di Giuseppe Bommarito*
Tutto nasce dalla droga e dalla tragica morte di Pamela Mastropietro. Su questo il Vescovo di Macerata ha pienamente ragione: da quell’omicidio – dovuto ad overdose oppure ad un gesto volontario degli indagati –, che comunque è avvenuto a causa della maledetta droga, sono poi scaturiti il raid razzista e la tragica successione di eventi dei giorni scorsi, nonché il cataclisma politico e mediatico che si è abbattuto su Macerata, sino ad arrivare alla manifestazione di sabato indetta dai centri sociali, alle successive code polemiche a livello nazionale e locale, alla traumatica rimozione del Questore di Macerata arrivato in città da appena due mesi ed infine, sia pure solo indirettamente connessa, alla clamorosa emersione dell’indagine della Finanza sul Gus e altre associazioni (non più ritenute onlus dagli inquirenti) della solidarietà umana cinicamente a termine, con bilanci milionari la cui trasparenza lascia molto a desiderare.
Il luogo dove sono stati ritrovati i due trolley con il cadavere
Andiamo tuttavia per ordine, sperando di non dimenticare nulla.
Un omicidio per droga – si diceva sopra – quello di Pamela, che però, qualunque ne sia la causa (ancora da stabilire con certezza, anche se le ultime dichiarazioni degli inquirenti e le odierne convalide del Gip propendono decisamente per l’omicidio volontario), non può essere certo paragonato, come rilevanza sociale e criminale, ad altre morti per overdose o a tanti altri analoghi fatti di sangue purtroppo accaduti anche negli ultimi tempi in diverse parti d’Italia.
Innanzitutto per le atrocità mai viste in Italia – una sanguinaria, professionale e tuttora inspiegabile macellazione – che hanno caratterizzato il maldestro tentativo di sbarazzarsi del cadavere della povera ragazza romana, tanto maldestro da far pensare ad un ritrovamento voluto, per finalità ancora tutte da capire.
Pamela Mastropietro
Tale è stata la disumanità messa in campo dai macellai oggi indagati che in un solo momento il corpo smembrato e fatto a pezzi di Pamela è riuscito, questa volta inevitabilmente, a sbattere in faccia all’Italia intera, al di là dell’orrore, tante cose angosciose di cui da sempre, con qualche limitata eccezione (questo giornale, ad esempio, da otto anni interviene costantemente su tali temi), si evita a tutti i costi di parlare: la gravità del fenomeno dello spaccio e del traffico di droga a Macerata; l’anomala concentrazione in città di spacciatori di nazionalità pakistana e africana, tra di loro evidentemente collegati in organizzazioni dedite allo spaccio; la sottovalutazione del fenomeno che sino ad oggi vi è stata da parte di chi doveva contenerlo; il coinvolgimento sempre maggiore e sempre più preoccupante anche di ragazzini di undici-dodici anni; il disagio, se non l’impotenza, delle famiglie ad aiutare i ragazzi caduti nella tossicodipendenza; l’ipocrisia nel considerare questi ragazzi, schiavi di sostanze dalla potenza chimica devastante, liberi di decidere circa le modalità migliori per venir fuori dall’inferno in cui si sono venuti a trovare; la fragilità delle risposte terapeutiche, anche comunitarie, messe in campo; il degrado che avviluppa questi giovani, che ad un certo punto, pur di trovare i soldi per un’altra dose, sono pure costretti a cedere alle pretese sessuali di adulti cinici e squallidi; il pericolo di morte che costantemente aleggia sulla testa di chi, a causa delle sostanza, si viene a trovare ad ogni piè sospinto sull’orlo del precipizio.
Una selezione di commenti inneggianti a Luca Traini pubblicati dal giornalista Enrico Mentana
In secondo luogo, ha contribuito in maniera decisiva a far considerare la vicenda di Pamela come un caso unico, un evento criminale del tutto straordinario, l’assurda reazione stragista e razzista che la spaventosa morte di Pamela, e solo questa negli annali dell’Italia e dell’Europa intera dal dopoguerra in poi (sia pure in presenza di numerosi altri efferati crimini posti in essere da decenni nel nostro paese da soggetti extracomunitari), ha suscitato. In definitiva, una delle morti più atroci avvenute in Italia negli ultimi decenni, l’improvviso scoperchiamento del vaso di pandora contenente la droga con tutti i suoi mali annessi e connessi, e infine una reazione stragista efferata costituente anch’essa un “unicum”, possono ben spiegare – senza dover ricorrere alla tesi di un razzismo latente e doppiopesista che determinerebbe reazioni più indignate solo quando è scuro il colore della pelle della mano assassina – il motivo per cui, ad esempio, il pur brutale omicidio di Jessica, uccisa anch’essa in questi giorni da un tranviere milanese, non ha avuto la medesima risonanza mediatica della drammatica morte di Pamela.
Da Pamela a Luca Traini il passo è breve, anche in termini temporali. Poche ore separano infatti la scoperta delle valigie contenenti i miseri resti della ragazza romana dalla folle e reattiva sparatoria per le strade di Macerata compiuta dal giovane maceratese. Mai s’era vista una simile rappresaglia, caratterizzata da uno sparare nel mucchio che solo per miracolo, pur avendo portato al ferimento di una decina di persone di colore del tutto innocenti, non ha raggiunto dimensioni ancora più vaste e più gravi.
Ebbene, come non parlare di razzismo in questa brutale caccia al nero? Come trascurare il fatto che Traini ha un passato e un presente di militante di estrema destra e ha in testa idee, sia pure molto confuse, di stampo nazista? La gravissisma strage consapevolmente effettuata dal giovane maceratese, anche per le dichiarazioni dallo stesso rilasciate tramite il suo legale, ha quindi – se vogliamo dire le cose come effettivamente stanno – una innegabile connotazione razzista e fascistoide, e a mio avviso giustificava sicuramente una reazione di massa per riaffermare alcuni imprescindibili valori democratici e di eguaglianza. Ad altre conclusioni potrebbe arrivarsi solo considerando il Traini come un folle totalmente incapace d’intendere e di volere, tesi ipotizzata dal suo difensore, ma che francamente appare abbastanza difficile da sostenere alla luce della fermezza con la quale il giovane giustiziere della notte, anzi, del giorno, sta sostenendo la presunta giustezza del suo gesto.
Ciò detto per amore di verità e passando oltre, a mio avviso è stato uno sbaglio negare nei giorni scorsi l’autorizzazione alle manifestazioni sia di Forza Nuova che dei centri sociali (decisione poi in quest’ultimo caso, come è noto, clamorosamente ribaltata), così come è stato errato dare alla manifestazione di sabato una connotazione solamente antifascista e antirazzista.
Il divieto di manifestare, proposto in primo luogo dal Sindaco Carancini e contrario a importanti principi di rango costituzionale, ha infatti dato luogo ad una doppia figuraccia delle istituzioni, che poteva e doveva essere evitata. La prima, quando per contrastare, giovedì scorso, i quattro gatti di Forza Nuova, le forze dell’ordine, presenti in grandissima quantità in assetto da contrasto alla guerriglia urbana, sono state costrette ad usare le maniere forti, dando vita nella piazza centrale di Macerata a gravi disordini che sarebbero stati evitabili se invece fosse stato invece seguito il metodo “soft” utilizzato un paio di giorni prima nei riguardi del gruppo dirigente nazionale di Casa Pound, la cui manifestazione in città è stata normalmente consentita e, alla fine, dopo un caffè preso in un bar e le consuete deliranti dichiarazioni, è scivolata via senza problemi, sia pure con qualche limitata contestazione. Oltretutto, il leader di Forza Nuova è candidato premier e quindi nei suoi confronti il divieto di manifestare era non solo sbagliato in linea generale, ma anche illegittimo nel caso specifico.
La seconda figuraccia si è avuta allorchè il Sindaco Carancini (già reduce da un penoso dietrofront a proposito del rinvio del carnevale maceratese), relativamente alla marcia di sabato organizzata dai centri sociali, si è reso conto dell’impossibilità di far rispettare il divieto di manifestare a pena di incidenti ancora più gravi (facilmente prevedibili sin da subito) e ha fatto sì che venisse revocato il divieto da lui stesso proposto, creando così una pesante disparità di trattamento e palesando dinanzi al paese intero l’impotenza sua e delle istituzioni nel far valere i provvedimenti (sia pure assurdi) già presi. Tra l’altro, la revoca del divieto ha portato al totale isolamento del Pd a livello locale e nazionale, difficile da spiegare nonostante i grotteschi equilibrismi piddini ed ha condotto pure ad una palese spaccatura in giunta, con il vice sindaco Stefania Monteverde che, beffandosi delle prese di posizione dell’amministrazione comunale, è invece tranquillamente scesa in strada a manifestare.
Sbagliato, come dicevo sopra, è stato anche non dedicare l’imponente manifestazione di sabato (positiva nonostante i dieci imbecilli che hanno esaltato le foibe, vicenda peraltro emblematica di razzismo ai danni degli italiani di Trieste e dell’Istria) pure a Pamela e a tutte le giovani vittime della droga, che non sono solamente quelle che finiscono al cimitero, ma anche quelle che a migliaia, a causa della droga, in un modo o nell’altro rovinano irrimediabilmente la loro vita e quella dei loro familiari.
E’ vero, infatti che molti hanno sfilato con il cuore rivolto anche a Pamela e alla sua straziata famiglia, ma perché non legare pure formalmente la riaffermazione di importanti valori democratici alla battaglia per sottrarre migliaia e migliaia di giovani alla schiavitù della droga e al sempre più esteso ed evidente predominio, anche in regione, della criminalità organizzata, italiana e straniera (la mafia nigeriana dalle nostre parti, tra spaccio e prostituzione sia sulla costa che in città, sta crescendo paurosamente), che sulla droga lucra profitti immondi e immensi?
Il questore Vuono
Tutto ciò mentre le prime teste iniziano a saltare: il Questore Vuono, che pure si era mosso con una discreta efficacia, è stato infatti rimosso dopo appena due mesi dal suo arrivo a Macerata, ufficialmente per la risibile motivazione di un normale avvicendamento, in realtà sicuramente per altri motivi, legati forse agli scontri in piazza con i militanti di Forza Nuova. A lui comunque un saluto ed un grazie per quanto comunque fatto in questi sessanta giorni di travagliata permanenza maceratese, nella consapevolezza che la colpevole sottovalutazione del problema droga a Macerata dura non da mesi, ma da anni.
Il nuovo Questore Antonio Pignataro, peraltro, proveniente dalla Direzione Centrale Servizio Antidroga, è probabilmente la persona più giusta per portare avanti il lavoro già intensificato dal Questore uscente nel contrasto al traffico e allo spaccio di droga. Occorre però ribadire con forza che se la carcerazione preventiva per il reato di spaccio (quanto meno per la cannabis) continuerà ad essere di fatto impossibile, se le pene in materia resterannno così blande e nemmeno “certe”, se nuovi spacciatori saranno a getto continuo forniti alle mafie italiane e straniere dall’esercito degli extracomunitari irregolari e/o usciti dai progetti di cosiddetta accoglienza, tutto il grande lavoro delle forze dell’ordine e della magistratura null’altro sarà se non un continuo girare a vuoto, un inutile dispendio di energie e di mezzi.
Tornando a monte, cioè alle indagini sulla drammatica morte di Pamela, si susseguono le dichiarazioni, anche contrastanti, e i colpi di scena: ma la verità è che, in assenza dei riscontri definitivi dell’autopsia e delle indagini tossicologiche, nonché dei tabulati telefonici dei vari indagati, tutte le ipotesi, per il momento tendenti all’omicidio volontario, restano per il momento fragilissime e altamente discutibili. Qualche spezzone di verità potrebbe peraltro venire dalle dichiarazioni di uno o più degli stessi nigeriani indagati, la cui posizione (salvo uno) è attualmente parificata quanto all’ipotesi di reato dell’omicidio volontario: forse, per togliersi di dosso una parte di responsabilità, qualcuno potrebbe parlare e raccontare come effettivamente sono andate le cose e come è avvenuto il martirio di Pamela, vero e proprio agnello sacrificale di una vicenda agghiacciante.
Paolo Bernabucci, presidente del Gus
Come se tutto ciò non bastasse, in città è esplosa da un paio di giorni un’altra vera e propria bomba: la clamorosa indagine della Guardia di Finanza sul Gus, Gruppo Umana Solidarietà, e su altre due associazioni impegnate nell’accoglienza e nella (mancata) integrazione degli immigrati, cioè più semplicemente dedite al business in grande stile degli immigrati. Indagine che avrà i suoi sviluppi in sede giudiziaria, tutti da verificare, ma che evidenzia comunque sin d’ora e con grande chiarezza, oltre ad una deficitaria trasparenza contabile più volte segnalata e assurdamente avallata dalla Giunta Comunale di Macerata negli ultimi anni, la copertura, se non la sudditanza, dell’amministrazione stessa nei confronti di questi professionisti della solidarietà ben remunerata, la cui elevatissima capacità di pressione e di influenza politica a livello locale e nazionale (il coordinatore del Gus è un dirigente del PD nazionale) ha certamente svolto un ruolo molto significativo nel far giungere a Macerata e in provincia un numero notevolissimo di soggetti, lasciati alla fine di ogni progetto nello sbando più totale e praticamente a disposizione dei piccoli e grandi manovratori del fiorentissimo mercato maceratese della droga. E nuovi arrivi per centinaia di extracomunitari – tanto per chiudere in bellezza – a Macerata e provincia si stanno già profilando.
*Avvocato Giuseppe Bommarito, presidente associazione “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”
Droga, criminalità organizzata e falsa politica dell’accoglienza Emergenze sociali da combattere
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E’ sconvolgente pensare che ci sia voluto un omicidio tremendo e la sparatoria di Traini per far venir fuori che tutto quello che succede a Macerata ( limitiamoci a Macerata ) era ed è, se da ieri non e cambiato niente, normale amministrazione. Se ci si sofferma a pensare solo al Gus, per esempio, con tutti gli annessi e connessi tra cui forse il più grave è la mancanza assoluta di controllo da parte di chi per primo avrebbe dovuto vigilare e cioè la maggioranza che governa la città che talaltro come tanti altri comuni dà all’associazione soldi degli italiani. E gl’italiani quando si trovano in grave difficoltà economica, per avere una miseria devono fare domande, riempire moduli astrusi e presentare l’Isee perché la povertà deve essere certificata e controllata da questo e da quell’altro. La situazione è la stessa in tante altre località, ma intanto che si cominci a Macerata a far piazza pulita approfittando che da giorni è sotto l’occhio di tutti e tutti guardano e ogni giorno il degrado politico di chi governa e sempre più manifesto. Non si può dire in consiglio che non si possono vedere i bilanci del Gus dopo ripetute richieste perché si è fatto tardi ed è ora di andare a cena. E gli appelli fatti affinché i maceratesi siano uniti, ben vengano ma chi li fa non dovrebbe appartenere alla genia che governa e che tra loro si lodano e non si sbrodano. Come se non fossero sufficienti tutti gli affluenti di questo dramma, si vuole aggiungere anche una bella dose di ridicolo.
Caro Peppe, è tutto vero. I tragici fatti che hanno coinvolto la comunità maceratese e il clamore suscitato in tutto il mondo hanno scoperchiato una pentola che bolliva da qualche anno. La sottovalutazione del fenomeno droga nonostante la denuncia costante di alcune associazioni e del Ser.t. L’illusione di vivere nonostante tutto in un’isola ancora felice. L’atteggiamento della stragrande maggioranza di noi cittadini che da decine di anni ci siamo cullati, e non solo su questo problema, sul motto ” non disturbiamo i cani che dormono ” difendendo un isolamento apparentemente dorato. Ricordo con quanta diffidenza negli anni ottanta Il dott. Cancrini fu accolto per una tavola rotonda agli albori dello spaccio nella nostra città. E’ vero anche che la manifestazione che ho seguito con attenzione e con po di apprensione ha evidenziato due volti: migliaia di persone responsabili e pacifiche che giustamente dimostravano a difesa dei valori democratici e un gruppetto di squallidi deficienti provocatori che hanno infangato la memoria e hanno dato il lasciapassare a speculazioni di quanti speravano succedesse il peggio. Questi sono atteggiamenti fascisti, come quelli dei black block, che in tempi passati sarebbero stati cacciati se non addirittura bastonati. Mi aspettavo comunque un doveroso ricordo di Pamela, così come mi aspettavo una denuncia a voce alta contro la droga il dilagante spaccio e il racket che c’è dietro. Infine è doveroso fare chiarezza e accertare eventuali responsabilità delle varie associazioni preposte all’accoglienza sui loro bilanci e sulle gestioni, visto che sono soldi pubblici. Su gli altri aspetti sono d’accordo. In un clima di alta tensione il tutto poteva essere gestito meglio e non far ricadere la colpa solo sul povero Questore. Da queste tragedie dobbiamo comunque saper cogliere delle opportunità:più collaborazione con le istituzioni, pene esemplari e certezza della pena. Se veramente vogliamo ridare alla nostra comunità ( e non solo alla nostra ) la capacità di reagire e di cancellare quell’orribile scempio e quel gesto di un “folle” razzista-nazista. Sperando che questo maledetto 4 Marzo arrivi presto e metta fine a tutte le speculazioni presenti in questa disgustosa e vergognosa campagna elettorale
Attenzione cari signori, è troppo facile dire fascisti o razzisti, io credo che soltanto chi ha avuto a che fare nel tempo con questa tipologia di persone(ricordate quando siamo stati “invasi” dagli Albanesi)può parlare con autorità e cognizione di causa perché è molto facile riempirsi la bocca di belle parole.Se certe situazioni di droga colpiscono un figlio o un nipote credo che sia molto facile e umanamente possibile diventare dei “Traini” perché tanto lo Stato oggi non è capace di contrastare questo fenomeno, o meglio non intenzionati, tanto comunque verrà detto che la colpa è della famiglia. E’ ora di dire basta. E poi se vogliamo dircela tutta chi di voi la domenica ed il lunedì successivo alla ” strage” (così la chiamate Voi anche se non vi è stato neanche un morto)fatta dal Traini non ha notato che per Macerata non vi erano persone di colore in giro. Nessun “nero” che chiedeva l’elemosina alla vecchietta e la seguiva per decine di metri insistendo, nessun “nero” che aspettava fuori dai supermercati, ecc.. Per carità,certe cose turbano, ma sicuramente hanno effetto su questi poco di buono che stiamo “ospitando” (così dicono i centri sociali !!!!(buoni quelli)
Gentile Avvocato, Lei ha fatto una cosa molto complessa e saggia: ha riavvolto il nastro. E l’ha riavvolto fino all’origine di questo male che ha imperversato su Macerata in questi terribili giorni e di cui si sente il peso, l’odore, la paura. Spero che la città ritrovi la sua serenità e abbia la forza di affrontare ciò che è accaduto e la sua origine. Ho sempre voluto bene a Macerata, un affetto reso ancor più saldo dal ruolo istituzionale e politico che ho ricoperto e che mi ha permesso di conoscerla più a fondo. Mia figlia vive oramai a Macerata, ha scelto di frequentare lì i suoi studi universitari e se ne è innamorata: da madre oggi ho una tensione in più nei confronti della città.
Il nastro riavvolto porta a due problemi giganteschi che lei, con l’acutezza e l’intelligenza di sempre, ha rilevato: il traffico di droga lasciato crescere indisturbato e la assoluta mancanza di gestione degli immigrati fatti arrivare per i progetti di accoglienza che però non sono mai stati capaci di creare integrazione. Non sono d’accordo con lei su un punto ed è relativo alla manifestazione di sabato scorso. E’ vero, c’è stato un pasticcio istituzionale gravissimo, ho visto i coloro che dovevano assumere decisioni come quei pugili con gli occhi chiusi dalle botte, con la mente non lucida. E non ne faccio una colpa. Non ho invidiato per un secondo chi ha dovuto gestire, istituzionalmente, i fatti. Non ho apprezzato la manifestazione di sabato: nessuno dei partecipanti aveva riavvolto il nastro, erano li con le loro ragioni e le loro opportunità. E anche opportunismi. La campagna elettorale, la manifestazione ne è stata un tassello, pur riconoscendo la partecipazione di persone animate da buone intenzioni, che si è fatta sulla pelle di Macerata e delle tante vittime di questi giorni è stata vomitevole. Credo che ognuno di noi, legato in qualche modo a Macerata, abbia provato senso di smarrimento. E’ tempo di ritrovare la strada e credo che le sue indicazioni, da dove ripartire, siano preziose. Grazie.
Ora dobbiamo abbassare i toni x ritornare la citta’ com’era prima dei fatti tradici.
Bisognerebbe manifestare anche contro l’autorazzismo:si continua a escludere il delitto rituale, la magia nera ma le motivazioni di questa esclusione non si capiscono, forse perché non ci sono… non si è parlato di strage quando Kabobo ha ammazzato tre italiani e se ne parla unanimemente per Traini che ha ferito degli innocenti neri per lo più eclissatisi quanto più in fretta possibile e anche questo squilibrio non si capisce… per diversi giorni si è negato che esistessero indizi d’omicidio, solo alla seconda autopsia ci si è accorti della ferita alla testa e dei fendenti al fegato… l’ineffabile Giuliano Amato ha avuto il buon gusto di venire a dire agli studenti maceratesi che il delitto del tranviere è più grave di quello del nero perché Jessica era casta e pura mentre la drogata Pamela no… sui giornali e sui social si è scatenato il linciaggio contro lo “sciagurato bianco” che ha approfittato di Pamela per 50 euro e che poteva salvarla e non l’ha fatto, come se fosse lui complice e responsabile del delitto e non il casuale partner di un casuale e ordinario rapporto consensuale del tutto non violento.
E’ necessario a tutti noi avere un nemico, essere razzisti verso qualcuno ed esserlo verso i bianchi sembra più corretto che esserlo verso i neri, ma non c’è nulla di ragionevole in questo.
Per Giovanni di Geronimo e Paola Giorgi
Caro Giovanni e cara Paola,
ritorno per un attimo, a seguito dei vostri commenti, sulla manifestazione di sabato per dire alcune cose.
La prima: secondo me, nelle tante persone, maceratesi e non, che hanno partecipato, c’era una moltitudine di sentimenti, di passioni e di motivazioni. Per alcuni si è trattato veramente di una vergognosa speculazione a fini elettorali, giocata cinicamente sulla pelle di tutte le vittime, a partire da Pamela, di questa immane doppia tragedia che si è abbattuta nei giorni scorsi su Macerata. Per altri, invece, c’era commozione, dolore e reale partecipazione per le vittime, sia di Traini che della follia omicida di Innocent e dei suoi compagni di merenda.
La seconda: questa manifestazione di sabato scorso, anzichè essere scioccamente vietata e lasciata all’iniziativa dei centri sociali, avrebbe dovuto essere indetta e guidata dalla stessa Amm.ne Com.le. Il Sindaco Carancini avrebbe dovuto convocarla con tutte le forze politiche e sociali cittadine, mettersi alla sua testa e indicare chiaramente le parole d’ordine e le motivazioni, certamente non a senso unico.
La terza: la manifestazione ora indetta dal Sindaco per sabato o domenica è un ripiego, una minestra riscaldata, è tardiva e serve solo a mettere una pezza allo sconclusionato e scriteriato comportamento tenuto dall’Amm.ne Com.le nei giorni scorsi.
Per Marco Romagnoli
La città di Macerata non può e non deve tornare a come era prima di questa doppia tragedia, che ha acceso un faro su vicende gravissime che hanno contribuito a causare sia la morte di Pamela che il raid di Traini: l’enorme diffusione della droga in città e l’anomala presenza di extracomunitari a Macerata, frutto amaro del business dell’immigrazione.
Anzichè spegnere i fari e rimettere sotto il tappeto queste situazioni così dannose per la città, soprattutto per i più giovani, è il caso, invece, almeno a mio avviso, di accendere i fari ancora di più.
@Bommarito
Condivido al 100%
In realtà’ Giuseppe, con i suoi toni, affronta alcuni argomenti… Io non credo molto al solo vogliamoci bene, alle dichiarazioni pie raccogliamo i cocci, in realtà’ la città è cambiata da molto tempo, e’ una città’ dove soprattutto i giovani non hanno nessuna fiducia e per la gran parte fuggono (molto interessante la rubrica di Cronache Maceratesi a tal proposito). Tra l’altro, cosa che andava maggiormente sottolineata, la maggior manifestazione pubblica degli ultimi anni è stata quella appunto organizzata da Peppe nel plesso della Ragioneria nella quale c’erano oltre 700 persone. Stando come cittadino nella platea mi ha molto colpito come i genitori di famiglie tipicamente maceratesi erano li presenti e angosciati per i loro figli, ma presenti e non chiusi nelle loro abitazioni. Perciò’ lunga vita a spiriti liberi come Bommarito e anche a testate come Cm quando approfondiscono. Anche quando le luci della ribalta nazionali che noi non determiniamo si spegneranno…
Per Bommarito. “Accendere i fari” significa abituarsi alla cultura della legalità e abbandonare quei residui di ‘nazi-fascismo’ che sono rimasti dentro di noi.
si9gnifica allontanare i clandestini e richiedere pene certe.
Accendere i fari ancora di più significa non rimuovere in chiave autoassolutoria quanto è accaduto; spingere per modifiche legislative in materia (i candidati alle prossime elezioni politiche, per esempio, qualcosa potrebbero dire sui loro propositi); cercare di capire l’effettiva estensione del problema droga in città e in provincia; cercare di capire perchè la prevenzione quasi non esiste e la repressione gira a vuoto (per gli spacciatori le porte del carcere, quando, quasi per sbaglio, viene applicato, solo come le porte girevoli dei grandi alberghi); cercare di capire l’incidenza sul fenomeno spaccio della presenza crescente di immigrati portati in città dal business dell’immigrazione e poi, vittime anche loro, lasciati allo sbando e quindi spinti nelle braccia della criminalità organizzata.
Ci sarebbe un grande lavoro da fare, ma la verità è che manca la volontà politica.
Caro Giuseppe, sai quanto, coi miei limiti, ti sia vicino in questa tua doverosa battaglia contro la droga, e il sottobosco criminale che l’alimenta e se ne nutre, grazie soprattutto all’ignavia dei tanti, succedutisi nel tempo, che poco o nulla hanno fatto; quando sarebbe stato loro dovere combattere il fenomeno senza se e senza ma. Per questo non posso non condividere questo tuo pezzo, che, come ben ha fatto notare una lettrice, hai fatto riavvolgendo il nastro.
Diversamente, spezzettando gli argomenti, il tutto sarebbe apparso ancora una volta come una ripetizione pedissequa degli innumerevoli fatti di cronaca, ormai noti a tutti, i quali, proprio perché pressoché continui nel tempo, sono dati ormai per ineluttabili. Al contrario, io non riesco a capire certi comportamenti, solo per esempio le leggi cosiddette “svuota carceri” che, se ci permettono di non incorrere negli strali dell’Europa, poi però non permettono di tenere in carcere chi delinque e, almeno, d’espellere immediatamente e davvero, -il foglio di via è una presa in giro per tutti, anche pe chi li emette- chi ha dimostrato di non essere degno di restare in Italia. La cronaca ci informa quotidianamente di come siano rimessi in libertà, dopo gli inutili arresti e le indagini delle forze dell’ordine: quasi come si trattasse di un gioco dell’oca; che gioco però non è affatto, anzi è cosa pericolosa, perché ingenera sentimenti se non di odio, o peggio razzismo, almeno di diffidenza e rancore. Da qui la variegata moltitudine di quanti hanno partecipato alle manifestazioni, la stragrande maggioranza in buona fede, convinti di essere ciascuno nel vero per quel che lo riguardava. Ma visti i personaggi di caratura nazionale e istituzionale, in passerella, non è peregrino pensare che molti di essi, visto il malcontento, trasversale a tutti gli schieramenti, ingenerato dalla disastrosa gestione dei nostri poveri terremotati, abbiano subito approfittato dell’occasione per farsi un po’ di propaganda, e recuperare parte del terreno perduto in vista delle elezioni, cosa che con la democrazia, la criminalità, la droga, la pace, l’antifascismo ecc. ha veramente poco a che fare.