ll Vescovo Marconi
Tra l’orrore per la morte di Pamela e il terrore per il folle raid razzista di Luca Traini Macerata sta vivendo un periodo molto delicato dal punto di vista sociale. L’aria è tesissima in città e tra manifestazioni previste, annullate, visite di ministri e candidati, interviene anche il vescovo Nazzareno Marconi, che invita ad evitare, per sabato, cortei di piazza, per chiudersi nel silenzio della preghiera. Ecco il suo appello integrale.
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«Carissimi Fratelli,
in questi giorni tanti di voi assieme a gruppi ed associazioni mi hanno chiesto di organizzare fiaccolate, cortei, veglie. Sapete, poiché ormai mi conoscete, il grande valore che do alla preghiera e il rifiuto che ho sempre avuto di strumentalizzarla, facendone un evento, o peggio uno spettacolo, o uno strumento di pressione politica. La preghiera ha il fine di invocare Dio, lodarlo e così donare il coraggio della fede alla comunità credente. Altre finalità non le riconosco. A motivo del terremoto la mancanza di agibilità sia della Cattedrale, che di una qualsiasi chiesa capiente in Macerata, impediscono che si possa svolgere un momento di vera preghiera, con una liturgia decorosa, in cui tutti possano essere invitati e accolti in sicurezza. Fare questo all’aperto complicherebbe moltissimo il servizio delle locali Forze dell’Ordine, che sono già seriamente impegnate nelle indagini e nel garantire un ritorno alla serenità, sia dei residenti che delle persone accolte nel nostro territorio. Per questo, avendo confermato gli incontri di preghiera e di catechesi già previsti, durante questi appuntamenti ho sempre invitato al ricordo ed alla riflessione sugli eventi di questi giorni. Gesù dice: “Se vuoi pregare entra nella tua camera e prega il Padre tuo nel segreto” (Mt 6,6). Questo ho sempre personalmente fatto e vi invito a fare con rinnovata fede. Sabato sera 10 febbraio, festa della Madonna della Fiducia, a cui sono molto devoto come tanti tra voi, vi chiederei proprio questa preghiera personale e intensa. Se poi volete dare un segno al mondo di questa partecipazione, invito a mettere un lume o una candela sul davanzale di ogni casa in cui si prega. Pregheremo: per la pace eterna e la consolazione delle vittime, perché sia fatta giustizia e sia offerto il perdono del cuore ai colpevoli, per la serenità della nostra gente e di quanti sono accolti nella nostra terra ed infine, ma non ultimo, per il vero bene dei nostri giovani. Nello spirito di amicizia, che ha sempre contraddistinto il rapporto tra la nostra Chiesa diocesana e le comunità cristiane sia protestanti che ortodosse, come anche le comunità credenti islamiche ed ebraiche, chiederei anche a questi amici di pregare, ciascuno secondo le proprie usanze e tradizioni, magari condividendo il segno di un lume acceso sul davanzale».
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Mi sembra una posizione molto opinabile.
La riflessione e la preghiera personale non possono sostituire una manifestazione con la quale è la società che si dissocia pubblicamente da un atto di di violenza razzista.
Non sono la stessa cosa, non hanno lo stesso valore.
La riflessione avviene sicuramente prima di partecipare o meno alla manifestazione per difendere la democrazia fondata sulla costituzione, la preghiera può svolgersi anche durante la manifestazione e un lume acceso per la pace si può portare anche manifestando.