BdM, gli azionisti:
“Ok per l’aumento di capitale,
ma vogliamo un rappresentante nel CdA”

Il presidente dell'associazione Bruno Stronati chiede un accordo firmato prima dell'adesione alla proposta. L'ingresso dei privati presuppone il rinnovo del Consiglio entro breve, molto prima della scadenza del mandato

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bancamarche 9di Alessandra Pierini

Una settimana fa la Banca delle Marche ha approvato un bilancio che ha fatto registrare ben 518 milioni di perdita. Il presidente Lauro Costa, commentando il risultato innegabilmente negativo, aveva rassicurato i risparmiatori e affidato il futuro dell’istituto ai soci, in particolare ai 40.000 azionisti che in questi mesi hanno visto le loro azioni perdere di valore (ultimo prezzo 0.40 euro all’asta del 18 marzo). «I nostri 40 mila soci  – ha dichiarato Costa, a proposito della necessaria ricapitalizzazione (leggi l’articolo) – sono 40 mila clienti che in Banca delle Marche credono. La gente crede in banca Marche perchè sanno che non è nostra ma è loro, quindi saprà capire che il loro sforzo servirà a tutelare la banca».
Gli azionisti privati hanno colto al volo le parole del presidente e oggi hanno dato la loro disponibilità ad ”assecondare le richieste di aumento di capitale per 200-250 milioni annunciate dai vertici dell’istituto”. Ma come contropartita vogliono ottenere «una forte rappresentanza in seno al consiglio di amministrazione, con un accordo firmato prima dell’adesione alla proposta». Quanto annunciato dal presidente dell’Associazione Azionisti Privati Bruno Stronati presuppone quindi che il Consiglio di Amministrazione, qualora la proposta venisse accolta, non arriverà al termine del suo mandato, ma dovrà essere rinnovato molto prima e non è l’unica condizione dettata dagli azionisti.
«Se dovremo essere noi a mettere i soldi – sottolinea Stronati – chiediamo innanzitutto la massima trasparenza e di poter vigilare direttamente sull’uso che ne viene fatto. Chiederemo anche che i prestiti vengano erogati solo nel territorio, che vengano tutelati i dipendenti perchè sarebbe troppo semplice un bilancio positivo con il taglio del personale e la riduzione immediata dei costi di gestione. Il nostro non è un ricatto ma si tratta di legittime aspettative».
Gli azionisti rappresentano il 32,7 % dei soci e sono determinati ad avere in futuro un peso molto più rilevante rispetto a quello avuto finora e anche rispetto alle Fondazioni che sono attualmente arroccate all’interno del CdA con i loro numerosi rappresentanti. «Pur sparpagliati – aggiunge Stronati – ci stiamo unendo e stiamo coinvolgendo molti azionisti arrabbiati. Sono convinto che in breve riusciremo a trovare qualcuno di competente che saprà rappresentarci». Stronati racconta di aver trovato la massima disponibilità da parte del direttore generale Luciano Goffi il quale sarà invitato ad illustrare all’assemblea dei soci il nuovo Piano industriale che sarà determinante per ottenere il massimo consenso.
L’eventuale ingresso dei piccoli azionisti nel consiglio, comunque, non esclude le annunciate azioni di responsabilità: «Raccogliamo ogni giorno – prosegue Stronati – le testimonianze di azionisti arrabbiati e siamo determinati ad andare avanto anche se avremo uno o più rappresentanti nel CdA. Tra l’altro stiamo valutando la proposta dell’Unione Nazionale Consumatori che è interessata a contribuire per far valere le nostre ragioni».

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