di Marco Ricci
Oggi al Tribunale di Ancona – davanti alla giudice Francesca Ercolini – è andato in udienza il ricorso presentato dal “gruppo Lanari” contro Banca Marche e Tercas, i due istituti di credito che – secondo quanto si legge nel testo del ricorso – avrebbero prima concesso e poi revocato al gruppo ingenti linee di credito, creando “un danno grave e irreparabile” alle società. Ciò che viene chiesto al Tribunale di Ancona è “il ripristino delle linee di credito revocate illegittimamente” e – in via subordinata – l’inibizione a Banca Marche e Tercas di utilizzare e mettere in esecuzioni la fideiussione rilasciata dai soci, in considerazione del fatto che “la banca ha ottenuto tali fideiussioni essendosi obbligata al finanziamento delle somme totali di 264 milioni di euro, quando invece ha erogato soltanto l’importo di 158 milioni, ampiamente coperto dalle aree e dai fabbricati sovrastanti”. Inoltre, all’esito della procedura di conciliazione obbligatoria, il ricorso aggiunge che – qualora le richieste di conciliazione non vengano accolte – il tribunale emetta una sentenza di condanna nei confronti dei due istituti e imponga il “risarcimento dei danni pari al danno emergente ed al lucro cessante”. Danno che, secondo il gruppo edile, sarebbe dell’ordine delle centinaia di milioni di euro.
L’udienza di oggi ha visto la costituzione dei due istituti di credito e il tribunale ha concesso dieci giorni di termine ai legali del gruppo Lanari per presentare le loro controdeduzioni, più altri dieci giorni ai legali delle due banche per la loro replica. La giudice Ercolini ha stabilito la data della prossima udienza fissandola per il 18 febbraio
Nel ricorso presentato viene descritto l’iter che ha creato il contenzioso e le operazioni immobiliari delle società del gruppo Lanari che hanno portato a richiedere a Banca Marche e a Tercas l’apertura delle linee di credito: l’area Sacelit-Italcementi, oggi Borgo delle Torri di Senigallia, l’area Adamo ed Eva di Numana, l’area 5 Camini di Potenza Picena e l’area ex Santa Cristiana di Numana. Progetti per complessivi 288.000 metri cubi messi in campo attraverso due diverse società, la Fortezza srl per i primi tre interventi e la Citta Ideale per la sola area dell’ex Santa Cristiana. Le opere rientravano nel più complessivo progetto “Le Marche che cambiano”, progetto che – si legge sempre nel ricorso – “prevedeva la realizzazione di 100.000 metri quadri costituiti da villaggi turistici, alberghi 4-5 stelle, residenze turistiche per elevare la qualità del prodotto turistico, carente nella regione Marche”.
Buona parte degli interventi erano finanziati da Banca Marche che vedeva al suo fianco la Tercas – con il 30% della copertura – per l’operazione di riqualificazione dell’ex Santa Cristiana e la Banca Popolare di Ancona, “all’epoca rappresentata dal ragionier Luciano Goffi”, per il progetto Borgo delle Torri di Senigallia. Di qui dunque la chiamata in giudizio anche per la banca teramana, istituto commissariato da Banca d’Italia e che ha avuto per anni alla guida Antonio di Matteo, recentemente finito sotto inchiesta per vari reati da parte della magistratura.
Quattro dunque erano le operazioni immobiliari e “gli accordi raggiunti prevedevano che le banche avrebbero coperto l’80% dei costi”, previsti per un massimo di 337 milioni con ricavi supposti di 500 milioni di euro. E una volta partiti gli interventi venivano deliberati dalle banche finanziamenti per 158 milioni di euro a copertura dei “costi erogati sino ad ora, compreso l’acquisto delle aree”. Ma poi, secondo i legali del gruppo, accade qualcosa. Da una parte i finanziamenti erogati al gruppo Lanari vengono additati come una delle cause che ha portato al dissesto dell’istituto, dall’altra – “in questo contesto” – non sarebbero più stati mantenuti gli accordi raggiunti tra le parti e l’impegno di Banca Marche “a coprire gli stati di avanzamento delle spese venivano disattesi e le società attrici – che per venti anni non avevano mai mandato indietro una sola ricevuta bancaria – erano costrette a venire meno agli impegni assunti con le maestranze e i fornitori, macchiando così una storia di correttezza, di puntualità, di rispetto degli obblighi contrattuali assunti”.
Il tutto in un clima creato per colpire l’ex dg Massimo Bianconi e “punire quelle imprese che sono state finanziate dalla precedente direzione, al fine di dimostrarne l’incapacità e la responsabilità”. Il gruppo Lanari, in sostanza, ritiene di essersi trovato in mezzo a una guerra, rivendicando al contrario di aver portato negli anni a Banca Marche circa 50 milioni di interessi, attraverso operazioni immobiliari importanti “chiuse con reciproca soddisfazione”. Va detto, per completezza di informazione, che la banca ha a sua volta sottoposto all’attenzione della magistratura alcuni aspetti di queste operazioni di erogazione del credito attraverso gli esposti presentati alla Procura di Ancona nella primavera scorsa.
Ma con quali motivazioni Banca Marche avrebbe deciso di revocare le linee di credito? Secondo quanto scritto nel riscorso “il nuovo management della banca affida ad un ingegnere l’incarico di periziare il valore di quegli immobili in costruzione ed il possibile valore di realizzo nel periodo ottobre-dicembre 2012. Da quanto è dato sapere, questo ha stimato il valore di quegli immobili alla metà del valore rispetto ai prezzi di vendita sino a quel momento realizzati […] e la direzione ha dedotto che a quel prezzo non c’erano più i parametri tra il finanziamento deliberato ed il valore di vendita”. Un criterio di valutazione non accettato dal gruppo Lanari fino ad arrivare a definirlo “illogico”. Sia perché l’intervento – avendo un tempo di esecuzione di 6-7 anni – non andrebbe valutato ad oggi, sia perché il valore periziato non corrisponderebbe ai reali prezzi di mercato, cioè tra i 5000 e i 6000 euro a metro quadro a seconda dell’intervento. Il gruppo Lanari ha inoltre consegnato al Tribunale una nuova perizia che quantifica il valore dei suoi cantieri a poco meno di 200 milioni di euro, valore “sufficiente ed abbondante per coprire il credito di 150 milioni vantato da Banca Marche”.
Il gruppo dunque, rivendicando la bontà delle sue operazioni immobiliari, definisce “improvvisato, ingiustificato, il recesso unilaterale di Banca Marche dal contratto di finanziamento […] in assenza di qualsiasi causa che potesse giustificare tale scelta”, aggiungendo che “la banca del territorio, contrariamente alla sua storia, alla sua essenza, ad un modus operandi collaudato a tutela del cliente, ha prima fatto circolare le voci infondate che i finanziamenti concessi al gruppo la stavano mettendo in crisi, poi ha fatto redigere una perizia il cui valore è nettamente inferiore al prezzo di mercato, per arrivare al risultato finale di bloccare ogni finanziamento e distruggere la più importante trasformazione in atto nella regione Marche”. Banca Marche avrebbe dunque, secondo i legali del gruppo, responsabilità contrattuale ma anche da fatto illecito, avendo non solo revocato “senza giusta causa e in violazione dei principi di correttezza e buona fede il finanziamento deliberato”, ma avendo anche “diffuso notizie denigratorie nei confronti delle società attrici”.
Il gruppo Lanari dunque ribalta la prospettiva. Non sarebbe stata l’esposizione con le proprie società immobiliari ad acuire il dissesto di Banca Marche, ma al contrario sarebbe la condotta dell’istituto di credito ad aver creato “un danno grave e irreparabile” al gruppo, portandolo sostanzialmente al limite del default. E questo, secondo quanto scritto nel ricorso, non esattamente per caso, ma in qualche modo per colpire l’ex-dg Massimo Bianconi anche attraverso le operazioni più importanti messe in campo dall’istituto.
La ricostruzione più complessiva – e in qualche modo sorprendente – di quanto accaduto in Banca Marche secondo il gruppo Lanari la illustreremo domani in maggior dettaglio.
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Sarà… Ma in un perido di crisi abissale nell’edilizia un edificio -che l’altro ieri valeva 100- oggi ne vale (se va bene) 50 e, se questo edificio, viene ancora valutato 100 tale valutazione credo sia sovrastimata
Non c’è più alcun limite alla decenza! Ma dove e quando li venderà a 5-6000 € al mq! Piuttosto: come mai ha ottenuto così tanti crediti da quelle due banche senza valutare di frazionare maggiormente i finanziamenti con le altre banche con cui lavora? Comunque se il tribunale gli desse ragione banca marche recupererebbe un bel pò di patrimonio…
Bell’articolo davvero, in cui vengono riassunte le tesi dell’azienda a supporto dell’azione nei confronti della banca….
Scontro tra titani, viste le cifre di cui si tratta, mica bruscolini….
Non sono certo un avvocato, né spetta a me giudicare su tali fattispecie, ci saranno “arbitri” titolati e sedi molto più autorevoli in cui discuterne , ma dalla lettura dell’articolo, mi sono subito saltate all’occhio due evidenze a quanto mi è dto comprendere, poco sostenibili:
– si argomenta che il valore di mercato attuale di un manufatto (da terminare…) è stimato tra i 5.000 e i 6.000 euro: non si avvalora nell’articolo il dato della perizia dell’ingegnere della Banca, ma a mio avviso, con l’aria che tira, col mercato che NON tira, 6.000 euro al mq per un appartamento a Marcelli o a Senigallia mi sembrano tanti….. e sicuramente pochi saranno gli acquirenti danarosi….
– la banca ( o il pool di banche) ha finanziato ANCHE l’acquisto del terreno, aspetto molto controverso nelle migliori segreterie fidi di altre banche, (che vorrebbero l’imprenditore già proprietario dell’area su cui si andrà ad edificare) per di più arrivando a coprire un 80% dell’investimento, altra circostanza quanto mai lontana da una corretta mitigazione del rischio di credito che viene attuata nelle segreterie di cui dicevamo, in quanto, lascia all’ iniziativa imprenditoriale solo il 20% dell’esborso.
Tanto per spiegarsi meglio si è agito in tale modo come se il rischio per la banca fosse il medesimo che si viene a correre con un finanziamento per un mutuo ipotecario retail per l’acquisto di una casa da parte di un privato….
Ma l’ottima banca riteneva che l’intervento aveva la sua fattibilità, magari anche una profittabilità, insomma la delibera, sottoposta a ampio rilascio di fidejussioni ( fidarsi è bene, non fidarsi è meglio) viene concessa magari anche perché per vent’anni di onorata attività mai un insoluto aveva macchiato l’onorabilità dei richiedenti !!
Sappiamo come sono andate le cose, la controversia è in mano ai legali, si parla di dover sanare un danno emergente e ed un lucro cessante, (di grande aiuto sarà per il lettore l’opera del professor De Cupis “Il danno” per ben comprendere i contorni di tale fattispecie giuridica) ma le carte bollate sembra che aumentino di giorno in giorno e se da un lato si vogliono attivare le garanzie fidejussorie a presidio degli affidamenti, dall’altro si lamenta che la revoca delle linee di credito largamente concesse “in dispregio di una serena valutazione del merito creditizio da parte di una dirigenza incapace” ha indubbiamente portato ad un quasi default di una iniziativa tesa a rafforzare la ” carente offerta turistica” ( non so cosa ne penseranno di queste affermazioni sulla Spiaggia di Velluto o dalle parti della Riviera del Conero…………)
Insomma gli elementi per una fiction di 6 o 7 puntate ce ne sono in abbondanza !!!!
Magari qualcuno comincia a scrivere una sceneggiatura !!!
le banche, e non solo banca marche, hanno chiuso i rubinetti un pò per tutti ….
Il caso mi pare alquanto singolare :con un mercato immobiliare paralizzato come da non poco tempo,non stiamo parlando di Capri o Portofino,ma della riviera marchigiana,progetti faraonici andrebbero ridimensionati e diluiti nel tempo,onde la rinuncia spontanea a finanziamenti e tentativi di ristrutturare quelli già ottenuti.Secondo me,questo suggerirebbe il buon senso,non so lo spirito d’impresa.Giovanni Bionfili.
Il grande produttore di popcorn, come sempre, ci illustra in maniera tecnicamente ineccepibile i termini della questione (ma dove ti nascondi Orville, dalle nostre parti c’è bisogno di gente come te). Io, nonostante il mio lignaggio la metto giù con un linguaggio terra terra: due torti non fanno una ragione! Troppi erano gli affidamenti concessi e troppo repentina – e sospetta dico io – è stata la loro revoca (forse anche contro gli interessi della stessa banca). Come dire, excusatio non petita accusatio manifesta. E’ una storia un po’ come quella della Lehman Brother’s: quelli che hanno sempre il pallino in mano per lavarsi la coscienza hanno fatto il gesto simbolico buttandone a mare uno per salvare tutti gli altri. Non so, ma ho l’impressione che sia andata così!
P.S.: lungi da me dal difendere il costruttore. L’entità di quei affidamenti, credo, non derivino solo dalla capacità imprenditoriale e solidità patrimoniale del Gruppo Lanari.
UNA CONSTATAZIONE ED UN SUGGERIMENTO:
Ci sarà un motivo che accomuna il comportamento di due Banche traballanti,commissariate e con direttori molto chiacchierati, mentre le altre non hanno grandi finanziamenti con il gruppo Lanari ??
Perchè Banca Marche non si fa difendere dall’avvocato Tanoni ?
una considerazione: ma i consiglieri di amministrazione espressione delle fondazioni (compresa Carima) come fanno a dire di non sapere che i progetti di Lanari finanziati da BM erano tanti e sicuramente rischiosi?? come si fa a dire che era tutta colpa di Bianconi o dei controlli se c’è un cda che delibera su posizioni che non è che hanno bisogno di spiegazioni, sono sotto gli occhi di tutti, parliamo di una impresa in prima fila, non servivano certo i numeri e analisi degli uffici per capire cosa si stava facendo. Quando sono stati erogati i fidi il cda ha creduto nel progetto di Lanari, questo è un fatto, e lo ha fatto guardando alla redditività degli interventi. Ma come si può affermare che non si sapeva delle dimensioni degli investimenti richiesti se il tutto veniva presentato con pompose conferenze stampa? Fare banca significa anche prendere rischi (troppo facile fare banca come adesso dove non ti danno nulla se i soldi non ce l’hai gia…) ,capacità di gestione dei rischi e di vedere dove va il mercato. Nel 2009-2010 era il caso di finanziare interventi giganteschi con il mercato immobiliare in discesa? è solo colpa del Direttore o c’è chi approvava? poi è cambiato il management, è cambiato il cda e hanno cambiato politica, hanno cambiato il modo di vedere gli investimenti di Lanari. Adesso è crollato tutto e non c’è possibilità di tornare indietro, chi mai comprerà un appartamento di Lanari sapendo che forse non vedrà mai la luce?? Si poteva gestire diversamente magari facendo finire qualche cantiere e bloccandone altri? si poteva imporre la vendita degli appartamenti magari a 3000 euro al metro magari accompagnato da mutui a privati a tassi agevolati (in modo da favorire il frazionamento del rischio?). Lanari non avrà ragione (deciderà il giudice) ma c’è chi c’ha messo del suo… usare sempre l’accetta magari serve a qualcuno a fare il paladino dell’emergenza ma alla fine la banca ci perderà più di quello che doveva…nessuno potrà dimostrarlo ma intanto noi azionisti abbiamo perso tutto e non ci fidiamo certo di chi va sui giornali a dire che non sapeva nulla ma c’aveva in cda alcuni imprenditori che sono le principali sofferenze della banca…
@Alexis: sono davvero contento dei tuoi complimenti, che so oculati e mai scontati. Te ne ringrazio e, se del caso, avremo modo di palesarci reciprocamente le rispettive reali e quotidiane sembianze……
Tornando alla vexata questio, hai poi centrato l’argomento nel tuo P.S., laddove poni l’accento sui volumi ed argomenti che, forse forse, la banca ha valutato il merito creditizio basandosi piuttosto su altri pilastri che non quelli della sana gestione d’impresa, della capacità di rimborso e del soddisfacimento degli impegni assunti a sistema (CERI) e nei confronti di terzi creditori ( fornitori, maestranze e non ultimo il tanto bistrattato Erario).
@Fede Cesarini: quoto alcuni tuoi passaggi, ma l’aspetto più assurdo di tutta la questione e’ che BdM corre anche il rischio ( ancora un rischio , ma questo non istituzionale per attività creditizia svolta…) che non solo potrebbe accumulare ulteriori pesanti perdite in conto economico se non rientrerà in possesso delle somme erogate,- dato che i cantieri hanno perso la loro redditività, e la liquidità e la solvibilità dell’azienda – per loro stessa ammissione- è venuta quindi meno – ma, laddove il giudizio fosse sfavorevole, si dovrà accollare un ulteriore onere, addivenire quindi alla “restituzio ad integrum”, di sborsare altre decine di milioni di euro, sembra 200, che aggiunti a quanto già serve per rientrare nei canoni di Basilea 3 porta la voragine a cifre ben sopra al miliardo di euro.
Che dire oltre?
E’ stato aggiunto da voci più autorevoli della mia che i “notabili”, oltre al CDA, al collegio sindacale, all’alta dirigenza e parte del management, fino ai sindacati conniventi con i furbetti di Fontedamo, hanno tutti le loro responsabilità:
Le procure dovranno affrettarsi a trovare i responsabili, fare ampia giustizia, lasciando la clemenza per altre fattispecie e restituire dignità ad un brand, ad una folla di lavoratori che verranno decimati, agli azionisti che hanno affidato le fatiche di una vita nelle mani di gente senza scrupoli, senza morale, senza Dio !!!
MI SEMBRA CHE SIANO I FATTI A COLPITE IL SIG. BIANCONI E PER LA VERITA’ ANCHE I CONSIGLIERI CHE NON SI OPPOSERO ALLA CONCESSIONE DEGLI INGENTI AFFIDAMENTI ACCORDATI IN SPREGIO AL PRINCIPIO DEL FRAZIONAMENTO DEL RISCHIO E DI AMMONTARE TALE DA METTERE IN PERICOLO LA SOLIDITA’ PATRIMONIALE DELLA BANCA.
LA FACCIA COME IL …. !!!!!!!!
IN TANTI MESI DI INTERVISTE e DICHIARAZIONI SU BANCA MARCHE, NON HO ANCORA LETTO DI UNO CHE SI VERGOGNI ALMENO UN POCO. TUTTI SANTI, SFORTUNATI, VITTIME DI ALTRI.
COME AVREBBE DETTO TOTO’: MA MI FACCIA IL PIACERE!!!!!