di Carlo Cambi
Carissimo professor Panteleoni perdonerà se la disturbo richiamando la sua attenzione su una città di cui lei fu deputato, dove ancora vivono i suoi eredi e che forse si ricorda di lei solo perché le hanno intitolato una strada o per via di quel suo nome, Maffeo, che ai più suona curioso. Sono convinto che non si ricorderanno neppure di rammentarla nel centenario della sua scomparsa come si sono dimenticati di suo padre Diomede Pantaleoni, un grande del Risorgimento e un grande maceratese, venuto meno giusto 130 anni fa. Lei non ha mai insegnato a Macerata, ed è un peccato. La prego però di dare a questa città che le appartiene almeno una lezione. Si avvicinano le elezioni per rinnovare il sindaco e da nessuna parte si sente parlare di ciò che davvero interessa al popolo: il come campare. Scrivo a lei perché nella recentissima nostra vicenda d’italiani è venuto alla ribalta un giovinotto fiorentino che ha una evidente propensione alla leadership con accenti di culto della personalità e ha riacceso il dibattito attorno alle elites. Trova molti imitatori, ma, come accade, le copie sono assai meno fulgide dell’originale. Questa tentazione sta pigliando anche i politici (?) maceratesi. Molto impegnati a studiare come comandare, per nulla occupati a pensare al leninista “Che fare?”. Ci vorrebbe lei che fu indicato come il “Principe degli economisti italiani” a spiegarcelo. Il primo motivo che mi spinge a invitarla a guardare a Macerata è quella sua frase esemplare che recita: “Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse. L’abilità consiste nel ridurre le spese, dando nondimeno servizi efficienti, corrispondenti all’importo delle tasse”. Vale per Bruxelles, per Roma e anche per Macerata.
Ma un altro motivo per spingerla a darci una lezione è la sua riflessione attorno al Parlamento (che per estensione può attagliarsi anche al Consiglio Comunale) contenuta nelle sue lezioni di finanza pubblica. Lei in sostanza sostiene che dapprima il Parlamento si comporta da benevolo mediatore degli interessi collettivi, ma poi assume i tratti della classe dominante che dissimula in un generico interesse pubblico la sua volontà predatoria e la sua natura parassitaria usando parte delle risorse pubbliche per perpetuare se stessa. (Cfr: Maffeo Pantaleoni: Contributo alla teoria del riparto delle spese pubbliche , Roma 1883). E qui, chiarissimo professor Pantaleoni, comincia il ragionamento sull’attualità. Il suo amico e in parte allievo Wilfredo Pareto sostenne che la società ha bisogno di elites che si contrappongono. Ma lei ci ha messo in guardia dalla degenerazione delle elites sostenendo che deve esistere una classe dirigente che si rinnova di continuo per merito e per metodo. Se così non è le elites – che sono indispensabili per guidare una democrazia, basterebbe rileggersi la Repubblica di Platone per saperlo – diventano classe dominante che comanda, ma che nel bene o nel male si occupa dei dominati non foss’altro per tenerli a bada e perpetuare il consenso. La degenerazione ultima è che la classe dominante si faccia classe prevaricante: ritenere cioè che il bene comune sia risolto nel proprio bene e nella perpetuazione di se stessa. E’ esattamente quello che sta succedendo a Macerata in vista delle elezioni amministrative. Nessuno si occupa di economia – che vorrebbe dire preoccuparsi del bene comune – nessuno formula indicazioni prospettiche quali sarebbe lecito pretendere da una elites che fosse non classe prevaricante, ma acutamente classe dirigente. Tutti (o quasi) si autopromuovono alla guida della città – peraltro senza indicare né il punto di arrivo né il percorso – chiedendo all’esercizio democratico non una scelta o un’indicazione, ma semplicemente una ratifica. Che sia così a destra come a sinistra (ammesso che queste distinzioni abbiano ancora un senso) lo dimostrano i fatti e vi è un pericolo di contagio fortissimo: anche chi dovesse proporsi come espressione di una classe dirigente in questo contesto rischia di diventare classe prevaricante. Questa degenerazione per prima cosa è frutto del fatto che i partiti liquidi non esercitano più né formazione né selezione della classe dirigente, che la liquidazione dei cosiddetti corpi intermedi non è semplificazione, ma prevaricazione perché deturpa la rappresentanza, che l’inversione tra programmi e candidati e il sintomo che il leader – o supposto tale – opera una privatizzazione delle scelte che pur avendo ricaduta pubblica sono frutto di elaborazione delle lobbies che hanno integralmente sostituito la funzione sociale dei partiti. Il risultato è una distanza siderale tra eletti ed elettori: nella fatica di vivere, nelle incombenze quotidiane, nelle speranze e aspirazioni. Rischiamo seriamente di eleggere non un primo cittadino, ma l’ultimo dei satrapi.
Parziale, parzialissimo antidoto a questo andazzo è nel Pd l’indizione delle “primarie” che peraltro contrappongono un sindaco uscente – dunque si presuppone investito di un consenso popolare – ad un candidato espressione del partito (il che dovrebbe rafforzare l’ipotesi che questo sia il luogo di selezione di una classe dirigente). E tuttavia lo stesso Pd si è ben guardato dal confronto con il popolo su di una materia esiziale per la vita pubblica: l’urbanistica, mai indicendo la pur promessa pubblica assemblea. Il che fa dire che il riferimento al popolo non sul candidato, ma sul che fare è ritenuto pericoloso. Del resto finora non s’è vista nella dialettica delle primarie una indicazione chiara di programma, ma solo un generico dibattito tra continuità e discontinuità rispetto alla sindacatura corrente con più appunti di metodo che non di merito.
Nel campo avverso è emersa un’autocandidatura che peraltro non trova unito neppure il partito sol che si pensi che vi è contesa addirittura sull’uso della “bandiera”. Per puntellare questa autocandidatura si è fatto ricorso al proliferare di supposte liste civiche come a dire: è il popolo che me lo chiede. In realtà il cartello di sostegno a quella autocandidatura si sta formando non per convinzioni rispetto ad un progetto di città, ma per addizione di velleità. Né va meglio nel recinto delle cosiddette Liste Civiche che non trovano – essendo in realtà espressioni di minipartiti personali – un denominatore comune. E tutti – nessuno escluso – hanno un retropensiero: come aggregarsi dopo in vista del ballottaggio. Con ciò inverando la previsione di Maffeo Pantaleoni che i Parlamenti evolvono da potere benevolente del tutto compreso nella funzione di interpretare le preferenze individuali, in classe dominante che non rispetta il mandato di rappresentanza affidatogli dai cittadini.
Per evitare un simile scenario sarebbe stato indispensabile che prima delle candidature fossero esposti i programmi a cominciare da quelli di finanza pubblica, che prima degli schieramenti fossero tracciati gli orizzonti, che prima dei veti si raccogliessero i voti, che prima dei proclami si fossero condotte le analisi. Ma di tutto questo nelle settimane che ci stanno presentando i competitori per Palazzo Civico c’è scarsissima traccia e anche le vaghe indicazioni ricevute paiono di cortissimo respiro. Quasi che si tentasse di catturare tra Orologi e Palas, tra Parksì o Parkno, tra assessorati alla famiglia o all’università, tra do di petto allo Sferisterio e piglio di soppiatto secondo il mio desiderio, un consenso effimero, ma bastevole a intestarsi la poltrona.
Perché la competizione dovrebbe risolversi nella possibilità di scegliere tra diverse prospettive. Il metodo non dovrebbe essere l’imposizione di un candidato, ma l’ascolto della città da parte della politica, l’elaborazione di una proposta e in ultimo l’indicazione della persona o del team in grado di tradurre in atti di governo le aspirazioni della città che diventano sintesi programmatica. Ma questa funzione di ascolto presuppone che il Governo si ponga in una posizione dialogica con la società civile alla quale ha l’obbligo di indicare una proposta e ha il dovere di registrarne il consenso dando conto periodicamente degli atti che compie.
Manca un respiro più ampio, almeno stando a quanto si è ascoltato fino ad ora, all’avvento delle amministrative. Il tema chiave dovrebbe essere la centralità di Macerata. Ci torneremo con domande esplicite a chi ha l’ambizione di candidarsi a guidare la città. E’ inutile ragionare di parcheggi se non si tiene conto della viabilità. Che succede con la nuova 77 se Macerata non trova modo di intercettare il flusso veloce deviandolo verso se stessa? E’ inutile ragionare di sostegni alla famiglia se non si tiene conto della sofferenza severa del quadro economico, della slavina di fallimenti, dell’emorragia di posti di lavoro, della non prospettiva di sviluppo. Significherà non governare, ma amministrare con l’obolo pubblico un’emergenza. E’ inutile ragionare di cultura se non ci si chiede come portarla a reddito, come farla diventare volano economico. E’ inutile ragionare di Università se non si chiede all’Università medesima di essere laboratorio di ricerca sulla città e per la città. E ancora si può continuare a ritenersi capoluogo se si perde la Camera di Commercio, se non c’è nessuna garanzia sul polo ospedaliero, se la Provincia ridotta a mero limbo per l’impiego pubblico non ha più significato? E nel caso della macroregione (speriamo nell’accorpamento con l’Umbria e non in quello innaturale con l’Abruzzo) qual è il ruolo di Macerata? Diventa fulcro di un’area vasta o periferica? La storia ci insegna che con l’Unità d’Italia Macerata si trovò ad essere da città grande in un piccolo Stato (quello Vaticano) a città piccola in uno Stato grande. Ma allora reagì mobilitando le forze economiche, intellettuali e sociali.
E ancora: il destino economico di Macerata è di candidarsi a generare nuova imprenditoria oppure di continuare a vivere (ma per quanto?) di stipendi pubblici? Il consumo di suolo continuerà o avremo una nuova visione del territorio come fattore competitivo? Continueremo a vivere di un terziario a basso valore aggiunto e ad alto rischio d’infiltrazione criminale o cercheremo una terziarizzazione produttiva della città? E le politiche sociali saranno di mero assistenzialismo o ci preoccuperemo di far diventare gli anziani risorsa e i bambini futuro? La questione demografica diventerà centrale o continueremo a invecchiare deperendo? E’ su gli scenari di fondo che si gioca il destino della città e di questi scenari per ora non si vede contezza. La politica maceratese pare ragionare in un perimetro angusto come se oltre fosse tutto immobile, invece tutto si muove a una velocità rispetto alla quale non solo i politici, ma la città medesima sembra non tenere il passo. Ecco perché professor Pantaleoni ci servirebbe una sua lezione. Partendo dalla sua intuizione secondo la quale stanno emergendo “aristocrazie di nuove clientele”. C’insegni per favore ad evitare questa prevaricazione per evitare di trovarci a palazzo Civico qualcuno di ci tocchi pensare: “Qualunque imbecille può inventare e imporre tasse”.
Con ossequi.
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Grande Carlo,
una disamina eloquentissima e totalmente condivisibile. Come però l’illustre concittadino preferì non rimanere ad insegnare a Macerata, io ho la sensazione che i nostri contemporanei che tentano alla buona di porsi nella sua scia abbiano disertato di molto le scuole (al di là di quelle che sfornano titoli, ma per le quali – come già ho detto – ormai serve la raccomandazione per farsi bocciare). Non senti, dalle loro bocche, la gredevolezza di un pensiero largo, ma nemmeno una sintesi che tradisca un retrobottega ricco di formazione e non soltanto di informazioni; ma (e qui l’appunto è per te…) anche la cultura non può darsi in pasto al mercato se prima non si sotiene e non si sostenza della propria storia e delle proprie qualità.
Un tempo c’erano delle scuole di formazione politica: anche quelle ideologiche di bottega erano meglio di questo squallore generalizzato e omologante. Bisognerebbe riproporle: anche perché se intervistassimo i nostri politici sullo Statuto del Comune e sulle leggi che lo regolano e governano, nonché – tanto per gradire – su alcune faccende di cultura generale, financo solamente scolastica, non so quanti saprebbero guadagnarsi la sufficienza…
Altro che Pantaleoni, caro Cambi! Ha fatto bene, lui, ad emanciparsi dalla terra natia…
Cambi , lei collabora con Cronache Maceratesi . Questa testata ha partecipato, alcune settimane fa, alla conferenza stampa in cui il gruppo di lavoro di Macerata Bella (Nuovo Corso Pd) ed il circolo Aldo Moro hanno presentato un documento che affronta il tema dello sviluppo, anzi del nuovo modello di sviluppo, di Macerata, con la prospettiva di cui lei parla nell’articolo. Lo stesso direttore Zallocco ne ha ricevuto una copia digitale. I contenuti di questo documento, che noi stessi consideriamo ampiamente certamente migliorabili, non sono certamente all’altezza dei riferimenti che lei ci propone nell’articolo; ma forse, se volesse attingere a questa fonte informativa interna, potrebbe scoprire che la nostra città non è proprio quel deserto di riflessione politica di cui lei parla.
Bravissimo!
Caro Carlo, la realtà è purtroppo quella che hai descritto e, forse, per Macerata ancora più grave. L’intelligente riferimento a Maffeo Pantaleoni è particolarmente appropriato anche perchè il suo avo, Avv. Pantaleone Pantaleoni, è quello che risolse definitivamente nel 1824 l’aspra diatriba politico-economica che aveva paralizzato la realizzazione dello Sferisterio. Sappiamo quanto quel grande appalto consentì di fronteggiare la terribile crisi economica che allora colpì la città; conosciamo anche l’importanza strategica di quella scelta straordinaria presa dentro un disegno politico-programmatico di rilancio competitivo della città. Disegno comprendente anche la modernizzazione e realizzazione di nuove strade, insediamenti industriali e residenziali, riqualificazioni urbane di ampia portata ecc., che si riveleranno in seguito fondamentali per la scelta di Macerata come sede dell’expo regionale del 1905.
Si tratta solo di esempi su come si muovevano le elites storiche maceratesi.
Non oso fare paragoni con l’attualità, tuttavia basta ricordare come con due semplici atti politici (una interrogazione parlamentare per l’annullamento dell’appalto in concessione della strada intervalliva nord, e una determina regionale che cancellò l’intera armatura urbana prevista nel PRG), assunti tra il 1993 e il 1994 su impulso di politici locali, è stato possibile produrre la più grande paralisi e disorientamento progettuale nella storia cittadina. La città è stata colpita proprio su quelle dotazioni di base essenziali per fondare qualsiasi ipotesi di crescita economica, anche in vista di un diverso e più avanzato modello di sviluppo.
diceva bene pantaleoni ..”qualunque imbecille ” , purtroppo e pieno di…….
Ai tempi di oggi, se uno con le idee ammirevoli del professore Maffeo Pantaleoni, si candidasse in qualsiasi pubblica amministrazione del nostro paese, sarebbe deriso da tutti gli avversari per il semplice fatto di essere onesto.
Qui , secondo me, Cambi ha superato sé stesso, con una serie di richiami centratissimi e con l’alzare veramente il tono di una più che scadente campagna elettorale tutta giocata sul filo dei personalismi e gli opportunismi, dove ognuno spaccia come programma elettorale una merce stantia di diversi anni, senza mai spiegare bene come, con quali mezzi finanziare.
Voglio cogliere uno fra i temi citati da Cambi , quello relativo al ruolo autentico (e unico) che spetta all’università, per svolgere il quale non è necessario che entri fisicamente nei palazzi della politica, come è stato avanzato da Mandrelli col dargli un assessorato, ma serve, semmai, che la politica ritrovi il suo ruolo di indirizzo amministrativo e che poi , di concerto con l’università sviluppi un ‘orizzonte di crescita comune.
L’università , nella città, dovrebbe essere come una sorta di arbre magique, un diffusore di cultura a tutto campo e in ogni occasione. Si può dire questo dell’Università di Macerata? Faccio un parallelo urbanistico per facilitare la risposta.
Università di Urbino, rettore Carlo Bo. Nel ’64 si conclude il primo piano regolatore affidato all’architetto genovese De Carlo quattro anni prima, come pure il progetto dei Collegi universitari gli era stato affidato dal rettore Bo. Successivamente nel ’94 si compie il secondo piano regolatore generale , dove sempre De Carlo porta a termine altri progetti per conto dell’università. Il risultato di questa stretta collaborazione tra i due enti, comune ed università, non è la mera realizzazione di sedi universitarie, ma una vera e propria produzione culturale che investe l’intera città. Significativa in questo senso, la motivazione di Carlo Bo nella scelta dell’arch. De Carlo ritenendolo ” “un rivelatore prima ancora che un costruttore”.
Ora passiamo a Macerata, prima giunta Meschini, la nuova sede universitaria nel quartiere le Vergini, neanche tanto originale nel progetto, dove sono state tirate su delle mura e nulla più. A cosa fa da raccordo quella struttura ? Quali legami ha con la cultura, la storia, il paesaggio di Macerata?
A Macerata, rettore e costruttore uniti nella stessa persona come in una figura mitologica. Tutto il resto, prg, incarichi professionali, affidato alla politica dei partiti.
Silvano Iommi , ancora più nella pratica, ha portato uno dei migliori esempi che potesse portare di cosa significhi pianificazione, e il legame che c’è tra questa e sviluppo. Adesso mi tocca essere autorefenziale, però non è un caso che anche su queste pagine scrissi la scorsa estate dell’importanza di cogliere nel seme del passato con l’esposizione regionale tenuta a Macerata nel 1905, l’opportunità presente e futura data da Milano Expo 2015.
Ma qualcuno dei tanti candidati sindaci, delle tante liste, ha forse raccolto il guanto, ha pensato di cercare appoggi nei candidati anche locali che si presentano alla regione ? Ma via! Troppo occupati tutti a sgomitare con la calcolatrice in mano nella conta dei voti e col telefonino sull’orecchio per ordire le loro trame elettorali . Quindi non è vero, che nessuno sia partito dai programmi per presentare un progetto politico su altre basi che andava a coinvolgere ogni settore pubblico, privato , enti, associazioni di categoriai; un progetto totalizzante, appunto, proprio secondo la veduta più ampia egregiamente illustrata da Iommi.
Nella corsa al potere tutto si annulla e si dimentica: la biblioteca Mozzi -Borgetti ha ricevuto gli ottomila volumi di Maffeo Pantaleoni, ma la città non riesce a mantenere dignitosamente il bel tempietto dove riposano Diomede e Maffeo.
Parole sante (quelle di M. Pantaleoni), ma ahimé perle ai porci.
Attenzione però ad elogiare il Renzi…
https://www.cronachemaceratesi.it/2013/12/05/da-villa-lauri-allo-sferisterio-la-massoneria-nellurbanistica-maceratese/407693/
Questo articolo ha girato per diverse Procure della Repubblica e in Parlamento ; credo che il clima sia ora cambiato dopo la eliminazione (parziale ancora ) del finanziamento pubblico dei partiti e l’azione severa e tenace della Magistratura . Ma abbiamo tanto da recuperare per costruire una vera democrazia della partecipazione e della diffusione di una coscienza civile .
IL RAPPORTO FRA ELETTI ED ELETTORI
Mancavano molte settimane per la presentazione delle liste per le elezioni regionali ;mi venne rivolto ripetutamente l’invito di prendere coscienza che la posta in gioco non era disprezzabile qualora fossimo riusciti a strappare due seggi per costituire il gruppo consiliare : una sede, due segretarie,somme di denaro mica male … insomma da emerito ignorante della materia non capivo che non bastava essere eletti ma bisognava soprattutto spendere poi per il rapporto con gli elettori per mantenere la poltrona perchè una volta scesi da essa sarebbe stata poi difficile la vita . E come non credere alle parole dell’esperto e navigato professionista della politica che ricominciare una vita dopo la politica è difficile quando poi ti capiterà , benchè prima bravo e rispettato, che tutti ti avrebbero girato le spalle soprattutto se un mestiere non lo hai mai avuto . Ma tra me e me pensavo che poi un buco tanto lo avresti trovato o te lo avrebbero trovato e non vedevo quale sarebbe stato il problema .Non capivo niente e quindi deduco che se non ti trovi in certi luoghi non puoi sapere quanti giri può consentire una poltrona .
Una sede , due segretarie, denaro , ma se tanto porta tanto immaginare quali sarebbero state le prebende e l’introito dei gruppi consiliari più consistenti e già formati sembrava una esagerazione . E già , per essere rieletti bisognava conservare il rapporto tra eletti ed elettori ( ‘mai perdersi di vista’ diceva ai suoi dal palco il buon regista Moretti .. tra tante balle ad uso e consumo di tanti che non credono se non toccano con mano) che non è altro che un metodo e quindi un sistema di potere a spese del cittadino per conservare ed estendere il consenso per la perpetuazione di se stessi sulle poltrone evitando ogni genere di ricambio o di modificazione degli apparati .
Fu allora che capii subito che la nostra idea di occupare due seggi, pur con ogni buon proposito di cambiare quei sistemi , sarebbe stata impossibile da realizzare perchè in qualche modo saremmo stati stroncati sul nascere a causa di qualche inganno artatamente orchestrato e così è stato veramente e non se parlò più . Fu allora che iniziai a parlare che nelle Regioni i soldi venivano buttati dalla finestra e da allora mi è rimasto solo l’ orgoglio che oggi tanti usano quella espressione bislacca ma verace che allora suscitava solamente una sorta di leggera ilarità .
Ma ragioniamo! Se in ambiti regionali e nazionali gira tanto denaro che ti consente di avere una agiatezza senza limiti, è facile intuire che con il breve volgere di poco tempo , come è nella natura umana delle cose ( l’occasione fa l’uomo ladro ), si cristallizzi dei metodi e dei comportamenti che anche involontariamente sono poi simili tra tutti i partecipanti alla stessa mensa . Per colui che cerca di cantare fuori dal coro come è avvenuto per la Presidente della Regione Lazio la Polverini non credo sia facile vivere o sopravvivere : gli ostacoli diventano isormontabili se non ci si piega ad un certo entourage di sottaciuto malaffare .
Sotto la parvenza di spese per il rapporto tra eletti ed elettori si maschera quindi un sistema ed una strategia che supera ogni concetto vero di democrazia per addentrarsi nel più calzante sistema che potremmo definire di associazione a delinquere di stampo politico ,qualora si potesse parlare di questo nuovo titolo di reato .
Fino a che il sistema porta a convegni pressochè inutili e fasulli sino alla nausea pur di avere visibilità o alla propaganda di un fare che maschera solamente ostentazione o a sotterfugi tesi al sedicente recupero delle spese elettorali nonstante i rimborsi cospicui con cui tanti sono divenuti possidenti di ricchezze o di patrimoni senza colpo ferire o, se vogliamo, fino a che ci si si limita alle ostriche e a tante fesserie o buffonate perchè ancora non si è abituati a tanta abbondanza come è capitato per il buon Fiorito, saremmo ancora nei limiti di una degenerazione politica rimediabile seppur esposta agli interventi della Autorità Giudiziaria (ma non sempre) ; ma quando porta alla alimentazione di una vera e propria macchina elettorale con tanti tentacoli diffusi in ogni ambito della Pubblica Amministrazione , del sistema delle imprese e dei mezzi di informazione che non può non essere costosa e ben oleata , non credete cari Signori Giudici che siamo già ben oltre la casta ed il precipizio della democrazia ?( ma su tale degenerazione gravissima l’Autorità Giudiziaria , purtroppo , nulla può )
In quest’ultimo caso sarebbe come sedersi chi ad una trattoria vastissima ove si paga il giusto e si mangia in silenzio senza fare rumore perchè così si è tutti uguali difronte alla legge e nessuno se ne accorge e chi invece si siede senza badare a spese a ristoranti di lusso ; ma il bello è che tutti gli avventori sono solidalmente uniti dal vincolo della continuazione per depredare a loro favore le risorse dello Stato (che simo noi) per un esercizio inestirpabile del loro potere . A questo punto il cittadino non conta nulla e le parole sono utilizzate con inganno ( vedi sopra quanto al regista Moretti .. ) e con il preciso fine che l’elettore è solamente uno strumento per un consenso che permetta la perpetruazione della occupazione della poltrona e quindi, per dirla in termini allegorici, della occupazione senza problemi delle trattorie o dei ristoranti da parte di moltissimi affiliati e spalleggiatori . Alla società è stato così messo un cappio che non le consente di muoversi perchè quel sistema fraudolento e criminale è destinato a rimanere stabile e non può rimanere stabile se non riproponesse se stesso all’infinito con le solite cariatidi : il compito che si è assunto Renzi appare rispettabile .
Dalla casta al terzo livello della mafia e quindi alle brigate rosse , ai sistemi di destabilizzazione con ogni mezzo ed in ogni ambito , alla demonizzazione dell’avversario e alla sua eliminazione per via giudiziaria , alle intercettazioni e alla loro pubblicazione e alla diffamazione del non allineato alla cinghia di trasmissione o del contestatore , il passo è breve . La forza d’urto della casta così ulteriormente organizzata con mezzi e con scopi criminali e delittuosi è tale sulla società ed il suo libero districarsi che si riesce a creare una sorta di sottomissione e addomesticamento delle coscienze e , soprattutto , dei voti . Questo articolo farà tanto male che per molti spudorati sarà insopportabile non solamente leggerlo ma anche sentirlo vero .
La Polverini pur con tante insidie doveva restare dove era perchè non solamente nella Giunta ma anche in Consiglio si fosse portato a galla quello che è veramente un sistema legalizzato di malaffare e generatore di mafia devastante in molti casi .
Macerata 21/9/2012
Avv. Giuseppe Pigliapoco
Parole, parole, parole.
Ascoltami.
Parole, parole, parole.
Ti prego.
Parole, parole, parole.
Parole, parole, parole, parole, parole soltanto parole. Non Cambi mai, non Cambi mai, non Cambi mai!!!
Caro Cambi, invece a me pare che, al di là dell’eloquio fluente (complimenti sinceri!) e del tono da divertissement (e lei pare si sia divertito proprio molto), stia rischiando di parlare di una città che ancora conosce poco.
Intanto dovrebbe farsi raccontare da qualcuno che Macerata si ricorda bene di Maffeo Pantaleoni e il Comune (in particolare le amministrazioni Maulo e Meschini) con il deputato maceratese Valerio Calzolaio sono stati protagonisti nel far ritornare a Macerata la sua immensa e preziosissima biblioteca di oltre 70.000 volumi, da qualche anno consultabili alla Biblioteca Mozzi-Borgetti. E poi, caro Cambi, per quel che risulta a noi maceratesi (e basterebbe leggere la lapide sulla sua tomba oltre che le sue biografie), Maffeo Pantaleoni all’Università di Macerata ci ha anche insegnato.
Ma veniamo ad alcune sue affermazioni più attuali.
Per esempio sul fatto che anche Macerata sarebbe amministrata da “imbecilli, capaci solo di imporre tasse e non ridurre spese per dare servizi efficienti” … che contrasta con il fatto che a Macerata, nonostante i tagli pesantissimi alla finanza locale, le tasse non si aumentano, i servizi sociali sono al massimo tra le città italiane e con la raccolta differenziata al 77% il Sindaco Carancini ha programmato una diminuzione della TARI …
E poi certo, come scrive il Pantaleoni (e non è il solo) la classe dirigente deve rinnovarsi di continuo, ma occorre però anche accordarsi sulla congruità di un ciclo di rinnovamento e converrà, per esempio e per essere concreti, che due mandati per un Sindaco sono necessari oltre che sufficienti …
Ma poi è così vero, come lei scrive, che a Macerata in questo avvio di campagna elettorale “nessuno si occupa di economia, del bene comune, di indicazioni prospettiche”?… per di più “senza indicare né il punto di arrivo né il percorso”? … e che “non si è vista nella dialettica delle primarie [del PD] una indicazione chiara di programma”? … Caro Cambi, provi a cambiare un po’ anche lei e partecipi, per esempio, alle assemblee delle primarie; sentirà così parlare con le sue orecchie di cose concrete, realizzate e da realizzare, e toccherà con mano anche l’impegno con cui nel PD (almeno da parte di un bel gruppo) si è messo mano a un programma che guarda al futuro della città, affrontando proprio quello che anche lei considera “il tema chiave: la centralità di Macerata” … Non ha mai sentito parlare del documento “LINEE D’INDIRIZZO DI UN PROGRAMMA PER MACERATA: una città innovativa, colta, sostenibile ed inclusiva”? Eppure è stato anche presentato pubblicamente e CM ne ha scritto con il giusto risalto (https://www.cronachemaceratesi.it/2015/01/10/macerata-una-citta-da-riprogrammare/611226/), pubblicandone persino il testo integrale (tuttora pubblicamente scaricabile da http://cronachemaceratesi.cmcomunicaziones.netdna-cdn.com/wp-content/uploads/2015/01/linee-di-indirizzo-di-un-programma-per-macerata.pdf).
Certo, tutto è perfettibile e implementabile, soprattutto visto che le elezioni si terranno a maggio, e sulle specifiche proposte di dettaglio si dovrà lavorare per inserirle in quella cornice strategica, comunque già offerta a tutti per ragionare sul futuro di Macerata.
Caro Cambi, certo che se Maffeo Pantaleoni fosse ancora qui avrebbe potuto ben dare una mano come lei ha avuto modo di chiedergli, ma intanto proviamo a mobilitare le forze in carne e ossa su cui invece possiamo contare, nei partiti e fuori dai partiti, nelle Università, nelle associazioni e nella città … e se vuole si faccia vivo anche lei.
La saluto con viva cordialità.