizie apparse su edizioni online di testate giornalistiche locali e nazionali, mi ha incaricato di precisare quanto segue a tutela della sua immagine, onde evitare che la vicenda esca dal fisiologico alveo giuridico per confondersi nel turbinio delle interpretazioni parziali e disinformate. Il 9 aprile u.s. il rag. Stefano Vallesi è stato interessato da un provvedimento di perquisizione presso la propria abitazione, effettuato dalle Fiamme Gialle di Ancona.L’occasione, preceduta dalla notifica dell’informazione di garanzia, è servita per avere informazioni circa la tesi accusatoria. Orbene, avuta contezza dei fatti che starebbero alla base dell’incolpazione, nonché delle deduzioni che portano ad ipotizzare nei suoi confronti e nei confronti di altri 26 soggetti una serie di accuse, il mio assistito è tranquillo e certo di poter dimostrare nel prosieguo delle indagini la propria estraneità ai fatti contestati. Il rag. Stefano Vallesi è assolutamente convinto di poter spiegare all’autorità inquirente che il proprio operato è stato sempre contraddistinto dal rispetto delle regole dell’organo di vigilanza, delle normative aziendali, degli indirizzi strategici decisi dai vari consigli di amministrazione e comunque sempre finalizzato alla sana e prudente gestione ed all’ottimizzazione della struttura aziendale. Ribadisce con fermezza che l’attività svolta in Banca Marche per oltre 35 anni è stata sempre caratterizzata da trasparenza, correttezza e responsabilità nei confronti dell’azienda, dei soci, dei colleghi e della clientela”.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Il ragionier Vallesi ha tutto il diritto di dichiararsi innocente , ma noi lettori abbiamo l’altrettanto giusto diritto di NON CREDERGLI ! D’altronde stiamo aspettando anche le dichiarazioni di Bianconi e degli altri che diranno che il miliardo e mezzo di buco di banca delle marche e’ stato causato dall’ANDAMENTO NEGATIVO DEL MERCATO IMMOBILIARE !!!
Ho letto bene?” ingannando i SOCI circa la reale situazione economica,patrimoniale e finanziaria della societa’?. Mi dispiace per Vallesi, non è colpa sua,sicuramente verra’ scagionato.Qualcuno,gia’ consigliere di Banca Marche, ha detto che è una persona per bene e io ci credo.Comunque si ricordi al momento opportuno:la vendetta va servita fredda,come gli ha suggerito la stessa persona.
Ci avevano detto che pioveva ma questo e’ un tifone.
che banda di finte brave persone…..io li mandavo a zappa’ e a sistemare i letti dei fiumi……
Ho sempre rispettato e rispetto tutt’ora Stefano Vallesi, ho avuto modo di confrontarmi con lui anche in maniera accesa ed ho sempre percepito che volesse fare gli interessi della banca, sopra ogni altra cosa ed anche in maniera piuttosto sfacciata e saccente. Auspico che la magistratura possa fare il proprio corso ed adotti misure adeguate all’importanza dell’inchiesta (arresti compresi) a chi lo merita. Penso che si vada in galera anche per reati molto meno gravi di quelli commessi da questi della BANDA delle MARCHE!
Tra indebito arricchimento e ricerca dei bonus ci passa una certa differenza no? E allora non ci stupirebbe scoprire, nel prosieguo delle indagini, che qualche ‘lorsignore’ acchiappava altro che premi di risultato…Se si facesse chiarezza fino in fondo forse dovremmo pensare che, in Italia, finalmente è tramontata un’epoca…magari! Confidiamo nel lavoro degli inquirenti e in una giustizia finalmente ‘giusta’.
Ripensandoci bene, vorrei avete il copyright del marchio “quelli della BANDA delle MARCHE”. I diritti percepiti verranno distribuiti a coloro che hanno subito danni diretti ed indiretti dalle malefatte dei delinquenti.
A ben vedere ci sarebbero altri nomignoli per etichettare i protagonisti e la loro storia, tipo “I furbetti del quattrino”, oppure, per il grande schermo “Bianconi, Rossoni e Verdoni” “la Banca del Buco”, etcetera etcetera etcetera.
“Così tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare”
Esprimo la mia piena solidarietà verso i dipendenti di quelle aziende coinvolte (loro malgrado) in questa triste storia. Sicuramente sono i primi (e forse gli unici) che veramente ci rimettono. Faccio una appello alle autorità e a tutti i soggetti direttamente interessati, affinchè non si dimentichino degli operai e delle loro famiglie che sono i primi a pagare!!!
Che speranza abbiamo ora di riprenderci ad un prezzo equo le nostre azioni?
Non “truffavano” solo i soci ma pure i clienti: quando avevo il mutuo con loro feci domanda per ridurre l’ipoteca.
Mi fecero spendere dei soldi per la perizia (fatta da un professionista da loro indicato) e – pur avendone capienza – mi rifiutarono la restrizione ipotecaria.
Decisi allora di surrgare (perdendo purtroppo gli interessi versati fino a quel momento a tutto vantaggio loro), poi – informandomi – venni a sapere che il diniego violava il regolamento dell’ABI…
Voglio ricordare che le stringenti norme del diritto societario (colpa in vigilando….), chiama a rispondere degli atti di amministrazione pregiudizievoli – che hanno dato luogo al gigantesco danno economico e finanziario provocato alla Banca delle Marche e ai suoi azionisti – tutti i componenti del consiglio di amministrazione, che si sono succeduti dal 2007 al 2012, a eccezione di quelli che avevano fatto annotare nel libro delle adunanze il proprio dissenso.
Non è infatti immaginabile che i clamorosi fatti emersi dalla puntuale indagine della Magistratura siano potuti avvenire senza l’apporto o comunque al di fuori del controllo dell’organo (consiglio di amministrazione) cui compete la gestione dell’attività sociale della Banca delle Marche.
a guardare queste facce e mi viene la nausea, e un profondo senso di disgusto, e non riesco a leggere più di 10 righe di ogni servizio su BM…ma più che altro mi chiedo, dopo tutte queste inchieste, queste mega scoperte qualcuno pagherà qualcosa (galera, servizi sociali-dato che va di moda-), o finirà tutto in una bolla di sapone? oppure, usciranno tutti puliti?
Una volta accertate eventuali responsabilità: giro di chiglia ai colpevoli…
Dopo aver truffato azionisti clienti e aver fatto star male tutti i dipendenti. ..vediamo alla fine quanti vanno in galera di questi malfattori. …!!! Hanno rovinato il fiore all’occhiello di un istituto bancario che anni fa ci invidiava l’italia intera.
Demo ammetterlo, “Banda delle Marche” è un brand che consiglio a Furio di registrare. Beh, insieme alla figura mitica del Marchese Costa che cura il territorio con il suo Landini Special, questo “Banda delle Marche” dimostra che in fatto di creatività in questo forum siamo al top.
Quando avevo la ditta ne anche se andavi in ginocchio ti facevano prestiti o agevolazioni per lavorare… Bravi cosi le aziende sane hanno dovuto chiudere… Per fortuna essere sciamani serve prima o poi si realizzano i sogni… e meglio che non vi dico gli incubi.. ma accadranno anche quelli. ogni cosa ha tempo. Anche per chi andato in pensione…
Dopo qualche mese di silenzio, dettato dalla volontà di interpretare al meglio gli eventi e non da un disinteresse verso il comune disorientamento, riprendiamo la piacevole abitudine di comunicare con voi, provando a fornirvi un aggiornamento che soddisfi le tante e legittime curiosità che staranno invadendo i vostri pensieri.
La prima novità positiva che vogliamo comunicarvi è che, recependo anche le istanze di alcuni di voi, il tavolo sindacale è di nuovo unito e riteniamo che questo, dopo mille distinguo, possa essere un ottimo punto di partenza per affrontare con incisività le sfide negoziali che ci attendono.
Un tavolo unito serve infatti ad avere un potere contrattuale più forte, utilissimo in una fase come questa in cui la controparte non ci sta dimostrando particolari attitudini al dialogo, preferendo percorsi e ricette non condivise quasi esclusivamente concentrate sul costo di un personale che, al contrario, è a nostro avviso la vera risorsa da cui ripartire, l’unica leva vincente per la tenuta della raccolta, molto più efficace delle soluzioni standardizzate propinateci da consulenti purtroppo lautamente pagati.
I recenti fatti di cronaca giudiziaria, nei confronti dei quali è nostra intenzione mantenere per ora un opportuno ruolo di semplici spettatori, metteranno ulteriormente alla prova le energie dei nostri Colleghi della rete, chiamati per l’ennesima volta a rassicurare la clientela ed a far si che questa Banca, una volta per tutte, possa tornare a rivedere la luce e a mostrare – con legittimo orgoglio – il proprio valore.
La nostra posizione sulla genesi dei problemi in Banca Marche, da tantissimo tempo fortemente critica sul fronte dei criteri di accantonamento sui crediti deteriorati, è un tema più volte trattato con Voi che ha trovato – finalmente – una sintesi con le altre OO. SS. e che diventa l’elemento nodale su cui fare leva per evitare una pericolosa attività di “colonizzazione” a portata di ciascun Istituto di credito che volesse avvicinarsi alla nostra azienda.
Istituzioni politiche e associazioni di categoria hanno condiviso, in occasione dell’incontro di sabato scorso al Ridotto delle Muse di Ancona, che sia opportuno
ripartire da qui, cercando concretezza nella proposizione di un tavolo di lavoro che partorisca in tempi rapidi una proposta da portare al tavolo dei Commissari di Banca d’Italia.
Tutte le Organizzazioni Sindacali, confederali e di categoria, hanno plaudito a questa iniziativa, perché è evidente che le Marche non possono permettersi di perdere per sempre l’unico partner finanziario di vero riferimento per le famiglie e per le tante PMI che contraddistinguono il nostro tessuto economico. E perché è altrettanto evidente che, da lavoratori, conosciamo bene i nostri punti di forza e le leve – di natura patrimoniale – da utilizzare per invertire l’inesorabile declino verso il quale siamo stati avviati.
Proviamo a fare un po’ di conti.
Al primo gennaio 2013 il nostro patrimonio di vigilanza, detratta la perdita dell’esercizio 2012 di 518 milioni, ammontava – come facilmente desumibile dai bilanci ufficiali – a circa 900 milioni di euro, per un Total Capital Ratio intorno all’8,50%.
Poi arriva la perdita della semestrale 2013, ufficialmente determinata in 232 mln di euro, che fa precipitare il T. C. R. al 6,64% spalancando le porte all’arrivo dei Commissari di Banca d’Italia.
Ipotizzando che a fine 2013, si sia accumulata un’ulteriore perdita stimabile in circa 250 milioni, è lecito pensare che il patrimonio di vigilanza, all’01/01/2014, si aggiri intorno a 400 milioni e che quindi ci sia necessità di una robusta iniezione di capitale per riportare la Banca su livelli sostenibili.
Ma se invece di ricorrere al mercato con un maxi aumento fosse possibile recuperare buona parte del fabbisogno patrimoniale in autonomia? Beh, sarebbe tutto più semplice e non è detto che ciò non possa accadere nel pieno rispetto delle regole. Come? Parliamo di credito deteriorato e, in particolare, degli incagli accumulati negli ultimi 18 mesi e delle relative coperture.
Come abbiamo più volte sostenuto, Banca Marche è l’unico Istituto in Italia che tratta le sofferenze alla stessa stregua degli incagli, in particolar modo per quanto riguarda lo scarto delle garanzie a corredo delle posizioni: anche se l’incaglio rappresenta “un particolare momento di difficoltà” del soggetto economico in esame, da noi siamo convinti che le cose andranno per forza male e che recupereremo meno della metà del credito vantato.
Questa logica ci ha portato ad avere un coverage ratio sugli incagli pari al 30% dell’esposizione di specie (quindi 900 milioni su un monte di circa 3 miliardi), quando il Sistema bancario, per la stessa tipologia di deteriorate, si copre in media per il 15%, come facilmente ricostruibile dai bilanci pubblicati su Internet.
Se Banca Marche si adeguasse a questo meccanismo, si ritroverebbe un “tesoretto” da 450 mln di euro, ai quali andrebbero sommati altri 100 milioni per il differenziale tra la copertura dello 0,97% praticato da noi sui crediti “in bonis” e lo 0,50% applicato in media da tutte le Banche (per chi non lo sapesse, in occasione della semestrale dello scorso anno il nostro parametro è stato innalzato dallo 0,73 allo 0,97% “pagando pegno” per 50 milioni di euro……).
Muovendo due sole leve il patrimonio di vigilanza tornerebbe ad assestarsi intorno ai 950 mln di euro, con il Total Capital Ratio che navigherebbe ben al di sopra del limite dell’8%.
Ecco allora spiegato il titolo di questo volantino: perché, a nostro avviso, probabilmente 300 milioni di aumento di capitale permetterebbero a Banca Marche di rimettersi in sicurezza, nonché di tornare – finalmente – a fare Banca. La soluzione, come vedete c’è, anche se qualcuno, chissà perché, fa finta di non vederla.
Io penso sempre di non stupirmi più di nulla ma quando leggo dirigenti che si dicono “tranquilli” DIVENTO UNA BESTIA! Cazzo hai fatto, con dolo o meno, un buco di UN MILIARDO e oltre di EURO! Come cazzo fai a stare tranquillo? Io mi sentirei una merda e mi vergognerei ad uscire di casa. Al di là delle responsabilità penali (che secondo me ci sono ma devono essere provate in giudizio) ma l’INCAPACITÀ MANAGERIALE di tutta la dirigenza del gruppo Banda Marche è comprovata! Allora cosa diavolo scrivi in una nota “sono tranquillo?” Sei tranquillo perché sei psicotico e vivi in un mondo surreale, di fantasia, diverso, dove i maiali volano e il cielo è fuxia! Insomma avete creato un buco da UN MILIARDO DI EURO, DUEMILA MILIARDI DI LIRE. E riuscite ancora a farmi vedere e a chiacchierare? Ma andate a fanculo, colpevoli o innocenti che siate. Per direttissima. E scusate la scurrilità ma quando ce vò ce vò.
Saluti
Spero che a questi banditi sequestrino tutto e si facciano un bel pó di galera
1.000.000.000 x 1936,27 = 1.936.270.000.000 cioè millenovecentotrentasei miliardi duecentosettanta milioni di lire.
Ringraziate il nuovo corso bancario degli anni ’90
STEFANO VALLESI STAI SERENO ……..
a regione marche: forse i sindacati dei bancari, o chi per loro, non hanno inteso che ci troviamo davanti al reato di associazione a delinquere e che i tesoretti se li sono gia’ portati via ali baba e i quaranta ladroni interni alla Banda Marche.
Mi auguro che i colpevoli, per tutti i risparmiatori, soci, clienti, siano puniti in maniera esemplare
Mio caro Alexis, un pò di fantasia e di spirito non hanno mai fatto male a nessuno. Oppure no? Ricordo che una famosa frase che la terribile Satira Francese mise in bocca a Maria Antonietta, tipo “Maestà il popolo affamato non ha più pane!” E lei “che mangino delle brioches”. Ecco quella frase contribuí in maniera significativa ad uno degli eventi più straordinari per l’umanità, allo tsunami che spazzò via millenni di storia dove gli unici protagonisti erano potenti, religiosi e studiosi e che diede il via all’era moderna e vita al tuo nobile pensiero, la Rivoluzione Francese. Pe ‘na brioche………..
Comunque io ,per non saper nè leggere nè scrivere, il conto in Banca Marche l’ho chiuso. (tanto tuonò che piovve!).
tutti gli inquisiti si sentono tranquilli ed in grado di dimostrare la propria estraneita’.Ma se nessuno e’ colpevole,questo disastro chi lo ha combinato?Qualche marziano venuto da pianeti lontani?L’avvocato di Vallesi( il ragionier Vallesi,mica uno qualunque) si e’ dimenticato di un’altra frase di rito:CONFIDIAMO NEL LAVORO DELLA MAGISTRATURA.ANCHE NOI RAGIONIERE…anche nella causa che ha intentato contro bmarche,ha mai sentito parlare di effetto boomerang?A volte la magistratura colpisce anche la faccia come il c…
Regione Marche, quello che scrivi è una dettegliata spiegazione scientifica di un eccesso di prudenza dopo che si sono verificati eccessi di imprudenza. Tutto il mondo economico, però, può portare un numero elevato di esempi di imprese che si sono viste diminuire o azzerare unilateralmente fidi bancari senza aver commesso alcun reato o peccato. Solo per una questione di prudenza. Se non fosse che la Banca delle Marche, alla fine si salverà a spese anche della collettività e quel numero impressionante di aziende chiuderà i battenti, verrebbe da dire: “chi di prudenza ferisce, di prudenza perisce”.