Per gli organi della Fondazione Carilo il recente commissariamento della Cassa di Risparmio di Loreto sarebbe avvenuto per l’impossibilità da parte di Banca Marche di ricapitalizzare l’istituto. La Fondazione avrebbe tratto questa conclusione, come recita un comunicato inviato agli organi di stampa, sia dall’analisi dei fatti effettuata dalla presidentessa Fulvia Marchiani che da quanto scritto nel decreto con cui il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha sciolto gli organi amministrativi della banca. La decisione, come ricorda la stessa Fondazione Carilo, è stata presa a causa di una svalutazione dei prestiti per 33 milioni di euro che ha comportato perdite per 20 milioni di euro. Il capitale della banca, lo ricordiamo, valeva a fine 2012 circa 60 milioni di euro a fronte di impieghi per oltre 600 milioni.
“La Fondazione non può essere affossata per le difficoltà della capogruppo”, è il passaggio più duro che si legge nella ricostruzione presentata dalla Fondazione Carilo, sintomo di frizioni ben più profonde di quanto l’istituzione voglia lasciar trasparire. Erano già note le critiche mosse all’attuale governance della Banca sui parametri di valutazione dei crediti e delle garanzie, parametri considerati dalla Fondazione eccessivi davanti quelle che venivano definite come possibilità consistenti di recupero. Anche sull’aumento di capitale, prospettato solo poche settimane fa, i due soci si sarebbero divisi, con la Fondazione più propensa ad un aumento che non contemplasse l’emissione di obbligazioni subordinate quanto l’ingresso di capitale fresco, magari con la venuta di un nuovo socio. A Banca Marche, di fondo, sarebbe stato imputato un doppio ruolo avuto nella partita, da una parte quello di capogruppo, dall’altro di socio di maggioranza di una società autonoma e diversa rispetto alla Carilo.
Anche il commissariamento ha suscitato reazione fredde all’interno della Fondazione, propensa ad una soluzione che possa portare la Cassa di Risparmio a staccarsi da Banca Marche per potersi muovere con le proprie gambe. Una considerazione, questa, che si legge anche nel comunicato di oggi. “Al fine di farsi supportare in questa azione di tutela della banca e del patrimonio della Fondazione, il Consiglio di Amministrazione ha già deliberato la nomina di un consulente legale e di un consulente finanziario, per verificare ogni azione che si renda necessaria volta a perseguire la salvaguardia dei diritti e degli interessi della Fondazione e l’autonomia giuridica della Carilo Spa“.
Carilo, anche attraverso dividenti estremamente generosi, è stata ed è un importante fonte di redditività per la Fondazione che possiede poco più del 20% delle azioni della Cassa di Risparmio per un controvalore, a bilancio 2012, pari a quasi 4.6 milioni di euro su un patrimonio di circa 30 milioni. Una posta senz’altro non indifferente per l’istituzione guidata da Fulvia Marchiani, tanto che la Fondazione ha nuovamente ribadito la propria volontà e disponibilità “per risolvere qualsiasi problema presente o futuro della propria partecipata”, nell’ottica di difendere non solo una fonte della propria redditività ma anche “un fattore di investimento per il territorio e una scommessa imprenditoriale per il futuro”.
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Di seguito il comunicato completo diramato questo pomeriggio dalla Fondazione Carilo:
Giovedì 8 Maggio 2014 si sono riuniti in seduta congiunta il Consiglio d’Amministrazione ed il Consiglio Generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Loreto, per discutere in merito al commissariamento della propria partecipata Carilo s.p.a. La Presidente Fulvia Marchiani ha relazionato circa gli incontri avuti negli ultimi mesi e relativamente agli eventi che si sono succeduti. Ciò che ad avviso degli Organi della Fondazione appare evidente, sia dall’analisi di quanto avvenuto che dallo stesso testo del Decreto di Commissariamento del Ministero dell’Economia e dell’allegata relazione di Banca d’Italia, è che il motivo del commissariamento sia da individuare nell’impossibilità da parte del socio di maggioranza Banca Marche s.p.a., che detiene il 78,81% del capitale, ad eseguire la ricapitalizzazione di Carilo s.p.a., a seguito di un esercizio 2013 di Carilo che si chiude con una perdita di circa 20 milioni di euro, conseguente ad una svalutazione dei crediti di circa 33 milioni di euro. La Fondazione vuole quanto prima tornare a discutere del futuro di una banca che non può essere affossata per le difficoltà della capogruppo.
Gli Organi della Fondazione, all’unanimità, hanno ribadito la volontà di mettersi a disposizione per risolvere qualsiasi problema presente o futuro della propria partecipata Carilo s.p.a., poiché la partecipazione nella banca, per la Fondazione, rappresenta la tutela di un patrimonio, ma soprattutto rappresenta un investimento per il territorio e una scommessa per il futuro imprenditoriale delle comunità di riferimento.
Al fine di farsi supportare in questa azione di tutela della banca e del patrimonio della Fondazione, il Consiglio di Amministrazione ha già deliberato la nomina di un consulente legale e di un consulente finanziario, per verificare ogni azione che si renda necessaria volta a perseguire la salvaguardia dei diritti e degli interessi della Fondazione e l’autonomia giuridica della Carilo S.p.A.
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Ormai tutti contro tutti…ma carilo non doveva essere acquisita dalla fondazione carima?Gazzani in diverse interviste ha manifestato tale volonta’.Se tanto mi da tanto con carima i problemi di carilo sarebbero presto risolti,basterebbe trasferire in essa le competenze e le professionalita’ finora utilizzate in banca marche e…il gioco e’ fatto ed i problemi risolti definitivamente…carilo sparirebbe dalla faccia della terra come per incanto
MA IN CARILORETO IL PRESIDENTE NON ERA STATO NOMINATO DALLA FONDAZIONE DI PESARO??? Come mai l’INTOCCABILE PRESIDENTE SABBATINI aveva messo le mani anche in quel di Macerata???
@CASTELLANI,NELLE FONDAZIONI(tutte nessuna esclusa) e’ come in politica,non ci sono differenze,sono conniventi tra loro,fanno finta di litigare ma alla fine sono interessate solo a tutelare i loro interessi e gli scambi reciproci di poltrone.E’ per questo motivo che non esiste in Italia un esempio di successo di banche gestite dalle fondazioni,figuriamoci in bmarche dove addirittura detenevano la maggioranza e gestivano nomine ed incarichi( leggi che dei dementi/incapaci nominavano loro simili,ovviamente).Oggi ricordare queste cose non significa continuare a guardare solo al passato,ma evitare tenendo vivo il ricordo di quanto successo,che le fondazioni non mettano mai piu’ piede in una banca e che certe nefandezze non succedano mai piu’.
Se ho ben capito (spesso 1+1 non è più uguale a 2), ad oggi la CARILO disporrebbe di un patrimonio inferiore ai 30 milioni di euro, a fronte di impieghi (“supervisionati” dalla vecchia dirigenza della Banda delle Marche) superiore ai 600 milioni di euro. Ecco, qui più che un intervento di un’altra Cassa, ci vorrebbe quello di una Casa, magari Santa e pure di Loreto.
…questo e’ un lavoro da supergazzani!!!!! chiedete a lui come si gestisce una fondazione, voi a confronto siete pivelli!!!
L’unico aiuto che mi sentirei di augurare è della buona corda e sapone.