Tanoni presenta la cordata locale:
“Oggi BdM vale solo 200 milioni”

Il portavoce illustra "l'operazione salvataggio". Contattati 150 imprenditori, quote da 1 a 5 milioni. Partono le lettere di impegno: obiettivo 100 milioni entro sei giorni. Ma nessuno ha ancora coperto il prestito obbligazionario. "Non si può lasciare l'istituto in mano a gruppi esterni".
La replica di Banca Marche

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La conferenza stampa di oggi ad Ancona. Nei riquadri, da destra: l’avvocato Paolo Tanoni, il Governatore Spacca e gli imprenditori Francesco Merloni ed Adolfo Guzzini

L'avvocato Paolo Tanoni

L’avvocato Paolo Tanoni

di Marco Ricci

Più che la cordata di imprenditori locali a presentarsi ai giornalisti è stato l’avvocato recanatese Paolo Tanoni, il “coordinatore” di quelle forze economiche regionali (150 gli imprenditori contattati) che hanno già dato la loro disponibilità a sottoscrivere l’aumento di capitale di Banca delle Marche. Un impegno sponsorizzato ancora oggi con un comunicato dal governatore Spacca e che vedrebbe in prima fila tra gli altri due importanti imprenditori marchigiani quali Francesco Merloni e Adolfo Guzzini. Ma oggi di nomi non si è parlato. Come al momento è impossibile discutere delle cifre messe in campo. Perché sottoscrizioni effettive ancora non ci sono. Quando arriveranno? L’avvocato Tanoni ha assicurato che “entro oggi partiranno lettere rivolte agli imprenditori i quali in cinque o sei giorni dovrebbero ratificare il loro impegno”. Questo, sempre secondo l’avvocato, “per garantire a Banca d’Italia quella idonea garanzia” necessaria plausibilmente al via libera all’operazione da parte dell’istituto di via Nazionale.

La conferenza stampa è stata così più che altro una presentazione pubblica per elencare i motivi che hanno spinto le forze imprenditoriali unire le forze. Ma anche un’occasione da parte di Tanoni per invitare tutte le forze economiche della regione a sottoscrivere l’aumento di capitale. “Il successo o l’insuccesso di questa operazione – ha detto Tanoni – si riverserà su tutte le famiglie marchigiane. La situazione è salvabile –  ha proseguito – e dopo una lunga indagine la Banca d’Italia ha dato dei numeri precisi, trecento milioni più altri cento in seguito. I marchigiani – ha concluso il passaggio prima di invitare le associazioni di categoria, gli artigiani, il mondo cooperativo a sottoscrivere l’impegno economico – hanno sessantaquattro miliardi in risparmio. Basterebbe muovere una percentuale irrisoria per salvare la banca. E se ci sono idee alternative e si vuole collaborare la strada è aperta.”

“Niente importanti soci esterni” – nessun socio importante accetterebbe oltretutto secondo Tanoni una posizione di minoranza – ma un impegno diffuso a cui i primi imprenditori “stanno dando il la.” Un impegno che potrebbe “aprirsi ad altri imprenditori di fuori regione.” E se l’avvocato promette che in futuro Banca delle Marche “dovrà avere una governance nuova” evitando quel “localismo che ha in parte contribuito a creare i problemi attuali”, in questa prospettiva “nessun asset sarà intoccabile.” Anche se per Tanoni “dare in mano l’istituto di credito a gruppi esterni significherebbe la perdita non solo di governance ma anche di infrastrutture, servizi e crediti di imposta.”

Ma quali sono i numeri intorno a cui ci si vorrebbe muovere? “Per evitare che qualche soggetto economico possa essere prevalente sugli altri, verranno proposte sottoscrizioni comprese tra uno e cinque milioni di euro”. Per raggiungere quale obiettivo? “Per coprire quei 180 milioni di euro che in condizioni diverse sarebbero stati coperti dalle Fondazioni e da Intesa San Paolo.” A questo proposito Tanoni ha escluso che le tre Fondazioni azioniste possano sottoscrivere l’aumento di capitale, riservando così alla cordata locale “una funzione di supplenza che aprirebbe la strada al mantenimento nelle Marche della maggioranza dell’istituto”. Resterebbero poi scoperti ulteriori 120 milioni di euro. Una cifra che è difficile immaginare possa essere completamente sottoscritta dai piccoli azionisti, anche se Tanoni spera in una sorta di effetto valanga qualora vi fosse una buona partenza. Al momento l’avvocato  si direbbe soddisfatto “se entro la prossima settimana si giungesse ad avere un impegno di almeno cento milioni. Un segnale positivo che sarebbe di buon auspicio.” Stando alla complessità dell’operazione che vedrà interessata anche Consob, l’aumento di capitale sempre secondo Tanoni “dovrebbe partire nei mesi di settembre o ottobre”.

Ma quanto varranno le azioni di Banca delle Marche al momento dell’aumento di capitale? Secondo una valutazione personale di Tanoni, “il valore attuale dei Bdm è di circa 200 milioni.” Aggiungendo inoltre l’ulteriore precisazione che “il numero di azioni da emettere per coprire i 300 milioni di aumento di capitale supererà il numero delle azioni attuali “- e partendo da una valutazione del patrimonio netto tangibile fatta sempre dall’avvocato e pari a circa 780 milioni di euro – secondo questa interpretazione è facile immaginare che ogni azione varrà presumibilmente meno di 0,2 euro. Sarebbe una mazzata per i piccoli risparmiatori e per le fondazioni che vedrebbero contrarsi in maniera drastica il loro patrimonio e dunque i loro futuri dividenti. Per Fondazione Carima e per la sua consorella di Pesaro – riutilizzando dei calcoli fatti da noi in passato (vedi qui) – le perdite patrimoniali diventerebbero ingentissime. Per Fondazione Carima, ad esempio, che ha già svalutato il valore delle azioni di Bdm in proprio possesso, tali perdite – seguendo il ragionamento di Tanoni – potrebbero superare i 100 milioni di euro, con una percentuale di azioni di Bdm nel loro portafoglio che scenderebbe all’attuale 22,51% a meno del 10%.

A precisa domanda, l’avvocato recanatese ha risposto che nessun imprenditore della “cordata” ha sottoscritto il prestito obbligazionario subordinato Upper-Tier II necessario per ripristinare il Total Capital Ratio di Bdm sopra l’otto per cento. In scadenza il 31 luglio il prestito dunque sarebbe coperto al momento solo dalle Fondazioni di Pesaro e Jesi per complessivi 25 milioni. Ma la vera sorpresa – seppur senza conferma diretta dalla banca e dunque notizia da prendere con le molle – è “la negoziazione in atto con Banca d’Italia per una deroga ai principi di imputabilità al patrimonio di vigilanza di obbligazioni LT2 possedute dall’istituto marchigiano.” Se questa operazione avesse buon esito secondo Tanoni il Total Capita Ratio tornerebbe sopra la soglia di vigilanze ed eviterebbe a Bdm la restituzione di oltre 4 miliardi di euro di prestiti. Inoltre, ha proseguito l’avvocato, “un’importantissima istituzione finanziaria” sarebbe disposta a coprire il prestito obbligazionario in caso l’operazione con Banca d’Italia non andasse a buon fine.

La criticità legata al prestito obbligazionario subordinato è stata riconosciuta anche oggi dal Governatore Spacca che ha addirittura affermato che, se il Total Capital Ratio non si attestasse sopra l’otto per cento, Bdm “non avrebbe più possibilità di sopravvivenza.” Un’affermazione forse fin troppo allarmastica, pure se il dover restitutire prestiti ottenuti all’un per cento dalla Bce per poi tornate a rifornirsi nel mercato intrebancario andrebbe a produrre degli aggravi operativi superiori ai cento milioni di euro. Sempre Spacca ha parlato di “tre gruppi di imprese di diverso orientamento economico” che hanno avanzato proposte significative in merito all’aumento di capitale. In calce all’articolo un comunicato unitario pervenuto oggi dei segretari regionali  di  Fabi, Fisac/Cgil e UILCA. Le rappresentanze dei lavoratori, oltre ad auspicare una condivisione delle decisioni che verranno assunte nel prossimo Cda in merito al piano industriale, criticano in maniera neppure troppo velata i contenuti dell’intervista a noi rilasciata dal Segretario Generale della Fiba-Cisl Giovanni Gianuario (vedi qui). Fabi, Fisac/Cgil e Uilca individuano “nel negligente comportamento assunto da tempo dalle Fondazioni, nello eccessivo rigore  temporale della policy adottata per le rettifiche relative al credito deteriorato, nella mancanza di una strategia di medio e lungo periodo, nelle decisioni che non hanno tenuto conto della complessità della situazione” i motivi principali  che hanno condotto Banca Marche alla situazione attuale.

Una situazione quindi ancora tutta aperta. E se la conferenza di oggi non ha certo detto molto di più in merito all’impegno economico locale, rimandando qualche numero alla prossima settimana quando dovrebbe essere chiare quante lettere d’impegno alla sottoscrizione verranno firmate e per quali cifre, è evidente che le forze economiche della regione siano in movimento. In ogni caso dei numeri precisi e delle date sono state fornite. E presumibilmente entro pochi giorni sapremo se l’iniziativa degli imprenditori marchigiani possa andare a buon fine. Come il primo di agosto, giorno in cui si riunirà il Cda di Banca delle Marche, sarà più chiaro il piano industriale e i risultati della semestrale. Risultati che, per via di ulteriori rettifiche presumibilmente di almeno 100 milioni di euro, non sembrano promettere al momento niente di nuovo.  Anche se a questo punto, con il completamento delle attività della Vigilanza di Banca d’Italia, le brutte sorprese potrebbero finalmente essere al termine.

***

Alcune delle affermazioni di Paolo Tanoni hanno provocato la secca smentita di Banca delle Marche per quanto concerne le trattative con Banca d’Italia in merito al prestito obbligazionario subordinato upper-tier II e alle valutazioni patrimoniali. Di seguito il comunicato inviato alle ore 20 agli organi di stampa:

“Con riferimento alle notizie apparse oggi che riportano di asserite trattative con Banca d’Italia in merito alla computabilità di prestiti subordinati, deroghe al patrimonio di vigilanza e ipotesi di quotazione, Banca Marche comunica che non sussistono trattative con Banca d’Italia e che Banca Marche si attiene scrupolosamente alle regolamentazioni vigenti in materia. Si comunica inoltre che i competenti organi sociali non hanno ad oggi approvato alcun dato economico patrimoniale al 30 giugno 2013. E’ peraltro convocata una riunione del Cda della Banca per il 1° agosto p.v., durante la quale sarà discusso il seguente punto all’odg: “Esame delle prime evidenze gestionali al 30/6/2013”. A seguito di tale riunione sarà diffuso, come da prassi, un comunicato stampa”.



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