di Giancarlo Liuti
Le cause dell’imprevedibile circostanza per cui nelle “primarie” cittadine del Pd il numero dei votanti è salito da 3.551 nel primo turno a ben 5.230 nel ballottaggio sono state oggetto di varie analisi da parte di esponenti politici e organi d’informazione, fra i quali Cronache Maceratesi, il cui direttore Zallocco ne ha fatta una assai ampia e meritevole di condivisione (leggi l’articolo). Ritengo dunque superfluo che affronti anch’io questo argomento. Una sola cosa vorrei dire. Ossia che nel primo turno – Mandrelli, Carancini, Meschini – sono prevalse alternative di “apparato”, cioè di appartenenza politica, mentre nel ballottaggio l’alternativa secca fra Mandrelli e Carancini – due persone, due caratteri, due stili di vita – si è “popolarizzata” e la gente se ne è sentita maggiormente coinvolta. Sbaglio? Ma quei 1.679 voti in più significheranno pure qualcosa di diverso che s’è aggiunto, mutandolo di segno, all’impegno ufficiale delle forze in campo. Altrimenti non saprei spiegare per quale ragione il primo turno ha visto prevalere Mandrelli – la maggioranza del partito e alcune componenti della coalizione come “Pensare Macerata” e i “Comunisti italiani” erano con lui – e per evitare il ballottaggio gli è mancata l’inezia di appena 19 voti (roba da mordersi le mani e prendersela, alla Saragat, col “destino cinico e baro”). Che cosa, dunque, di diverso? Ripeto: la “popolarizzazione” della contesa, magari con un pizzico di “antipolitica”, ossia di scarsa simpatia dell’opinione pubblica per ciò che sa troppo di partito.
Ma adesso cambio discorso e vado a ciò che mi sta più a cuore: le sorti di Macerata. Di che cosa ha bisogno questa città? Di una guida che sia capace di delineare un futuro e che in questo non facile compito sia sostenuta dal partito, dalla coalizione e dalla maggioranza in consiglio comunale cui il voto popolare ha democraticamente imposto il dovere di farlo. Il che non è avvenuto, per cinque anni e sin dall’inizio dell’elezione a sindaco di Carancini. Colpa sua o colpa degli altri? Inutile perdersi nel ginepraio dei rispettivi torti e delle rispettive ragioni. Ce ne sono, ce ne sono. Ma il logorante stillicidio d’insidiose “verifiche” intestine non ha certo aiutato la città ad affrontare la pesantezza della crisi economica. Com’è sorprendente che nel Pd si continui a dire che in cinque anni da sindaco Carancini le ha sbagliate tutte. Proprio tutte? Non esageriamo. Nella cultura e nei servizi sociali, ad esempio, ne ha indovinate diverse, anche grazie a Stefania Monteverde e alla “new entry “ di Narciso Ricotta. Acqua passata? D’accordo. Ma ora Macerata andrà alle elezioni e pur esistendo la concreta possibilità che Carancini sia confermato sindaco non sono da escludere altre ipotesi (Deborah Pantana, Maurizio Mosca, Maria Francesca Tardella, Carla Messi) come espressione di uno schieramento alternativo al centrosinistra. La scelta, qualunque essa sia, verrà fatta dai cittadini. E il supremo interesse di Macerata è che il prescelto – o la prescelta – dal voto popolare riceva dal proprio fronte l’indispensabile sostegno a realizzare gli impegni che l’hanno portato alla vittoria. La qual cosa, ripeto, non è avvenuta nel Pd. E ora, nella campagna elettorale, vedremo di che tipo sarà – convinto oppure tiepido, gelido, di mera facciata – il supporto del Pd al suo candidato. E attenzione: pensando unicamente al futuro di Macerata, la questione, dal mio punto di vista, non è che Carancini perda ma che vinca male. E che male, poi, sia costretto a governare. Perché qui non è in gioco un partito ma lo sviluppo di una città e sarebbe imperdonabile che le correnti e le sottocorrenti di partito facessero sfuggire alla città le occasioni del progressivo superamento – già in atto, secondo gli esperti – della crisi economica italiana ed europea.
Uno dei sintomi della confusione in cui versa la politica nazionale sta nello stravolgimento del significato delle parole. E non lo si creda un fenomeno di poco conto giacché ben prima che nelle cose concrete il reciproco rapporto fra la politica e l’opinione pubblica si forma con le parole, quelle dei dibattiti televisivi, degli articoli di giornale, dei comizi di piazza, nelle famiglie, in strada, nei bar. Prendiamone due, di parole, che vanno di moda soprattutto a destra: “moderato” e “moderatismo”. Qual è il loro vero significato? La prima si riferisce a chi per inclinazione personale rifugge da eccessi polemici, litigiosi, provocatori. La seconda, che riguarda direttamente la politica, allude a movimenti e partiti con ideali e programmi “moderati” , cioè alieni da estremismi, radicalismi e impeti rivoluzionari. Nella sua accezione migliore, il “moderatismo” esprime un pensiero politico ispirato a una volontà di conciliazione, mediazione, cauto e realistico riformismo. Moderato fu Alcide De Gasperi quando disse “la Dc è un partito di centro che guarda a sinistra”, moderati furono Aldo Moro ed Enrico Berlinguer ai tempi del cosiddetto “compromesso storico”. E non per caso tutto saltò con l’uccisione di Moro da parte del radicale, ossessivo e omicida “antimoderatismo” delle Brigate Rosse.
Ora accade che Silvio Berlusconi, l’intramontabile leader di “Forza Italia”, punta a realizzare il suo irrealizzato sogno di sempre: un grande partito di stampo liberale che sia espressione dei “moderati” di centrodestra. E per far questo si apre ad alleanze con la “Lega” di Matteo Salvini e coi “Fratelli d’Italia” di Giorgia Meloni senza escludere a priori il contributo dei fascisti di “Casa Pound”. Nessun pregiudizio ideologico, intendiamoci, da parte mia. In certe fasi storiche (si pensi alla violenza delle “Settimane Rosse” del 1914 contro Giolitti e allo squadrismo fascista negli anni successivi alla prima guerra mondiale, quando l’Italia s’illuse d’averla vinta ma in realtà ne uscì da sconfitta per lo sfacelo delle proprie condizioni di vita) vi sono ragioni sociali, economiche e dunque politiche per cui l’estremismo è destinato a prevalere sul moderatismo e ai moderati non resta che piangere sul latte versato dei loro errori. E può anche darsi che l’Italia di oggi stia attraversando una di queste fasi.
Ma un minimo di onestà intellettuale vorrebbe che si dicesse pane al pane e vino al vino, e si evitasse di mistificare il significato delle parole. Nei contenuti ma soprattutto nel linguaggio, insomma, la Lega di Salvini, i Fratelli d’Italia della Meloni e Casa Pound non hanno nulla da spartire col “moderatismo”. Ho seguito in tv la manifestazione romana della Lega, con Salvini (la sua immagine – barba nerissima, baffi nerissimi, sguardo nerissimo, felpa nerissima – lo faceva paradossalmente somigliare a un militante iracheno del Califfato) che ad ogni nome di avversario politico gridava “vaffanculo” e incitava il pubblico a ripetere in coro “vaffanculo” (mi si perdoni la volgarità della citazione, ma quando ci vuole ci vuole, anche perché quell’espressione la usa pure Beppe Grillo ma con un piglio da comico che la rende meno oltraggiosa). E chi è Salvini? Oggi sbarca a Napoli con lo slogan “Noi con Salvini”, ma appena cinque anni fa, nel raduno leghista di Pontida, salì sul palco e intonò a squarciagola: “Senti che puzza, scappano anche i cani, sono arrivati i napoletani, colerosi, terremotati, col sapone non si sono mai lavati!”. Un moderato? Via, lasciamo perdere. La persona è questa, il suo partito è questo, la sua ambizione è di strappare a Berlusconi il ruolo di leader del centrodestra, i sondaggi lo danno nettamente in vantaggio su Forza Italia e, proprio come persona, anche su Berlusconi.
Torniamo a Macerata. Che sia una città “moderata” sta scolpito in secoli di storia. E’ un difetto? Forse sì, impedendole di consegnarsi all’euforia del passo oltre la gamba, delle grandi imprese, del cosiddetto “volare alto”. Ma è anche, in termini di “civismo”, una virtù. Nelle “primarie” del Pd, per esempio, non sono mancate asprezze ma senza mai arrivare al disprezzo delle persone, agli insulti, alle accuse infamanti (cosa che invece è accaduta nelle “primarie” del Pd di molte altre città). E questo anche nel centrodestra e nelle liste civiche, dove il confronto ha avuto e sta avendo toni polemici ma senza mai oltrepassare i limiti della decenza. Ora ci aspettano due mesi di campagna elettorale che non saranno certo all’insegna del “volemose bene”. Ma sono sicuro che quei limiti non saranno superati, perché essi stanno nella natura profonda della città e dei suoi cittadini, vale a dire in quel diffuso “civismo” che è tolleranza, equilibrio, valori religiosi, diffidenza dei clamori e degli eccessi. Forse non ce ne rendiamo conto, ma a Macerata – e lo dice chi arriva da fuori – la vita comunitaria è complessivamente migliore (più civile) che altrove. Un patrimonio secolare, questo, che anche la lotta politica – non solo nei momenti “caldi” delle elezioni ma sempre – dovrebbe interpretare e difendere.
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Carro armato a parte!
Nessuno ha interesse a svelare il trucco e l’inganno, perché su quella finzione tutti ci campano.
Quella che Liuti chiama erroneamente “moderazione”, a Napoli la chiamano “musciarìa”
nella comunicazione più che cultura ne ha indovinate diverse. ché la cultura – nonostante tutti i proclami e i manifesti per palazzo buonaccorsi – è un’altra cosa. e temo che anche questa, insieme alla lube, agli uffici e ai residenti, si stia pian piano spostando verso la costa.
E’ mia opinione che in molti, come il dott. Liuti, consapevolmente , o inconsapevolmente, non sta ceratmente a me dirlo, per tentare di giustificare una lettura della situazione attuale da una prospettiva di parte, guardano al passato per spiegare la situazione attuale. Situazione che non ha però alcun riscontro, o analogie con il presente che stiamo vivendo.. In tal senso credo che vada seriamente preso atto che a Macerata, ma anche a livello nazionale, la politica si è trasformata esclusivamente in “gioco” tra piccole fazioni che rappresentano, o semplicemente credono di rappresentare, “interessi di bottega”. Mancando però leader in grado di dare fiducia e certezze e di garantire anche questi interessi, ecco che regna la confusione più totale, per non dire il panico. In tal senso apprezzo il “silenzio” di alcune liste civiche, ed in particolare quella dell’ex Sindaco Anna Menghi che da persona seria e da vero leader si tiene in disparte.
dottor liuti,con le primarie il pd maceratese è imploso,e le conseguenze le vedremo nelle prossime settimane….temo che non saranno all insegna della moderazione….tanto piu se dalla procura della repubblica partiranno rinvii a giudizio urbanistici che molti temono…
Dr. Liuti, visto che marco moretti conosce il futuro, potrebbe chiedergli i prossimi 6 numeri che usciranno per il superenalotto?
no orfeo,i numeri del lotto non glie li so dire,ma le le intercettazioni dell autunno 2013 le dovrebbe aver lette anche lei…erano publicate..
x Moretti: se parla della storia dei due/tre consiglieri di serie B (anzi C) sono personaggi scomparsi dalla scena politica che incideranno meno di una testata di caribù.
Comunque mi riferivo all’implosione…….di cui “vedremo le conseguenze nelle prossime settimane”.
C’è già il carro armato a sparar cazzate, basta e avanza.
PS: dove è finito? è in garage a preparare un proiettile a base di pistacchi?
Er giubbileo
Cqui nun c’è da dà gguazza, sor baggeo:
er Papa, grazziaddio, nun è un cojjone;
e ssubbito c’ha mmesso er giubbileo
ciaverà avuto le su’ gran raggione.
Prima de tutto cuer zu’ amico abbreo
che jje venne un mijjaro pe un mijjone,
ggira ancora cqua e llà strillanno aeo
senza viení a la santa riliggione.
Ma cche stamo a gguardà ll’abbreo Renzilli!
Ve pare che cce siino sott’ar zole
poc’antri ladri cqui da convertilli?
Ecco duncue che ssenza èsse bbizzoco
se pò strigne er discorzo a ddu’ parole:
che un giubbileo pe ttanti ladri è ppoco.
Roma, 14 dicembre 1832 –
non credo che siano pochi e di serie b i personaggi che hanno compiuto il sacco della città negli anni del piano casa e della minitematica
Il pistacoppismo elevato a categoria culturale.
Leggo sempre Liuti con interesse, ma che l’aumento della metà dei votanti alle primarie della coalizione imperniata sul PD sia dovuto al “voti di opinione” è una favola.
La mancanza di insulti è probabilmente dovuto al fatto che si tratta di fazioni consapevoli che, il giorno dopo le primarie, sarebbero dovute tornare a negoziare per tutelare i propri interessi.
X Moretti poi amen xche’ diventa stucchevole per tutti: piano casa e minitematica in una citta’ che da 6 anni non si vende un mq di immobile che fantasmagorica speculazione avra’ causato!? Forse lei viveva a Milano fino a l altro ieri e si sta confondendo con l’Expo. Parliamo di cose serie e concrete per piacere, senno’ spiegare con argomentazioni e non con illazioni.
forse è lei che si confonde….piano casa e minitematica risalgono a 10 anni fa,quando le case si vendevano eccome ……o forse se ci comunica le sue generalità potremmo magari capire perchè tende a glissare sull argomento..
Eccone un altro che ha bisogno delle generalita’; se risale a 10 anni fa sta parlando di cose morte e sepolte, senno’ chiarisca quello che intende con argomenti e non con “si dice” “se” “vedremo”. A Macerata si dice che “le chiacchiere fa li pidocchi”
PS oltre le generalita’ vuole anche patente e libretto?
Va bene difenderlo, ma Macerata non sia egoista e trovi il modo di spargere un po’ del suo prezioso “civismo” anche nel resto del mondo.
il malaffare non passa di moda,i protagonisti della politica sono gli stessi degli anni di meschini, ed i maceratesi avrebbero il diritto di andare a votare a maggio sapendo qualcosa di piu su quei fatti…se lei non ha la dignità di dire il suo nome,non abbia l arroganza di disprezzare le opinioni altrui
Il “moderatismo” è sempre una virtù? E come si concilia con “quel pizzico di antipolitica” che forse ha deciso l’esito del ballottaggio? Giusto pensare alla Macerata di domani. Riuscirà una giunta che è naufragata nelle acque calme e poco profonde delle “piscine” a risollevarsi ripartendo dalle acquasantiere? Moderati e timorati? Sarà un Carancini bis o un Carancini 2.0? Fra poche settimane sapremo tutto.
malaffare, dignita’, arroganza, disprezzo.. una camomilla e poi a letto.
Caro Liuti, tre appuntini alla sua pacata analisi:
1) Il confine tra “civismo” e “apatia” (o voglia di non sporcarsi le mani o di non farsi troppi nemici perché “non si sa mai nella vita”) è molto sottile; tra noi maceratesi è sottilissimo.
2) Essere “civisti” (o civili!) fuori e parlar sempre male dietro (o addirittura pugnalare alle spalle al momento giusto) si chiama ipocrisia. E non è proprio un valore.
3) Mi meraviglio che un osservatore attento come lei mostri di credere alla favoletta del “progressivo superamento […] della crisi economica italiana ed europea”: sono anni che non meglio qualificati “esperti” ci dicono che l’anno prossimo supereremo la crisi. Semplicemente: non è vero ma bisogna dirlo per non deprimere “i mercati” e noi stessi. Forse ricadiamo nell’ipotesi 2)…
Sono disposto a considerare il “civismo” con tutte le sue ambiguità un “valore” se lo guardiamo come il prezzo da pagare alla sublimazione democratica dei conflitti; il problema è che spesso, a troppo sublimar, si consegna la società in mano agli estremisti travestiti da moderati. Come i lupi travestiti da agnelli di evangelica memoria, ricorda?