Banca Marche, i consigli di Tanoni
agli ex-amministratori
Cordata locale: “Partner bancario vicino”

L'avvocato recanatese conferma di aver incontrato ex-sindaci e consiglieri dell'istituto sottoposti a procedura sanzionatoria. "Sono amici ai quali non potevo dire di no". Intanto non tramonta l'ipotesi dell'impegno marchigiano: "A buon punto la trattativa con un istituto di credito". L'operazione coinvolgerebbe anche tre fondi.

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L'avvocato Paolo Tanoni

L’avvocato Paolo Tanoni

di Marco Ricci

“Sono amici che mi hanno chiesto consiglio e ai quali non potevo dire di no. Ma le loro posizioni sono marginali: non esiste alcun conflitto potenziale con l’istituzione e non assumerò la difesa delle posizioni più esposte alle critiche”. L’avvocato Paolo Tanoni ha confermato, secondo un’agenzia Ansa, di aver incontrato nei giorni scorsi alcuni ex componenti dei Cda di Banca Marche in carica nel 2011 e nel 2012 sottoposti all’avvio del procedimento sanzionatorio da parte di Banca d’Italia dopo i gravi rilievi mossi dalla Vigilanza agli organi amministrativi dell’istituto di credito (leggi qui).

Un incontro che si è svolto pochi giorni fa in provincia di Ancona e a cui avrebbero partecipato quasi tutti i sindaci e i consiglieri sottoposti ai procedimenti ispettivi, così che enumerare gli assenti sarebbe più semplice che elencare i presenti. Un meeting durante il quale l’avvocato avrebbe dato più di un consiglio agli ex-amministratori di Banca Marche su come muoversi davanti alle procedure sanzionatorie. E’ noto che alcuni degli interessati vogliano chiedere a Via Nazionale la proproga di un mese sui 30 giorni loro concessi  per integrare con memoriali difensivi i verbali accusatori della Vigilanza. Dopo di che, lo ricordiamo, il direttorio di Via Nazionale avrà 240 giorni di tempo per emettere le eventuali sanzioni.

Allo stesso tempo il portavoce della cordata locale ha confermato l’interessamento degli imprenditori alla ricapitalizzazione di Banca Marche con una quota ”non di maggioranza”.  Dichiarando inoltre di essere “in contatto con un partner bancario già individuato, interessato a entrare in BM. La trattativa è a buon punto“, ha affermato Tanoni precisando che all’operazione sarebbero interessati “150 imprenditori locali”, una cinquantina dei quali pronti ad un ”investimento significativo”. Affermazioni che un poco stridono con quelle di Rainer Masera, contenute nella lettera presentata al momento delle proprie dimissioni. Lettera in cui il banchiere comasco lamentava proprio il mancato impegno delle forze locali davanti all’urgente rafforzamento patrimoniale necessario alla banca. E’ pur vero che, con uno scenario sempre in movimento, rimane difficile dare concretezza alle ipotesi. Così anche Tanoni ha immaginato i primi mesi del prossimo anno come tempo maturo per dare qualche certezza.

A fianco degli imprenditori marchigiani e del gruppo bancario, secondo Tanoni, ci sarebbe anche il possibile intervento di tre fondi tra cui un fondo estero. Si immagina per raggiungere complessivamete quella cifra di 500 milioni su cui dovrebbe attestarsi l’aumento di capitale, come ipotizzato da Rainer Masera al momento delle proprie dimissioni. Una soluzione non si sa se gradita o meno a Banca d’Italia che ha dato incarico ai commissari Feliziani e Terrinoni di portare a termine l’aumento patrimoniale. Commissari che Tanoni, per sua ammissione, non ha ancora mai incontrato. Non è neppure chiaro quale sia l’eventuale strategia industriale che si immagina per Banca Marche e che sarebbe sottesa a questa operazione. Le condizioni a contorno rispetto a qualche mese fa sono evidentemente mutate in peggio se il capitale necessario a Banca Marche è passato da 300 a 500 milioni. Si immagina dunque che anche quegli obiettivi che si era posta la cordata locale (leggi qui) possano oggi essere diversi.

L’avvocato ha anche fatto intendere che il partner bancario interessato sarebbe uno dei 15 che verrà a breve sottoposto allo stress test voluto dalla Banca Centrale Europea. Ossia uno tra Carige, Mps, Piccolo credito valtellinese, Popolare dell’Emilia Romagna, Popolare di Milano, Popolare di Sondrio, Popolare di Vicenza, Banca popolare, Credito emiliano, Iccrea holding, Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Unicredit, Unione di banche italiane e società cooperative, Veneto banca.

Il Governatore di Banca d'Italia, Ignazio Visco

Il Governatore di Banca d’Italia, Ignazio Visco

Giocando agli investigatori, di questi possibili acquirenti si possono escludere Mps e Carige che non ne hanno per loro. Così come sta vivendo momenti difficili la Popolare di Milano, mentre la Popolare dell’Emilia Romagna e il Credem ci hanno già dichiarato di non avere alcun dossier su Banca Marche. Mediobanca difficilmente sarà della partita  mentre Ubi risulta già essere molto esposta nelle Marche rischiando di incorrere nell’antitrust al pari di Unicredit. Veneto Banca – che ha chiuso il 2012 con un passivo di 40 milioni – non ha un elevato patrimonio primario, così come la Popolare di Sondrio mentre il Piccolo Credito Valtellinese ha chiuso il 2012 con un passivo di 300 milioni.  Restano dunque Intesa-San Paolo, Iccrea, Banca Popolare e Popolare di Vicenza. Quest’ultima, chiuso da poco in modo molto positivo un cospicuo aumento di capitale,  si è detta in passato interessata alla Carilo e a una quarantina di sportelli Bm. Ma – dato il momento di stand-by delle trattative con Banca Marche a causa del commissariamento – ora sembrerebbe dirottata verso la Popolare di Spoleto.

Ma al di là di tutto resta sempre da chiarire se l’ipotesi marchigiana sia gradita o meno a Banca d’Italia che non vede di buon occhio gli scenari stand-alone dei piccoli e medi istituti di credito. Negli ultimi tempi si sono infatti ripetuti gli interventi del governatore Visco sulla necessità di aggregazione nel sistema bancario italiano, aggregazioni che – rispetto a quanto avvenuto in passato – dovranno basarsi su piani industriali e di business miranti a maggiore efficienza ed operatività degli istituti di credito. I fondi inoltre di norma entrano ed escono da queste operazioni dopo aver ristrutturato, vendendo le proprie quote a nuovi soci. Dunque difficilmente la compagine azionaria prospettata sembrerebbe essere quella definitiva per Banca Marche. Forse il tentativo da parte delle forze economiche regionali di riprendere il pallino in mano.

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