di Marco Ricci
La Fondazione Carima ha inviato una ventina di lettere di diffida, interruttive della prescrizione di cinque anni, a Massimo Bianconi, ai vice direttori Giorgi, Cavicchia, Dell’Aquila e Vallesi, oltre ai consiglieri e ai sindaci di Banca Marche in carica dal 2006 al 2009. L’invio delle lettere di diffida, preliminari a una possibile azione risarcitoria, verrebbe considerato dalla Fondazione Carima un atto dovuto dopo l’analoga iniziativa messa in campo pochi giorni fa dai commissari Feliziani e Terrinoni i quali, nella loro comunicazioni, hanno intimato agli ex vertici di Banca Marche la restituzione di ogni emolumento percepito e il risarcimento in solido per danni non inferiori al miliardo di euro (leggi l’articolo).
Sarebbero state in particolare due delle motivazioni addotte dai commissari nelle loro lettere a spingere la fondazione maceratese a compiere questo passo, in particolare il passaggio dove Feliziani e Terrinoni indicano come a loro parere la redazione dei bilanci di Banca Marche sia avvenuta fin dal 2006 in violazione delle prescrizioni di legge per dissimulare atti di mala gestio, oltre a quello in cui ricordano i reiterati verbali ispettivi che la Vigilanza inviò agli amministratori di Banca Marche fin dal 2006. Circostanze che avrebbero così allargato gli orizzonti temporali in cui si stavano muovendo le azioni risarcitorie e legali messe già in campo dalla Fondazione Carima e che finora si erano concentrate sugli anni successivi al 2010. Appreso dunque di possibili responsabilità antecedenti al 2009 – come di fatto ipotizzano anche i magistrati di Ancona – l’istituzione di via Crescimbeni si sarebbe così tutelata interrompendo la prescrizione per i direttori e gli amministratori.
Pur trattandosi di un atto dovuto, la Fondazione Carima – assistita dai legali dello studio Pozzi di Milano e dello studio Cofanelli di Macerata – lamenterebbe un possibile danno tra i 30 e i 40 milioni di euro in relazione a due diversi acquisti di azioni messi in campo nel 2007 e nel 2009, nel primo caso sottoscrivendo per circa 30 milioni di euro l’aumento di capitale aperto da Banca Marche, nel secondo acquistando 15.5 milioni di euro di azioni Aviva, al prezzo di 1.15 ciascuna, per complessivi 20 milioni di euro. Aviva, lo ricordiamo, era il partner assicurativo di Banca Marche uscito nel 2009 dalla compagine sociale e la cui quota venne assorbita dalle fondazioni marchigiane. La possibilità che i bilanci fossero fin dal 2006 non corrispondenti al reale stato dell’istituto di credito potrebbe dunque – secondo la Fondazione – aver procurato un danno all’istituzione la quale avrebbe intrapreso le due operazioni su indicazioni e valutazioni distanti dalla realtà.
Un’azione, quella messa in campo da Fondazione Carima, che andrebbe ad interessare, oltre a Massimo Bianconi e ai quattro vicedirettori, gli amministratori in carica dal 27 aprile 2006 al 2009 tra cui l’allora presidente della banca Lauro Costa e i due vice presidenti Bruno Brusciotti e Tonino Perini. Gli altri amministratori che sarebbero stati raggiunti dalla lettera di diffida interruttiva della prescrizione sono: Aldo Birrozzi, Stefano Clementoni, Mario Volpini, Giuliano Bianchi (espressi dalla Fondazione Carima), Michele Ambrosini, Eliseo De Luca, Marcello Gennari, Dario Zini (espressi dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro), Francesco Calai, Aldo Clementi (espressi dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi), Massimo Cremona, Stefano Gentili (espressi dal Gruppo Aviva), Pio Bussolotto e Roberto Civalleri (espressi dal Sanpaolo IMI spa). Anche i sindaci allora in carica – Piero Valentini, presidente del Collegio Sindacale, Franco D’Angelo, Agostino Cesaroni, Marco Pierluca e Michele Giannattasio sarebbero interessati dall’atto di Fondazione Carima.
Per la prima volta un atto della Fondazione Carima si indirizza direttamente contro gli amministratori di Banca Marche, dopo la recente azione promossa al tribunale di Milano contro la PriceWaterhouseCoopers in merito all’aumento di capitale aperto da Banca Marche nel febbraio del 2012.
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La serpe che mangia i figli!!
La domanda e’ d’obbligo: ma le altre fondazioni socie ( di Pesaro, Jesi e anche Fano) perche’non agiscono ? Sono velletari quelli di Macerata, o sono prudenti gli altri??
Troppo facile essere disfattisti a 360 gradi e sparare a zero contro tutto e tutti.
È invece lodevole e meritevole di fiducia l’azione di Fondazione Carima e del Presidente Gazzani, speriamo che porti i frutti sperati, ma ogni tanto serve anche aver fiducia.
Avanti…
@castellani. Proviamo ad indovinare: temono un autogol , non possono autodenunciarsi in quanto hanno giocato in squadra con Bianconi & Co, hanno espresso nomi altisonanti quanto insipienti, erano commensali? Vediamo chi indovina o tiriamo a sorte!
forse bisognava partire da qui … comunque si rischia il nulla di fatto. Stando alle motivazioni allora tutti i soci di tutte le società che perdono in borsa dovrebbero chiedere i soldi indietro… cioè, non hai comprato una obbligazione con capitale garantito…. l’azione è soggetta a tutti i rischi d’impresa, quanto del calo di valore delle azioni è da attribuire alle azioni presunte fraudolente e quanto alla cattiva gestione non illegale(e non punibile)? quanta parte è da attribuire a ciascuno dei soggetti? da quanto tempo? riuscire ad associare per tutti e dal 2006 le responsabilità mi sembra impossibile, troppe le variabili in gioco, se ci riescono bravi loro. Forse sarebbe stato meglio aspettare la magistratura e i commissari che stanno lavorando seriamente per individuare i responsabili.
La fondazione sta cercando di tutelarsi e forse fa anche bene: se un domani ci saranno positivi sviluppi nessuno potrà loro imputare l’immobilismo. Quello che lascia un po’ perplessi è che la lettera di diffida è stata inviata a Volpini, Birrozzi, Clementoni e Bianchi ESPRESSIONE DELLA FONDAZIONE CARIMA. Ma chi oggi li accusa, dove stava quando è stata fatta la scelta di questi nominativi? La “culpa in elingendo” non esiste più?