Sparo di Traini contro sede Pd:
il vetro infranto dal proiettile
sarà monumento contro il razzismo

MACERATA - Uno scultore tedesco ha scritto alla segreteria maceratese del partito: la proposta è rendere quel cristallo una installazione permanente da portare in giro per il mondo. Il segretario Stefano Di Pietro: «Ci sembra un’ottima idea, molto significativa. Il risarcimento? E' una questione morale, non basta riparare il danno»

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Il foro del proiettile sulla vetrata della sede del Pd in via Spalato

 

di Maurizio Verdenelli

Il cielo sopra Berlino rifletterà ‘il dramma’ di Macerata. E molti altri cieli, su questo pianeta. Non gli angeli delle poesie di Rainer Maria Rilke, nel film cult di Wim Wenders, ma i trenta colpi sparati da Luca Traini, il 3 febbraio sotto il cielo plumbeo, quel giorno, di Macerata diventato per una mattina quello dell’universo e il piccolo capoluogo nelle Marche, sintesi di una tragedia epocale. Sarà uno scultore-pittore tedesco, con studio nella capitale, a rifletterlo quel dramma. Attraverso il vetro infranto della sede del Pd, presa di mira dal ‘lupo’. L’artista ha scritto alla segreteria maceratese del partito proponendo un preciso progetto: fare di quel vetro un allestimento-simbolo per dire no al razzismo, alla violenza e alla morte. Un tour in tutto il mondo. Un po’ come l’auto, o quello che resta, di Giovanni Falcone a Capaci o il Memorial a Ground Zero e i suoi numerosi monumenti dell’11 Settembre.

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Stefano Di Pietro, segretario cittadino del Pd

«Il vetro pensiamo proprio di darglielo: ci sembra un’ottima idea, molto significativa, importante» dice Stefano Di Pietro, segretario del Pd maceratese. Che la mattina del 10 febbraio – qualche ore prima della marcia antirazzista ed antifascista – con l’avvocato Nicola Perfetti, ha depositato l’atto di querela contro il ‘lupo’ sul quale gravano diciassette parti civili. Il drammatico ‘conto’ è ormai noto: sei feriti con prognosi superiori ai 40 giorni (altre tre scamparono ai colpi) ed alcuni esercizi pubblici, oltre al Pd, in via Spalato ad un centinaio di metri da quel n.124 dove si era consumato a fine gennaio il terribile omicidio di Pamela Mastropietro. Che Traini ha detto di aver voluto con il suo raid, vendicare. «Troppo facile – dice Di Pietro – quella ‘folle’ corsa va fermata anche e soprattutto adesso, dopo l’arresto del responsabile. E’ una questione morale. Lui, tramite il difensore, dichiara di voler risarcire le parti civili pentendosi soltanto d’aver ferito la ragazza. Per noi il discorso resta più ampio. Ci sono motivazioni ideologiche dietro a quel vetro infranto che non si possono cancellare sostituendo il cristallo. Il giovane impiegato che si trovava quel sabato in sede è rimasto tanto scioccato che non voleva più tornare al lavoro. L’avvocato Perfetti ha già spiegato come questo risarcimento vada al di là di una questione da affidare ad un vetraio e basta. Sappiamo che fino a quanto è stato almeno a Montacuto Traini ha goduto della ‘considerazione’ da parte degli altri detenuti, addirittura appellato ‘senatore’ (con riferimento alla sua candidatura alle comunali 2017 di Corridonia, ndr). Senza contare le manifestazioni di ‘vicinanza’, vogliamo chiamarle così? Costituire da missive da Francia ed Usa e dalla disponibilità aperta di alcuni di voler collaborare alle spese di giustizia. Bisogna dire no a questo ‘pensiero’ ed una risposta può venire anche e soprattutto dall’Arte, dalla Cultura ed anche, in questo caso, da un ‘buco’ di proiettile su un vetro da far ‘vedere e toccare con mano al mondo’».



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