Viaggio nella Fondazione Carima,
questa sconosciuta

Patrimonio, finalità e Organi di governo. I rischi derivanti da Banca delle Marche. Un bilancio 2012 nel segno della precauzione. Svalutate le azioni BdM, calano le erogazioni per il 2013 e aumentano gli accantonamenti per prevenire il blocco operativo derivante da eventuali ulteriori problemi dell’istituto bancario. Nessun rilievo da parte dei Revisori dei Conti

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di Marco Ricci

[Prima parte]

Un bilancio, quello 2012 di Fondazione Carima, all’insegna della prudenza e del tentativo di prevenire problemi futuri che da Banche delle Marche rischiano di trasmettersi non solo al patrimonio della Fondazione ma anche alla sua operatività, con il conseguente rischio di vedere sensibilmente ridotte nei prossimi anni quelle erogazioni che l’ente distribuisce sul territorio. Per capire come l’incertezza su BdM vada a pesare sul futuro della Fondazione – e prima di addentrarci nelle pieghe del bilancio 2012 – proviamo a descrivere sommariamente cos’è la Fondazione Carima, quale è il suo patrimonio, quali sono i suoi organi di governo e quale la funzione statutaria che ne indirizza le attività.

COS’E LA FONDAZIONE: La Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata nasce in seguito al processo di ristrutturazione del sistema bancario avviato con la legge Amato-Carli del 1992 che ha separato i vecchi istituti bancari in due soggetti distinti: da un lato una società per azioni che opera sul mercato bancario, dall’altro le Fondazioni, enti che nel tempo hanno assunto una natura giuridica privata e piena autonomia sia statutaria che gestionale, come ribadito anche dalla Corte Costituzionale nel 2003, e a cui la legge demanda tutte quelle attività non tipiche di un’impresa. La Fondazione Carima, in particolare, nasce nei primi anni novanta a seguito del conferimento dell’azienda bancaria alla neocostituita “Banca CARIMA SpA” da parte della Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, che a sua volta era stata originata dalla fusione delle vecchie Casse di Risparmio che operavano sul territorio provinciale. A metà degli anni novanta, un successivo processo di aggregazione regionale degli istituti di credito di Macerata, Pesaro e Jesi vede la costituzione di Banca delle Marche, di cui le rispettive Fondazioni – appunto quella maceratese, pesarese e jesina – diventano le principali azioniste.

LO SCOPO STATUTARIO: La Fondazione – come è sancito dall’articolo 4 del suo Statuto – persegue “scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico del territorio di riferimento”, territorio che grosso modo coincide con la Provincia di Macerata. Anche il suo patrimonio è vincolato agli scopi sociali i cui settori di intervento sono determinati dallo Statuto. Ma perché l’utilità sociale della Fondazione? Perché la Fondazione trae appunto origine dalle vecchie Casse di Risparmio il cui azionariato era sostanzialmente un azionariato diffuso e la cui ricchezza traeva origine dai risparmi dei cittadini. In qualche misura quindi la Fondazione, pur essendo a tutti gli effetti un ente completamente privato ed autonomo, appartiene alla collettività provinciale ed è vincolata ad erogare sul territorio almeno il cinquanta per cento del suo avanzo di esercizio al netto dell’accantonamento alla riserva obbligatoria, cioè – detto in parole povere – del reddito rimanente dopo la copertura di tutti i costi di gestione e gli accantonamenti di legge.

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GLI ORGANI DI GOVERNO: I principali organi che guidano le scelte della Fondazione sono quattro: l’Assemblea dei Soci, l’Organo di indirizzo, il Consiglio di Amministrazione e il Presidente, a cui si aggiunge il Collegio dei Revisori dei Conti. La struttura e funzionamento di tali organi sono regolati dallo Statuto che è stato da poco modificato. L’Assemblea dei soci è composta da duecentodieci soci, compresi i soci a vita. La qualità di socio si acquista con la nomina da parte dell’Assemblea stessa su domanda dell’interessato sottoscritta da almeno trenta soci o su proposta del Consiglio di amministrazione. Pur se i soci vengono nominati in modo da assicurare un’equa rappresentanza del territorio siamo di fronte a soci che nominano altri  soci. Una modalità che può incorrere nel rischio dell’auto-referenzialità, oltre alla criticità legata a uno scarso ricambio davanti ad una società in continua evoluzione. La durata della carica è infatti di dieci anni, rinnovabile una seconda volta. Dall’Assemblea vengono designati nove dei diciotto membri dell’Organo di Indirizzo, le cui restanti nove presenze sono in rappresentanza del territorio e delle  principali istituzioni che vi risiedono: uno della Provincia di Macerata; uno rispettivamente dei Comuni della zona costiera, collinare e montana; due della Camera di Commercio; uno delle associazioni di volontariato; uno scelto dalle due Università in concorso con l’Accademia e l’ultimo in rappresentanza del Pio Sodalizio dei Piceni. Tra le altre competenze, l’Organo di Indirizzo modifica lo Statuto, determina le linee di indirizzo programmatiche, approva il bilancio, nomina i Revisori dei Conti e soprattutto il Consiglio di Amministrazione,  composto di un numero che va da sette a nove consiglieri. Tra le sue competenze il CdA elegge il Presidente, il vice-Presidente della Fondazione e il Segretario Generale. Attualmente la carica di Presidente è ricoperta da Franco Gazzani mentre il ruolo di Segretario Generale è occupato dal dottor Renzo Borroni. Ricordiamo inoltre che a fronte del pacchetto azionario posseduto la Fondazione Carima indica quattro rappresentanti nel CdA di Banca delle Marche.

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Il PATRIMONIO:  L’attivo patrimoniale della Fondazione si può a grandi linee suddividere in cinque parti distinte. Riferendosi ai dati riportati dal bilancio 2012 scopriamo che i beni immobili e i beni mobili d’arte valgono circa 9 milioni di euro e comprendono tra gli altri la collezione d’arte, Palazzo Ricci, Palazzo Galeotti, Palazzo Squarci, concesso in comodato gratuito all’Università di Macerata, e Palazzo Romani, attuale sede della Fondazione. La seconda fetta, la più consistente, è relativa al portafoglio immobilizzato, ovvero alle partecipazioni strategiche di Fondazione Carima, per un valore complessivo di 185 milioni di euro. Tale portafoglio è in buona parte concentrato in azioni di Banca delle Marche il cui valore in Bilancio è pari a 163,8 milioni, cifra a cui corrisponde il 22,51% di BdM. Restano poi una piccola partecipazione nella Cassa Depositi e Prestiti per 6 milioni di euro a cui si aggiungono 10 milioni suddivisi tra azioni di società italiane a larga capitalizzazione, una polizza di capitalizzazione e titoli di stato. Nella terza fetta troviamo gli strumenti finanziari non immobilizzati che, per un controvalore di circa 60 milioni di euro, rappresenta nel patrimonio la seconda voce per importanza. Sono investimenti molto diversificati tra loro e di basso rischio  che portano in bilancio una rendita netta annua di circa il  4% del loro valore.  il cui scopo  è di controbilanciare l’eccessivo sbilanciamento in azioni BdM. Immagine 4 Vi sono poi 18 milioni di euro in liquidità, frutto di disinvestimenti finanziari e che saranno a breve reimpiegati e, in ultimo, circa 2,5 milioni di crediti, rappresentanti per la maggior parte da crediti di imposta verso l’Erario. Dal lato del passivo, invece, lo Stato Patrimoniale evidenzia innanzitutto i 236 milioni del patrimonio netto – circa l’86% del totale – nell’ambito del quale vanno sottolineati gli oltre 38 milioni che la Fondazione, in un’ottica prudenziale, ha accumulato nel tempo sotto forma di riserve patrimoniali destinate a fronteggiare la svalutazione del patrimonio stesso. Altrettanto importanti sono poi i ”fondi per l’attività di istituto”, che ammontano a quasi 18 milioni, tra i quali rivestono una particolare rilevanza i fondi per le erogazioni nei settori rilevanti ed ammessi, che accolgono appunto le risorse per svolgere l’attività erogativa a beneficio della collettività, e il fondo stabilizzazione delle erogazioni, che rappresenta una riserva prudenziale con cui garantire l’attività della Fondazione anche a fronte di bassi avanzi di esercizio.

5I RISCHI DERIVANTI DA BDM: Da quanto appena visto la ricchezza della Fondazione è principalmente concentrata in azioni di BdM per un 67,6% del patrimonio totale. Questo risulta attualmente essere un punto di criticità poiché lega a doppia mandata la redditività complessiva con i dividendi dell’istituto di credito. Dunque se BdM diminuisce o non eroga dividendi, la Fondazione rischia di trovarsi con la cannella quasi a secco. Per capire bene il motivo di tutto ciò consideriamo come le altre componenti dell’attivo patrimoniale hanno  generato nel 2012 una redditività  di 3,8 milioni molto minore rispetto ai 9 milioni ottenuti dai dividendi di BdM.  Per l’attivo della Fondazione Carima le entrate riferibili a Banca delle Marche risultano così essere vitali. In particolare se in un ipotetico scenario Banca delle Marche, dopo aver chiuso in forte perdita il bilancio 2012, non dovesse erogare dividendi anche nei prossimi anni le entrate per la Fondazione si ridurrebbero praticamente ad una cifra di poco superiore a quella sufficiente alla gestione degli oneri dell’Ente. Alla luce di questa criticità la Fondazione ha accantonando negli ultimi anni quote di avanzo di esercizio in misura maggiore di quanto obblighi la legge. Questo atteggiamento prudenziale dovrebbe consentire di proseguire il più possibile l’attività di erogazione sul territorio nell’ipotetico ma non troppo improbabile caso che le azioni BdM non producano ricchezza da qui a qualche anno. Lo sbilanciamento eccessivo del patrimonio nei confronti della Banca ha inoltre indotto Banca d’Italia ad avvertire la Fondazione di non esporsi ulteriormente nei confronti dell’istituto di credito. Fondazione Carima dunque non potrà sottoscrivere eventuali ulteriori aumenti di capitale di BdM di cui già possiede – al pari della Fondazione di Pesaro – il 22,51%.

GLI ONERI: Nell’anno 2012 gli oneri hanno inciso nel bilancio per poco meno di 3 milioni di euro, comprensivi degli ammortamenti, dell’accantonamento – per un totale di circa 800.000 euro – e degli oneri straordinari dovuti ad uno storno di crediti di 210.000 euro. La spesa per il personale della Fondazione è di per circa 830.000 euro l’anno e quella per il funzionamento degli Organi di Governo di ulteriori 410.000, di cui 260.000 per il CdA, 86.000 per i Revisori dei Conti e 66.000 per l’Organo di indirizzo, cifre che nel complesso potremmo definire non proprio esigue. Bisogna infine aggiungere i costi di gestione della struttura a cui si sommano quelli per la gestione e gli interventi sul patrimonio immobiliare. Il rimanente – esclusi circa 100.000 euro per consulenze – appare incidere poco.

6L’AVANZO DI ESERCIZIO E IL SUO UTILIZZO: Dell’avanzo di esercizio – che nel 2012 è risultato essere di 9,8 milioni di euro – il 20% viene accantonato ogni anno nella Riserva Obbligatoria. Dal restante 80% Fondazione Carima ha stornato volontariamente nel 2012 un ulteriore “riserva per l’integrità del patrimonio” pari a 1,4 milioni di euro (+123% sul 2011), nonché altri 2 milioni destinati al “fondo di stabilizzazione delle erogazioni” che arriva complessivamente ad un valore di 8,4 milioni di euro. Questi due voci indicano un atteggiamento molto prudenziale al momento della stesura del bilancio. Se la riserva per l’integrità va infatti a coprire le eventuali future svalutazioni patrimoniali, il fondo per la stabilizzazione delle erogazioni consentirà alla Fondazione di proseguire l’attività sul territorio pur nel caso di entrate scarse o nulle provenienti dai dividendi di BdM. La fetta più cospicua dell’avanzo di esercizio per complessivi 4 milioni di euro è destinata anche nel 2012 ai fondi per le erogazioni che contengono in sostanza quanto la Fondazione andrà ad erogare attraverso i progetti e le attività di utilità sociale. Sottolineiamo che il fondo, in diminuzione di 1,3 milioni di euro rispetto al 2011, viene utilizzato nell’anno successivo alla sua messa in bilancio. Dunque i 4 milioni di euro verranno impiegati nel 2013.

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IL BILANCIO 2012 NEL SUO COMPLESSO: L’esercizio 2012 si chiude con un avanzo di 9,8 milioni di euro, in risalita rispetto al 2011 e più in linea con gli anni precedenti. Il patrimonio è tornato cioè ad esprimere rendimenti più simili al passato grazie al progressivo venir meno degli effetti negativi dovuti alla crisi finanziaria che dal 2007 in poi avevano via via eroso la redditività del portafoglio. Se l’andamento dell’avanzo risulta quindi essere positivo, il patrimonio mostra invece una forte riduzione per 32 milioni di euro, passando dai 264 milioni del 2011 a 236 del 2012, in assoluta controtendenza rispetto a un decennio di progressiva crescita. In questa voce possiamo già leggere gli effetti della crisi di BdM e delle due operazioni messe in atto da Fondazione Carima sulla partecipazione in BdM.

4 La prima – antecedente alla diffusione delle notizie sullo stato di BdM e quando il piano industriale veniva ritenuto solido – ha visto a marzo la Fondazione partecipare all’aumento di capitale di BdM per un valore di 41 milioni di euro, pari a nuove 48 milioni di azioni. La cifra necessaria è stata recuperata disimpegnando strumenti finanziari (o di disponibilità) emessi dalla stessa BdM per non accrescere ulteriormente l’esposizione verso l’istituto di credito. In un secondo momento però – quando i problemi di BdM sono diventati evidenti ed il valore di mercato delle azioni è passato da 0,79 euro di fine 2011 a 0,525 di fine 2012 – Fondazione Carima ha deciso di svalutare il valore della propria partecipazione, un’operazione che all’interno viene definita di “correttezza contabile” e improntata alla cautela. Il bilancio 2012, come già sottolineato, vede una diminuzione del fondo per le erogazioni (-1.3 milioni di euro rispetto al 2011) controbilanciata però da maggiori destinazioni al fondo per la stabilizzazione delle erogazioni (0 nel 2011, 2 milioni nel 2012) e a quello per l’integrità del patrimonio (da 650.000 a 1.47 milioni). Minori erogazioni nel 2013, dunque, ma allo scopo di preservare la futura capacità erogativa e di conservare il valore del patrimonio, misure che – come detto – nel caso di un eventuale protrarsi della crisi dell’istituto bancario consentiranno di procedere con una relativa serenità. Gli effetti di BdM cominciano dunque a farsi sentire già in questo bilancio 2012 e Fondazione Carima si sta cautelando.

[Nella seconda parte dell’approfondimento vedremo verso quali settori di utilità sociale e come sono state utilizzate le risorse del “fondo per le erogazioni” sul territorio nell’anno 2012. Daremo inoltre uno sguardo al documento programmatico previsionale per il 2013.]

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