di Marco Ricci
La Fondazione Carima, con la prossima chiusura del bilancio 2013, andrà per il secondo anno consecutivo a svalutare il proprio portafoglio di azioni Banca Marche, una svalutazione che si annuncia ancora più consistente rispetto a quella messa in atto nel 2012. Seppure non ci sia stata una decisione definitiva da parte dell’organo di indirizzo e del Cda di Fondazione Carima che si sono riuniti oggi, l’idea di massima – a seguito del dissesto dell’istituto di credito le cui azioni da qualche mese oscillano intorno a 0.3 centesimi dopo la drastica caduta di valore registrata negli ultimi tre anni – spingeranno per il secondo anno consecutivo l’istituzione maceratese a svalutare la partecipazione in Banca Marche. Una discesa del valore delle azioni che gli organi della Fondazione evidentemente reputano di difficile recupero e che porterà al proseguimento della politica intrapresa già l’anno passato – a differenza delle consorelle di Pesaro e Jesi – che aveva indotto alla prima svalutazione (leggi l’articolo). Così se dal valore iscritto a bilancio di 0,68 euro per azione si era scesi nel 2012 a 0.57 – con una riduzione del 15% pari a complessivi 32 milioni di euro – la svalutazione nel bilancio 2013 potrebbe aggirarsi intorno ad un ulteriore 25%. Ciò significa una seconda contrazione del patrimonio di almeno 40 milioni di euro. Una riduzione che, sommata a quella del 2012, indica che la crisi di Banca Marche è costata in due anni a Fondazione Carima già 70 milioni di euro di patrimonio, con l’augurio ovviamente che basti. Gli organi della Fondazione, in ogni caso, si riservano ulteriori approfondimenti prima di arrivare ad una percentuale definitiva.
Fondazione Carima, al pari della fondazione di Pesaro, possiede il 22,51% delle azioni di Banca Marche per un valore che nel 2012 ha corrisposto a di 163.8 milioni di euro, ovvero al 67,6% del patrimonio complessivo dell’istituzione maceratese. Il resto del patrimonio che genera redditività è concentrato in altre partecipazioni immobilizzate (Cassa deposito e prestiti, società italiane a larga capitalizzazione, una polizza di capitalizzazione e titoli di stato) per circa una ventina di milioni. La seconda fonte di reddito per importanza deriva invece dai 60 milioni di euro che nel 2012 erano impegnati in strumenti finanziari a basso rischio (leggi l’articolo).
Il dissesto Banca Marche, per il secondo anno consecutivo, avrà poi un’altra conseguenza per Fondazione Carima. La drastica riduzione della redditività del patrimonio, poiché l’istituto di credito anche nel 2014 non staccherà dividendi. E se nel 2012 ben 9 milioni di euro sui 12.3 di attivo della Fondazione provenivano dalle azioni Banca Marche, un tale utile, al netto degli accantonamenti e dei costi, aveva permesso una media di erogazione sui territori di circa sei milioni di euro l’anno. Dal 2014 e almeno per un biennio – questa quota sarà ridotta a circa un milione di euro annui, con un taglio di oltre l’80% di quanto mediamente distribuito nell’ultima decade. Tale decisione di contrarre le erogazioni era stata assunta nell’autunno dello scorso anno dall’organo di indirizzo di Fondazione Carima e comunicata attraverso una lettera ai sindaci e alle istituzioni del territorio dal presidente Franco Gazzani (leggi l’articolo). Nonostante Banca Marche il bilancio 2013 di Fondazione Carima si chiuderà comunque in attivo, con un utile che – al lordo degli accantonamenti di legge – dovrebbe aggirarsi intorno ai 3 milioni di euro.
Dunque gli organi di Fondazione Carima, anche per il bilancio 2013, sarebbero indirizzati su una strada molto prudente che denota come a Macerata la crisi di Banca Marche venga considerata tutt’altro che passeggera. Il prossimo aumento di capitale che dovrebbe finalmente ristorare il patrimonio dell’istituto di credito con ogni probabilità non vedrà inoltre la partecipazione delle tre fondazioni azioniste, anche per le precedenti indicazioni del Ministero dell’Economia e per le loro oggettive difficoltà patrimoniali. Questo significa che l’attuale quota del 22,51% di Banca Marche posseduta da Macerata sarà molto diluita dall’ingresso di nuovi soci, con la conseguente riduzione della fetta di dividendi che fino a oggi è spettata a Macerata e a Pesaro.
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Fa bene Macerata a svalutare, tanto fra non molto le fondazioni dovranno cedere l’intero pacchetto per un pugno di mosche (TERCAS DOCET).
Settanta milioni di euro in due anni,ovvero 2,9 miliardi al mese di perdite per la fondazione carima(solo per parlare dell’ultima svalutazione) non sono niente rispetto alla difesa della AUTONOMIA ,TERRITORIALITA’ e dimenticavo,DELLA OCCUPAZIONE.Ora gli utili di un anno sono pari alle perdite di un solo mese della fondazione,ma ne valeva la pena,banca marche grazie alle scelte coraggiose ed illuminate della fondazione carima e del suo presidente ha mantenuto AUTONOMIA,TERRITORIALITA’ ED OCCUPAZIONE.Togliere ai poveri per dare ai ricchi,questa e’ la nuova missione di una fondazione,altro che sociale,ambulanze ed altro.E basta con le critiche a Gazzani,vero Persichetti?Tenetevi pronti per il mega dibattito pubblico che sto organizzando,siete invitati entrambi,dovevamo conoscerci non e’ vero? A presto
i cittadini maceratesi ringraziano la fondazione per gli eccellenti risultati conseguiti, un grazie in particolare va al presidente che con la sua lungimiranza a portato la fondazione , a risultati irripetibili, mi raccomando che non abbandoni la carica propio adesso, con il bilancio 2014 si portera’ a bilancio una partecipazione in bm prossima allo zero!!!
Attendiamo fiduciosi notizie circa la volontà di ricapitalizzare la Fondazione attraverso conferimenti volontari da parte dei seguenti benefattori: Gazzani, Costa, Bianchi, Volpini, Bellabarba, Fornari, Foresi……. e compagnia cantante. I cittadini maceratesi in segno di ringraziamento poseranno una targa presso la sede della Fondazione come memento per le future generazioni.
se, come fatto in tutte le altre banche in difficoltà, al posto di fare le guerre in cda le fondazioni avessero fatto un piano di azione concreto e condiviso con banca d’Italia e si fosse accettata la diluizione nel capitale da parte delle fondazioni (cosa che faranno anche fondazione Carige e fondazione MPS) forse si sarebbe evitato questo disastro. Nelle altre banche i criteri di valutazione sui crediti sono stati negoziati con Banca d’Italia anche in relazione alle esigenze patrimoniali, sono state accettate condizioni di perdita del controllo in cambio del salvataggio del valore della partecipazione o comunque senza arrivare al commisariamento. In altre banche non si procede con l’accetta, non si guarda al cliente come uno che ti vuole fregare. La rigidità in questo momento serve a morire e far morire. E se mai si riprenderà l’economia chi mai vorrà più lavorare con questa banca marche??se devi avere i soldi per averne dalla banca qualcosa non va…Il falso storico è che non si poteva che fare cosi! non è vero!! il malaffare del passato, qualora dimostrato, deve essere perseguito, ma siamo sicuri che la banca valga cosi poco applicando i criteri seguiti dalle altre banche? perchè non hanno sospeso le quotazioni del titolo come fatto con la Pop di Spoleto?perchè Medioleasing, la madre di tutti i buchi, è stata commissariata solo ora??se l’imprenditore ha un raffreddore oggi lo mettono ad incaglio e fanno accantonamenti da paura, prima doveva finire in galera prima di accorgersi che era in difficoltà…. domanda da ingenuo:ci poteva essere una via di mezzo?
domani sui gornali come minimo compare il pistola pistolero , in qualche bella cornice in cui si fa bello ….
Sull’argomento corre l’obbligo fare una domanda : perchè la Fondazione di Macerata sta svalutando il proprio patrimonio mentre le altre Fondazioni di Pesaro e Jesi non lo fanno? O a Macerata sono tutti autolesionisti o nelle altre Fondazioni hanno una visione idilliaca del valore reale della Banca. Una delle due posizioni sul piano contabile non è sicuramente corretta.
bilancio sta sbagliando!
@fede cesarini: le questioni da lei proposte sono verosimilmente appropriate, però corre l’obbligo di ricordare che una via negoziale con bankitalia si sarebbe potuta trovare senz’altro se, all’indomani del secondo ‘cartellino giallo’ di gennaio 2011 il presidente e il cda avessero fatto un passo indietro e si fosse insediato un nuovo organismo che avesse seguito le indicazioni della vigilanza. Tutto ciò non è avvenuto a causa del solito male italiano: le poltrone e le relative remunerazioni. Questi signori porteranno per sempre sulla coscienza (se ce l’hanno) il peso di un così grande disastro, che ricade sugli azionisti privati e sulla collettività in termini di mancato credito e quindi sviluppo. Questo si un vero danno, non il patrimonio svalutato di una fondazione che, realisticamente, sta preparandosi a passare la mano, mentre le altre (pesaro e jesi) fanno finta che nulla sia accaduto e continuano a distribuire patrimonio sotto forma di contributi a pioggia per tenere in pugno i potentati locali. Solo per 18 mesi di compensi e rimborsi spese, questo hanno provocato i Mentecatti dell’era bianconi. Non possono farla franca così, hanno distrutto un patrimonio inestimabile.