Banca Marche pronta
all’aumento di capitale
Terrinoni: “Raggiunta la stabilità”

Secondo il commissario straordinario l'istituto è pronto per l'ingresso di nuovi soci, anche se al momento nessun acquirente si è ancora fatto avanti. A gennaio i conti meglio del previsto, a breve il nuovo piano commerciale. La banca potrebbe dare avvio all'azione di responsabilità e la Consob aprire un'inchiesta sull'aumento del 2011

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Banche: Centro direzionale Fontedamo Jesi, sede direzione generale Banca Marchedi Marco Ricci

A pochi giorni dalla messa in amministrazione straordinaria di Medioleasing da parte del Ministero dell’Economia, Federico Terrinoni – il commissario che assieme a Giuseppe Feliziani è alla guida di Banca Marche dal mese di agosto – ha rilasciato una lunga intervista apparsa oggi sul Sole 24 Ore. Secondo il commissario straordinario, il lavoro di questi ultimi mesi ha permesso all’istituto di raschiare il fondo del barile e di arrivare a un punto fermo dei conti, giungeno a una “sostanziale stabilità”, con il mese di gennaio che si è chiuso meglio delle aspettative. Una condizione, la stabilità dei conti, che veniva considerata da mesi come il prerequisito necessario perché il gruppo potesse essere messo sul mercato in modo convincente. Non stupisce dunque, come ha riportato Federico Terrinoni, se fino ad ora non si siano fatti avanti gruppi industriali interessati ad entrare in modo massiccio nel capitale sociale di Banca Marche. Le dichiarazioni di Terrinoni appaio in ogni caso confortanti, considerando come nelle Marche il famoso “pareggio” non si prevedeva nel migliore dei casi prima del giugno del 2014.

Secondo Terrinoni, per facilitare l’ingresso di un gruppo bancario, non si escluderebbe a questo punto l’individuazione di un advisor e il gruppo Banca Marche sarebbe in grado di illustrare fin d’ora i propri conti ai possibili acquirenti. L’idea, come era evidente dal congelamento delle trattative con la Popolare di Vicenza per la cessione delle filiali e della cassa di Loreto, è quella di porre sul mercato l’intergo gruppo, con il socio entrante che deciderà poi la destinazione degli asset. Nel frattemo comunque continuerà l’opera di riorganizzazione del gruppo. Dopo l’accellerazione nel ricambio del management di punta, Banca Marche si appresta a riorganizzare il settore commerciale e la rete di filiali. Delle 18 aree territoriali odierne ne rimarranno quattro o cinque di maggiori dimensioni e in grado di decentrare alcune delle funzioni oggi a capo della direzione generale.

banca_marche.jpgFinalmente, verrebbe da dire, buone notizie. Notizie che sono costate però, oltre alla messa in amministrazione straordinaria di Banca Marche, circa un miliardo di euro di perdite e la svalutazione del portafoglio non solo delle tre principali fondazioni ma anche dei tanti piccoli azionisti che negli anni hanno investito i loro risparmi in azioni Banca Marche. Un drammatico dissesto che – al di là della crisi economica – vedrà prima o poi l’emergere anche dei responsabili che hanno contribuito a causarlo. A questo proposito, IlSole24Ore lascerebbe anche intendere che la Consob sia prossima ad aprire un inchiesta in merito all’aumento di capitale del 2012. Ricordiamo (leggi l’articolo) che già un azionista aveva fatto ricorso proprio alla Consob, chiedendo di valutare la correttezza di quanto riportato nel prospetto informativo depositato in Consob pochi giorni dopo l’arrivo in Banca Marche della famosa lettera di Ignazio Visco del gennaio 2012, lettera in cui il governatore di Banca d’Italia rilevava in modo netto e perentorio le criticità emerse dalle ispezioni della Vigilanza.

Anche il Mef, titolare della vigilanza sulle fondazioni bancarie, era stato sollecitato a proposito della “presunta mancata trasmissione” della comunicazione di Visco alla Fondazione di Jesi (leggi l’articolo), Fondazione che aveva in seguito – al pari di Pesaro e Macerata – sottoscritto l’aumento di capitale. Dal Mef, tranne una generica volontà di approfondire la questione, non è giunta altra notizia. Fondazione Carima invece, sempre in merito alla correttezza delle informazioni sulle quali decise di sottoscrivere l’aumento di capitale del 2012, ha aperto un’azione riscitoria nei confronti della Price WatherhouseCoopers. Per terminare il quadro, oltre alle inchieste della magistratura, i commissari Feliziani e Terrinoni sarebbero intenzionati ad aprire un’azione di responsabilità nei confronti dei passati amministratori dell’istituto di credito. E’ anche noto che i commissari, così come la Vigilanza di Banca d’Italia, stanno collaborando in modo molto assiduo con la procura della Repubblica di Ancona, procura alla quale si era rivolto il dg Luciano Goffi con i due esposti della primavera scorsa (leggi l’articolo).

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