I sindacati contro tutti:
“No allo spezzatino di Banca Marche”

Le sigle sindacali hanno espresso il loro disappunto verso il governatore Spacca, la politica e i responsabili del dissesto dell'Istituto: Non dimenticheremo i loro nomi"

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Maurizio Santini (Cisl), Averino di Marcantonio (Cgil) e Alfonso Corraducci (Dircredito)

Maurizio Santini (Cisl), Averino di Marcantonio (Cgil) e Alfonso Corraducci (Dircredito)

 

di Marco Ricci

La parola ai sindacati e ai dipendenti che rappresentano. Con le loro paure, le loro proposte, l’attaccamento alla banca e la loro rabbia che a stento riescono a trattenere. Contro il passato ma anche contro il “pensiero unico” che ruota intorno a Banca Marche, basato solo sui numeri e su quell’aumento di capitale che – potremmo dire inevitabilmente – consegnerà l’istituto di credito nelle mani di qualche gruppo bancario di maggiori dimensioni. E contro quel “pensiero unico”, la cordata locale, che rischia di pregiudicare altri scenari possibili. E dunque una critica a Spacca, alla Regione Marche, alla “politica” in senso ampio che a parere di Fiba-Cisl, Fisac-Cgil e Dircredito non sono stati in grado di elaborare un “piano-b”, un’assunzione collettiva di responsabilità non solo in merito a Banca Marche ma anche ai dipendenti. E a quell’economia e alla società marchigiana che si è sviluppata intorno all’istituto di credito. “Non siamo contrari alla cordata”, ha spiegato di Marcantonio della Fisac- Cgil, “ ma legare il futuro di un gruppo e di un’economia ad una cordata dal punto di vista politico è estremamente rischioso. Andremo in Consiglio regionale, nei palazzi della politica, davanti alla Prefettura per ribadire che Banca Marche e’ un asset portante dell’economia regionale. E non va nè smantellata nè ceduta a pezzetti o per intero.”

Averino di Marcantonio, segretario Fisac-Cgil Banca Marche.

Averino di Marcantonio, segretario Fisac-Cgil Banca Marche.

Nella conferenza stampa di oggi a Jesi, nella sala del Consiglio Comunale, Maurizio Santini della Cisl, Alfonso Corraducci di Dircredito e Averino di Marcantonio della Cgil hanno chiesto ai mezzi di informazione di rilanciare il loro grido di allarme e di portare le parole e le angosce di quei duemila dipendenti che hanno aderito allo sciopero del 31 agosto. E di quei precari che “costerebbero solo un milione l’anno ogni trenta ragazzi”, rispetto ai miliardi di euro di cui normalmente si parla e alle centinaia di milioni di euro di perdite delle ultime due semestrali. E hanno lanciato la loro richiesta di incontrare il governatore Spacca e il consiglio regionale per esporre le loro soluzioni diverse da quel “pensiero unico” concentrato solo sui numeri e sulle cifre relative all’aumento di capitale. Perchè i sindacati vorrebbero il lancio di possibili “Letta bond” in grado di diminuire l’importo dell’aumento di capitale e consentire a Banca Marche di non finire in pancia ad un altro istituto di credito. E vorrebbero una Regione e una “politica” che, al pari della Liguria per Carige, facesse fronte per il mantenimento dell’indipendenza dell’istituto anche di fronte al Ministero dell’Economia e a Banca d’Italia. “Una risposta di sistema alla crisi di sistema.” E fiducia per il futuro. Considerando che, al di là degli accantonamenti, “l’ultimo semestre si sarebbe chiuso con 300 milioni di attivo.”

Alfonso Corraducci, segretario Dircredito in Bdm

Alfonso Corraducci, segretario Dircredito in Bdm

Per comprendere il clima della conferenza stampa di oggi, bisogna forse partire dalle parole del segretario di Dircredito sulle responsabilità che hanno portato Bdm a perdere 800 milioni di euro in due semestri. Affermazioni grondanti rabbia e indignazione reale. “I colleghi vogliono dirlo, lo hanno detto nelle assemblee e vogliono che siamo noi ad esprimerlo. Abbiamo subito un torto e queste persone, quelle che hanno portato a questa situazione, sappiano che i loro nomi sono stampati nei nostri cuori. Questa non è una minaccia”, e in effetti il tono lasciava trasparire solo sdegno e rabbia, “ma è la certezza che non dimenticheremo i loro nomi.”

“C’è una simbiosi tra Bdm e le Marche e qui giocano con le persone”, ha affermato nel seguito di Marcantonio della Fisac-Cgil rivendicando l’orgoglio e quel rapporto particolare che la prima linea della banca ha con il territorio e con i suoi clienti, con quei piccoli azionisti “che hanno dato fiducia alla loro  banca. Ci sono stati colleghi”, ha proseguito, “che sono tornati dalle ferie per partecipare allo sciopero e questo ci toglie ogni rassegnazione. La nostra forza è la forza che ci danno i colleghi. Noi portiamo avanti una serie di proposte,  cerchiamo un rapporto con la società e con le piccole imprese, perché la ricchezza della banca è il rapporto con i suoi clienti. E’ evidente”, ha proseguito di Marcantonio, “che ci siano gruppi bancari che stanno lavorando sotto pur se negano ogni interessamento. E noi rilanceremo l’azione di lotta perché il lavoro genera lavoro, L’obiettivo”, ha concluso, “è il rilancio della banca e la Regione deve sentirci.”

Quello che temono i sindacati è lo “spezzatino.” La vendita di asset produttivi come le filiali dell’Emilia Romagna e del Lazio o della Cassa di Loreto, asset che chiudono in attivo, lasciando a Bdm le criticità maggiori dovute al passato. E quegli accantonamenti che, secondo quanto ha spiegato in maniera incisiva Corraducci di Dircredito, “non solo sono una sicurezza ma un potenziale tesoretto per il futuro.” Gli accantonamenti, hanno spiegato i sindacati, non sono perdite. E in un possibile scenario di crescita economica, forse non troppo vicino, sono numeri che potrebbero rientrare. Si è molto discusso oggi su questi accantonamenti. Se fossero eccessivi o meno. In ogni caso i sindacati, anche parlando con grande rispetto dell’azione di Banca d’Italia e senza nascondere la gravità dei numeri e le responsabilità che dovranno assumersi, hanno indicato come “questa cura da cavallo rischi solo di uccidere il malato.” Perché ritengono eccessivo allineare Banca Marche agli stessi standard delle maggiori banche italiane.

Maurizio Santini, segretario della Fiba-Cisl Banca Marche.

Maurizio Santini, segretario della Fiba-Cisl Banca Marche.

Vogliono calma i sindacati. E se ritengono positive le figure dei due commissari, uomini che hanno riconosciuto di grande competenza, non credono che sia Banca d’Italia tramite i commissari, “a dover decidere su un piano industriale che coinvolge l’intera economia marchigiana.” Vorrebbero tempo, giudicando quasi inevitabile un possibile commissariamento futuro dell’istituto anche alla luce del fatto che, come ha sottolineato Santini della Fiba-Cisl, “in due mesi non si possono dare risposte.” E neppure le Fondazioni, secondo le parole del rappresentante di Dircredito possono darle. Con un Cda“litigioso” e quelle Fondazioni appunto “che non hanno operato bene, che hanno chiuso gli occhi e non ci vengano adesso a dire che non sapevano niente.”

Ma i sindacati sapevano? Una domanda che è impossibile non fare ai rappresentanti dei lavoratori come a chiunque abbia avuto un ruolo in Banca Marche. La risposta è sempre la stessa. E il primo a rispondere è Corraducci di Dircredito. “La banca aveva accentrato tutto nelle mani di poche persone, un nucleo ridottissimo. E poi”, ha proseguito, “quell’ispezione del 2011 di Banca d’Italia che non lascia altro che poche sanzioni. Il quadro non era negativo, neppure per Bankitalia. Anche se noi, proprio dal 2011, avevamo fatto delle comunicazioni ai nostri iscritti in merito a quella gestione accentrata che era a nostro avviso preoccupante.” Mancanza di informazioni, scarsa comunicazione, impossibilità di avere i numeri esatti, questi gli altri argomenti sollevati da di Marcantonio e Santini. Una mancanza di informazione vissuta ancora oggi e che, a parere dei sindacati, pesa sui dipendenti per le scarse comunicazioni dei veritici.

“A chi interessa Bdm?”, ha domandato più volte Santini. Senza risparmiare delle critiche a Spacca quando ha affermato la necessità di un gruppo esterno, per i sindacati anticamera della perdita di autonomia. “A chi interessa Bdm?”, ha ripetuto, “Che è il fulcro dell’economia regionale.”

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