Una situazione difficilissima quella che stanno vivendo i 26 lavoratori della SeBa, società con sede principale a Jesi e che forniva tra l’altro servizi bancari al gruppo Banca Marche. Il personale della società – un tempo partecipata dall’istituto di credito marchigiano – è infatti in stato di agitazione da lunedì e staziona davanti ai cancelli della sede di Via Guerri a Jesi. I lavoratori lamentano “l’irresponsabilità” degli istituti di credito regionali e in primis di Banca Marche, la quale ha rescisso i contratti con la società di servizi specializzata tra l’altro nel trasporto di valori, nella lavorazione di assegni e nell’archiviazione fisica e ottica dei documenti. “Ancor prima di cedere l’azienda – scrivono i rappresentanti dei lavoratori – l’allora amministratore delegato di SeBa, incaricato da Banca Marche ed ex vice direttore generale della stessa, aveva ridotto in favore di tutti i soci il costo dei servizi del 40% nel 2010, del 7% nel 2011 e del 7% nel 2012, dopo la vendita (al gruppo Kgs, ndr). Da allora, ogni anno fino ad oggi, Banca Marche ha richiesto ulteriori sconti al prezzo dei servizi, minacciando la rescissione dei contratti. Situazione che ha pesantemente messo a rischio la liquidità dell’azienda, fino alla decisione in questi giorni di Banca Marche, CariLoreto e CariFermo di rescindere importanti contratti sferrando il colpo mortale ai lavoratori Se.Ba”.
I motivi che hanno portato alla rescissione del contratto da parte di Banca Marche è però più articolata e non avrebbero legami con la situazione particolare che sta vivendo l’istituto di credito. La vicenda nascerebbe infatti da un decreto ingiuntivo di pagamento – pari a oltre mezzo milione di euro – che la Fitist, società specializzata in sicurezza e trasporto valori, ha presentato nei confronti della Seba per cui svolgeva l’effettivo servizio. Un inadempimento da parte della Seba che avrebbe portato la stessa Fitist a disdire il contratto con la società con sede a Jesi e che, a sua volta, avrebbe sostenuto di essere in difficoltà per mancati pagamenti dovuti a Banca Marche. Per i commissari Feliziani e Terrinoni le cose però non sarebbero andate così e Banca Marche ha comunicato alla Seba che, a partire dal 24 marzo, avrebbe rescisso per giusta causa alcuni contratti tra cui proprio quello di trasporto che veniva a tutti gli effetti erogato dalla Fitist. Nella comunicazione inviata alla Seba, Banca Marche rivendica infatti non solo di aver sempre pagato il servizio ma anche di aver vincolato alcune somme erogate a Seba proprio ai pagamenti che quest’ultima doveva alla Fitist. Banca Marche, inoltre, avrebbe invitato le sue controllate che hanno contratti con Seba – tra cui la Carilo – ad una simile iniziativa, presumibilmente ritenendo che la Seba stessa possa non essere più in grado di onorare il servizio. Solo a questo punto la Seba avrebbe perso i propri contratti che le valevano circa il 90% del fatturato.
I rappresentanti regionali dei sindacati hanno incontrato nel pomeriggio i vertici di Banca Marche, in un tentativo di conciliazione di una vicenda che rischia di vedere i dipendenti come prime vittime della situazione, dipendenti che accusano le passate gestioni del gruppo bancario e il giro di quote che ha interessato nel corso degli anni la Seba stessa. Al momento, da quanto traspare dell’incontro avvenuto in Banca Marche, non ci sarebbe alcun atto concreto.
Sebbene lo studio legale di Pesaro che tutela la Seba non abbia voluto rilasciare dichiarazioni, la società sarebbe intenzionata a promuovere iniziative legali nei confronti di Fitist e Banca Marche. La situazione della SeBa appare però difficile, considerando come solo nella seconda metà di ottobre del 2013 proprio Banca Marche avesse rinegoziato il costo di alcuni servizi e in qualche modo lasciato in prova la società. La Seba – nata da una costola della Seda, società creata dalle vecchie casse di risparmio marchigiane, è stata acquisita in seguito da Kgs, consorzio nato con l’obiettivo di svolgere servizi in ambito regionale dalla fusione di due realtà pesaresi, Italccappa Cooperativa sociale e AgsItalia. Ksg ha poi cedute il 100% delle quote a una cooperativa di Senigallia, un giro di partecipazioni e di società intervenute negli anni, tra cui alcune immobiliari, non semplice da decifrare.
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Seba,Seda,Ksg,ci mancavano solo loro…se il servizio lo svolgeva la Fitist perche’ l’appalto doveva passare per la Seba?Ah,gia’ sarebbe stata la soluzione piu’ logica ed economica,quindi non poteva andare bene per banca marche.Stupenda anche la circostanza che l’a.d. di Seba era anche vicedirettore generale di bmarche,alla faccia del conflitto di interessi
Per Banca Marche mi sembrerebbe più adatta la Sebino, quella che faceva il celebre bambolotto Cicciobello, ma non so se esiste ancora.
La “crisi” serve anche a dare una pulita a tutto sto zozzo!!!!!!
Siamo i Dipendenti della Se.Ba. e necessitiamo chiarire alcuni punti:
1) Perchè Banca Marche ha disatteso tutti gli impegni presi con il gruppo acquirente che riguardava il controllo annuale del budget aziendale, la rivalutazione Istat del costo dei servizi e chiedendo continui sconti minacciandola disdetta degli stessi?
2) Perchè Banca Marche ha chiuso il fido alla società, per poi riaprirlo solo per pagare la Fitist?
3) Come mai Banca delle Marche dopo appena un giorno di sciopero ha trasferito le lavorazioni assegni svolte da Se.Ba. presso Caricese, società dell’Emilia Romagna? Con quali accordi sindacali interni lo hanno fatto? Ci risulta NESSUNO.
4) Come mai Caricese ha potuto effettuare le lavorazioni con così poco anticipo? Sono FENOMENI oppure il piano era già bello e pronto.
Sig. Ricci la ringraziamo per avere acceso l’attenzione sul nostro caso, ma Banca Marche non credo abbia bisogno di alibi. Le chiediamo comunque un favore, ci faccia sapere come è riuscito a contattare i Commissari, perchè ad oggi forse è più facile contattare Papa Francesco.
Sarebbe opportuno sapere chi era il vice direttore di Banca Marche e a.d. di Seba
Al momento della vendita Amministratore Delegato della Se.Ba. era il Dott. Dell’Aquila
L’appalto passava per SEBA perchè la SEBA aveva organizzato il servizio puntando su le sinergie tra i vari istituti creditizi e tra le diverse società di trasporto e contazione. La SEBA insomma aveva trovato il modo di far risparmiare le banche organizzando e gestendo un servizio.
Ma non è questo il punto.
E’ interessante rileggere oggi quello che appena 3 anni fa Banca marche sosteneva per assicurare futuro ad una società CONTROLLATA, preso direttamente dai comunicati stampa presenti sul sito BDM:
La Banca delle Marche S.p.A. – con riferimento alle notizie degli ultimi giorni circa lo stato di agitazione del personale della SE.BA. S.p.A. – precisa di essere, attualmente, l’unica Banca della regione che continua a sostenere la propria partecipata, a cui commissiona quelle attività che fino ad oggi hanno assicurato a quest’ultima ricavi, occupazione ed il conseguente mantenimento, a favore dei dipendenti, del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del comparto “Credito”.
L’attenzione di Banca Marche verso SE.BA e verso il tipo di contratto occupazionale in essa vigente, è stata ed è centrale rispetto alle pure logiche del mercato e ciò sia in rapporto agli utili, sia in rapporto ai costi della fornitura; infatti la stessa Banca ha sempre ritenuto di valutare, per il futuro dell’Azienda partecipata, quelle soluzioni che consentano di rilanciarne le sorti e di consolidarne – in modo durevole e sostenibile – il ruolo sul territorio.
Questa scelta è stata ribadita il 3 marzo u.s. dal Consiglio di Amministrazione di Banca Marche che ha unanimemente confermato la volontà di perseguire una strategia la quale, (ferma la presenza nel capitale della SE.BA. degli attuali soci bancari ), consenta l’ingresso come azionista di controllo di un’ azienda leader nel settore del facility management.
Il nuovo socio di maggioranza dovrà :
– garantire alla SE.BA. un ruolo significativo all’interno di un piano di sviluppo, onde farne un polo per l’esercizio di tutte le attività del gruppo nell’Italia centro-meridionale;
– conferire un significativo apporto di liquidità alle casse sociali della SE.BA.;
– mantenere la forza lavoro oggi impiegata nella SE.BA, con applicazione ai suoi dipendenti del CCNL del Credito;
– creare le condizioni affinché le Banche socie possano affidare alla “nuova” SE.BA., a condizioni più competitive delle attuali, quei contratti di “facility management” oggi affidati in outsourcing.
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Saluti
Un’altra brutta storia…comunque finisca quei dipendenti non possono pagare per quegli incapaci che hanno ridotto la società con le pezze al c… Magari potrebbero costituire una cooperativa e riprendere i contatti.