Tutto in un abbraccio

IL COMMENTO - Un segno di umanità prezioso e spontaneo quello di un carabiniere e di un poliziotto, immortalati da Cronache Maceratesi al termine della caccia all'uomo di sabato. Una direzione da seguire mentre la comunità non si riconosce più allo specchio

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L’ABBRACCIO tra un carabiniere e un poliziotto davanti al Monumento dei Caduti dopo l’arresto di Luca Traini (foto di Fabio Falcioni)

 

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di Fabrizio Cambriani

Un’immagine mi ha particolarmente colpito. Un’istantanea che, tra tutte, rappresenta e sintetizza i fatti di cronaca degli scorsi giorni accaduti a Macerata. È la foto di un poliziotto e di un carabiniere che si abbracciano scattata da Cronache Maceratesi subito dopo l’arresto di Luca Traini. Un gesto spontaneo carico di solidarietà. Un’esplosione di umanità autentica dopo tanto orrore e terrore. Il sovraccarico di tensione e di adrenalina che lascia il posto all’abbandono. L’umana ricerca dell’altro a cui potersi affidare trovandone al contempo conforto e sicurezza. Due servitori dello Stato che, deposte le armi, ritrovano finalmente pace e serenità, ciascuno nell’abbraccio dell’altro. Credo che dovremmo guardarla tutti, in silenzio, per qualche istante. Per riflettere sul senso del nostro stare assieme in queste piccole comunità. In questo piccolo mondo antico di provincia che è stato scosso così tanto. Improvvisamente. Completamente. Una carta d’identità che muta radicalmente i suoi connotati. Si scopre, di colpo, intollerante. Ma anche tanto impaurita. Uno specchio che si rompe e riflette diverse immagini di una oramai indistinta figura. Il disagio nel dover apprendere di non essere più quelli che eravamo. Ma anche la consapevolezza di non sapere chi vorremmo essere. Sospesi e appesi in questa sorta di limbo. Mentre da fuori la cronaca macina, in continuazione, notizie difficili da masticare. Digerire. Metabolizzare. Catapultati senza nessun preavviso, sul palcoscenico principale del circo mediatico nazionale. Schiacciati tra l’incudine e il martello dei mille soliti luoghi comuni del buonismo e delle facce feroci. Una prova durissima per chiunque Figuriamoci per questo piccolo mondo di provincia dove la normalissima quotidianità, garantiva, se non altro, minime certezze. Eppure quell’abbraccio ci indica, se non la soluzione, almeno la direzione. Quella più ragionevole. Ma anche quella che istintivamente, nei momenti di pericolo, ci proietta tra le braccia dell’altro. Un gesto che – per una volta – mette d’accordo raziocinio e pancia. Un segno primordiale che distingue e differenzia l’uomo dalla bestia sin dalla notte de tempi. Non so chi siano i due agenti delle forze dell’ordine che si sono abbracciati sabato mattina, però voglio ringraziarli pubblicamente. Perché con quel loro prezioso e spontaneo gesto – a differenza di molti autorevolissimi esponenti politici – ci hanno indicato quale sia la direzione da seguire.

 



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