Banca Marche, il giorno dello sciopero e della semestrale

Domani, 30 agosto, si attendono perdite superiori ai 200 milioni. L'istituto dovrebbe ridurre di 1.5 miliardi il valore di rischio delle proprie attività. Gianuario (Fiba-Cisl): "Un piano industriale in queste condizioni non è credibile"

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La sede di Banca Marche di Fontedamo a Jesi

La sede di Banca Marche di Fontedamo a Jesi

di Marco Ricci

Arriva domani l’approvazione e la presentazione della semestrale di Banca delle Marche. In concomitanza fortuita con il primo sciopero dei lavoratori del gruppo da quanto i conti della banca si sono dimostrati ben peggiori rispetto al passato. E anche questa semestrale non prospetta niente di buono, con una probabile perdita superiore ai 200 milioni di euro. Una cifra più alta di quanto ci si aspettasse solo qualche fa. E se da un lato questo dimostrerebbe la crescita dei crediti deteriorati – Banca delle Marche aveva parlato a fine luglio di 200-250 milioni, stima che a questo punto sembrerebbe per difetto – dall’altra parte è indice della volontà dell’istituto di arrivare a vedere il fondo del barile. Le valutazioni, anche sulla scorta della Vigilanza, pare siano procedute passando dall’analisi delle posizioni peggiori a quelle via via teoricamente considerate più sicure. Domani se ne saprà di più.

Il Presidente Rainer Masera

Il Presidente Rainer Masera

Nel frattempo il piano industriale presentato un mese fa ha messo in allarme i lavoratori. Un’aria di crisi e di incertezza che ha spinto  Dircredito, Fiba-Cisl e Fisac-Cgil ad indire per domani la giornata di sciopero.  Oltre al futuro dei lavoratori, a preoccupare i sindacati anche un possibile ridimensionamento complessivo del gruppo. Banca delle Marche dovrebbe infatti ridurre di 1,5 miliardi il valore di rischio delle proprie attività (leggi l’articolo). Ciò significa anche cessioni di asset con i relativi impieghi. Da quanto è dato sapere le dismissioni sarebbero ferme a poco meno di cinquanta sportelli e alla Cassa di Risparmio di Loreto. Se per questa dismissione pare ci sia stato un momento di riflessione da parte di Bdm alla Popolare di Vicenza, sono ancora vivi gli interessamenti di Fondazione Carima e della Cassa di Risparmio di Fermo.

«Uno sciopero che siamo costretti a fare», ha spiegato il segretario generale della Fiba-Cisl Marche, Giovanni Gianuario, «vista in particolare la presentazione delle prospettive future, sia in termine di esuberi che di cessione degli asset». Il segretario della Fiba ne fa in particolare una questione di metodo e di tempistiche, senza nascondersi che in futuro qualcosa andrà fatto. «Ma non possiamo accettare che questo piano avvenga prima di vedere se riesce la ricapitalizzazione», ha spiegato. «Questo per noi significa fare la banca a fettine per poi rivenderla meglio. Invece –  ha proseguito – vorremmo un piano industriale credibile di rilancio, sapendo veramente se ci sono questi industriali pronti ad intervenire. Un piano industriale in questa situazione – ha concluso – non è credibile. Oltretutto vanno ricercate le responsabilità. Non si può procedere così in sordina rispetto a quello che è successo, perché non può essere stata una persona sola a condurre in questo stato l’unica banca del territorio».

La Cgil Marche si è invece affidata a un comunicato per esprimere ancora una volta le motivazioni che hanno indetto a uno sciopero che ha diviso Cgil, Cisl e Dircredito dagli altri due sindacati presenti in Banca Marche, Fabi e Uilca. «Nell’attuale fase di crisi economica e produttiva che continua ad investire in modo particolarmente pesante la nostra regione», si legge nel comunicato, «il risanamento e il conseguente rilancio del principale istituto di credito marchigiano è una condizione decisiva per il ruolo che Banca Marche può rappresentare per sostenere ogni possibilità di ripresa e di sviluppo del sistema produttivo locale e dell’occupazione». E se la Cgil teme anch’essa «tentazioni meramente speculative», con il comunicato in vista dello sciopero si allinea ad una posizione già chiaramente espressa in passato dalla Cisl. «Va finalizzata un’operazione di chiarezza e di trasparenza sulle cause e sulle responsabilità dell’attuale stato di difficoltà», ha affermato il sindacato prima di ribadire il proprio impegno per una rinnovata unità sindacale.



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