Banca Marche, ci sono i primi indagati

Diverse le posizioni al vaglio della Procura di Ancona. Inoltre sono pesantissime le contestazioni della vigilanza notificate ai vecchi vertici dell'istituto. I rilievi sono stati mossi ad altri dirigenti oltre Bianconi. Cda sotto accusa da Bankitalia anche per il rinnovo del contratto al dg nel 2011. Si ipotizzano sanzioni molto ingenti da parte di via Nazionale

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Centro direzionale Fontedamo Jesi, sede direzione generale Banca Marche

Centro direzionale Fontedamo Jesi, sede direzione generale Banca Marche

di Marco Ricci

Sarebbero otto o nove le posizioni al vaglio della Procura della repubblica di Ancona, nell’inchiesta avviata dagli esposti da parte di Luciano Goffi sulla passata gestione di Banca Marche (leggi qui). Questo secondo un lancio di agenzia che non ha però trovato ancora conferma ufficiale da parte degli inquirenti. E’ noto comunque da tempo che i militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Ancona siano all’interno dell’istituto. Da cui sarebbe stato tratto moltissimo materiale adesso all’attenzione delle forze investigative e inquirenti.

Ieri inoltre i commissari Feliziani e Terrinoni avrebbero consegnato alla procura il verbale alla base dei provvedimenti sanzionatori che hanno interessato molti di coloro che rivestirono ruoli di amministrazione, direzione e controllo nell’istituto di credito (leggi qui). Oltre a ricadere sull’ex-direttore generale Massimo Bianconi, sugli ultimi due collegi sindacali e sugli ultimi due consigli di amministrazione di Banca Marche, i provvedimenti interesserebbero anche altri dirigenti che hanno rivestito ruoli apicali all’interno dell’istituto di credito.

La sede romana di Banca d'Italia (Fonte: wikipedia.org)

La sede romana di Banca d’Italia (Fonte: wikipedia.org)

Le contestazioni sono durissime. Come molto gravi e diffuse le irregolarità e le violazioni normative riscontrate. Benché modulate in base al grado di responsabilità e alla durata della  carica e nonostante il materiale ispettivo verrà integrato entro 30 giorni con quello difensivo, i rilievi porteranno con ogni probabilità a sanzioni molto pesanti che il Direttorio di via Nazionale emetterà entro l’estate del 2014. Secondo le contestazioni non sarebbe dunque “l’evoluzione dell’economia marchigiana e in particolare, del settore immobiliare ” l’unica causa delle ingentissime perdite accumulate dall’istituto in soli otto mesi, come appena nel mese di aprile di quest’anno affermò in consiglio di amministrazione l’allora vice presidente e prima presidente di Banca Marche Michele Ambrosini. Quanto appunto anche la governance dell’istituto interessata dai pesanti rilievi.

L'ex dg di Banca Marche, Massimo Bianconi

L’ex dg di Banca Marche, Massimo Bianconi

Nei verbali non solo viene censurata l’operazione del luglio 2011 che vide per tre settimane Banca Marche interrompere il contratto con il suo direttore generale Massimo Bianconi, permettendo al manager di incamerare 1.5 milioni di euro di buonuscita (leggi qui), ma tutto il sistema di gestione, amministrazione e controllo dell’istituto viene duramente messo sotto accusa. Le contestazioni di fatto confermano ciò che CronacheMaceratesi in questi mesi ha faticosamente cercato di illustrare alla comunità marchigiana. Ovvero come un complessivo sistema di governance, espressione delle forze economico-politiche della regione, possa aver contribuito al portare l’istituto nella situazione in cui versa.

Ricordiamo a questo proposito lo scenario sul quale operano le indagini. Violazioni delle norme antiriclaggio, conflitti di interesse, ingenti prestiti a società prive di garanzie, errata valutazione dei crediti, elusione del superamento della soglia dei grandi rischi, questo per rimanere in superficie. Per un complesso di perdite che ha superato in otto mesi gli ottocento milioni di euro, con rettifiche sui crediti superiori al miliardo e duecento milioni. Cifre paurose, in uno scenario devastante che non solo coinvolge il mondo economico marchigiano ma che rischia di far impallidire tangentopoli. Il tutto nel fragoroso e quasi più completo silenzio delle istituzioni e della politica marchigiana.

Giuseppe Feliziani, uno dei due commissari di Bm (fonte youreporter.it)

Giuseppe Feliziani, uno dei due commissari di Bm (fonte youreporter.it)

Un disastro che, come ormai trapela da più parti, ha di fatto costretto al superamento del piano industriale che solo questa estate era stato rivisto. Da qui lo stop nelle cessioni degli sportelli e della Casa di risparmio di Loreto. L’ormai necessario aumento di capitale di circa 500 milioni di euro porterà senza dubbio Banca Marche nelle mani di un istituto di dimensioni maggiori. Il quale a quel punto deciderà del futuro del gruppo. Il rischio connesso con questo quadro potrebbe essere il drastico depauperamento dei patrimoni delle fondazioni azioniste, nonché delle liquidazioni e dei risparmi dei piccoli azionisti che avevano investito in Banca Marche. La ricerca di un acquirente, perché ormai di questo bisogna parlare, è nelle mani dei commissari e dunque di Banca d’Italia.

Ricordiamo, per non ingenerare equivoci, che ambienti vicini a Via Nazionale hanno più volte rassicurato sull’operatività della banca, smentendo l’ipotesi di qualsiasi scenario catastrofico. Definendo operazioni di “sciacallaggio” le voci secondo le quali vi possano essere rischi per i risparmiatori. Al contrario, lo stesso comunicato emesso al momento dell’insediamento di Feliziani e Terrinoni suonano di garanzia, laddove si afferma che “la clientela può continuare a rivolgersi con fiducia agli sportelli della banca.” Sarebbe piuttosto inusuale che, dopo una tale assunzione di responsabilità, Banca d’Italia permetta che accada il contrario.

Intanto il presidente di Fondazione Carima Franco Gazzani  ha rilasciato alla nostra testata una lunghissima intervista che ripercorre integralmente, dal suo punto di vista, le vicende che hanno portato al dissesto dell’istituto. Intervista che pubblicheremo nei prossimi giorni. 



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