Non è più questione di destra né di sinistra, di partiti, di sindacati o di movimenti. La classe dirigente della città, della Provincia e della Regione è una classe dirigente che si è progressivamente consumata e che si sta dimostrando assolutamente incancrenita, inadeguata e fuori da ogni realtà. Spesso incapace di comprendere la società e di adeguarsi ai suoi cambiamenti si è logorata con anni di clientele, di compromessi inaccettabili, di scelte sbagliate, di lotte interne tra partiti, cordate, correnti, campanili e ideologie. Perché il potere logora. E logora soprattutto chi il potere, in forme diverse, lo ha gestito per più di vent’anni. Mi spiace dirlo, ma sta diventando una questione generazionale. E chi ha governato banche, città, province, regioni, sindacati, università, amministrazioni pubbliche è ora che si faccia da parte e se ne vada. E se questa classe dirigente vuole a tutti i costi rimanere forse è ora di cominciare a cacciarne una buona perte una volta per tutte. Sfogliare velocemente la cronaca di queste ultime settimane, tralasciando per rispetto la tristissima vicenda di Civitanova, credo sia un modo come un altro per rendersene conto.
L’ex d.g. Massimo Bianconi, il vice-presidente Michele Ambrosini, l’attuale d.g. Luciano Goffi e il presidente Lauro Costa
Banca Marche si scopre con una voragine di almeno 500 milioni di euro. Un ex-direttore generale, Massimo Bianconi, di cui tutti conoscevano la prossimità con le vicende romane dei furbetti del quartierino, se ne va con gli ispettori della Banca d’Italia a soffiargli sul collo. Prestiti giganteschi a gruppi immobiliari sull’orlo del fallimento, dirigenti con lauree fasulle, fondazioni perennemente in guerra tra loro, nella storia di BancaMarche e delle Fondazioni che la controllano la classe dirigente, quasi tutta di centrodestra, ha dato il peggio di sé e mostrato la propria inadeguatezza, chiusa in un sistema di potere (il credito è potere per eccellenza) e di autoreferenzialità.
Dopo sette anni Cristiana Di Stefano può uscre di casa: “Grazie al grande cuore dei maceratesi” (clicca sull’immagine per guardare il video)
Dall’altra parte la storia di Cristiana. Reclusa in casa da quasi dieci anni perché nessun Ente Pubblico è stato in grado di racimolare i 16.500 euro necessari per una rampa elettrica. La sua vicenda, l’abbiamo letto in questi giorni, è finita bene ma le è costata anni di isolamento. Cristiana però non è l’unica a vivere disagi di questo genere e purtroppo non è l’unica persona disabile a non poter uscire dal suo appartamento. Ce ne sono moltissimi ma normalmente le loro storie non arrivano sui giornali. Pochi se ne accorgono, pochi fanno qualcosa. E se un disabile si trova anche in ristrettezze economiche, come un po’ tutti noi in questo, le storie diventano agghiaccianti con ricadute pesantissime sulle famiglie. Per vivere nei drammi non c’è bisogno di andare molto lontano. A volte si consumano nella porta accanto. Ora vorrei il nome di un paio di politici o di dirigenti che abbiamo sbattuto in faccia a tutti la durezza di certe situazioni, a partire dai dirigenti della Sanità. Non so se questi due nomi riusciremo a trovarli. Ne troveremo sicuramente molti di più tra coloro che difendono i campanili, gli ospedali assurdi, le sagre delle papere o che osannano l’eccellenza marchigiana. Qui va tutto a rotoli eppure l’importante è non pensarci. Viva i fuochi d’artificio, viva la Repubblica!
Discussione nel corso del Consiglio tra il sindaco Carancini, il presidente del consiglio Mari e il capogruppo Pd Ricotta
Sempre dalle cronache. A Macerata ancora si litiga se ridurre gli Assessori, ridurre i compensi o non ridurre un bel niente, perdendosi dietro a psichiatriche diatribe di competenze comunali. Le ultime sedute del Consiglio sono state una via di mezzo tra un baraccone da mercatino delle pulci e una seduta di psicoterapia di gruppo. I Comunisti Italiani credono fermamente nel centro-sinistra ma votano sempre con l’opposizione. Guido Garufi gioca a rubaposto in commissione e se ne vanta come un bambino spavaldo sul proscenio di un teatro. Carelli e Carancini si insultano ad ogni seduta di Consiglio neanche fossero in un’assemblea di condominio a litigare per il posteggio, dando uno spettacolo indecoroso e di rara irresponsabilità. Il PD è inesistente e la maggioranza non si capisce più cosa ci sta a fare. Tralasciamo la verifica su cui è stato già detto tutto il peggio possibile e su cui è difficile aggiungere altro. L’opposizione in tre anni non ha fatto una proposta decente che sia una se non soffiare sul vento di palazzetti, campi da calcio, di bocce, di ruzzola, palestre di Judo e chi più ne ha più metta. E un Sindaco che, insieme agli Assessori, da quanto è scoppiata la crisi non hanno mai veramente avuto il coraggio di dire come stanno le cose. Che non c’è più una lira. Che la crisi è paurosa e che il programma di mandato andava completamente rivisto. Ci si è crogiolati invece (e ci si crogiola ancora) con manie di grandezza di altri tempi senza risolvere le situazioni chiave, a partire dalle partecipate. La crisi sta devastando le famiglie e la città ma un’assunzione pubblica di responsabilità che avrebbe dovuto indirizzare le scelte politiche verso il risparmio, l’efficienza e lo sviluppo non c’è mai stata. Siamo annegati tra statue, fuochi d’artificio, liti in commissione, giunte itineranti (urrà, nel 2012 abbiamo inventato le riunioni!), piscine, aperitivi europei e meno, giornate delle donne, degli uomini, delle memorie, delle ricordanze, delle dimenticanze, dei tricicli e delle Madonne. E sabato scorso, per chi fosse stato interessato, in Biblioteca si parlava di Dylan. Quello del Tamburino e dei tempi che stanno per cambiare.
Poi la vicenda biogas. In Regione non sapeva niente nessuno. Non sapeva Spacca, non sapeva Giannini, non sapevano sindaci e Consiglieri Regionali, non sapevano niente nonostante i ricorsi dei Comitati, le proteste, gli impianti spuntati come funghi lungo le vallate. Non sanno ora come non sapevano quando gli impianti fotovoltaici saltavano da una collina all’altra facendo arrivare le Marche ad essere una delle regioni d’Italia con più potenza prodotta. Come nessuno sapeva che dietro questi impianti si nascondessero soltanto logiche puramente speculative. Allora le cose sono due. O sono in malafede e mentono, oppure non sono in malafede e non capiscono. Nessuna delle due alternative appare però di per sé granché buona. Da Ancona comunque un’ottima notizia. Gli attuali Consiglieri Regionali avranno il vitalizio. Avete per caso avvertito qualche voce di dissenso?
Sempre dalle cronache degli ultimi giorni cominciamo a renderci rendendo conto che i fondi per il sostegno agli affitti sono stati miseramente tagliati dall’autunno scorso. E in una città come Macerata, poco industriale e dunque quasi priva del sostegno della cassa integrazione, sostenere gli affitti è una delle poche forme di welfare in caso di necessità. Nuova domanda: quanti amministratori sono saltati sulla sedia sbattendo in faccia all’opinione pubblica e ai decisori quello che stava succedendo e di cui vediamo oggi le tragiche conseguenze? E mi riferisco ad amministratori di destra, di sinistra o di centro. Si sono per caso spesi come con la stessa enfasi con cui sollevano a scadenza quindicinale i turpi problemi del glorioso PalaLube? In compenso il Comune di Macerata ci ha fatto trionfalmente sapere che abbiamo avuto più o meno 200 visitatori per il ponte di Pasqua. Urrà. C’è da augurarsi che i vinci sgrassi siano stati buoni e non troppo indigesti.
Università di Macerata alla canna del gas. Se non sbaglio risulta essere percentualmente una delle più indebitate d’Italia. Il Rettore e il Direttore Generale stanno tentando di rianimarla ma è dura. Ovviamente chi l’ha ridotta in questo stato è in buona parte ancora lì. Come sono ancora lì docenti entrati di ruolo con concorsi quanto meno sospetti, amanti, amici degli amanti, capre, cavalli e coloro che li difendono. Non resta quindi che rinunciare al palazzo del Rettorato aprendo di conseguenza un altro buco nei conti del comune di circa 200.000 euro a causa del mancato introito di locazione. Davanti a questo rischio il Comune pare non dar segni di vita né essere in grado di proporre al Rettore Lacchè una soluzione accettabile (servizi al posto del canone, ad esempio?). Nel frattempo il centro-destra ha fatto la duecentesima interrogazione sulle piscine. La via dell’eccellenza, come si sa, è durissima. E, prendendo a prestito il vangelo di Matteo, molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti. Quelli che sono stati eletti però, non preoccupatevi, da dove stanno non si schiodano più.
Chi proprio non compare nelle cronache – salvo per le inchieste di Cronache Maceratesi sull’aumento degli stipendi dei dirigenti – è la Provincia. Probabilmente perché è diventato più o meno un ente fantasma. Sorge solo una domanda: tutti questi assessorati sono necessari solo ai partiti, agli equilibri tra partiti, agli Assessori stessi o hanno una qualche funzione anche nel mondo reale? Chi lavora in Provincia racconta di una paralisi completa. Rubando di nuovo dai Vangeli verrebbe da dire: alzati e cammina. Ma forse è più semplice resuscitare un morto che la nostra Provincia.
Per capire poi perché è anche e soprattutto una questione generazionale, assolutamente trasversale alle idee politiche e alla società, basta girovagare ad esempio nelle Amministrazioni pubbliche (tutte) e scoprire che i più giovani (spesso i più volonterosi, i più bravi, con una valanga di titoli di studio e normalmente i peggio retribuiti) sono schiacciati da una schiera di ex-sessantottini, ex-settantasettini, ex-ciellini, ciellini, raccomandati di partito, ex-raccomandati, amanti, ex amanti, sindacalisti, ex-sindacalisti e chi più ne ha più ne metta. E’ ovviamente una generalizzazione perché ci sono bravi dipendenti pubblici a prescindere dall’età e del titolo di studio. Ma esiste una pletora di dipendenti, funzionari, dirigenti che è entrata nell’amministrazione pubblica senza penare, che ha lavorato per anni con ritmi da scampagnata di primo maggio con l’idea che tutto fosse dovuto, che ha avuto scatti di carriera pressoché automatici e che avrà oltretutto una pensione decente che i più giovani non avranno mai. E che oltretutto adesso occupano posti di responsabilità in modo inadeguato bloccando l’efficienza delle amministrazioni e le carriere dei giovani. Chiedete poi a molti di costoro un sacrificio. Magari semplicemente di imparare ad aprire un file excel, di spostarsi di scrivania o di fare due ore di straordinario e vedrete di che pasta sono.
A questo proposito mi vengono in mente due episodi che credo rendano bene la situazione. Il primo. Parlando con un dirigente pubblico locale a proposito di un certo posto da dirigente che si è liberato, viene fuori che un certo tizio sarebbe bravissimo, sicuramente il migliore. Però il suo problema, mi viene detto, è che è troppo giovane. Ha solo 42 anni e ci sono colleghi che, al di là del merito, sono di maggiore anzianità. Conoscete i tre robottini spediti dalla Nasa su Marte, Spirit, Opportunity e Curiosity?. A gestirli sono “ragazzini” di nemmeno quarant’anni. E parliamo di progetti di miliardi di dollari, non di un ufficio di dieci persone. Il secondo episodio mi viene riportato da una ricercatrice dell’Università di Macerata. Doveva cambiare un cavo del PC. Per farlo sarebbe stato opportuno spostare la scrivania. Lei si arma di cacciavite ma a quel punto il tecnico informatico (ovviamente maturo rappresentante sindacale) si indigna. Mi spiace, non sono un falegname io. Purtroppo, mi verrebbe da dire. In una segheria credo si troverebbe bene. Andatevi poi a guardare il sistema di valutazione dei dipendenti dell’Università di Macerata e capirete tutto su una certa mentalità generazionale. Un impiegato C3 per ottenere una certa valutazione deve avere nel suo tabellino tutti 10. Un D5? A lui invece, per ottenere lo stesso punteggio (e dunque lo stesso ritorno economico) è sufficiente un’abbondante media di 0,5! Sì, avete letto bene: 0,5. Neanche fosse solito sgozzare i colleghi e sputare sugli studenti. Esattamente il contrario di ogni meritocrazia. Una valutazione che, nel miglior spirito italico, premia più che altro anzianità di servizio e di stipendio e che schiaccia l’impegno, le capacità e il proprio bagaglio di competenze personali. Resterebbe da capire come i Sindacati possano aver firmato una roba così. Come c’è sempre da capire nelle Amministrazioni Pubbliche (tutte) cosa facciano i dirigenti. Nel migliore dei casi fanno finta di niente, visto che il loro stipendio arriva puntuale a fine mese senza bisogno di assumersi responsabilità e di mettersi contro qualcuno. E se non lo sapete, i dirigenti del Comune, della Provincia, della Regione e dell’Università guadagnano tra il doppio, il triplo e il quadruplo di un funzionario che lavora al Gabinetto di un Ministero. Quindici ore di lavoro al giorno, niente sabati, niente domeniche, dividi tutto quanto e fanno una media di sei euro l’ora. E’ vero. I dipendenti pubblici non sono tutti uguali. A quando allora un po’ di meritocrazia, di pulizia e di cambiamento anche dalle nostre parti? E quando qualcuno capirà che è ora di farsi da parte?
Cambiare. Bisognerebbe davvero cambiare tutto dall’inizio alla fine. E molti che oggi occupano posizioni di potere e teoricamente di responsabilità dovrebbero avere il buon senso di capire. Ma non capiscono e non capiranno mai perché gli interessi, gli egoismi, i narcisismi e i privilegi sono troppi. Ripeto, non è una questione di politici o non politici, sarebbe facile porla così e facile sarebbe la soluzione. E’ una questione di chi ha privilegi e di chi non ce li ha. Di chi ha avuto tutto facile e di chi non ha quasi niente, di chi è protetto da un sistema di potere o da una cordata e da chi non lo è, di chi vive nella realtà e di chi vive nell’irrealtà di chi è cresciuto in un mondo scomparso dal resto del pianeta da più di vent’anni e chi no, di chi ha senso di dovere e chi no. Qui tutto sta cadendo a pezzi. Due tre generazioni che hanno avuto la fortuna di studiare (e molto), che sono cresciute con il mito di Falcone e Borsellino potrebbero rivoluzionare il modo di funzionare dello Stato, delle Amministrazioni e della società. E invece sono schiacciate dalla crisi, dalle colpe, dagli assurdi modi di pensare e dagli egoismi di chi li ha preceduti. E nessuno si schioda. Quindi abbiate, pietà. Davvero. Andatevene. Dalle Fondazioni Bancarie, dai partiti, dai sindacati, dalle Associazioni di categoria, dalle Università, dalle amministrazioni, dalla massoneria, dalle bocciofile e dalle riunioni di condominio. Andatevene. Il mondo girerà lo stesso. Sicuramente meglio.
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Bravo Marco, bel pezzo!!!
Soprattutto mi piace il tuo “Andatevene”!!! 🙂
Ci unisco il mio: andatevene!!!!!!!!!!!!!
Strepitoso Marco Ricci!!! Grazie
Qualcuno dei grillini potrebbe aggiungere: “Arrendetevi, siete circondati”.
Ma questi non si arrendono e non se ne vanno, e sono sempre lì, tronfi e pieni di sé, con la faccia seriosa e con l’espressione di chi è stanco per l’impegno profuso, a far finta di occuparsi dei nostri problemi, in realtà complicandoli e aggravandoli sempre di più.
Ancora più insopportabile è la spocchia di chi si spaccia di sinistra e poi, in Regione, così come in Provincia e in Comune, si pone solo ed esclusivamente, al servizio delle peggiori operazioni speculative, lasciando ai cittadini il compito di decidere tra le seguenti due alternative: sono stupidi o sono corrotti?
Purtroppo da tempo ormai la politica non è più un servizio reso alla collettività, ma uno strumento per veloci arricchimenti o, nel caso migliore, per tentativi di veloci arricchimenti.
E dico ciò rendendomi perfettamente conto di scivolare in una deriva qualunquistica, per la quale chiedo umilmente perdono. Ma non mi viene altro in mente per commentare l’ottimo articolo di Marco Ricci.
Est! Est!! Est!!
Classe dirigente per definizione dovrebbe essere quella parte più colta e preparata del paese. Ma non c’è occasione in cui non si recrimini su un modello di cooptazione scandaloso, che promuove parenti, amici, amanti, figli e clienti e tiene alla larga dalle posizioni di “comando” chi, pur essendo più preparato, non è interno al sistema di potere.
È un terribile circolo vizioso che tolleriamo senza renderci conto che minaccia il futuro di tutti.
Un avvitamento verso il basso, intensificatosi dalla fine degli anni 60, che, se sarà ancora tollerato, peserà irrimediabilmente sul futuro dei nostri figli.
Senza un elevato e diffuso senso civico difficilmente un paese riesce a darsi buone classi dirigenti.
Una buona classe dirigente non si costruisce a tavolino, con un decreto o con le buone intenzioni. È il risultato di un processo che rimanda al funzionamento di un intero sistema.
In passato la classe dirigente era costituita dall’alta e media borghesia, che aveva voglia di lavorare e non di vivere di rendita sfruttando le posizioni, sociali, economiche e politiche, acquisite nel tempo dalla famiglia o dal clan parentale di appartenenza.
Chi, per intelligenza, intraprendenza ed ambizione, riusciva ad uscire dalla mediocrità ed emergere, poteva essere cooptato dai ricchi ed entrare a far parte della élite; gli altri erano poveri e basta. In democrazia, non dovrebbe essere un’élite di privilegiati a scegliere chi deve farne parte.
Dovrebbero esserci regole il più possibile oggettive per stabilire le competenze e qualità necessarie, scuole pubbliche destinate alla selezione dei più meritevoli e concorsi rigorosi per accedere alle cattedre tecniche. Ma tutto questo non sarebbe ancora sufficiente a correggere il sistema essendo sempre possibile, data la nota ….creatività degli italiani in materia, aggirare le norme ed imbrogliare le carte. Perché non accada è necessario anche un esteso controllo sociale; e questo lo deve esercitare la cittadinanza tutta.
Una democrazia funziona quando i cittadini sono informati sui problemi che riguardano la collettività, e quindi hanno la possibilità e la capacità di decidere in base alle loro convinzioni, quando ci sono regole certe, ma soprattutto quando c’è un esteso controllo sociale.
Senza controllo sociale la democrazia diventa un guscio vuoto, un fatto formale e non sostanziale. Diventa un simulacro, un’oligarchia travestita da parlamentarismo, una democrazia autoritaria, per usare un ossimoro escogitato dal politologo americano Fareed Zakaria.
Bella analisi, ma ahimè, ormai tutti sappiamo perchè la ruota non gira più. Il tempo delle parole è finito. Resta solo quello dell’AZIONE. Io la mia marsina da Visconte sono pronto a togliermela per indossare la camicia da rivoluzionario. Tutte le persone di cui parla Ricci nel suo articolo fanno da tappo al lavandino. Sono centinaia di migliaia, forse qualche milione. Se avremo la forza di prenderli di peso ed accompagnarli democraticamente alla porta la partita potrà essere vinta. Se no, avranno vinto loro. A quel punto però, basta con le lamentele ed accettiamo la sconfitta.
I “saggi” di Napolitano: limitare le intercettazioni. Ma non i soldi ai partiti…..
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/12/saggi-di-napolitano-limitare-intercettazioni-ma-non-soldi-ai-partiti/560452/
Complimenti a Marco Ricci per l’ottima analisi e a Cronache Maceratesi per seguire sempre da vicino con grande coraggio e professionalità tutte questa situazioni…
Ammirevole Ricci, peccato (per tutti noi) che certe cose le intuivamo da almeno 30 anni, ora, o il sistema lo sovvertiamo (primavera italica), o attendiamo che il sistema imploda su se stesso. Il popolo italiano e’ come un gregge di PECORE ANARCHICHE, fin quando ce’ il pastore si va dove lui DECIDE, quando il pastore non ce’ ogni pecora per se!!!!!
se permette signor Ricci stampero’ questo stupendo articolo su carta in modo che tra qualche anno lo faro’ leggere alle mie figlie (sperando che qualcosa cambi, ma ne dubito).capiranno cosi molto di questi assurdi tempi.
sono un suo coetaneo ed e’ da circa 20 anni che dico che il problema e’ generazionale.
cosa pretendeva dalle generazioni che ci hanno preceduto?un passo indietro?il loro ritiro dalla scena pubblica (oltre che privata ahinoi) dopo aver passato l’intera vita al lavoro ma sopratutto a FARSI UN NOME altrimenti sembrava che si era esclusi da chissacosa….?
ben pochi ammetteranno di aver completamente toppato (grande il suo punto sugli ex sessantottini e company).in pochi ammetteranno che ai loro tempi se perdevi un lavoro il giorno dopo ne trovavi almeno 4 dello stesso livello economico,che negli anni sessanta-settanta una busta paga aveva almeno un 30% di valore in piu’ col costo della vita rispetto ad oggi.e cosi via.
generazioni con i loro grandi problemi ci mancherebbe,gran lavoratori e pieni di nobili sentimenti e senso civico (da giovani s’intende,poi co lo cresce..),ma la prima generazione che a differenza dei loro padri non accettano la cosa piu’ naturale di questo mondo ovvero la vecchiaia e la morte.
ed ecco che col cavolo che posano l’osso.
se poi lo faranno sara’ per dei giovani che definirli tali e’ una pura bestemmia,ma tutta gente che gia’ in fasce e’ cresciuta perche’ un giorno continuino questo stato di cose.
guardi pure questa preziosissima testata.confronti i suoi scritti con quelli del,che so’,signor Liuti.
lei propone,analizza,si incazza piu’ che giustamente.e’ vivo e vitale perche’ teme per il suo futuro,ha tutto da perdere e poco da guadagnare con questi tempi.
l’altro ai miei occhi fa il censore,i processi alle intenzioni.difende i soliti noti oltre che l’indifendibile.processa i commenti e i commentatori appena si presenta l’occasione,quindi….
cordialmente la saluto
Gentile Filippo,
la ringrazio per l’apprezzamento del mio intervento e mi fa molto piacere che le mie opinioni siano confortate dalle sue. Mi permetta solo intervenire in merito agli scritti di Giancarlo Liuti che – a differenza mia – è stato ed è un grande giornalista, uno dei nostri pochi concittadini ad aver davvero avuto un riscontro nazionale. E’ ovvio che Giancarlo abbia una visione diversa dalla nostra. Molto spesso (sicuramente) più posata (e saggia). Come è ovvio che, per differenza di età e di esperienza, Giancarlo colga degli aspetti della società ed io altri. Personalmente ritengo che ci sia molto da imparare, anche nella differenza di opinioni, da professionisti validi che possono contare su un’esperienza molto maggiore della nostra. Giancarlo Liuti, oltretutto, ai ragazzi di CronacheMaceratesi ha messo a disposizione il suo entusiasmo e il suo impegno nel creare da zero una testata che ospita molti di noi. E in una società viva, in cui le generazioni non arrivano a scannarsi a vicenda, questo sarebbe davvero l’optimum. Purtoppo però, come anche lei osserva, raramente accade….
Grazie ancora,
Marco.
Fantastico…l’articolo descrive in pieno ciò che penso da tempo…che il problema non sono solo i politici ma tutta e dico tutta la pubblica amministrazione,a partire dallo Stato e poi giù fino ai singoli comuni…senza aggiungere all’articolo chi si fa timbrare il cartellino dal collega,chi prende triplo stipendio pubblico perché ha più di un incarico e chi sposta la propria residenza al sud per farsi rimborsare più soldi per gli spostamenti da e per Roma!
Quello che tutti pensiamo, messo per iscritto….bravo, bellissimo articolo.
@marco ricci
della competenza,bravura,onesta’ e riconoscimenti vari del signor Liuti non metto in dubbio nulla.
era un esempio sul suo articolo o professione in particolare.
mi sono espresso male,o forse no,ma non volevo offendere ci mancherebbe.penso che si sia capito il senso della mia critica.
spesso si nasce incendiari e si muore pompieri ,o no?
Santo subito.
Ho fatto, nel mio post una semplice e banale , anzi banalissima osservazione, dichiarando di essere daccordo con Marco Ricci e con le sue analisi. Sfido qualsiasi persona di buon senso a dire di non essere daccordo. Eppure ho avuto un ” non mi piace”. Non che la cosa mi turbi, ma vorrei conoscere l’autore ed entrare per qualche secondo nel suo cervello, per capire in che verso gli gira. Se gli gira…
Allora proviamo a domandarci se sia realistico chiedere di avere pietà di noi a persone che” non accettano la cosa più naturale di questo mondo ovvero la vecchiaia e la morte” (cito dal commento n. 11 di Filippo Vannucci, ed aggiungo, alla non accettazione della vecchiaia e della morte, anche quella di qualsiasi cambiamento che non sia di pura facciata e lifting).
Io dico – per esperienza personale e se è vero che ”invecchiare significa passare dalla passione alla compassione”( Albert Camus) – che di pietà dalle nostre istituzioni (pubbliche, private o miste che esse siano) c’è da aspettarsene ben poca.
L’ottimo articolo fa particolare riferimento all’Università di Macerata, ma l’avvilente situazione descritta si ripropone, a mio parere, in molte o tutte le Università Italiane e nel settore pubblico in generale. Sul privato non mi pronuncio, ma solo perché non ne ho una conoscenza diretta.
Purtroppo la mia oramai lunga esperienza di questi ambienti mi ha insegnato che il sistema si regge su una minoranza di persone appassionate, competenti, serie e volenterose che mantengono quotidianamente con il loro lavoro una maggioranza di parassiti incapaci e fannulloni. Parassiti che si distinguono poi per una smodata arroganza, che è inversamente proporzionale ai loro meriti, nel caso in cui si tratti di colleghi. Se invece si tratta di superiori, tendono a manifestare verso i loro sottoposti più capaci persino un certo infastidito livore, quando non sono troppo impegnati ad arrogarsi i meriti del loro lavoro e dei risultati che questo lavoro ha permesso di conseguire. Anziché ringraziare il fato o le molteplici raccomandazioni che li hanno messi nella comoda situazione di percepire un immeritato stipendio senza fare pressoché nulla o facendo danni che tocca ai primi riparare; anziché ritenersi paghi di occupare posizioni di prestigio e di responsabilità che non hanno i titoli umani e culturali per occupare, e lasciare lavorare in pace i pochi che effettivamente lavorano, in silenzio, sommessamente, e pure bene …. non perdono occasione per magnificare le loro supposte competenze professionali ed i loro alti meriti, e sottolineare in maniera sprezzante ogni piccola manchevolezza.
Non credo che se ne andranno mai via di loro spontanea volontà. Hanno tutto l’interesse e la spudoratezza necessaria per continuare ad occupare le loro comode poltrone. Si può solo cercare di sfilare queste poltrone da sotto i loro augusti deretani, con un lungo, lento, paziente lavoro ai fianchi: e anche questo articolo, con i suoi commenti, fa parte di questa lotta. Oppure, bisognerebbe che, come per incanto, tutte le persone serie e competenti cessassero contemporaneamente di assecondare il loro gioco, e li si vedrebbe istericamente crollare al suolo, sgonfiandosi della loro prosopopea come palloncini avvizziti. Ma forse questo è chiedere troppo, perché le persone serie e competenti difettano spesso della astuzia e spregiudicatezza necessaria.
E allora, @Alexis de Tocqueville [commento n. 7], sarà davvero necessario “smettere la marsina da visconte ed indossare la camicia del rivoluzionario”?
Carissimo Marco,
trovo particolarmente (tragicamente) esilarante il passaggio sulla docenza universitaria. Proprio due giorni fa, andando a Lettere per la laurea della mia figlioccia, incontravo un caro amico che è docente in quella Facoltà da anni e che presto andrà in pensione: “Ti dispiace?”, gli ho chiesto. “Assolutamente no”, mi ha risposto: “Qui tutto riesce ad andare sempre peggio”.
Sì, dipingi un quadro che – seppure mi trovi su posizioni leggermente differenti (quanto alle cause) – alla sua risultanza è identico. A me dà l’idea del “delirio del treno in corsa”: hanno perduto i freni, sono diventati compulsivi, anche se volessero fermarsi non ce la fanno più. Nonostante la prossimità del muro in fondo alla corsa.
Ottimo articolo, Marco, complimenti.
http://www.youtube.com/watch?v=sbMlHGEICuY
Come gather ’round people
Wherever you roam
And admit that the waters
Around you have grown
And accept it that soon
You’ll be drenched to the bone
If your time to you
Is worth savin’
Then you better start swimmin’
Or you’ll sink like a stone
For the times they are a-changin’.
…
Come writers and critics
Who prophesize with your pen
And keep your eyes wide
The chance won’t come again
And don’t speak too soon
For the wheel’s still in spin
And there’s no tellin’ who
That it’s namin’
For the loser now
Will be later to win
For the times they are a-changin’.
…
Come senators, congressmen
Please heed the call
Don’t stand in the doorway
Don’t block up the hall
For he that gets hurt
Will be he who has stalled
There’s a battle outside
And it is ragin’
It’ll soon shake your windows
And rattle your walls
For the times they are a-changin’.
…
Come mothers and fathers
Throughout the land
And don’t criticize
What you can’t understand
Your sons and your daughters
Are beyond your command
Your old road is
Rapidly agin’
Please get out of the new one
If you can’t lend your hand
For the times they are a-changin’.
…
The line it is drawn
The curse it is cast
The slow one now
Will later be fast
As the present now
Will later be past
The order is
Rapidly fadin’
And the first one now
Will later be last
For the times they are a-changin’.
Venite a riunirvi intorno gente, ovunque voi vagate
E ammettete che le acque intorno a voi sono salite
E accettate che presto sarete bagnati fino all’osso
Se il vostro tempo per voi ha valore
Allora fareste meglio a cominciare a nuotare
O affonderete come una pietra…
Perchè i tempi stanno cambiando
…
Venite scrittori e critici
Che fate profezie con la vostra penna
E tenete i vostri occhi aperti
La possibilità non tornerà
E non parlate troppo presto
Perchè la ruota sta ancora girando
E non viene detto chi è
Colui che sta designando
Perchè il perdente di oggi
Sarà il vincitore di domani
Perchè i tempi stanno cambiando
…
Venite senatori e membri del Congresso
Per favore ascoltate il richiamo
Non state alla porta
Non bloccate il corridoio
Perchè colui che viene ferito
Sarà colui che si ferma
C’è una battaglia là fuori
E sta infuriando
Presto scuoterà le vostre finestre
E farà tremare i vostri muri
Perchè i tempi stanno cambiando
…
Venite madri e padri
Da tutto il paese
E non criticate
Ciò che non potete capire
I vostri figli e le vostre figlie
Non li potete comandare
La vostra vecchia strada
Sta rapidamente invecchiando
Per favore allontanatevi da quella nuova
Se non potete anche voi dare una mano
Perchè i tempi stanno cambiando
…
La linea è tracciata
La maledizione è scagliata
E l’uomo lento di adesso
Sarà l’uomo veloce di domani
Come il presente di oggi
Sarà il passato di domani
L’ordine sta lentamente scomparendo
E il primo di adesso
Sarà l’ultimo di domani
Perché i tempi stanno cambiando
Fotografia perfetta della realtà! Disarmante…
Non si può non essere d’accordo con l’analisi di Ricci che d’altronde è già diffusa nella consapevolezza generale. E’ un problema di conflitto generazionale ? Certo perché chi gestisce il potere in ogni organizzazione appartiene quasi esclusivamente alle generazioni meno giovani . Ma è soprattutto un problema di modello sociale e di valori che hanno trascurato e spesso contrastato merito, competenza e competizione. Quello che si è quasi completamente bloccato nel nostro paese è “l’ascensore sociale”, l’opportunità di migliorare la propria posizione puntando su capacità , impegno e determinazione . A ben vedere questi valori non sono certamente assenti nelle organizzazioni pubbliche ma si sono affievolite anche in quelle private. O meglio più l’azienda compete sui mercati internazionali più è chiamata a premiare merito ed impegno più opera sui mercati nazionali più cerca altre logiche per affermare i propri risultati. La domanda a questo punto mi sorge spontanea . Merito ed impegno sono mai stati valori premianti della società italiana ? Non è forse che lo slancio ed il rinnovamento che si è determinato nel secondo dopoguerra sia stato soltanto una eccezione piuttosto che una regola ? Su questo argomento ci sarebbe molto da discutere per individuarne le cause, ma se cosi fosse certamente l’impegno che ci troviamo davanti diventa ancora più difficile , ma per chi è ottimista, anche più stimolante.
Alexis,
quando ti leverai la marsina, anche io sarò pronto.
Speravo nei parlamentari “grillini”, ma stanno facendo discorsi surreali e astratti, megafono della loro Badante. La capogruppo, invece di fare la simpaticona avrebbe dovuto dire “signor Presidente della Repubblica, lei è strapagato dai cittadini affamati. Se ne vada! Il prossimo lo pagheremo con l’80% in meno”.
Il PD è un casino completo, malgrado la batosta. Speriamo in FABRIZIO BARCA.
Il PdL non ha bisogno di cambiare Capo. Senza il Capataz sarebbero un gregge allo sbando.
NO, NOI NON CI STIAMO
Come dice Dante: da noi cresce il mal seme
d’Adamo.
E chi son questi? Coloro che
in questo preciso istante si trovano in combutta
per distruggere ogni chiara lealtà e
con giochi infami s’apprestano a governare
truccando leggi e giustizia in orrendo mercato.
L’incontro è già avvenuto, di nascosto
hanno patteggiato. Sull’alto colle, hanno
contrattato: lassù porranno un loro burattino
facile da gestire.
I loro solidali stanno
frementi pronti ad applaudire, e il popolo
che ha votato questi al governo perché
sterzassero verso un profondo innovamento,
muto resta? No, noi non ci stiamo, è
tempo di urlare tutta la nostra rabbia e lo
sdegno.
Attenti, quel che sta succedendo,
se non spezziamo questo indegno intrallazzo,
cambierà tristemente la storia per
un lungo avvenire. Vogliamo lasciarci seppellire
dentro il vuoto del nulla? No, noi
non ci stiamo, cominciamo, qualcosa lo
dobbiamo inventare.
Mettiamo in campo
tutta la nostra disperazione, una soluzione
la dobbiamo trovare, altrimenti non possiamo
poi lamentarci dando colpa alla casualità.
Nella storia dei popoli, nulla è casuale:
ogni caduta e ogni levata stanno nelle
mani di noi che ancora liberi viviamo.
No, noi non ci stiamo.
Dario Fo e Franca Rame
( da Google )
ma, scusate…. ma voi pensate che chi occupa posizioni di potere abbia voglia o interesse ad andarsene solo perchè qualcuno urla il proprio disgusto su un giornale? eh no amici, bastasse questo, ci sarebbe stato un ricambio politico già da anni. Bisogna fare molto di più che stare dietro un monitor a scrivere che le cose non vanno. Da quanto tempo è che lo fate, che lo facciamo? anni? decenni? è cambiato qualcosa, per caso? non mi pare… ecco, scrivere qua non serve a niente: o si fa altro oppure rassegnatevi/rassegnamoci.
Complimenti a Marco Ricci, non mi ha aperto gli occhi, ma ha confermato ciò che in tanti pensiamo. Ritengo però che nella nostra società quello che si scrive rimane li, le cose non cambiano, a questo punto penso che dipenda anche da noi, forse dalla poca voglia di modificare l’esistente. Non mi sembra che qualcuno stia facendo qualcosa per cambiare, chi lo vuol fare viene messo da parte e non incoraggiato e aiutato. I giovani si mettono dietro a quelli che li possono “aiutare” non insieme ai loro coetanei per far in modo che il cambiamento ci sia. Per far cambiare le cose bisogna cambiare il sistema, e siamo solo noi con le nostre forze a poterlo fare, ma dobbiamo essere in tanti, uniti e forti. Ritengo che i giovani abbiano una marcia in più, ma la marcia va ingranata, mettere la macchina a folle determina solo attesa e l’attesa è infinita. Si può cambiare, non “combattendo” non denigrando gli altri, ma portando nuove idee. Le battaglie non si vincono più con le armi, perché tanto quello di negativo che fai agli altri poi ti ritorna indietro come un boomerang. Non è utopia bisogna unirsi, non creando le solite lobby, ma unirsi veramente.
Credo che tra non molto se va avanti l’andazzo saranno loro a chiedere pieta’!
Marco, scrivi da Dio e, purtroppo, è tutto verissimo!!!!!!!! Bisogna chiede un miraculu alla Madonna per
caccià sta jente!!!!
Alla mia lettera avete votato con 10 manine rosse contro 4 manine verdi.
Riconfermo: speriamo che FABRIZIO BARCA ci sia per tirare fuori il PD dalle secche, messoci da decenni di intrallazzi parademocristiani (vedi Comune di Macerata, ad esempio) e dalle cagnare tra due immaturi: Bersani e Renzi.
Il PdL è incapace di essere unito senza la Badante Berlusconi, che fa la vergine, malgrado anni di governo con cui ha contribuito allo sfascio.
Il gruppo parlamentare “grillino” sta facendo perdere voti a M5s e sta vanificando in credibilità il lavoro dei ragazzi di Macerata, Tolentino e Civitanova Marche…
Poiché, la capogruppo “grillina” si è persa in facezie diplomatiche, dico cosa avrebbe dovuto dire: “Il presidente Napolitano dovrebbe andare a casa perchè prendere un appannaggio di quella forza grida vendetta dinnanzi al tribunale di Dio e del popolo”. Qui la gente comincia a morire di fame e tutta questa Casta politica sta a masturbarsi indecorosamente e alla luce del sole come ha fatto quello sulla spiaggia. Uno, ieri, mi ha confessato che non sa cosa fare: se morire di inedia e di fame insieme alla sua famiglia, oppure suicidarsi subito, oppure levarsi la marsina e fare un macello.
La lunga premessa di Ricci per dire alla fine “andatevene tutti” mi pare condivisibile e perfettamente in linea con il sentire comune.
Tuttavia, dal momento che si parla implicitamente di merito, competenza e onestà, nonché capacità di governare la cosa pubblica in nome del bene comune e della intera collettività ( temi sacrosanti che sono in ballo da almeno un decennio però ) e non di pura e semplice questione generazionale, a mio avviso sarebbe da aggiungere una considerazione generale che avrebbe potuto pure essere una premessa nella lunga premessa di Ricci ( sempre secondo la mia opinione, si intende); se non altro per richiamare ad una qualche responsabilità anche il “popolo sovrano” per come fino ad oggi ha esercitato ( o come NON ha esercitato) il suo esercizio di sovranità e di “controllo” sui centri di potere ( tutti, pubblici e privati) e su come questo potere è stato “speso” proprio per il bene comune e della collettività.
Infatti, fin quando negli anni scorsi a protestare contro “i poteri” erano le categorie che già stavano peggio, però ritenute evidentemente più marginali ( gli operai, i pensionati al minimo, i disoccupati giovani che da anni vivono disoccupazione o precarietà) al massimo venivano liquidate come i “soliti comunisti”, oppure trattate, in sopraffine analisi socio-politiche, come parte degli inevitabili effetti collaterali di un sistema che tutto sommato faceva star bene una ampia parte della gente. Non tutta ma un ampia parte: quanto meno dai cosiddetti ceti medi in avanti ( verso l’alto).
E’ quello steso “sistema” oggi sotto accusa, divenuto improvvisamente insopportabile perché la crisi non si è fermata alle categorie ritenute più marginali, ma è andata ad espandere progressivamente i suoi effetti devastanti pure nella carne viva di categorie sociali che si ritenevano al sicuro.
Il tutto aggravato dal fatto che uno degli effetti di questa crisi è che non ci sono più neanche le briciole che il potere lasciava appositamente cadere durante il suo banchettare, alle quali molti degli attuali neorivoltosi “ceti medi” potevano fino a poco tempo fa “spizzicare”; trentenni e quarantenni compresi.
Niente di più italico.
@ SABEN: premesso che alla base della perfezione ci sia anche una certa dose di utopia, penso che debellare completamente le fasce marginali di poverta’ sia una bella sfida perche’ come lei dice, riferendosi alle fasce marginali di qualche anno fa, io rispondo che il lavoro c’era per tutti, tranne che per pochi soggetti che magari si erano sempre accontentati dello stato in cui versavano o magari perche’ privi di ambizioni o perche’ da sempre al mattino la sveglia non vuoleva suonare!!!! Il problema ora e’ che a rimanere senza lavoro sono quelli che al mattino da 30 anni si alzano alle 7 del mattino per affrontare 8 ore di fabbrica “magari” in manovia ed augurandosi piuttosto di passarcene 10 facendo strordinari per poter raggranellare quelle 200 euro in piu’ che ti facevano sfiorare le 1300 euro. Queste sono le cifre che si raggiungono con circa 200 ore al mese di fabbrica, ora mi dica lei se QUESTA categoria di persone non hanno il sacrosanto diritto di essere piu’ che INCAZZATI se da giugno non avranno neanche piu’ la CASSA INTEGRAZIONE IN DEROGA perche’ non ci sono piu’ i fondi, fondi che invece non mancano per elargire stipendi VERGOGNOSI a chi da una vita non si e’ mai sporcato neanche le mani. La categoria del dipendente privato, non solo non ha mai spizzicato le briciole che cadevano ma ha sempre pagato anche le conseguenze di tutte quelle categorie protette che lo stipendio lo portano a casa per GRAZIA RICEVUTA. Non per vendetta ma per dare a tutti un termine di paragone, proporrei un bel mese di manovia a tutti i dipendenti pubblici, mica male nohh!!!! Cosi vedono chi e’ che spizzica!!!!!!
il mondo va avanti comunque, concordo