Luca Traini stringe la mano a Matteo Salvini, 22 maggio 2015 all’Abbadia di Fiastra (foto Cronache Maceratesi)
di Giovanni De Franceschi
Dalle parole ai proiettili, un passo appena. Come trovarsi sul ciglio di un burrone e vedere i piedi camminare verso il vuoto. Basta seguire l’ordine cronologico degli avvenimenti per vedere in controluce un filo sottile tra il barbaro assassinio di Pamela Mastropietro, l’arresto con l’accusa di omicidio del nigeriano Innocent Oneghale, i commenti che ne sono derivati (su Facebook e anche tra i candidati alle politiche) e la follia razzista messa in atto stamattina da Luca Traini.
Luca Traini oggi nella caserma dei carabinieri di Macerata
Ecco i fatti. Mercoledì mattina il ritrovamento del corpo fatto a pezzi e chiuso in due valigie della 18enne, la sera stessa il fermo del presunto assassino. Giovedì l’orrore di una barbarie senza precedenti per la nostra provincia entra “di diritto” nella campagna elettorale (leggi l’articolo) con il leader della Lega Nord Matteo Salvini che scrive: «La sinistra ha le mani sporche di sangue. Espulsioni, espulsioni, controlli e ancora espulsioni». E con lui altri candidati, che non hanno fatto altro che interpretare un sentire fin troppo comune fatto di odio e paura. Sicurezza e immigrazione due cavalli da corsa per ottenere voti. Tra botta e risposta, da destra a sinistra. Passano poco più di 24 ore e dalle parole si passa ai proiettili appunto. Alla follia razzista di Luca Traini (ex candidato al Consiglio di Corridonia propria con la Lega, con zero preferenze all’attivo) che si arma di una Glock 4, entra nella sua Alfa 147 nera, arriva a Macerata e inizia a sparare a caso agli africani che incontra per strada: sei i feriti che cadono sotto i colpi del 29enne, poi bloccato e arrestato. Nessun collegamento diretto per carità tra le parole dei candidati e la pistola di Traini, ma un filo sottile sì.
E la foto di una stretta di mano tra i due, del 2015 durante a convegno elettorale all’Abbadia di Fiastra (leggi l’articolo). «Il mandante morale dei fatti di Macerata – ha scritto invece senza mezzi termini Roberto Saviano – è Matteo Salvini. Lui e le sue parole sconsiderate sono oramai un pericolo mortale per la tenuta democratica. Chi oggi, soprattutto ai massimi livelli istituzionali, non se ne rende conto, sta ipotecando il nostro futuro». Ma l’odio è inarrestabile, come un ciclone. Così come la voglia di commentare, nonostante tutto. E così anche oggi, mentre il sangue di innocenti era ancora sui marciapiedi e sulla strade di Macerata, Forza Nuova, movimento che aspira e entrare in Parlamento se ne esce così: «Sarà politicamente scorretto, sarà sconveniente, in campagna elettorale nessuno farà un passo avanti, ma oggi noi ci schieriamo con Luca Traini. Questo succede quando i cittadini si sentono soli e traditi, quando il popolo vive nel terrore e lo Stato pensa solo a reprimere i patrioti e a difendere gli interessi dell’immigrazione. Mettiamo a disposizione i nostri riferimenti per pagare le spese legali di Luca, a non farlo sentire solo e a non abbandonarlo». Non solo una giustificazione a quanto fatto, ma un vero e proprio sostegno. E che dire di chi ha creato pochi minuti dopo l’arresto di Traini, il gruppo Facebook “Luca Traini presidente”? E’ durato sì e no un’ora il gruppo, ma aveva già collezionato una cinquantina di iscritti. E qualcuno era addirittura arrivato a scrivere in un commento: “Santo subito”.
La propaganda però continua, ed è proprio Salvini che torna di nuovo all’attacco. «La violenza non è mai la soluzione – ha scritto il leader del Carroccio – la violenza è sempre da condannare. E chi sbaglia, deve pagare. L’immigrazione fuori controllo porta al caos, alla rabbia, allo scontro sociale. L’immigrazione fuori controllo porta spaccio di droga, stupri, furti e violenze. Ma questo il signor Saviano non lo sa, lui non vive sulla sua pelle i problemi, le paure e le difficoltà di 60 milioni di italiani, italiani normali». Quindi qual è la soluzione? Ovvia, scontata, nel Salvini-pensiero: «Non vedo l’ora che il 4 marzo voi mi diate la forza per riportare ordine, tranquillità, sicurezza e serenità in tutta Italia».
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
De Franceschi perdoni ma in quella foto ci sono almeno 2 persone che conosco che non farebbero male a un moscerino. Adesso a dire che sia colpa di salvini perché lo dice il guru Saviano ce ne passa. Scusi ma il suo non è buon giornalismo. E dire che io adoro cronache maceratesi. Ha letto la lettera che Traini ha lasciato in macchina? La legga e aggiorni l’ articolo.
Schierarsi con Luca Traini in questa odiosa vicenda significa accettare che, sia pure per reazione ad una tragedia terrificante come quella di Pamela, si possa sparare addosso a cittadini di colore del tutto innocenti (mettendo tra l’altro a repentaglio la vita di chiunque, bianco o nero, fosse nei paraggi).
Significa riproporre la bestiale prassi nazista delle rappresaglie (per ogni soldato tedesco ucciso nelle città occupate venivano uccisi dieci italiani già incarcerati per motivazioni di tipo politico).
Significa ridicolizzare il termine “patriota”, appiccicandolo ad una persona che solo per grazia divina non ha fatto una strage multipla e caratterizzata da una estrema vigliaccheria, tirando addosso a gente inerme.
Significa alimentare una spirale di odio che può portare solamente ad altri fatti di sangue.
Chi mai si è schierato con Traini, Giuseppe?
Marina, non mi riferivo certo a te, ma a quanti, menzionati nell’articolo, hanno esaltato il gesto di Traini o espresso a lui solidarietà.
Ne approfitto per chiederTi cosa c’è scritto nella lettera che Traini avrebbe lasciato in macchina, alla quale Tu sopra hai accennato.
Ci sarebbe scritto che il pazzo tentato omicida avrebbe sparato per una pena d’ amore con particolari deliranti. Ma la lettera è sparita dalla testata che l’ aveva pubblicata. Ribadisco che l’ articolo per come è scritto, per me, fa un odioso parallelo simpatizzante lega uguale delinquente. Mi fossi trovata in quella foto, dove riconosco care amiche, mi avrebbe scocciato assai. Su Saviano poi ho i miei seri dubbi che possa assurgere a sacerdote del bene e del male. La responsabilità penale è personale e questo killer ha agito da solo. Ciao Giuseppe.
Siamo seri Marina, accostamenti vergognosi e su ciò che non esiste. E lo dicono gli inquirenti. Basta con questo fakebook.
Coloro che che accusano Salvini di essere il mandante morale di Traini sono gli stessi che poco prima invocavano il silenzio, il rispetto del dolore dei familiari, si indignavano per l’infame sciacallaggio, per la turpe strumentalizzazione del misterioso caso Pamela.
Care cronache maceratesi
La lettera che non esiste non stava su fb e sono stata tratta in inganno da un giornalista che, come voi dovrebbe verificare le notizie e invece a differenza di voi non lo fanno. Punto primo: me ne scuso ma credo sia errore scusabile.
Punto secondo: persevero nel mio diritto di critica all’ articolo di de Franceschi che con ironia fuoriluogo parl di ” salvini pensiero” come di un povero demente ( lo è non lo e’? Sono opinioni) e di un Saviano illuminato censore ( lo e’non lo e’? Sono opinioni). Che il pazzo tentato omicida fosse passato per le liste leghiste forse è una nitizia, ma l’ avevata già data. Che ha stretto la mano a Salvini non lo è, perché nel 2015 a quell’ incontro c’erano centinaia di persone che con traini ecqurllo che ha fatto non c’ entrano nulla. Potevo starci pure io, per dire, e vedermi.ora add8data come facente parte di una manica di dementi potenzialmente pericolosi mi avrebbe dato fastidio.de Franceschi se vuole imbadtire sillogismi su mandanti morali di sparatorie e suo personale disprezzo sul salvini pensiero lo faccia in un corsivo non in cronaca.Ricordo che la responsabilità penale è personale e i mandanti morali non sono una categoria giuridica. Politica forse si, ma mischiarli nello stesso articolo non è buon giornalismo.
Ogni forma di estremismo a parer mio è da condannare, ma Roberto Saviano a ben poco da criticare. Lui nella serie Gomorra, di cui è ideatore, a mitizzato figure come quella di Ciro e Genny senza contrapporre una figura positiva dello stesso spessore a questi due personaggi. In questo modo a istigato e deviato tanti ragazzini ad imitarli e prenderli ad esempio tanto che una delle ultime baby gang fermate dalla polizia chiamava la loro chat ” il sistema” guarda caso lo stesso termine utilizzato nella serie tv. Saviano ne è sicuramente cosciente di questo ma così si vende di più e si guadagna meglio, dalle nostre parti in certi casi si dice “l’asino mio ma chiamato recchio'”