Raid razzista, un anno dopo
«Il sostegno a Traini è preoccupante»

I FATTI DI MACERATA - Sit in sotto la pioggia degli studenti alla Terrazza dei Popoli. Vicinanza alla famiglia Mastropietro, preoccupazione per chi ha appoggiato il folle gesto e per esponenti politici che minimizzano. «Dà fastidio che chi commemora Pamela deve essere di destra e chi ricorda la sparatoria di sinistra». L'ex sindacalista Francesco Migliorelli: «L'omicidio non deve diventare la foglia di fico per giustificare Traini»

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Alcuni dei partecipanti alla manifestazione di oggi

 

di Federica Nardi

Un anno dopo l’omicidio di Pamela Mastropietro e il raid razzista di Traini studentesse e studenti universitari reclamano il diritto di parola al di là delle fazioni politiche. Una ventina i presenti, sotto la pioggia, alla manifestazione organizzata alla Terrazza dei popoli di Macerata da Officina universitaria (lista più votata alle recenti elezioni d’ateneo). Presente anche Lorenzo Marconi, presidente provinciale dell’Anpi. Appeso uno striscione: “Non siamo razzisti”.

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3 FEBBRAIO 2018 – Gli spari dall’auto davanti all’H7 di Casette Verdini, Luca Traini in caserma, l’interno della Alfa 147 e la pistola, l’abbraccio tra un carabiniere e un poliziotto dopo che il 29enne è stato preso

«Dà fastidio il discorso che chi commemora Pamela deve essere di destra e chi ricorda la sparatoria di Traini di sinistra – ha esordito Savatore Renna, ex studente pugliese naturalizzato maceratese -. Bisogna fare un passo indietro rispetto al tifo da stadio. Chi ha rovinato all’esterno l’immagine della città è stata proprio la politica che ha fatto dell’omicidio di Pamela una bandiera da portare alle elezioni del 4 marzo». Quasi ogni intervento ha ricordato la morte della 18enne romana per cui è accusato Innocent Oseghale. I rappresentanti di Officina hanno abbracciato più volte, con i loro discorsi, la famiglia di Pamela, unendosi al loro dolore e condannando Oseghale. Ma rivendicano che non sia una scusa per alcuni esponenti politici e molti cittadini che minimizzano la sparatoria di Luca Traini, 30enne del posto che esattamente un anno fa ha seminato il terrore in città mettendosi a sparare dall’auto agli africani. I suoi sei bersagli, fortunatamente tutti salvi, scelti solo per il colore della pelle. Traini al momento sta scontando 12 anni di carcere, nella condanna anche l’aggravante per odio razziale.

«Riflettiamo insieme su questi fatti che hanno sconvolto la quotidianità – ha detto Lorenzo Di Tommaso, rappresentante di Officina -. A volte sembra che Macerata non sia stata colpita da un attentato. Molte persone sono dalla parte di Traini, e hanno detto che la sua unica colpa è stata di “non avere abbastanza mira”. Siamo rimasti sconcertati. Bisogna capire perché ha sparato e perché così tanta gente è dalla sua parte». Ai fatti di Macerata, prosegue Di Tommaso, è seguita «una diatriba politica squallida. Bisogna decostruire questa narrazione».

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3 FEBBRAIO 2018 – Un ferito in corso Cairoli soccorso da una passante

Francesca Bompadre rimarca il concetto: «Essere antifascisti non vuol dire essere di estrema sinistra. Come può essere un valore di un solo partito? E’ un valore fondamentale, su cui si basa la Costituzione. Ed è anche inconcepibile che non si possa parlare di antifascismo. Come si può dire che sparare contro i neri non sia un atto di razzismo? Cos’è allora? Inoltre – aggiunge, riferendosi alla manifestazione antifascista che nel 2018 ha raccolto diecimila persone il 10 febbraio -, è vergognoso che un anno fa alcune associazioni si siano tirate indietro per questioni meramente politiche». Trasversale agli interventi anche il problema del femminicidio, della violenza sulle donne e dell’aggressività verso gli ultimi: i poveri e i migranti.

Francesco Migliorelli, ex sindacalista, tenta al microfono un’analisi: «Macerata è un po’ razzista? Forse sì. Sicuramente c’è una delusione per le proprie condizioni di vita, che si trasforma nel respingimento per i diversi. Le persone in difficoltà trovano lo sfogo nei confronti dell’ultimo e non nei confronti di chi ha la responsabilità. Il pericolo è che le idee fasciste diventino la maggioranza in città. Dobbiamo impedirlo e darci da fare. L’omicidio di Pamela non deve diventare la foglia di fico per giustificare Traini. La voglia di fare del male per affermare il potere sta diventanto un modo di esprimere la propria ignoranza».

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