Il dolore della madre di Traini:
«Voglio guardarlo negli occhi
E’ stato sempre un bravissimo figlio»

FOLLIA RAZZISTA A MACERATA - Luisa Scisciani vive a Tolentino con la mamma Ada. Mirko, il fratello di Luca Traini, è andato e prenderle nella loro casa di via Brodolini. La donna è provata da quanto successo: «E' stata veramente una tragedia». La nonna del 29enne arrestato ha ammesso di pregare per lui

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La nonna, la madre e la cognata di Luca Traini

 

di Giovanni De Franceschi

Testa bassa, viso segnato dal dolore, passo lento. Un piumino al ginocchio nero, pantaloni dello stesso colore. La nuora da un lato, la madre dall’altro. Luisa Scisciani appare stanca, provata. Sono passate appena 24 ore, poco più, da quando suo figlio Luca Traini è stato arrestato con l’accusa di strage aggravata da finalità razziste, per aver sparato a caso a sei africani per le strade di Macerata. Una follia omicida che ha gettato nel terrore una città intera e non solo. Sono le 15 circa di una fredda domenica d’inverno. C’è una calma surreale, un silenzio ridondante. Si spalanca il portone del palazzo al civico 96 di via Brodolini a Tolentino. Lì viveva Luca e molto probabilmente proprio lì, in quella camera dove i carabinieri hanno trovato in bella vista il Mein Kampf e una bandiera con una croce celtica è stato partorito il suo folle intento giustizialista, uomini e donne neri come bersaglio mobile. «Ho risentito la storia di Pamela e ho deciso di ucciderli tutti», aveva detto ai carabinieri. Il primo ad uscire è Mirko, il fratello, con il passeggino del suo bimbo. Cammina veloce, l’unico intento è quello di proteggere la famiglia. Subito dopo escono Luisa, nonna Ada e la moglie di Mirko.

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La casa dove viveva Luca Traini

«E’ veramente una tragedia – ha detto con un filo di voce mamma Luisa – ma per me è sempre stato un bravissimo figlio». Hanno borse a tracolla, buste e uno zaino, forse hanno deciso di cambiare aria per qualche giorno. «Voglio andare a trovarlo in carcere, voglio guardarlo negli occhi – ha aggiunto la madre – perché quello che ho da dirgli lo dirò a lui direttamente». Una famiglia segnata, con nonna Ada che ha ammesso di pregare per il nipote. Quel nipote dalla personalità borderline, «disturbata» come ha spiegato il suo avvocato. Luca Traini frequentava diverse palestre, un fanatico della forma fisica, aveva cambiato molti lavori. Un diploma da geometra. Idee di estrema destra mai nascoste, xenofobe e razziste. Taciturno, solitario, una svastica stilizzata sulla fronte, simbolo di Terza Posizione, gruppo di estrema destra degli anni ‘70. E un passato fallimentare in politica, zero preferenze quando l’anno scorso si è era candidato alla comunali di Corridonia con la Lega Nord.

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Luca Traini esce dalla caserma dei carabinieri

Quando il matrimonio tra la madre e il padre Enzo era andato in frantumi, anche lui aveva lasciato la casa di contrada Valteia a Macerata. «Da due anni non è più qui», ha spiegato lo zio Fernando da dietro la recinzione della villa alle porte della città. Chi lo conosce a Tolentino sa che si era avvicinato sempre di più agli ambienti di estrema destra, un vessillo che esibiva con orgoglio, tanto da riuscire a farsi cacciare da una palestra. E non un caso se la sua follia omicida si è conclusa con un saluto fascista davanti al Monumento ai caduti. «Ma non pensavamo mai potesse arrivare a tanto», ha confessato Gianluca, della rosticceria a fianco alla casa di via Brodolini. E invece ieri mattina il 29enne è passato ai fatti, con la sua Glock. Rischiando di uccidere chiunque si trovasse a passare nei dintorni della sua Alfa 147 nera. Una pazzia e un’ideologia che hanno preso la forma di proiettili vaganti. E ora quella stessa pazzia l’ha condotto in carcere a Montacuto, e questo sì è un caso, nella stessa ala dove è detenuto anche Innocent Oneghale, il nigeriano accusato di aver trucidato Pamela Mastropietro a soli 18 anni. 

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I libri trovati nella camera di Luca Traini

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Il momento dell’arresto

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