Le liquidazioni di Bianconi
Ecco perché Bankitalia accusa i Cda

L'APPROFONDIMENTO - I verbali della vigilanza non solo rilevano una "mancanza sostanziale di interruzione del rapporto di lavoro nel 2011", ma non vennero neppure valutati i rischi assunti. 3.8 milioni di euro che viste le perdite dell'istituto non avrebbero dovuto essere erogati. E nel 2012 secondo via Nazionale ce ne era abbastanza per un'interruzione per giusta causa

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L'ex Direttore Generale di Bdm, Massimo Bianconi

L’ex Direttore Generale di Bdm, Massimo Bianconi

di Marco Ricci

Del verbale allegato alla procedura sanzionatoria avviata da Banca d’Italia nei confronti dei vertici di Banca Marche una parte riguarda le due buonuscite versate al direttore generale tra il 2011 e il 2012. Un primo passaggio imputa al consiglio in carica nel 2011 di aver erogato a Massimo Bianconi 1.5 milioni di euro quando, nel luglio di quell’anno, al dg venne interrotto il contratto per una manciata di settimane. “In mancanza di una sostanziale interruzione” del rapporto di lavoro, recita il verbale. La seconda contestazione si riferisce invece al settembre 2012,  quando a Bianconi vennero riconosciuti da parte del nuovo Cda 2.3 milioni di euro al momento della fuoriuscita definitiva da Banca Marche.

Le contestazioni mosse dalla Vigilanza sono di due ordini diversi. In merito al primo addebito, va ricordato che il primo agosto del 2011 entrarono in vigore le nuove norme in materia di remunerazione dei manager bancari che impongono di assoggettare le buonuscite dei dirigenti apicali ai rischi assunti dagli istituti di credito, valutando tali compensi con l’andamento della banca negli anni successivi. E’ piuttosto banale riflettere che se queste norme fossero state seguite, stanti gli 800 milioni di euro di perdite di Banca Marche in solo otto mesi, Massimo Bianconi di queste somme non avrebbe visto probabilmente un euro.

Lauro Costa, ex-presidente di Banca Marche, con Massimo Bianconi

Lauro Costa, ex-presidente di Banca Marche, con Massimo Bianconi

Ma cosa fa il primo consiglio di amministrazione dell’istituto di credito presieduto dal pesarese Michele Ambrosini? Come abbiamo già ampiamente illustrato (leggi qui),  il 31 luglio del 2011, un giorno prima dell’entrata in vigore delle norme, il contratto con il dg viene consuensualmente interrotto. Il che gli permette di incamerare direttamente 1.5 milioni di euro di liquidazione, prima di veder ripartire un nuovo contratto una ventina di giorni più tardi. E cosa fa poi nel 2012 il successivo Cda presieduto adesso dal maceratese Lauro Costa? Al momento dell’allontanamento definito di Bianconi gli versa direttamente altri 2.3 milioni di euro, anch’essi frutto di un accordo con il direttore generale, il cui contratto  avrebbe scadenza naturale nel 2014. Questo sebbene la stessa regolamentazione di Banca d’Italia imponga le nuove regole anche alle spettanti mensilità in caso di interruzione anticipata del rapporto di lavoro. Perché anche in questo caso niente liquidazione senza tener conto dei rischi assunti. E invece in poco più di un anno Banca Marche eroga a Massimo Bianconi 3.8 milioni di euro senza condizionare in alcun modo le somme all’andamento futuro dei bilanci. Questione che nel 2012 venne anche sollevata da un consigliere durante una riunione del Cda senza sortire però alcun effetto.

La sede romana di Banca d'Italia (Fonte: wikipedia.org)

La sede romana di Banca d’Italia (Fonte: wikipedia.org)

Ma il verbale dice anche altro. E qui arriviamo al scondo rilievo della Vigilanza che può riferirsi in particolare ai 2.3 milioni di euro del 2012. “Le deliberazioni non hanno tenuto conto degli esiti dei pregressi accertamenti ispettivi”, è scritto, “né dell’intervento della vigilanza del giugno 2012 sull’operato del predetto dirigente.” Fuori dall’ovattato linguaggio di Banca d’Italia, secondo via Nazionale Bianconi avrebbe potuto essere allontanato da Banca Marche per giusta causa, dunque senza alcuna buonuscita. Ma perchè Banca d’Italia la pensa così? Cosa diceva “l’intervento della Vigilanza del 2012 sull’operato del predetto dirigente?”

La comunicazione della Vigilanza del 2012 a cui fa riferimento il verbale ispettivo rileva per prima cosa operazioni che “evidenziano profili di opacità che non appaiono coerenti con la deontologia professionale che deve contraddistinguere l’alta dirigenza di una banca.” Quali sono queste operazioni? Il ben noto cambio in una filiale della Tercas, poi commissariata, una priva volta di 160.000 euro in trentadue assegni da 5000 versati infine su un conto del dg. E di seguito un successivo cambio di altri 99.000 euro sempre versati in tagli da 5000 sugli stessi  conti di Massimo Bianconi.

Massimo Bianconi e Michele Ambrosini.

Massimo Bianconi e Michele Ambrosini.

Una cosa grave secondo il Cda di Banca Marche? Parrebbe di no, stanti le parole di Francesco Maria Cesarini ex presidente di Unicredit e vice presidente di Mediobanca, da pochi mesi entrato in consiglio (leggi qui). «Caddero nel vuoto le sollecitazioni mie e del collega Grassano perché si interpellasse un giuslavorista per verificare l’opportunità di avviare un provvedimento disciplinare a carico di Bianconi», aggiungendo inoltre che «se un’operazione del genere fosse stata compiuta da un semplice commesso, egli sarebbe stato inesorabilmente colpito da una grave sanzione disciplinare».

Ma non finisce qui. Perchè nella stessa comunicazione  del giugno 2012 , dopo aver sottolineato le diffuse carenze nell’assetto di governance, Banca d’Italia “si attende che Banca Marche acceleri il processo di identificazione del nuovo capo dell’esecutivo.” Di nuovo fuori dallo stile comunicativo di via Nazionale, questo significa che secondo palazzo Koch c’erano buoni motivi per allontanare il dg senza troppo questionare. Cosa che ovviamente non accadde. Solo dopo un duro scontro al proprio interno infatti, il Cda deliberò l’interruzione consensuale del contratto di lavoro che portò nelle tasche di Bianconi questi ultimi 2.3 milioni di euro. Cosa che non accadde ad esempio nei confronti dei vice direttori Giorgi e Vallesi.

Sono dunque queste le responsabilità che sulla questione buonuscite Banca d’Italia imputa ai due consigli di amministrazione. E forse le responsabilità non terminano neppure qui,  vista la famosa e misteriosa lettera di manleva di cui nei computer di Banca Marche venne trovata solo una bozza. Una bozza che solleverebbe Bianconi da ogni responsabilità, avendo egli agito sempre secondo le indicazioni del consiglio di amministrazione. Non è chiaro però se questa lettera sia mai stata consegnata.

I verbali, al di là delle contestazioni su queste operazioni, non rispondo però a una domanda la cui risposta sarebbe forse illuminante. Perché i due consigli di amministrazione deliberarono tutto questo? E quali vantaggi ebbe l’istituto di credito da queste decisioni se di quelle somme il dg non avrebbe ricevuto presumibilmente neppure un euro se si fossero pedissequamente seguite le norme di Banca d’Italia?

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