di Marco Ricci
La Fondazione Carima esce dal silenzio e annuncia il nome di Mario Pirro, commercialista civitanovese “affermato consulente aziendale-societario con significative esperienze in ambito bancario” come candidato al Cda di Banca delle Marche. Dopo le dimissioni di Lauro Costa e Michele Ambrosini infatti sono due i posti vacanti in seno al Consiglio di Amministrazione dell’istituto marchigiano. Nella nota di questo pomeriggio la Fondazione maceratese si dice certa che “la scelta fatta soddisfi quei requisiti di competenza tecnico-aziendale richiesti da Banca d’Italia nell’identificare le figure di vertice degli istituti bancari”. Mario Pirro inoltre può essere considerato un profondo conoscitore della banca marchigiana. Dal 2001 al 2010 ha ricoperto infatti il ruolo di Presidente del Collegio Sindacale della Cassa di Risparmio di Loreto, Cassa partecipata all’ottanta per cento da Bdm. Sempre come Presidente è stato inoltre membro del Collegio Sindacale di Focus Gestioni, altra società in campo a Bdm. Un profondo conoscitore di numeri dunque ben calato nella realtà dell’istituto bancario marchigiano.
Nello stesso comunicato, la Fondazione Carima “accoglie positivamente la candidatura del Professor Rainer Masera da parte della Fondazione di Pesaro, in quanto destinata a rafforzare ulteriormente il livello delle competenze e l’autorevolezza dell’attuale organo amministrativo di Banca delle Marche.” Scompare dunque l’ipotesi Girotti – nome assai gradito sia a Macerata che a Banca d’Italia – per il ruolo di Presidente di Bdm. Fondazione Carima appoggerà quindi la proposta di Pesaro di affidare la Presidenza proprio a Masera, professore universitario e banchiere di lunga e notevolissima esperienza, nome a cui è evidentemente difficile dire no. Si evita quindi una contrapposizione sul medesimo ruolo con una figura ugualmente forte e dalle caratteristiche simili a quella di Masera come Girotti, indirizzandosi su Mario Pirro, uomo di profonde competenze tecniche non spendibile però per la Presidenza. Per questo ruolo infatti, più che la conoscenza approfondita dell’istituto marchigiano, appare indispensabile il sapersi ben orientare sia nel mondo bancario nazionale che in quello internazionale ed europeo. Una figura quella di Pirro dunque molto diversa da Masera per evitare ulteriori frizioni. Anche in questa circostanza, però, sono evidenti le diversità di vedute tra le tre Fondazioni. Come è evidente al momento attuale la chiara volontà di evitare scontri inopportuni e di consumare qualsiasi strappo.
Fondazione Carima oggi non è stata l’unica a parlare a proposito di Banca delle Marche. E se tra dieci anni rileggeremo le rassegne stampa di questi mesi e di questi giorni non troveremo niente di diverso da quanto detto e scritto tra il 2006 e il 2007. Gli anni in cui alle Fondazioni che detengono la maggioranza di Banca delle Marche si prospettò la possibilità, lautamente retribuita, di vendita delle proprie partecipazioni. Anche oggi tutti per la banca locale. Tutti per l’autonomia dell’istituto di credito marchigiano senza che le recenti vicende siano state capaci di insegnare almeno un minimo di prudenza sulle tanto decantate qualità del localismo marchigiano. Così, dopo gli inviti della settimana scorsa da parte dei sindacati, oggi sono giunte le sollecitazioni della Regione e di Confindustria Marche per difendere l’autonomia di Banca delle Marche, oltre a quelle del Pd provinciale.
Con un comunicato, il Presidente della Regione Spacca dichiara infatti “indispensabile difendere l’autonomia e l’unità strategica di Banca delle Marche, a sostegno delle famiglie e delle piccole e medie imprese che sono il sistema nervoso dell’economia marchigiana. Su questa strategia le istituzioni, a partire dalla Regione, saranno sempre disponibili e si rendono pronte ad animare la comunità regionale perché l’aumento di capitale richiesto dalla Banca d’Italia sia diffuso e partecipato dal maggior numero possibile di marchigiani. L’impegno della Regione – prosegue Spacca – è quello di favorire la continuazione dell’autonomia di Banca Marche, con il mantenimento dei centri direzionali nelle Marche. È quindi necessaria la massima unità di azione strategica delle tre Fondazioni, condizione indispensabile per i passaggi futuri del rilancio di Banca delle Marche. In questo senso, è sicuramente necessario favorire un ampio coinvolgimento del territorio ai progetti di ricapitalizzazione dell’istituto di credito, quale via essenziale per difendere l’autonomia di Banca delle Marche: solo così l’utilizzo del risparmio dei cittadini marchigiani potrà continuare ad essere esercitata nelle Marche. L’Istituto di credito, infatti, ha costruito nel tempo un rapporto di forte fiducia con il territorio, basato sul radicamento diffuso e sull’azione di sostegno alle imprese e alle famiglie delle Marche: è quindi doveroso attivare un processo di ampia partecipazione popolare all’operazione di ricapitalizzazione che si dovrà realizzare in base alle indicazioni di Banca d’Italia per il rafforzamento patrimoniale”. Un pressing dunque sulle Fondazioni ancora divise sul futuro di Bdm. E probabilmente sulla Fondazione Carima, forse la più scettica delle tre sulle effettive possibilità di un mantenimento locale del controllo e apparentemente la più cosciente – stando almeno al confronto di quanto riportato nel bilancio 2012 della Fondazione di Macerata rispetto agli analoghi documenti contabili di Pesaro e Jesi – sulla gravità della situazione.
Sull’onda di Spacca si è mosso come detto anche il Partito Democratico con una comunicato del Consigliere provinciale Daniele Salvi, annunciando una mozione “che vuole impegnare il Consiglio provinciale alla mobilitazione del mondo economico e sociale nella sfida di mantenere l’autonomia dell’istituto di credito.” In provincia di Macerata dunque il Pd si schiera apertamente per l’autonomia della banca, come aveva fatto poche ore prima anche Confindustria Marche, dichiarando di valutare “tutte le questioni che riguardano Banca Marche e, ancor più del nome del presidente e dei probabili riassetti societari, ritiene prioritarie la funzione e la solidità della banca, che tanto più saranno realizzabili, quanto più forte sarà il legame con il territorio e le sue eccellenze produttive, in un periodo congiunturale estremamente difficile per il sistema economico.” Come nel 2007, anche oggi dunque tutto il mondo politico ed economico marchigiano si schiera ancora per l’ipotesi dell’autonomia. Ipotesi però che al di là delle buone intenzioni dovrà fare senza dubbio i conti con Banca d’Italia e soprattutto con la fredda concretezza dei numeri.
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Di seguito il comunicato del Consigliere Provinciale Salvi del Partito Democratico:
“La settimana che si apre inaugura una fase decisiva per Banca Marche. La scelta del Presidente da parte delle Fondazioni e la ricapitalizzazione dell’istituto di credito saranno passaggi determinanti per la fuoriuscita dalla situazione di difficoltà. Il Pd ha seguito con attenzione e rispetto il percorso finora seguito dal nuovo management. Con questa mozione vogliamo impegnare l’intero Consiglio provinciale, rappresentativo di tutta la comunità provinciale, perché si accompagni la mobilitazione del mondo economico e sociale nella sfida di mantenere l’autonomia dell’istituto di credito, espressione della storia e della realtà regionali. Dalla riuscita della ricapitalizzazione dipenderà la possibilità di mantenere l’autonomia decisionale della banca, in un panorama del credito su scala regionale e del Centro Italia nel quale rischia di non esserci più una banca di medie dimensioni effettivamente radicata nel territorio. Perché la ricapitalizzazione possa riuscire, però, occorre, da un lato, unità d’intenti da parte delle tre Fondazioni e che si diano segnali inequivocabili che le persone che andranno a guidare Banca Marche, a partire dal Presidente, rispondano a criteri di eticità, alta professionalità, competenza, provata esperienza e autonomia; dall’altro lato, a fronte di tutto ciò, occorre che la tempistica sottostante all’aumento di capitale consenta effettivamente alle forze economiche locali che intendono partecipare a questa sfida di poterlo fare. Il Pd continuerà a seguire questa vicenda convinto che Banca Marche rappresenti una risorsa per il territorio.”
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Grazie alla Fondazione di Pesaro la Banca delle Marche potrà avere un Presidente di prestigio e di livello internazionale che la farà uscire dalla crisi e dalle “beghe” provinciali.
Rainer Stefano Masera (Como, 6 maggio1944) è un economista e politicoitaliano, già ministro del Bilancio e Programmazione Economica del Governo Dini.
Preside della facoltà di economia e professore di politica economica presso l’Università degli Studi “Guglielmo Marconi” di Roma, membro del comitato scientifico dell’Università Europea di Roma, e della direzione scientifica della Rivista Trimestrale di Diritto dell’Economia.
Membro esperto del CdA della Banca Europea degli Investimenti
Presidente di Rete Ferroviaria Italiana Spa dal 2004 al 2007
Presidente di Banca Fideuram dal 2003 al 2004
Presidente e Amministratore delegato del Gruppo San Paolo IMI dal 1998 al 2001
Membro del CdA di Unicredit Banca Mobiliare dal 2004 al 2007
Direttore Centrale presso la Banca D’Italia dal 1980 al 1988 e membro dei deputati del G10 dal 1980 al 1998.
@ enossam
Non fa parte del gruppo Bilderberg????
Allora probabilmente è solo un parvenu… 🙂 🙂 🙂
non sono sufficienti i crediti cooperativi?
Capisco la logica della Fondazione di Pesaro nel cercare una figura di indubbio prestigio come Rainer Masera. La scelta della Fondazione di Macerata, con tutto il rispetto del Dott. Pirro, mi pare che risponda alla solita logica della “pescolla”: contiene poca acqua ed i soliti pesci possono dettare legge – od almeno provarci visto dove siamo arrivati -.
Sottoscrivete Voi…a me viene da ridere
Ma come mai il prestigioso incarico in Lehman Brothers non viene citato?