di Filippo Davoli
Siccome avremmo tutti buoni argomenti per piangere, il buon Dio ha creato la figura del corsivista umoristico, ossia quel personaggio che – grazie alla fluidità della penna – riesce a fissare in poche ma curiose parole alcuni fatti della vita quotidiana, offrendone però un taglio interpretativo diverso dall’usuale, e riuscendo proprio per questo umoristico, divertente. Purtroppo, però, il buon Dio non deve aver considerato (ai tempi in cui ha ideato il corsivista le cose andavano un po’ meglio) che la realtà avrebbe superato la penna del pur volenteroso corsivista. Il quale, ovunque si volti, vede una realtà talmente assurda da chiedersi se la concorrenza non debba considerarsi sleale.
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Prendiamo il nostro presente, in Italia, col balletto per l’individuazione di un presidente della Repubblica. Il suo identikit lo vuole al di sopra delle parti, in grado di ricreare l’armonia salvaguardando le istituzioni, legato all’Europa, onesto (no, questo non l’hanno detto: lo pensiamo noi cittadini), possibilmente giovane (nemmeno questo hanno detto. Ma questo non l’abbiamo osato pensare nemmeno noi cittadini, ben consapevoli che per quel ruolo in genere si va dai 75 anni in su). Chi potrebbe essere? I lettori di un noto quotidiano hanno puntato su Giancarlo Magalli. Che dovrebbe lasciare basiti se, di fronte al bailamme sempre più avvilente della politica nostrana, quel nome non sollevasse qualche – sia pur remota – replica del tipo “Oh, quasi quasi… perché no?”. In fondo, tra beppigrilli e ivezanicchi, ombrettecolli, e prima ancora gerriscotti, ginipaoli e leemassari, fino anche alle ciccioline, l’unica categoria dello spettacolo a non essere ancora entrata nel Palazzo è quella dei conduttori. Possiamo farcela sfuggire? Possiamo evitarci anche questa? Il buon senso direbbe di sì. La statistica, purtroppo, potrebbe dire di no. Ci salvano (se di salvezza si può parlare) gli interessi forti, i tiri incrociati, i patti del Nazareno e altre camarille.
Un’ideale passaggio del testimone tra monsignor Carboni e monsignor Marconi
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L’unico Nazzareno che ci sta conquistando (a noi maceratesi, dico) è Nazzareno Marconi, vescovo della diocesi: tratto umano e franco che ricorda da vicinissimo quello di Tarcisio Carboni, pur essendo un biblista di fama (oltre che autore di numerosi saggi), lo trovi sempre sorridente in mezzo alla gente, proprio come uno di noi. Il vescovo Nazzareno è davvero una di quelle figure che fanno bene, vicino alle quali si respira una buona aria, incoraggiante e solidale. Chissà se tra i suoi programmi ci sarà quello di avviare il processo di beatificazione del suo predecessore Tarcisio? Il corsivista umoristico, dismessi per un attimo i panni dell’irrisore, coglie l’occasione per segnalare una gran quantità di testimonianze, raccolte negli anni, da parte dei fedeli maceratesi (ma anche santelpidiensi, fermani e brasiliani) su quel buon vescovo indimenticato e indimenticabile, che viene ricordato da tutti come un “pastore con addosso l’odore delle pecore”: sentire papa Francesco che delinea i caratteri ideali di un prete e di un vescovo, inevitabilmente fa apparire al ricordo l’immagine di mons. Carboni. Tra l’altro, quest’anno ricorre il ventennale della scomparsa. Sarebbe davvero bello.
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Ma noi eravamo impelagati, oggi, con elezioni, nomi papabili per il Quirinale; e di qua candidati sindaci, candidati alle primarie, destri, sinistri, centrosinistri, centrodestri, centrodestri che virano a sinistra, sinistri che si reinventano civici, nomi indicati che non sapevano di esserlo, nomi non indicati che spererebbero di esserlo, e chi più ne ha più ne metta. (Breve digressione nuovamente ecclesiastica: magari i nostri politici – nazionali e locali – avessero la grazia dello Spirito Santo per scegliere i nuovi rappresentanti istituzionali con la stessa rapidità e sapienza mostrata dai cardinali di Santa romana Chiesa… Fine della digressione).
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Nel frattempo, prosegue a ritmo serrato il lavoro sulla Torre dell’Orologio, per il ripristino del meccanismo dei Re Magi (erroneamente chiamato “dei pupi”). Sarà, è dato credere, un bel gingillo presso il quale tentare il riscatto – se non altro visivo – dalle penose vicende cittadine. A patto che, tale e tanta è la confusione che ogni campagna elettorale porta con sé, incastonati sul meccanismo non appaiano – agli occhi snervati dei maceratesi, al posto dei magi – i politici nostrani in bella mostra di sé. Sarebbe il massimo del minimo. E io mi vedrei costretto a rassegnare le dimissioni: realtà batte corsivista umoristico 10 a 0.
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ho letto l’articolo, a dire il vero proprio stasera ho visto in TV Liguori con la maschera di Magalli come probabile futuro capo del governo, stava scherzando, non lo so, il fatto che si sta influenzando la gente e non cosa seria, riguardo al Vescovo,Nazzareno, io non lo conosco e non posso dire se è come il nostro Indimenticabile Tarcisio. Nella mia Parrocchia Sacro Cuore che si è vuotata, ancora non sta facendo niente e non è cosa buona. avrà le sue buone ragioni, non lo so Filippo, Come campagna elettorale se invece intendi per Macerata a me e a tanti non credo che l’orologio c faccia votare Carancini. Tu Filippo seguita a scrivere e informarci, ciao.
Conosco poco l’attuale vescovo, anche perché non sono un vero credente né tanto meno un praticante. In effetti, quanto a raffronto con i predecessori, da spettatore “esterno”, ma naturalmente interessato alle questioni del culto cattolico (“Non possiamo non dirci cristiani” come scrisse, mi pare nel 1942, Croce, mi pare sintetizzi la sostanza della questione per chiunque sia compos sui quanto alle proprie radici), m’augurerei che avesse quanto meno lo stesso carattere deciso e schietto del suo immediato predecessore Giuliodori, del quale apprezzavo praticamente tutto.
In tempi di scolorite parrocchiosità, inchiappettanti con la modernità sotto vari profili (socio-profili, progresso-profili, intregrazionistico-nuovoitalianistico profili, stile Bergoglio che corre a Lampedusa quando sprofonda il barcone con un mucchio di immigrati e praticamente impone all’Italia il varo dell’operazione di scafismo di stato c.d. Mare Nostrum, cum pecunia mea, per lo svuotamento indolore del continente africano e il suo travaso in Europa, e conseguenti articolesse inneggianti alla beata soddisfazione e alle virtù della c.d. accoglienza), ebbene in questi tempi strani, Giuliodori, con le sue prese di posizione nette, con le polemiche che i cretini della sopradescritta italia socio-tutto gli indirizzavano (memorabile quella per la lapide di San Filippo, dove sarebbe stato “reo” di aver lasciato inciso il proprio nome …), perché a questi gli duole tanto il dente quanto si trovano ad avere a che fare con uno che non scolorisce verso sorridenti buonavolontaristici atteggiamenti da pretino sociale, ma con uno che fa il prete e basta, Giuliodori, a me piaceva. Mi ricordava le mie mai abbastanza rimpiante suore di Maria Consolatrice, che m’hanno dato l’istruzione delle scuole elementari e che, buone e care, quando dovevano tirare uno scappellotto a un pelandrone, lo tiravano.
Vedremo un po’ questo Marconi, che tipo di prete vorrà essere.
Caro Bonfranceschi,
l’errore più macroscopico che si può commettere, nell’interpretare gli stili di vita dei vescovi (come dei papi), è quello di credere che siano ognuno un “apax legomenon”, ossia un caso unico nella Storia che a suo proprio capriccio modifica Magistero e Dottrina. In realtà non è così e, se uno va a leggersi i documenti (senza fermarsi ai tagli interpretativi della stampa o ai servizi televisivi), scopre che c’è un sottile ma tenace fil rouge che lega tutti i pastori alla stessa fonte indissolubilmente e senza soluzione di continuità. Poi, ovviamente, gli stili (l’umano, per così dire), quelli sì, cambiano da persona a persona. E nel Cristianesimo c’è posto tanto per i Giovanni XXIII quanto per i Pio XII, tanto per i Wojtyla quanto per i Luciani, tanto per i Ratzinger quanto per i Bergoglio. Non cambia uno iota del Cristianesimo: semplicemente si incarna in realtà contingenti diverse. Mons. Marconi, a mio modo di vedere (ma non solo mio, le assicuro… e il popolo ha un fiuto infallibile, in queste cose), ricorda da vicinissimo Mons. Carboni: la sua umiltà, la sua semplicità, la sua cordialità, finanche la sua simpatia. Senza nulla togliere agli altri due vescovi che ci sono stati in mezzo, tra l’uno e l’altro. Anzi, a contrapporli sui contenuti della predicazione si commette un errore marchiano. Se però come tratto umano il vescovo attuale richiama alla mente l’amatissimo Tarcisio Carboni, anche su questo non ci si può fare nulla.
Hai ragione ragione, Filippo, quasi su, sei stato, anche troppo gentile con il signor Bonfranceschi, anche se ha detto che è lontano dalla Chiesa. Il Vescovo Giuliodori, è stato mandato dal Papa Benedetto sedicesimo, a fare l’Amministratore generale pontificio, all’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano e Roma, non ha più Diocesi e fedeli. tragga lui le conclusioni. Anche io penso che forse il Vescovo Nazzareno Marconi sarà un bravo Vescovo, perché è stato molto tempo con i francescani, e so per quello che mi riguarda, che i Francescani., hanno pensieri e stile di vita, molto diversi di altri Ordini. Penso ai nostri Francescani (che chiamiamo Cappuccini), sono tutta un ‘altra cosa. Speriamo che il vescovo Nazzareno si avvicini molto al modo di porsi, al nostro caro Vescovo Tarcisio.
Il Vescovo perfetto non esiste; ognuno è fatto a modo suo con i suoi pro e i suoi contro. Il vicariato dipende anche dalle persone, associazioni che gli girano intorno a darne una buona o cattiva fama, tra intrighi raccomandazioni e quant’altro.
Giandorico Bonfranceschi vede bene in Giuliodori quel tratto netto di vescovo protagonista di una chiesa ruiniana e ratzingeriana, oggi nelle catacombe, che non chinava la testa nelle battaglie culturali, quelle giuste e quelle sbagliate, e neppure cercava furbescamente di addomesticare la dottrina agendo bonariamente sulla pastorale. Pero’ non si puo’ proprio dire che Giuliodori abbia fatto il prete e basta… La giusta puntualizzazione di Filippo sottovaluta un po’ il peso della personalita’ dei pastori nella vita e nella storia della chiesa. La dottrina, il magistero e la fede stessa non dipendono dalla storia del mondo e dalla umanita’ dei singoli ma non sono impermeabili ad esse, altrimenti lo Spirito (Santo) non soffierebbe dove vuole (anche nei conclavi).
Caro Davoli,
cambia cambia, lei ha voglia se cambia, fra Pacelli e Ratzinger, o Montini e Bergoglio. Certo la Chiesa è come la sua ex filiale di riferimento politica, la Democrazia Cristiana: è consapevole dei tempi e s’atteggia di fronte a essi, in un modo o nell’altro. Poi, può atteggiarsi con la frontalità aggressiva di Pacelli, che per fare propaganda contro il Fronte Popolare alle elezioni del 1948 sguinzagliò i mai abbastanza lodati Comitati Civici di Luigi Gedda, trascinando dietro di sé le allora già parzialmente riluttanti truppe democriste, dove fioccavano già quelli che invece anelavano ad abbracci con il comunismo (Dossetti e altre lacrimose parrocchialità sociali come lui …), può fare come Ratzinger, che a Ratisbona disse chiaro quello che andava detto su un Islam rimasto ai tempi di Maometto II (e poi assai poco spalleggiato da un episcopato che tutto voleva tranne che atteggiamenti recisi e frontali, e quasi lo costrinse a una imbarazzante precisazione-ritrattazione), o può fare come Bergoglio, che quando due porci fanatici mussulmani assaltano un giornale e ammazzano un mucchio di persone, fa il fagiolone e dice: “Ah, beh, certo, questo non si fa; però, certo che se a me mi insultano mamma pure io meno …”.
Tempi diversi, e quindi, in qualche modo, per riprendere e dire che non condivido quanto da lei affermato sugli “hapax legomenon”, mi pare che non sia vero che le persone che stanno ai vertici della Chiesa non si possano giudicare, anche, ciascuno come casi a sé. I vescovi che all’ultimo sinodo sulla famiglia, di Ottobre 2014, rumoreggiavano quando venivano proposti i documenti che Bergoglio propinava, tutti concentrati su capitali problemi quali l'”accoglienza” verso gli omosessuali o la Comunione ai divorziati, questi vescovi capivano bene che il Papa che avevano davanti, Bergoglio, che li guardava sornione (perché sapeva che alla fine i riottosi se li sarebbe cucinati all’appuntamento successivo) suonava musica ben diversa da quella che suonava, che so, Pacelli, che invece si preoccupava meno di accoglienze verso gli omosessuali e più di strigliare De Gasperi quando questi partecipava a governi con Togliatti. E certamente, sempre per rimanere in quelle epoche, non difficile immaginare cosa avrebbe detto e fatto Pacelli, si fosse trovato di fronte alla carneficina e alla pulizia etnica e culturale dell’ISIS che, negli stessi momenti in cui i padri sinodali di ottobre 2014 si accaloravano intorno a così gravi questioni come, appunto, l’atteggiamento verso gli omosessuali, toglievano dalla faccia della terra e dalla geografia umana del Medio Oriente i Cristiani più antichi, quelli della Siria e dell’Iraq. Io, appunto da non vero credente e per nulla praticante, non ricordo che flebili belati di Bergoglio o di altri gerarchi. E manco l’organizzazione di veglie di preghiera nelle parrocchie dell’intera cristianità mondiale, manco un’invettiva degna del momento, manco niente che fosse pari alla bisogna. E poco anche in occasione degli altrettali stermini in ragione di migliaia, quando i Boko Haram in Nigeria attaccano villaggi cristiani arrostendo nelle fiamme 2.00 persone qui o rapendo 800 altre là, o gli Shabab mussulmani somali in Kenya razziano i villaggi e i centri commerciali, ammazzando le persone a mitragliate o all’arma bianca, per poi magari castrare gli uomini esponendone i testicoli, e assaltano le corriere, selezionando mussulmani da cristiani e sterminando questi ultimi, per ritorsione alle operazioni che l’esercito kenyano conduce contro di loro in Somalia.
Bah. Papi che organizzano coalizioni di principi cristiani, fino ad arrivare alla distruzionen della flotta turca a Lepanto, e altri che fagioleggiano davanti ai cadaveri di una quindicina fra giornalisti, poliziotti, inservienti, clienti ebrei di un negozio di alimentari. Sì. Sempre più convinto che ciascuno di essi sia un “hapax legomenon”, a se stante, fra i quali l’unico fil rouge che colgo è il fatto che tutti vestivano o vestono di bianco, e vengono definiti Papi.
Scendendo per li rami e li rametti dalla Nigeria e dai discorsi di Ratisbona alla nostra realtà locale, quando lei nota che, se uno trova in un vescovo tratti umani simili a un altro, “non ci si può fare nulla”, io dico “ciccia”. Considerazione piana e condivisibile, come il fatto che l’acqua è H2O. Io seguito a dire che conosco punto il nuovo vescovo, sul quale nulla ho da dire, e che gli augurerei di essere uno che dice le cose che deve dire come le diceva il suo predecessore Giuliodori. E che mi frega se, come fa osservare Livia Cosma, adesso Giuliodori fa l’Amministratore Pontificio all’Università Cattolica.
Caro Bonfranceschi,
mi spiace farle notare che quando facevo politica (alcuni secoli fa…) militavo nelle file del Partito Repubblicano.
Ad maiora.
Quanto invece alla vecchia DC (che non è cambiata granché negli anni, tanto che Andreotti esclamò che “moriremo democristiani”), concordo: la politica dei due forni, in cui sono maestri insuperati e insuperabili, è quanto di più abbietto in circolazione.
@ Filippo
Le grandiose dicharazioni di intenti, sopattutto se fatte in ambiente curiale, lasciano molto il tempo che trovano.
La strada dell’inferno, del resto, è lastricata da buone intenzioni (così come molto probabilmente è lastricata delle anime di papi, vescovi e preti…)
Il novello vescovo, rispetto al precedente, è migliore??
Sicuramente…. Fuor d’ogni dubbio… Sono il primo a dirlo!
Ma è avvantaggiato, giungendo a Macerata dopo Giuliodori…
….Del resto rispetto al precedente, (quello della sua lapide funeraria sulla chisa di san filippo) anche uno qualsiasi fermato, per sbaglio, per strada lo sarebbe stato…
Il nuovo papa, almeno a parole, sembrerebbe un tantinello più “moderno” e “aperto” (poi bisogna pure intendersi per ciò che significano questi termini) dei predecessori.
Ma, almeno fino ad oggi, anche lui ha solo coltivato la vecchia “politica dell’annucio”, senza poi dare seguito a nulla…
Caro Gianfranco,
il taglio interpretativo ideologico priva di un’obiettività che invece starebbe bene, in bocca a una persona intelligente come te. Dici della strada dell’inferno lastricata di papi, vescovi e preti… ci saranno senz’altro: mi stupisce tuttavia (si fa per dire: non mi stupisce affatto!) che la tua disamina non prevede, sulla stessa strada, la presenza di socialisti e più in generale gente della casta a tutti i livelli! E non dirmi che qui si parlava di clero, perché il mio articolo comprende sia clero che politici.
Quanto poi al papa che non sta dando seguito a nulla… informati un po’ di più, caro: magari i nostri rottamatori-nuovi storiografi-e dintorni avessero fatto un decimo di quanto sta già rivoluzionando il papa in Vaticano!
@ Filippo
Ca va sans dire che la strada dell’inferno (se sicuramente lastricata delle anime di papi, cardinali e preti) sarà anche inevitabilmente lastricata da molti esponenti politici (di tutti i partiti, la corruzione non l’hanno mica inventata i socialisti, già decenni e decenni prima la Balena Bianca aveva dato ampia prova di corruttela, intrallazzi, scandali, ruberie e malaffare).
Ma se buona parte del tuo articolo “gira” intorno alle figur dei vescovi poi, le righe “dedicate” in generale ai politici, non possono essere la scusa per dire che l’articolo parlava di clero e politica, quando già dalle prime righe dai un taglio preciso invocando, per ben 2 volte, l’altissimo ( e qui ti sfotto: ma, da qualche parte non c’era scritto di non nominarlo invano?!? 🙂 )
Per quanto riguarda poi Bergoglio non mi sembra che, al momento, dopo le tante aperture “a parole” siano seguiti dei fatti concreti.
Si chi è lui per giudicare (e simili) fanno tanto politica-spettacolo (chissà perchè, poi, le esternazini avvengno sempre duante i voi papali; e non credo sia un caso) ma poi tutte queste supposte rivoluzioni sono, appunto, supposte, visto che tutto è come prima.
@ Cerasi
Caro Gianfranco, capisco tu non sia un vaticanista Ma visto che chiedi ti aggiorno:
– Bertone non è più segretario di Stato; al suo posto c’è Mons. Parolin, creato cardinale da Papa Francesco;
– la Curia non è più indipendente, bensì governata da un pull di sei cardinali esterni più il Vescovo di Castelgandolfo, che la stanno riformulando e riordinando avocando a questa commissione papale tutte le decisioni più stringenti, a cominciare da quelle sullo Ior;
– per la prima volta nella storia, un prelato implicato nel riciclaggio di danaro sporco è finito in galera perdendo tutti gli incarichi e rischiando la riduzione allo stato laicale, per volontà diretta di Papa Francesco;
– le nomine cardinalizie sono state stravolte da Papa Francesco: ad esempio, Torino e Venezia sono tradizionalmente sedi cardinalizie, ma il Papa non nomina gli attuali arcivescovi cardinali; mentre Perugia e Ancona, che non sono sedi cardinalizie, hanno attualmente in carica vescovi nominati cardinali; il Papa sta con questo sottolineando che – come dovrebbe essere sempre – le nomine cardinalizie sono diretta espressione della volontà del Papa e non titoli acquisibili per la sede in cui si esercita il ministero;
– è in studio anche la riforma delle diocesi italiane, che sono troppe e spesso minuscole, a confronto con quelle del resto del mondo; un’idea è quella di ridisegnarle sui confini delle province dello Stato, ma non è l’unica: potrebbe anche provvedersi all’accorpamento di più diocesi, indipendentemente dai confini repubblicani. Sta di fatto che, quale che sia la strategia che si vorrà adottare, il Papa sta in questo proseguendo sul calendario di riforma già avviato da Papa Benedetto XVI;
– non può infine sfuggire l’eccezionalità della “militanza” del Papa argentino a favore delle fasce più deboli, degli ultimi e dei lontani, contro l’economia capitalista che deforma e progressivamente distrugge tutto quello che incontra sul suo cammino.
Se tutto questo ti pare poco… A me, sinceramente, pare che – al di là dell’opportunissima elezione di Mattarella – la politica spettacolo la facciano i nostri politicanti da strapazzo. E ti sfido ad affermare il contrario!
in fin dei conti come e’ organizzata la chiesa cattolica non frega a nessuno….invece il fatto che abbia trattamenti fiscali di favore, partecipi alla vita politica di uno stato estero in modo inaccettabile,ricicli somme di denaro ingentissime per conto di organizzazioni criminali,protegga con scuse risibili delinquent comuni e cose come queste forse interessa di piu’….e ,fino ad ora, bergoglio non ha fatto molto….aspettiamo pazienti….
Caro Filippo
Non è tutto oro quel che luccica, anche se comprendo la tua ostinazione.
Che Bertone sia stato rimosso, in ritardo, è sicuramente un aspetto positivo, ma lo avrebbe già dovuto fare Benedetto XVI.
Il pull dei 6 cardinali, di fatto, conta come il 2 di coppe (biscola denari) in quanto il papa ha fatto ben capire che le decisioni NON saranno collegiali; insomma è solo un pool di meri suggeritori in quanto il monarca alla fine ha l’ultima parola, esattamente come era prima.
c’è sempre una prima volta; un <em<singolo atto positivo non cancella certamente tante altre cose negative che ancora ci sono
Sulle nomine cardinalizie non è altro che il solito gioco di potere, pesi e contrappesi.
Certo potrai farlo passare anche come “novità”, ma il risultato non cambia.
Da sempre il monaerca si circonda di fedelissimi e rimuove dai centri di potere i fedeli ad altri…
Che Benedetto XVI sia un riformatore è una tua visione; in tanti hanno invece percepito una sorta di restaurazione in molto di quello ceh ha dett e nel poco che ha fatto (basta vedere,ad esempio, la modernità di utilizzare certe vesti “strapassate” http://temis.blog.tiscali.it/files/2007/11/uid_114ef7e4e14.580.0.jpg)
Parli di un comportamento eccccccezionale quello che il futuro papa aveva nei confronti delle fasce più deboli della popolazione…
E qui mi destabilizzi… Ma come: non dovrebbe essere “normale” per un uomo di chiesa e non eccezionale tale comportamento???
Personalmente, senza entrare nei giusti commenti di Giuseppe sarnari, mi pare che per il momento ci sia molto fumo (anche posirtivo, chi dice il contrario) ma poco arrosto.