di Federica Nardi
(foto di Fabio Falcioni)
«L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro», legge Lucian sotto la pioggia. Mentre parla si appoggia alla stampella. In piedi dietro a un leggio di legno in cima a quella scalinata dove poco più di due settimane fa Luca Traini ha concluso il suo raid razzista, sparando contro sei persone, solo per il colore della loro pelle. Davanti a Lucian gli 800 che hanno sfidato il freddo più pungente della stagione per raccogliere l’invito della Rete antifascista comunale. Ma dietro lo slogan dello striscione che ha guidato il corteo (“Macerata è libera, non violenta, antirazzista, antifascista”) il nodo ancora da sciogliere continua a essere quello dell’immigrazione.
Lucian legge il primo articolo della Costituzione
Dagli operai stranieri che rischiano di restare invisibili, a chi richiede asilo, a chi finisce nella rete della criminalità organizzata. Anche Daniel Amanze, presidente dell’Acsim che insieme a Gus e Perigeo è finita nel mirino della Guardia di finanza proprio per il giro di soldi legati all’accoglienza, dice che «l’immigrazione deve essere programmata. Chi esce dai progetti resta senza nulla e finisce in mano alla criminalità» (segue servizio a parte). E così Franco Capponi, sindaco di Treia, che ha sempre fatto dell’integrazione un baluardo, riconosce che «il problema dello spaccio e della criminalità non è solo di Macerata, ma del territorio. Chi diventa clandestino è un invisibile, bloccato dal tappo delle frontiere europee».
A destra Lucian
Lucian è romeno, operaio nei cantieri delle sae, infortunato. Grazie alla sua denuncia alla Cgil si era scoperchiata la condizione in cui vivono tanti operai fantasma che costruiscono le casette degli sfollati in montagna. È il primo a leggere. Dopo di lui studenti, dipendenti, pensionati declamano uno a uno i 12 principi fondamentali della Costituzione. E accanto a loro si srotola la bandiera italiana. Non più sulla spalle di Traini, come feticcio del nazionalismo scambiato per violenza, ma come il tricolore di una comunità colpita ma non spezzata. Nonostante la morte atroce di Pamela Mastropietro, nonostante i feriti, la paura, il razzismo e la diffidenza, “Macerata è libera”. O almeno questa fetta di manifestanti, che si aggiunge ai 10mila da tutta Italia della settimana scorsa, vuole esserlo.
«Ho chiesto io di leggere e partecipare – spiega Lucian, con l’aiuto dell’interprete della Cgil – Non deve succedere quello che è successo a me. Gli operai, anche stranieri, devono avere i diritti degli altri, essere trattati come uomini. Sto un po’ meglio ma ancora sono in cura, ho un legamento fratturato e non so come va a finire».
A destra Daniel Amanze
Le voci della manifestazione sono tante: 30 le associazioni in piazza, 20 i sindaci. Il corteo è un tentativo di ricomporre un tessuto scosso, non soltanto dalla cronaca nera ma anche da un sistema d’accoglienza che nella percezione comune è diventato insostenibile. Ma tra percezione e realtà il passo è breve. La prostituzione minorile, lo spaccio e l’emarginazione che finisce in degrado sono tutti fenomeni ormai conclamati in città. La Guardia di finanza sta indagando su diversi colossi dell’accoglienza, tutti con sede a Macerata. Il Gus, Perigeo e Acsim, anche al centro di una vicenda legale per l’aggiudicazione della palazzina ex Inail nel quartiere Corneto dove al momento alloggiano gli studenti del Convitto, senza dormitorio dal sisma. Daniel Amanze, presidente dell’Acsim ha manifestato sia oggi che sabato scorso. «La manifestazione per noi è stata bella – dice Amanze – perché ha dimostrato che si può ancora vivere senza nessuna paura».
I sindaci in piazza della Libertà
Stesso discorso del sindaco di Treia Franco Capponi (centrodestra), alla manifestazione anche lui. «Sono qui – spiega – per ribadire i nostri valori comuni. Ha sbagliato chi non è venuto perché oggi non si parla di politica. I problemi non sono confinati a Macerata, riguardano tutto il territorio. E parlo soprattutto della fortissima presenza di spaccio di droga». Senza la Provincia, dice Capponi, «sono le amministrazioni a doversi unire. È necessario trovare una nuova formula per gestire i fenomeni migratori, soprattutto coloro a cui non viene riconosciuto il diritto d’asilo e diventano automaticamente clandestini e in mano a qualsiasi forma illegale di sfruttamento. Il nostro territorio non era abituato a questo. Anche noi abbiamo problemi di spaccio, criminalità e prostituzione ed è stupido pensare che questi problemi siano confinati a Macerata. A oggi esiste un distacco netto tra chi gestisce il flusso dei migranti e le istituzioni locali. Noi siamo all’oscuro di quello che accade perché ognuno può ospitare i migranti nella sede che vuole. Ma quando la concentrazione è troppo alta si generano fenomeni negativi. Molte persone che escono dai progetti d’accoglienza pensano di poter raggiungere il nord Europa, ma le frontiere sono un tappo. Chi non ha il diritto di restare diventa invisibile. Bisogna trovare soluzioni alternative».
Tra i partecipanti, oltre alla giunta maceratese, anche i sindaci Francesco Fiordomo (Recanati), Ornella Formica (Colmurano), Rosa Piermattei (San Severino). Diversi gli esponenti del Pd (il segretario provinciale Francesco Vitali era insieme ai rappresentanti sindacali, a reggere lo striscione in testa al corteo). Tra loro il senatore Francesco Verducci e poi i candidati dem Flavio Corradini, Piergiorgio Carrescia, Mario Morgoni e Irene Manzi. Da Civitanova l’ex vicesindaco Giulio Silenzi. Presente anche Lara Ricciatti, candidata con Leu. In piazza della Libertà ha assistito alla partenza della manifestazione anche Francesco Adornato, rettore dell’università di Macerata. Per la Regione il presidente del Consiglio regionale Antonio Mastrovincenzo e l’assessore Angelo Sciapichetti. Cgil, Cisl e Uil hanno sfilato con i loro rappresentanti. Così come le associazioni locali, Arci e Anpi comprese.
Costituzione e Inno d’Italia al Monumento dei Caduti «per ripartire come comunità» (foto)
Da sinistra Francesco Fiordomo e Flavio Corradini
Francesco Adornato
Da sinistra Antonio Mastrovincenzo e Angelo Sciapichetti
Da sinistra Mario Morgoni, Francesco Verducci e Piergiorgio Carrescia
Al centro Rosa Piermattei
Ornella Fromica
Massimo De Luca (Fillea Cgil)
Luciano Pantanetti (presidente del Consiglio comunale di Macerata)
Da sinistra Alferio Canesin, Federica Curzi, Marika Marcolini, Narciso Ricotta e Maurizio Del Gobbo
Luciano Ramadori (Cna)
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Complimenti agli organizzatori! Nella quarta foto si vede BENE tutto il corteo, (50 metri di lunghezza per 6 di larghezza = 300 mq. si conta 1 testa a mq) Se ci sono trecento persone è tanto, se poi togliamo tutti quelli che non sono strettamente di Macerata, beh allora questa Giunta ha il DOVERE di trarre le dovute conclusioni!!
Una settimana da dimenticare per Carancini.
Si comincia con la ridicola e dolciastra iniziativa dei cuori illuminati in piazza Libertà per S. Valentino, del tutto fuori luogo in una città ancora in lutto e totalmente snobbata dalle coppie che – secondo la mente demenziale degli organizzatori – avrebbero dovuto lasciarsi andare a pubbliche effusioni in quel sito.
Poi c’è la mazzata grossa della sconfitta per la nomina a Città della Cultura, pretesa sin dall’inizio velleitaria (era impossibile competere con le bellezze di città come Parma e Agrigento), ma strombazzata a destra e a manca senza pudore, appesantita da una serie inaccettabile di costi (ad esempio, il video di cui parla in un altro articolo Andrea Marchiori), ridicolizzata da una delegazione elefantiaca in trasferta a Roma, che, anzichè gioire, ha dovuto assistere al musetto imbronciato del nostro primo cittadino.
Poi c’è stato il flop della manifestazione antifascista odierna, nulla di più di una minestra riscaldata, una vera caricatura della manifestazione svoltasi sabato scorso che, quella sì, Carancini avrebbe dovuto organizzare o comunque prendere in pugno, sottrarre alla regia dei centri sociali, orientare con parole d’ordine comprendenti anche e soprattutto il ricordo di Pamela e la lotta contro la schiavitù della droga.
Infine, anche se questa volta a causa solo del maltempo, il flop incolpevole del carnevale maceratese di oggi.
Insomma, speriamo in meglio per il futuro.
Un’occasione di riscatto per Carancini: far costituire il comune di Macerata parte civile contro le cooperative dedite all’accoglienza dei migranti.
c’erano tutti quelli che contano ai vertici, ma di Maceratesi non se ne vedono, salvo quelli di partito. E’ una sconfitta prevista. E’ inutile chiedere le dimissioni dell’amministrazione comunale: questi cattocomunisti stanno attaccati alle poltrone come le cozze allo scoglio. Spero che la cosiddetta Destra adesso non si sogni di fare una figuraccia a sua volta… Lasciamo lavorare gli inquirenti e la magistratura. Al massimo, il Vescovo organizzi una messa pubblica per riportare la pace sotto il mando della Madonna della Misericordia.
Messa pubblica? Ci sono anche messe a porte chiuse?
pace in terra agli uomini di buona volonta’-
allora personalmente se fossi il sindaco darei immediatamente le dimissioni e mi ritirerei su di un eremo a meditare…una manifestazione che attrae…meno di 800 persone …se togliamo tutti i pupazzetti pervenuti delle istituzioni varie pseudo onlus comprese e migranti vari…con qualche presenza “sociale” anche dai paesi vicini…fa’ ben capire cosa pensano e cosa vogliono i maceratesi tutti…statisticamente su quasi 42500 abitanti del solo capoluogo ha sfilato il questo primo carnevale circa l’ 1%….ne vogliamo parlare…il clandestino va rimpatriato…il migrante che non ha diritto di calpestare il suolo italico…pure…la legalita’ va ripristinata!!!!
Per Ceresani. In realtà mi chiedo se un sindaco, il quale rappresenta tutti i cittadini del Comune che amministra, possa in un corteo indossare legittimamente la fascia tricolore. Nei comizi non credo sia consentito ad un sindaco candidato l’uso della fascia tricolore. C’è qualche esperto che lo sa?
Iacobini in realta’ vale ricordare sempre che il “signore” che abita il palazzo comunale non e’ il sindaco di tutti considerato che rappresenta come quota neanche il 22% dei maceratesi come voti ottenuti..
basta PD, andate via
Ma senti da che pulpito devono venire le critiche e i commenti sulle vicende accadute di recente, Amanze, uno che di problemi ne ha già ampiamente di suo, in diversi ambiti, ma con le giuste protezioni rimane nell’ombra per questi motivi. Sono più di trent’anni che bazzica e intrallazza a Macerata dove si è ampiamente arricchito, visti anche i lauti compensi che eroga alla moglie e anche allora, per l’insediamento in una struttura di Macerata sono intervenuti personalmente esponenti della sinistra di allora.Si potrebbero fare anche i nomi, ma per evitare querele meglio sorvolare, tanto il contenuto non cambia.E’inaccettabile anche che si dia la possibilità a certi personaggi di parlare con autorevolezza sugli organi di informazione. E’veramente una vergogna. Povera Italia, povera Macerata
Finalmente Carancini lo vediamo serio. Ha finito di ridere sempre!!
In effetti, nella foto presa dall’alto, il corteo non sembra così numeroso come dichiarato sulla stampa. Anzi, non è che non sembra: non lo è proprio!
Considerato che ogni fascia tricolore (il sindaco) rappresenta un Comune, i manifestanti sarebbero proprio tanti, ma solo se i medesimi fossero stati interpellati circa la volontà di una personale adesione al corteo.
Filippo.
Numeroso non si potrebbe comunque dire in ogni caso, anche fossero stati effettivamente 800 i presenti, fra cui sindaci del territorio, gli iscritti al Partito del Sindaco, Onorevoli parlamentari e Consiglieri regionali piddini, e poi sigle , associazioni, onlus, già partecipanti alla precedente manifestazione di una settimana prima , ben più consistente per la provenienza da tutta Italia dei centri sociali, quando, Macerata conta all’incirca 42.000 abitanti. Che sono rimasti a casa. Un nulla residenziale, praticamente, che abbia partecipato al suo corteo . Il Sindaco è solo e isolato da Macerata. Ma non se n’è ancora accorto. Non svegliatelo, come si fa coi nottambuli, che potrebbe essergli fatale un risveglio improvviso .
No nottambuli, pardon: SONNAMBULI; coloro cioè che, ad occhi aperti nel sonno, parlano, emettono suoni incomprensibili e agiscono anche, ma senza alcuna consapevolezza.
Si chiama Romano Carancini ed è il sindaco Pd di Macerata. E il signor sindaco della città in cui è stata uccisa Pamela Mastropietro, domenica, ha deciso di prendere parte a un corteo “antirazzista” e “antifascista”. Carancini, avvocato abituato a difendere i più deboli. E nel fatto che abbia preso parte al corteo antifascista, ovviamente, non c’è nulla di male: è un suo diritto prendere parte alla sfilata chiamata “Macerata è libera”. Eppure, nel suo comportamento, c’è qualcosa che non torna. Cosa? Presto detto: al corteo “Una luce per Pamela”, organizzato in seguito all’assassinio, non aveva preso parte. Insomma, non è sceso in strada al fianco del papà e della madre della ragazza uccisa. Un errore imperdonabile. Un colpo alla memoria della ragazza uccisa. Ancora una volta la Giunta TUTTA con il sig. Sindaco ha perso un’occasione per rappresentare tutti i cittadini di Macerata.
In effetti è da un po’ che a Macerata dopo le nove di sera, escono soltanto i sonnambuli.