Carancini, il sindaco con l’elmetto
L’orgoglio, il grande peccato

IL COMMENTO - Ha sempre risposto con la sua "tigna" alle bordate del Pd portando ad assurde prese di posizione e a una totale mancanza di trasparenza. Ecco cosa ha fatto e cosa poteva fare, tra le luci della prima parte del mandato e le tante ombre degli ultimi anni. Ora la sfida decisiva con Bruno Mandrelli

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L'avvocato Giuseppe Bommarito

L’avvocato Giuseppe Bommarito

di Giuseppe Bommarito

“Non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire e peggior cieco di chi non vuol vedere”. Così recita un antico proverbio, che pare attagliarsi perfettamente alla vicenda dei rapporti tra il sindaco Carancini e il suo partito di riferimento. La gran parte del Pd di Macerata (sia pure senza arrivare alla richiesta di dimissioni in corso di mandato, che sarebbe stata esiziale per la pretesa del centrosinistra di rimanere comunque alla guida della città) ha infatti ormai da tempo, ma senza esito alcuno, definitivamente scaricato il suo sindaco e l’ha detto in maniera chiara, dapprima a mezza bocca, poi sempre più forte: ha preteso a poco più di metà mandato che non vi fosse l’automatica riconferma quale candidato del sindaco uscente (supremo oltraggio per un qualsiasi primo cittadino in carica), ma si andasse comunque alle primarie; quando Carancini, ingoiato il rospo, ha detto che avrebbe partecipato alla forca caudina delle primarie, il Pd ha allora sostenuto per mesi che bisognava cercare una figura al di sopra delle parti, che evitasse la consultazione interna e – il concetto era sottinteso, ma lampante – inducesse Romano Carancini a farsi da parte; allorchè quest’ultimo, capita l’antifona e giocando d’anticipo, si è sbrigato a formalizzare la propria candidatura alle primarie, sostenendo che volentieri si sarebbe sottoposto al “bagno” di democrazia interna, la maggioranza del partito, per quanto frammentata, ha detto e fatto di tutto pur di trovare uno sfidante (come se ciò fosse stato obbligatorio, e non fosse stato invece normale che, in mancanza di un “competitor” spontaneamente materializzatosi, l’unico sceso in campo avrebbe dovuto avere partita vinta a tavolino); faticosamente emersa infine la candidatura di Bruno Mandrelli, la parte prevalente del PD e dell’intera maggioranza di centrosinistra l’ha presentata senza mezzi termini come l’unica possibilità di mandare finalmente a casa il testardo Romano e di avere così qualche chance di giocarsela nelle ormai prossime elezioni di maggio, dopo 15 anni vissuti malamente alla guida della città.

Romano Carancini sotto il cielo stellato emerso durante i lavori

Romano Carancini sotto il cielo stellato emerso durante i lavori per l’orologio sulla torre civica

Insomma, una serie di bordate che avrebbero indotto chiunque a farsi da parte e a uscire quanto prima dalla scena politica. Eppure Carancini, indossato l’elmetto ed illuminato dalle stelle emerse nella torre di piazza, nonché con tutta evidenza dotato di una notevole tigna, ha detto che lui non molla ed ha proseguito la sua personale campagna elettorale, peraltro incessantemente in atto ormai da un paio di anni, liquidando le critiche piovutegli addosso tramite il fuoco amico come riferite esclusivamente a taluni suoi aspetti caratteriali: sciocchezze, insomma. E intanto, per non saper né leggere né scrivere, pare stia costituendo anche una propria lista civica, che lo appoggerà nello scontro interno con Mandrelli e che potrebbe comunque tornargli utile, in caso di sconfitta, per arrischiate avventure elettorali da giocare eventualmente in solitaria o d’intesa con una parte di Sel.

Ma perché tanto accanimento contro il povero Romano? Ha governato così male? Ha veramente inabissato la nuova storia che cinque anni fa aveva promesso in lungo ed in largo? Ad essere obiettivi, bisogna riconoscere che non tutto in questo quinquennio è stato negativo, specialmente nei primi tempi. Basti pensare alla vicenda del Suap Giorgini e alla storiaccia del campo di patate di Fontescodella che il Comune avrebbe dovuto acquistare ad un prezzo assurdo per costruirci sopra la cosiddetta Cittadella dello Sport: operazioni da basso impero, ascrivibili entrambe ai comitati affaristici egemoni all’interno del Pd ed operativi al massimo livello nel decennio meschiniano iniziato nel 2000. Carancini, grazie anche all’appoggio pieno ed incondizionato di questo giornale, che denunziò senza mezzi termini quelle bestialità e le fece conoscere all’opinione pubblica, all’epoca seppe dire di no, e di ciò occorre dargliene atto.

il sindaco Carancini e il direttore artistico Micheli

Il sindaco Carancini e il direttore artistico Micheli

Vanno anche menzionati, nella lista delle cose positive dell’epopea caranciniana, il salvataggio in extremis dello Sferisterio ad opera dell’ottimo direttore artistico Francesco Micheli, il buon avvio del trend turistico riferito al ristrutturato palazzo Buonaccorsi, la decisione di rimettere al loro posto una copia dei pupi della torre civica (a proposito, quando il capo dell’Amministrazione, togliendosi per un attimo il casco dalla testa, si deciderà a dire che questa buona intuizione e la sua successiva concretizzazione sono in gran parte merito dell’ex assessore Giovanni Di Geronimo?), la spesa sociale rimasta sostanzialmente inalterata in questi tempi di dura crisi (anche se, a dire il vero, non c’è mai stata sufficiente chiarezza sui criteri adoperati per individuare i beneficiari degli interventi assistenziali del Comune).

Il sindaco Romano Carancini con l'assessore Stefania Monteverde e la deputata e sua ex vicesindaco Irene Manzi, che di recente ha deciso di non sostenerlo

Il sindaco Romano Carancini con l’assessore Stefania Monteverde e la deputata e sua ex vicesindaco Irene Manzi, che di recente ha deciso di non sostenerlo

Detto questo, va però ricordato che già poco dopo l’insediamento della nuova Giunta iniziarono a manifestarsi le tensioni tra l’esecutivo e la maggioranza di centrosinistra e, quasi in contemporanea, le prime forti insoddisfazioni a livello di opinione pubblica per le promesse non realizzate. Alcune frizioni, indubbiamente strumentali, vennero fomentate ad arte dai traffichini e dai trafficoni del Pd (ex repubblicani, ex socialisti, ex democristiani) che durante le due giunte Meschini avevano fatto nel Palazzo il bello e il cattivo tempo, nel silenzio omertoso di chi, all’interno della precedente coalizione – Carancini compreso – aveva ben capito il meccanismo distorto della malaurbanistica maceratese targata Pd, ma aveva sempre vigliaccamente taciuto “per non danneggiare il partito”. Ma altre polemiche senza ombra di dubbio sono scaturite a getto continuo dal modo di fare di Carancini, che, sin dall’inizio, ha preteso di andare avanti da solo, obliterando del tutto la maggioranza di centrosinistra, relegata di fatto al ruolo di semplice tappezzeria.
Da ciò, da un lato, l’immobilismo quasi totale della Giunta per circa tre anni e, dall’altro, una verifica di maggioranza praticamente senza fine ed una serie continua di furiose litigate per decisioni di Giunta non concordate né preavvisate, per prese di posizione della maggioranza sfrontatamente ignorate, per i rapporti inesistenti di Romano con il suo stesso partito, per la totale mancanza di trasparenza, per l’assise consiliare ridotta ad un ruolo notarile di mera ratifica o addirittura bypassata (ad esempio, con la storiella delle varianti urbanistiche non significative dei vari piani attuativi, espediente furbescamente escogitato per espropriare il Consiglio comunale e rendere competente in materia la sola Giunta).

Con il patron della Lube Fabio Giulianelli, prima del trasferimento della squadra di volley a Civitanova

Con il patron della Lube Fabio Giulianelli, prima del trasferimento della squadra di volley a Civitanova

Se tuttavia tanto orgoglioso e sprezzante isolamento del sospettoso Carancini avesse portato ad apprezzabili risultati, ad una buona lena dell’azione amministrativa, al conseguimento degli obiettivi programmatici più importanti, gli oppositori interni avrebbero dovuto starsene zitti e chiotti e fare buon viso a cattiva sorte. Invece così non è avvenuto, i risultati auspicati (certo, anche per la difficile congiuntura economica) sono rimasti in gran parte nel libro dei sogni, mentre, al contrario, negli ultimi anni di governo cittadino si sono concretizzate diverse scelte del sindaco apparse come del tutto illogiche, inspiegabili e controproducenti. In definitiva, anziché la nuova storia promessa, la solita vecchia storia, mentre nell’opinione pubblica maceratese, a buon diritto, si è diffusa sempre più la certezza della totale inconcludenza e inaffidabilità dell’esecutivo.

PENSIEROSO - Il sindaco Carancini  in Consiglio

PENSIEROSO – Il sindaco Carancini in Consiglio

Diverse importanti vicende rendono infatti evidente (nei fatti, e quindi andando ben oltre il rilievo di un carattere poco propenso alla condivisione) la parabola sempre più negativa di Carancini, la sua sostanziale dannosità per Macerata e l’incredibile pretesa dell’attuale primo cittadino di considerare come degli inutili scocciatori i consiglieri comunali e gli esponenti, in Consiglio e nel partito, della sua stessa maggioranza (figuriamoci quelli dell’opposizione!).
In primo luogo, tanto per fare qualche esempio, la storia scandalosa dei nuovi impianti natatori, caso emblematico non solo di incapacità amministrativa, ma anche di sudditanza e di palese contiguità caranciniana con la Fontescodella Piscine s.p.a., l’impresa che le nuove piscine avrebbe dovuto in teoria averle già costruite da un bel pezzo (dal giugno 2011), anche se in realtà sino ad oggi, in ciò favorita dalle giunte Meschini e Carancini oltre ogni limite di umana comprensione, si è impegnata solo a costruire dei maggiori ed immotivati margini di guadagno per se stessa ai danni dell’intera collettività maceratese, tuttora costretta ad emigrare per fare un tuffo in vasca, mentre del nuovo polo natatorio non si è vista sino ad oggi nemmeno l’ombra (attendiamoci tuttavia a breve la consueta sceneggiata dell’inaugurazione del cantiere, magari con tanto di caschetto). C’è poi la falsa e risibile pedonalizzazione del centro storico di qualche mese fa, presentata addirittura come una battaglia di civiltà e realizzata esattamente la mattina dopo una riunione del direttivo cittadino del Pd che – Carancini presente – aveva deciso tutt’altra linea, coprendo così di ridicolo il partito e scontentando comunque sia i commercianti preoccupati per la difficoltà di accesso in centro che i cittadini che puntavano ad una piazza centrale realmente senza auto.

L'ingresso del ParkSì

L’ingresso del ParkSì

Incredibile è pure l’assurda pretesa di acquistare ad un prezzo esorbitante ed ingiustificato il Park Sì, struttura di parcheggio sita nel versante sud della città, con risultati economici da tempo in perdita, impianto già di proprietà comunale ed in concessione per molti anni ancora alla Saba Italia s.p.a. (che semmai dovrebbe pagare per disfarsene anzitempo); un’idea balzana, probabilmente ancora non del tutto tramontata nelle parti alte del Palazzo maceratese, arrivata in Consiglio comunale solo per una interrogazione dell’opposizione e portata avanti nel segreto più assoluto per mesi e mesi da Carancini tramite l’APM, dopo aver volutamente messo nel cantuccio per motivi incomprensibili il progetto del parcheggio di rampa Zara, cavallo di battaglia della maggioranza e dello stesso Carancini nel 2010 e indispensabile per il centro storico sul versante nord-est (pensiamo al Palazzo Buonaccorsi).

Sempre sotto verifica

Sempre sotto verifica

Per finire questa esemplificazione, un breve cenno meritano anche la cancellazione d’imperio della strada di collegamento tra via Trento e il sottostante collegamento con il parcheggio Garibaldi, nonché la solenne promessa formulata da Romano nell’estate 2012, subito dopo il secondo scudetto della società treiese di volley, di ristrutturare quanto prima la palestrona di Fontescodella per consentire alla Lube di rimanere a Macerata: un bluff colossale ed autodistruttivo quest’ultimo, che ha avuto comunque l’effetto di costringere i “cucinieri” verso i lidi civitanovesi, con uno strascico di polemiche tra i tifosi ancora violentissime.
In tutte queste situazioni Romano Carancini è stato per nulla trasparente, sprezzante e divisivo, nel senso che, per un malinteso senso di superiorità o per suoi limiti relazionali, probabilmente per entrambe le cose, è riuscito a creare una frattura sempre più netta tra il suo esecutivo e praticamente tutta la maggioranza, fatta eccezione per una parte di Sel ormai stretta in un abbraccio mortale con il sindaco. A poco a poco tutti i “cespugli” e gli alleati della maggioranza hanno infatti preso le distanze, a partire dai Comunisti Italiani per arrivare a Pensare Macerata, passando per l’Idv, sino a che un coro si è levato sempre più forte nel variegato versante di sinistra del consesso politico cittadino: mai più in coalizione con il Pd, se a capo della stessa ci sarà ancora Romano Carancini!

IL FACCIA A FACCIA tra Carancini e Mandrelli (clicca sull'immagine per guardare il video)

IL FACCIA A FACCIA tra Carancini e Mandrelli (clicca sull’immagine per guardare il video)

Ed ecco ora per Romano (nel frattempo abbandonato anche da Irene Manzi, ma tuttora appoggiato da una parte della corrente Nuovo Corso e da Narciso Ricotta, dapprima fiero oppositore e poi convertito sulla strada di Damasco) la sfida decisiva interna, quella con Bruno Mandrelli, politico di lungo corso che in questi ultimi anni più volte, sul metodo e nel merito di diversi specifici provvedimenti, ha preso posizione contro il sindaco uscente, e che ora, sceso nuovamente in campo, ha avuto l’accortezza di circondarsi di un gruppo di giovani. Mossa abile, che però dovrà necessariamente accompagnarsi ad una profonda e reale autocritica circa l’ultimo quindicennio comunale a guida Pd e al definitivo accantonamento dei vecchi marpioni piddini che ancora una volta stanno cercando di salire sul carro che reputano vincente.



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