di Marco Ricci
Alcuni degli ex amministratori e sindaci di Banca Marche interessati dalle procedute sanzionatorie di Banca d’Italia, continuano a riunirsi e discutere insieme all’avvocato recanatese Paolo Tanoni. Dopo un primo incontro avvenuto alcuni giorni fa – e in cui il legale avrebbe “dato dei consigli a degli amici” su come muoversi davanti ai rilievi della Vigilanza – questa volta alla riunione erano tra gli altri presenti l’ex presidente di BM Lauro Costa, Giuliano Bianchi, Walter Darini, Roberto Perini, Mario Volpini e l’ex presidente del collegio sindacale Pietro Valentini. L’incontro – avvenuto per discutere le linee strategiche difensive – si è svolto ieri mattina in uno stabilimento dell’industriale Germano Ercoli, anch’egli in passato nel Cda di Banca Marche. I membri dei disciolti o cessati organismi di amministrazione e controllo dovrebbero consegnare a breve le loro memorie difensive, a meno che non abbiano richiesto a Banca d’Italia una proroga di trenta giorni. Solo dopo questo passaggio il direttorio di Via Nazionale avrà 240 giorni di tempo per decidere se comminare sanzioni, archiviare o richiedere eventuali approfondimenti d’indagine. Dunque questo lo scenario in cui sarebbe avvenuto la riunione di sabato. A margine della quale si sono levate critiche non solo ai verbali di Banca d’Italia ma anche alle intenzioni della Fondazione Carima di rivalersi nei confronti della PricewatherhouseCoopers. Azione che sarebbe stata etichettata come “troppo complessa”.
“I fatti sono stato travisati”, ci ha spiegato l’industriale Germano Ercoli in merito a questo vertice che ha suscitato un certo clamore, “in quanto io non ho organizzato alcuna riunione tanto meno segreta. Per prima cosa”, ha tenuto a precisare Ercoli, “l’incontro non è stato convocato da me. Si è tenuto nei locali della mia azienda per un semplice motivo logistico. La riunione doveva avvenire nel centro di Civitanova. Ma sabato, giorno di mercato, il luogo sarebbe risultato troppo scomodo. Così e solo per questo motivo ho dato la disponibilità degli spazi in azienda. Per quanto mi riguarda non sapevo neppure chi sarebbe intervenuto. Sulla presunta segretezza poi”, ha sottolineato l’ex presidente di Confindustria, “sabato in fabbrica era una giornata di lavoro. Con tutti i lavoratori e i collaboratori presenti. Per quanto mi riguarda”, ha ancora tenuto a sottolineare Ercoli, “io sono stato presente dalle nove e mezzo alle undici, poi sono tornato alle mie attività”. Sui temi discussi l’ex consigliere di Banca Marche ha parlato di un ordine del giorno molto ristretto. Aggiungendo che la riunione ha riguardato appunto più linee strategiche proprio in vista della presentazione delle memorie difensive. “Ciascuno davanti alle contestazioni di Banca d’Italia agirà però per proprio conto”, ha concluso l’industriale civitanovese, “Per il resto su questa riunuione si è voluto sollevare solo un gran polverone.”
Se la presenza dell’avvocato Tanoni farà senz’altro discutere – il legale è anche il portavoce della cordata di imprenditori marchigiani che vorrebbero sottoscrivere parte dell’aumento di capitale necessario a ripatrimonializzare Banca Marche – d’altro canto va ricordato come Tanoni sia forse uno dei pochissimi legali marchigiani con una notevole esperienza nel settore bancario. Avendo in passato partecipato ad operazioni complesse anche all’interno di un’importante società di consulenza come fu Hernst&Young. Alcuni ex-amministratori di Banca Marche pare comunque che si stiano rivolgendo ad uno studio romano per ribattere alle accuse della vigilanza. Il nome più ricorrente è quello del legale che in passato assistette Federico Tardioli, l’ex vice-presidente di Banca Marche, quando Banca d’Italia ne contestò i requisiti per la nomina in consiglio di amministrazione.
Si è appreso nel frattempo che il presidente di Fondazione Carima, Franco Gazzani, è stato lungamente ascoltato dalla guardia di finanza di Ancona come persona informata sui fatti. Gazzani avrebbe ricostruito agli inquirenti alcuni aspetti della vicenda, presentando oltretutto diverso materiale in proprio possesso. Già in passato Gazzani si espresse più volte in modo molto critico nei confronti delle passate gestioni dell’istituto di credito, arrivando a parlare nell’intervista rilasciata a Cronache Maceratesi di un vero e proprio “sistema Banca Marche” di cui Fondazione Carima sarebbe rimasta vittima. Posizioni che gli sono costate duri contrasti non solo con gli ex-amministratori di Banca Marche espressione della fondazione maceratese. Ma anche fortissime frizioni con le altre due fondazioni azioniste, quelle di Pesaro e Jesi con cui i rapporti sarebbero al momento molto tesi se non inesistenti. Sebbene Gazzani non abbia inteso rilasciare dettagli sulle dichiarazioni rilasciate ai finanzieri del nucle provinciale di Ancona, si immagina che il presidente di Fondazione Carima abbia illustrato le motivazioni e le circostanze che lo hanno spinto a prendere una posizione così critica in merito a quanto accaduto.
Che secondo Fondazione Carima – al di là degli aspetti eventualmente penali su cui sta indagando la magistratura – vi siano responsabilità nel dissesto dell’istituto è testimoniato in ogni caso dall’azione di responsabilità che – tramite lo studio Pozzi di Milano – l’istituzione maceratese vorrebbe avviare in primis contro la PricewatherhouseCoopers (leggi). La società di revisione sui cui numeri si avviò non solo l’ultimo aumento di capitale di Banca Marche sottoscritto da Macerata per oltre 40 milioni di euro ma che certificò anche gli ultimi otto bilanci dell’istituto di credito. Fondazione Carima, qualora ci siano le condizioni tecnico-giuridiche, sarebbe intenzionata ad avviare un’analoga azione risarcitoria anche nei confronti degli ex amministratori e sindaci dell’istituto di credito. L’incontro, avvenuto lunedì a Macerata con il legale milanese, ha fatto riscontrare una sostanziale unanimità di indirizzo da parte degli organi della fondazione. Che hanno dato mandato allo studio Pozzi di percorrere tutte le vie percorribili perchè la Fondazione possa almeno in parte essere risarcita delle gravi perdite patrimoniali che gli deriveranno dal dissesto di Banca Marche. Perdite ancora non facili da stimare ma che è plausibile possano attestarsi almeno sui cento milioni di euro.
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Avvocato Tanoni !!! Presente!! Anzi sempre presente!! Forse anche troppo presente!!!!!
Che bella covata di pulcini. Fa tenerezza vederli tutti insieme, impauriti e pigolanti, cercare le ali protettrici di mamma chioccia. Me li vedo davanti agli occhi, solo poco tempo fa, razzolare allegri e spensierati nell’aia, sotto lo sguardo furbo e soddisfatto del Gallo Biancone.
Prima o poi il “Pinguino” per gli amici dovrà pur arrivare!
(rivedi http://www.youtube.com/watch?v=kFPioNvEktU)
Leggo l’articolo e mi ritorna casualmemte in mente una canzone…
http://www.youtube.com/watch?v=–byg1N842E
Cento milioni di euro di perdite per la fondazione carima ,stante il valore attuale dell’azione non sono sufficenti,ma del resto per difendere territorialita’ ed autonomia era giusto spenderli,socialita’ ed opere imanitarie possono attendere.
Riguardo alla riunione non organizzata e casuale…avvenuta nella fabbrica di Ercoli,chissa’ se si e’ parlato anche del contratto di affitto dei locali della filiale di civitanova di bmarche.Erano tutti presenti, una occasione unica…peccato…bella l’uscita che l’iniziativa della fondazione carima e’ troppo complessa,chi spiega a questi signori che e’ sacrosanta,non complessa e che se qualcuno riuscira’ a coinvolgerli e a considerarli corresponsabili ne siamo tutti felici?Tranne loro,ovvio…
All’avv Tanoni,che certamente non ha bisogno dei miei consigli,dico che se proprio non riesce a stare lontano da certa gente agevoli con i suoi pareri la sparizione definiitiva degli stessi.Gli azionisti privati sono disposti a pagare loro un charter per farli espratiare all’estero,cosi non ne sentiamo neanche piu’ parlare.Amen
Un’immagine come quella del Gallo Biancone e della Chioccia Tanona, così agreste ed ancorata ai valori della famiglia tradizionale, potrebbe interessare alla Disney per un cartone animato. In cambio se ne potrebbe ricavare una bella ricapitalizzazione per la disastrata banca del territorio (cioè, pardon, dell’aia).